Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: putoffia    24/11/2011    4 recensioni
La prima volta che si incontrarono quasi si detestavano.
Erano come il diavolo e l'acqua santa, come la pioggia e il sole, come il bianco e il nero.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tina Cohen-Chang | Coppie: Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



La prima volta che si incontrarono quasi si detestavano.
Erano come il diavolo e l'acqua santa, come la pioggia e il sole, come il bianco e il nero.
Accomunate da una sola cosa: un collegio femminile rigido e severo, in cui avere una qualsiasi interazione con un'altra ragazza era proibito. Anche solo una parola detta durante una lezione poteva causare la sospensione.
Ogni comportamento era perseguibile, inadeguato, e per questo degno di punizioni di varia natura.
Il primo giorno, Rachel entrò incerta nella propria stanza: con lei dormiva Quinn e un'altra ragazza, Tina.
L'iniziale odio tra Quinn e Rachel si mostrò palesemente anche in questo contesto di forzata convivenza: i loro letti erano accanto e dovevano condividere praticamente tutto, fatta eccezione per reggiseni e mutande.
Rachel era una tipica figlia di papà, abituata ad avere un bagno personale, una camera da letto di qualche decina di metri quadrati a sua disposizione e una cameriera di un qualche paese del Sud America, sottopagata e pronta a servirla e riverirla.
Quinn era... Beh, i suoi capelli rosa e il suo peircing al naso lasciavano intendere parecchio. Era ribelle, scontrosa, pungente, e i genitori avevano deciso di mandarla in collegio per rieducarla. Quinn aveva accettato solo per potersi allontanare da quei due perbenisti bigotti puritani dei suoi genitori, come amava lei stessa definirli.
Ogni giorno chiamava sua madre e passava mezz'ora al telefono a dire quanto facesse schifo stare in quel collegio, quanto fossero insopportabili le coinquiline, quanto trovasse noiose le lezioni. E la risposta della madre era sempre la stessa: "Un giorno mi ringrazierai, tesoro, per averti salvaguardata dall'intraprendere una cattiva strada."
La depressione di Rachel aumentava ogni giorno. Chiamare suo padre non aiutava e pretendeva troppo da tutti. L'unica che paveva il coraggio di metterla al suo posto e farle aprire gli occhi e renderla consapevole che il mondo non è una favola era proprio lei. Quell'odiosa, scurrile, supponente ragazzina punk con i capelli rosa.
Si odiavano ogni giorno di più. Eppure.
Eppure non riuscivano a separarsi l'una dall'altra, si cercavano a volte anche solo per discutere, litigare, oppure per rimanere in silenzio a fissare il pavimento.
Era un rapporto strano, particolare, che in un qualche modo le salvava da quella realtà opprimente e ovattata che era il collegio.
Le altre ragazze non sapevano nemmeno cosa fosse un bacio, avevano solo sperimentato strette di mani e sguardi languidi da scadenti film romantici.
Mentre Quinn, beh... Aveva avuto esperienze con uomini, donne, ermafroditi, chiunque fosse disposto a provare. Era in cerca di emozioni forti ogni istante, e in quel momento ciò che causava in lei brividi fortissimi (spesso di rabbia) era proprio lei. Rachel Berry.
D'altro lato, la mora figlia di papà non si era mai interessata alla sfera affettiva e sessuale, non amava parlare dei propri interessi in quell'ambito: si limitava ad ascoltare altri parlarne, per poi annuire e sorridere.
Ma.
Ma a stimolare certe riflessioni era proprio lei, con quelle domande sempre invadenti e poco consone: Quinn Fabray.
Il loro rapporto era indecifrabile, Tina e le ragazze delle altre camerate si interrogavano su cosa ci fosse tra di loro, se odio, amicizia o altro. Quando litigavano lo facevano lontano da sguardi indiscreti, e prediligevano entrambe la solitudine, accettandosi reciprocamente come unica compagnia.
Ogni giorno, insieme all’odio, cresceva il legame che le rendeva inscindibili l'una dall’altra.
Quinn aveva iniziato a riflettere, a pensare, a porsi domande. Voleva capire quale rapporto ci fosse con Rachel, cosa provasse veramente per lei.
Perché sentiva una fitta fortissima al petto quando la vedeva e cominciava a sudare freddo?
Perché cercava ogni istante di parlare lei, anche solo per litigare?
Era un’attrazione irresistibile, un gioco sottile e perverso che le rendeva profondamente coinvolte e appassionate.
Un giorno, durante una delle solite litigate, su iniziativa di Quinn, cominciarono a fare la lotta con i cuscini.
Iniziarono a ridere senza mai fermarsi, ad insultarsi e a tirarsi cuscini su cuscini, facendo fuoriuscire e volteggiare nell'aria le piume soffici al loro interno.
"Smettila dai!" supplicò Rachel, guardando profondamente Quinn negli occhi.
L'altra si fermò, la fece sdraiare sul letto e si sedette su di lei.
Un attimo di silenzio.
Rachel fissò la ragazza sopra di sé e la guardò, con un enorme punto interrogativo.
Dio, non poteva fingere di non volere tutto questo. No, lo voleva. Non sapeva perché, com’era successo, in fondo si odiavano.
Ma.
"Quinn, che diavolo...?"
"Uhm, zitta..."
Le loro labbra si incontrarono dolcemente, e il viso della mora si tinse di un rosso acceso.
Rimasero qualche minuto in quella posizione, con Quinn che bloccava le mani dell'altra e catturava con sempre maggiore foga le sue labbra.
Erano così... Buone. Le più buone ed invitanti che avesse mai provato. Aveva baciato uomini, donne, chiunque le fosse capitato davanti, ma Rachel... Rachel aveva una bocca perfetta, che assecondava con decisione i suoi movimenti.
Si sentì in paradiso ogni volta che le loro lingue si incontrarono, il cuore cominciò a pulsare sempre più velocemente ed irregolarmente, il respiro si fece via via più affannoso. Per un bacio.
Quel bacio fu la cosa più vicina al paradiso che entrambe avessero mai sperimentato.
Rimasero immobili, in silenzio, a guardarsi negli occhi e a cercare di decifrare le enigmatiche espressioni dell'altra.
Entrambe compresero che quello era un vero bacio, tutt'altro che trascurabile.
Da quel giorno, cominciarono a ritrovarsi tutti i pomeriggi sotto un portico nel cortile del collegio a parlare, a ridere e a scherzare. Quinn fumava sigarette su sigarette mentre sorrideva dolcemente a Rachel, intenta a parlare dei suoi sogni di diventare grande attrice e cantante e vincere un Tony entro i 21 anni.
Amava sentirla parlare, e litigare con lei per quella sua fastidiosa saccenza e supponenza: nonostante ciò, non poteva starle lontana, non riusciva a non fissare quelle labbra carnose mentre si muovevano aprendosi e chiudendosi un istante dopo l'altro.
Guardarle, e non possederle liberamente, era forse la peggiore tortura che Quinn fosse costretta a subire, forse peggiore di quelle odiose divise che il collegio aveva imposto a ciascuna delle ragazze.
Una volta rientrate nella loro stanza, passavano qualche minuto a guardarsi intensamente sorridenti e poi cominciavano a sistemarsi per la notte.
Fino a quella sera.
Dopo aver trascorso una giornata intera sotto il portico ad osservare le nuvole, rientrarono nella loro stanza e si coricarono nei rispettivi letti, come al solito.
Quinn decise di agire. Una volta che il respiro di Tina si fece più profondo, si insinuò nel letto di Rachel e cominciò a baciarla sul collo, sulla linea della mascella, a toccarle il seno avidamente. La mora si svegliò con un piccolo e modesto sussulto, quasi come se sperasse che l'altra facesse quella mossa.
Le tolse la maglia lentamente, e cominciò a baciarla sul petto, mentre le sue piccole e delicate mani scivolarono sui pantaloni del pigiama dell'altra, che fremeva per l'eccitazione e la baciava sul collo.
Entrambe si ritrovarono avvinghiate l'una all'altra in pochi istanti, completamente nude e madide di sudore.
Quinn prese l'iniziativa e cominciò a stimolare Rachel con le dita, facendola gemere silenziosamente e spingendola a baci sempre più passionali. La mano cominciò a muoversi sempre più velocemente, e l'altra stringeva energicamente i suoi capelli rosa tra le dita, quasi come per trattenersi dall'urlare e per prolungare quel piacere così misterioso ma al contempo agognato.
Le dita più inesperte della mora penetrarono l'altra lentamente, facendola sussultare e poco dopo gemere di piacere.
Sfortunatamente per loro, Tina aveva un sonno leggerissimo e spalancò gli occhi nell'osservare la scena che si stava consumando a pochi metri di distanza da lei.
Dopo una breve ed imbarazzante contemplazione nella penombra, si voltò dall'altra parte e cercò di rimuovere le immagini di quei corpi nudi e sudati intrecciati l'uno con l'altro, desiderosi di raggiungere l'apice ma anche di prolungare quell'indescrivibile piacere il più a lungo possibile.
 
***
 
"Oddio, ma sono... Nude?"
Rachel e Quinn si svegliarono di soprassalto all'udire un mormorio sommesso ed intimidito di un gruppo di bambini, tra cui la sorella minore di Tina, che frequentava il college insieme a loro.
Rachel si nascose istintivamente sotto le coperte imbarazzata, e Quinn cacciò la scolaresca con tono severo e minaccioso.
Anche Tina si svegliò, ma continuò a far finta di dormire, per osservare le due ragazze mentre si baciavano con foga ed entravano in bagno per lavarsi e Dio solo sapeva cos'altro.
L'immagine nella sua mente era indelebile, aveva passato la notte praticamente insonne per la scena a cui la sera prima aveva assistito sconvolta e sbigottita.
Tuffò di nuovo il viso nel cuscino, disperata.
 
***
 
"Ma stai scherzando per caso? Vorresti credere a delle stupide chiacchiere? Io... Cosa? Tu sei impazzito!"
Rachel camminava nervosamente su e giù per la stanza, parlando al telefono e cercando di giustificarsi.
"Dai, sappiamo entrambi che i bambini hanno una fervida immaginazione! È vero, lei è venuta nel mio letto, ma voleva solo essere consolata per una cosa che... No, papà, non ti dico di cosa si tratta! No, basta, mi hai stancata, non vado da nessuna parte."
Quinn rimase qualche minuto ad osservarla in silenzio, appoggiata allo stipite della porta.
"No, basta, ciao!" e gettò il telefono violentemente sul letto, per poi sedersi con un tonfo sordo e sbuffare.
"Che è successo?"
"Mio padre... L'ha chiamato la preside, dicendo che un gruppo di bambini ha subito un trauma nel vedere me e te... Nude... Dopo... Beh..."
"... Oh." fu la risposta di Quinn. Non sapeva cosa dire, come comportarsi.
"E io... Ho negato, ma mio padre ha detto... Ha detto che entro questa settimana viene a prendere me e le mie cose e mi riporta a casa."
Nascose il viso tra le mani, e scoppiò a piangere.
Quinn le afferrò le mani e le strinse, accarezzandone il dorso con il pollice. "Ehi, andrà tutto-"
Rachel si alzò di scatto.
"No, niente andrà bene! Cavolo, non ci arrivi? Ho compromesso tutto, tutto! Curriculum, rispettabilità, fiducia, futuro, per una notte di sesso!"
La ragazza dalla bizzarra chioma rosa la guardò e spalancò gli occhi.
"... Sesso?"
"Sì, sesso!"
Avrebbe voluto urlargli che non era semplice sesso, era amore, che non poteva mentire a se stessa, che si desideravano ardentemente.
"Bene." prese la giacca di pelle nera e la indossò per poi uscire dalla loro camera e andare il più lontano possibile da lei e da quella stanza.
 
***
 
"Papà, no! Basta! Ricominci? Ti ho detto che non mi piace quella ragazza... Si, la tizia punk ha un nome, si chiama Quinn... No, non voglio contraddirti... Perché non vuoi capire cosa voglio dirti? Non mi accusare di cose che non... Come vuoi, ciao"
E così si era chiusa l'ennesima discussione tra Rachel e suo padre. In quella settimana passò più tempo al telefono con lui che a frequentare le lezioni. Dalla discussione di qualche giorno prima, le due ragazze non si erano più rivolte la parola. Quinn stava ore ed ore chiusa in bagno a fumare, quando nessuno era in camera, e a piangere calde ed amare lacrime. Rachel cercava di passare il minor tempo possibile nella loro stanza per evitare incontri imbarazzanti. E quando arrivava il momento di dormire, si scambiavano uno sguardo fugace e un'altrettando frettolosa "Buonanotte" e piangevano entrambe in silenzio.
Le cose non dovevano andare così. L'amore non poteva essere punito in tal modo, pensava Quinn, mentre per l'ennesima volta in quella settimana stringeva tra le mani una lametta e provocava solchi sempre più profondi sulle sue braccia. Si sentiva meglio quando lo faceva, il dolore lancinante provocato da quelle ferite le faceva dimenticare la situazione che stava vivendo, l'amore per Rachel, la sua famiglia tutt'altro che comprensiva.
La settimana giunse al termine. Rachel gettava letteralmente i vestiti nella valigia, rancorosa ed insoddisfatta. Amava Quinn. Sì. Tutti quei pomeriggi passati a parlare, a ridere ma anche a piangere, a litigare sovente, erano solo un ricordo. Un bellissimo, ma sbiadito ricordo. E poi...
Quella notte...
Trattenne a stento le lacrime e mise nella valigia le ultime cose.
Apparve Quinn, gli occhi rossi e gonfi di lacrime.
"Non andartene..." la supplicò, fissandola intensamente negli occhi.
"Devo... Mio padre ha-"
"NON MI IMPORTA NIENTE DI TUO PADRE, CHIARO? CRISTO, RACHEL, TI AMO! E NON VOGLIO STARE IN QUESTO FOTTUTISSIMO COLLEGIO, FACENDO FINTA DI NON MORIRE OGNI ISTANTE CHE VEDO UN ACCENNO DI SORRISO SULLE TUE LABBRA, UNO SGUARDO RICAMBIATO, UN GESTO, O QUANDO MI RIVOLGI LA PAROLA ANCHE SOLO PER CHIEDERMI CAZZATE! TI AMO, E SONO PRONTA A COMBATTERE CONTRO TUTTO E TUTTI PER STARE CON TE! NON MI ABBANDONARE!"
Rachel rimase pietrificata. Non sapeva cosa dire. Dio, provava le stesse cose, ma ammetterle era così... Difficile. Le parole gli morivano in gola ancor prima di pronunciarle.
"Scusa, non posso" e prese la valigia per avviarsi fuori da quella stanza, così importante per entrambe.
Quinn rimase pietrificata. Era smarrita più che mai, e disorientata. Senza più un percorso da seguire o un obiettivo da raggiungere.
 
***
 
Folla. Pianti. Urla.
Rachel si fiondò nel cortile e guardò dove tutti avevano rivolto disperatamente il loro sguardo.
Sul tetto, una figura fin troppo familiare stava farneticando e minacciava di buttarsi giù, avvicinandosi sempre di più al bordo.
Rimase immobile ad osservarla, e l’altra notò subito la sua presenza.
"Tu, Rachel, tu! Io ti amo, cazzo! Abbiamo fatto l'amore, io e te, ricordi? La notte più bella della mia vita! E cosa fai tu? Di fronte alla prima difficoltà, scappi dal tuo paparino e mi abbandoni! Negando che tra noi c'è amore! Tu mi ami!"
Tutti spostarono lo sguardo verso la mora, che scoppiò a piangere.
"Ti prego, scendi da lì, ne parliamo quando-"
"Non c'è un cazzo da dire! Vaffanculo a te e a questo mondo di merda!"
Si spostò leggermente, e scivolò su una tegola.
Un tonfo pesante sull'erba umida. Urla di orrore. Figure in continuo movimento. Frenesia. Smarrimento.
Fu tutto ciò che Rachel riuscì a percepire, osservando Quinn, ormai priva di vita, accanto a lei. Allungò la mano, e strinse quella dell'altra, singhiozzando sempre più forte.
Sarebbe stata sua, sì, nonostante la vita le avesse separate.
La strinse a sé e baciò la folta e scompigliata chioma rosa.
Insieme, finalmente, e stavolta per sempre.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: putoffia