L’amore
inaspettato che fa battere il cuore
Quando
mi sono innamorato per la prima volta, il mio era un sentimento non
corrisposto. Già, come avrebbe potuto esserlo? Lei era la
ragazza del mio
migliore amico. Lei, così timida, così
impacciata. Lui, così freddo, quasi un
calcolatore. Sembrava non amarla. Lei, dal viso così dolce e
pulito. Ricordo
ancora il primo istante che la vidi insieme a lui. Era una calda sera
d’estate.
Il vento soffiava dolcemente. Giusto per far scompigliare un
po’ i capelli. Ed
io ero in ritardo. In ritardo per l’uscita serale con i miei
compagni
d’avventura. Insieme ne avevamo passate tante, ma nonostante
tutto quello che
sarebbe potuto accadere, potevamo contare sempre l’uno
sull’altro.
“Mamo!
Sei in un ritardo pessimo!”, mi ammonì Yaten non
appena mi vide tutto affannato
sopraggiungere al loro cospetto. Lui era come un grande capo indiano,
era colui
che aveva le redini di tutto. Ci trascinava nelle situazioni
più impensabili.
“Direi
quasi imbarazzante!”, puntualizzò Minako, la sua
fidanzata, una bella ragazza
dai lunghi capelli dorati, ma un tantino lunatica.
“Ragazzi,
scusatemi, ma non trovavo le chiavi della macchina!”, dissi
io per cercare di
giustificarmi in qualche modo. In realtà, fu la prima cosa
che mi venne in
mente in quel momento.
“Bella
scusa, ma l’hai già usata!”, sorrise
Taiki, mentre pronunciava con rimprovero
queste parole. Lui era l’unico che mi capisse di
più tra tutti.
“Dai,
lo sapete! Sono un ritardatario cronico! Ce la metto tutta, ma
purtroppo ogni
volta il risultato è negativo.”, mormorai io,
ormai rassegnato. E notavo la
rassegnazione anche nei loro occhi. Mi guardarono e scoppiammo tutti in
una
rumorosa risata. Ci bastava poco per divertirci.
D’un
tratto, le parole di Ami mi destarono dal mio torpore momentaneo.
“A
proposito di ritardatari.. ma Seiya viene? Aveva detto che ci avrebbe
deliziato
con la sua presenza!”.
A
quelle parole, mi stupii. Lui, Seiya. Il mio migliore amico. Il ragazzo
a cui
confidavo i miei segreti. Quasi un fratello per me. Era da un
po’ che non si
faceva vivo in giro. Trapelava la voce che avesse una ragazza e che si
dedicasse interamente a lei.
“Mah..Sarà
uscito con la sua ragazza.. Chissà che tipo è! Mi
piacerebbe vederla!”, risposi
io, con disinvoltura.
“Guarda,
lei non sembra una persona molto socievole.. sembra vivere in un mondo
tutto
suo!”, fece notare Taiki. Lui sì che era attento
ai minimi particolari!
Noi
non l’avevamo mai conosciuta. Non sapevamo nemmeno il suo
nome a momenti.
“Dai
iniziamo a camminare, altrimenti ci addormentiamo!”,
esordì improvvisamente
Yaten, destandomi dal mio torpore momentaneo.
Era
iniziata così quella serata in quel caldo giorno
d’estate. Facevamo sopra e
sotto per il corso della nostra splendida città di mare.
Sentivo il profumo
della salsedine nell’aria. Un manto di stelle accompagnava le
nostre semplici chiacchierate.
Camminavamo separati: Yaten e Minako dietro e io, Taiki ed Ami davanti.
A un
certo punto mi ritrovai da solo. Taiki ed Ami si erano fermati poco
prima con
una loro compagna di classe e gli altri due? Beh, loro erano
letteralmente scomparsi!
Così mi fermai e aspettai che i due compagni che
passeggiavano con me,
chiudessero il loro incontro.
“Hey,
Mamo! Che ci fai qui tutto solo?”. Una voce mi
chiamò. Chi era? Proveniva da
dietro le mie spalle. Mi voltai. Era Seiya. E non era solo.
C’era Lei con lui.
Per un attimo il mio cuore smise di funzionare.
“Ehm..ciao
Seiya!”, dissi, con la voce che tremava. “Niente,
aspetto gli altri che si sono
fermati.”, indicando la loro posizione.
“Ah
capisco..”, disse lui con un lieve sorriso.
Sembrava
preoccupato. Poi, cominciò a dire qualcosa, ma non riuscivo
a sentire neanche
una parola. Guardavo Lei. Senza farmi scoprire ovviamente. Lei che
ascoltava il
suo ragazzo e mi sorrideva. Mi fissava con i suoi profondi occhi blu,
nascosti
dalla frangia color oro. Erano magnetici. Mi avevano ipnotizzato. Lei
era
bellissima. Il suo corpo era perfetto. Il vestitino color lavanda che
aveva
addosso era perfetto. Riuscivo persino a sentire il profumo dei suoi
capelli.
Cosa stavo facendo? Non riuscivo a capire. I suoi occhi. Ancora. Non
potevo
staccarmi da loro. Il suo sguardo era ammaliante. Era semplice.
Perché mi
sentivo così? Non la conoscevo neanche, ma mi mancava il
respiro! Sentivo le
farfalle allo stomaco! Forse erano i suoi odango, che si muovevano in
modo
sbarazzino a ogni suo gesto. O forse era l’eleganza del suo
portamento. Era
un’ondata di novità per me. Era bellissima. Non
avevo mai visto una creatura
così meravigliosa! Era bellissima. Di nuovo,
l’avevo pensato.
“Mamo
sei sulla terra? Sono 5 minuti che ti parlo e non fai altro che
annuire! Stai
bene?” mi ammonì lui, visibilmente offeso. Non si
era accorto che stavo guardando
Lei. Meno male.
“Sì,
sì tutto ok! Scusami.. mi sono perso un attimo nel
discorso”, gli risposi, spiando
con la coda dell’occhio sempre Lei. Avrei voluto che il tempo
si fermasse in
quell’attimo.
Dopo
pochi istanti, Seiya concluse la conversazione, mi salutò e
se ne andarono. Lei
era impassibile, ma gentile allo stesso tempo. Mi aveva sorriso. Io ero
rimasto
immobile. Pietrificato dall’emozione. Forse avevo anche la
febbre.
***
Quella
notte non riuscii a chiudere occhio. Pensavo a Lei. Cercavo di
scacciarla dalla
mia mente, ma ogni mio tentativo era nullo. Dal primo momento che
l’avevo vista,
avevo capito di amarla. Era come se Lei mi appartenesse da sempre. Ma
Lei non
sarebbe mai stata mia. Dovevo dimenticarla. Diavolo, Lei era la ragazza
di Seiya!
Che mi stava succedendo? Io le ragazze non le guardavo. Non le pensavo
proprio!
No che non mi piacessero, ma ero troppo preso dalla mia carriera. Non
avevo tempo
per una fidanzata. Ma con Lei ora era diverso. Come era possibile che
un tipo
come me avesse avuto il fantomatico colpo di fulmine? Non riuscivo a
spiegarmi
il perché. Eppure era così. Ero felice, ma allo
stesso tempo mi rabbuiai. Già,
pensai. Lei era la ragazza del mio amico! Era sbagliato pensare a Lei!
D’un
tratto il telefono squillò.
“Pronto?”,
risposi io.
“Pronto
Mamo, sono Seiya.” Seiya? E che voleva da me alle tre del
mattino?
“Ma
sei matto? Sono le tre!” finsi io, ma il sorriso che
spuntò sulle mie labbra
nutrì ancora di più la curiosità di
quella chiamata inaspettata. La sua voce
tremava. Era come immaginavo. Doveva avere qualche problema. Qualche
problema con
Lei.
“Mamo,
è molto importante ciò che sto per dirti. Non
sapevo con chi sfogarmi se non
con te!”, disse lui in modo concitato, esclamando frasi
sconnesse. Era
visibilmente agitato.
“L’ho
tradita e ora aspetto un bambino da un’altra!”,
disse tutto d’un fiato.
“Tu..
C-che cosa?”, balbettai io, pietrificato.
“Rei
è il suo nome. Siamo cresciuti assieme. L’hai
anche conosciuta, ricordi? L’ho
rivista un mese fa e la passione che nascondevamo da tempo ci ha
travolti
inaspettatamente.”, fece una pausa, sospirando. Poi
continuò. “Usagi. Lei non
c’entra. Credevo di amarla, ma non è stato
così. Lei è così bella e
così dolce,
mi aveva colpito molto e mi ci sono fidanzato. Il mio cuore,
però, è sempre
appartenuto solo a Rei. Ora che è incinta, non posso far
altro che prendermi le
mie responsabilità, come giusto che sia. So che penserai che
sono un codardo,
ma non ho il coraggio di affrontarla. Io..io la lascerò con
un sms. Ho deciso
così. Non mi sento egoista, ma so solo che è
questa la decisione giusta. Grazie
per avermi ascoltato. Buonanotte.”, concluse lui senza
neanche darmi il tempo
di rispondergli.
La
rabbia mi salì di colpo. L’aveva presa in giro.
L’aveva usata.
Non
capivo più niente. Avrei voluto spaccargli la faccia. Avrei
voluto insultarlo
per tutta la notte! Ero sicuro che Lei fosse buona e gentile. Non
avrebbe mai
lasciato crescere un bambino senza suo padre. Questo faceva aumentare
in me
ancora di più il desiderio di Lei.
Io
l’avrei conquistata a qualsiasi costo.
Erano
passati un paio di minuti dalla telefonata ed io ero ancora
paralizzato. Ne ero
sicuro: quella per me sarebbe stata una lunga notte. Un solo obiettivo
girovagava nel mio cervello: ottenere il suo numero di telefono. Lei
sarebbe
stata mia.
***
Da
quella notte passarono mesi e di Lei nemmeno l’ombra. Aveva
iniziato
l’università e si era trasferita. Arrivai a queste
conclusioni dopo accurate
indagini.
“Taiki
ma dove cavolo è finita? Proprio ora doveva
andarsene!”, dissi io con un velo
di delusione sul viso.
“Mamo
te l’ho detto! E’ venuta sua madre al negozio di
cornici della mia e ha
raccontato che la figlia il giorno dopo sarebbe partita per andare a
studiare
all’università! Non so dove e non so cosa, ma
secondo me è letteralmente
fuggita! Ha subito una batosta micidiale, poverina! Ma stai su. Ormai
abbiamo
il suo numero! Devi solo deciderti a scriverle.”, disse lui,
regalandomi un
dolce sorriso.
Infatti
ero riuscito a procurarmi il numero di cellulare di Lei. Se non fosse
stato per
Taiki che conosceva la sua migliore amica, non so come avrei fatto!
Ora
dovevo solo farmi avanti con Lei. Già, mandarle un
messaggio! Fosse stato
facile! Cosa avrei potuto scriverle?
“Mah,
inizia con un ‘scusa ma chi sei?’ Funziona con
tutte, sai?”, mi incoraggiò Yaten,
fresco di rottura con una disperata Minako.
“Certo
che te ne intendi tu, eh? Hai spezzato il cuore di quella povera
ragazza.. non
ti capirò mai!”, gli feci notare io, avendo come
risposta a questa constatazione
una linguaccia di disprezzo. Presi alla lettera il suo consiglio.
L’avevo
inviato davvero. Il responso giunse pochi minuti dopo.
“Scusa
ma chi sei tu? Io non ti ho mica chiamato!”, mi rispose Lei.
Io
ero impazzito dalla gioia. Lei mi aveva risposto!
Iniziai
a baciare Taiki, Yaten ed Ami.
“Vi
amo, ragazzi”, dissi entusiasta.
“Ma
che schifo! C’era bisogno di baciare?”, dissero in
coro, schifati i tre.
“Adesso
datti una mossa a conquistare la tua bella!”
Le
risposi. Le dissi chi ero. Lei sembrava reticente nei miei confronti.
Non si
fidava di me. In fondo, la capivo. Ero sempre l’amico del
ragazzo che l’aveva
presa in giro. Ma io l’amavo e non mi sarei mai arreso. Da
quel messaggio ne
succedettero molti altri. Io la corteggiavo spudoratamente. Ricevetti
insulti e
porte in faccia da Lei, ma più scorreva il tempo,
più la desideravo. Non avrei
mai immaginato che avesse un caratterino così delizioso! E
io apposta la
sfidavo. Andavo tutti i giorni sotto casa sua. Lei si affacciava appena
sorridente dal balcone del suo palazzo, minacciandomi di chiamare la
polizia.
La cosa era molto divertente! Mi piaceva vederla così
spaventata, così confusa.
Volevo proteggerla da tutto e da tutti. Essere l’unico per
lei. Chissà se ci
sarei riuscito davvero...
Passò
un mese e Lei non era ancora diventata mia, ma se la tirava soltanto.
Ok, io
ero innamorato, la volevo con tutto me stesso, ma mi ero stufato.
Stufato di
aspettarla. Così le diedi un ultimatum. Se avesse rifiutato
di nuovo il mio
amore, l’avrei dimenticata. L’avrei lasciata andare
per sempre.
Così
quella fredda sera di Novembre, andai sotto il suo balcone per
l’ennesima
volta. Lei era la mia Giulietta ed io mi sentivo un Romeo innamorato
sì, ma
anche un pò stupido. Mi presentai da Lei con un mazzo di
rose rosse.
Le
scrissi di affacciarsi. Lei lo fece e appena la vidi, al mio cuore
mancò un
battito. Era bellissima. Riuscivo a vedere i suoi profondi occhi chiari
commuoversi e i suoi capelli ondeggiare con il freddo vento. Con la
mano si
spostò una ciocca, mi sorrise e scomparve.
Ormai
ero rassegnato. Lei non mi avrebbe mai amato. Pensai questo fin quando
non
sentii il portone aprirsi. Era Lei. Mi si avvicinò,
infreddolita e mi
abbracciò. Fu un momento magico. Sentivo il calore del suo
corpo sul mio.
Potevo annusarla, toccarla.
D’un
tratto, Lei si staccò e mi disse: ”Non posso
più vivere senza di te! Ho perso
la testa. Sono innamorata di te! All’inizio avrei voluto
controllarmi, per non
soffrire più. Ma adesso non posso più mentire a
te e nemmeno a me stessa!”
Mi
guardò. I suoi occhi erano lucidi ed io ero carico
d’amore. Presi il suo viso
tra le mai e la baciai. Fu un bacio freddo, ma intenso. Continuai a
baciarla
ininterrottamente. Questa volta con più passione. Non
riuscivo a crederci.
Finalmente
Lei era mia. Avvolta tra le mie braccia, lo sarebbe stata per sempre.
Fine