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Autore: themissingpiece    24/11/2011    4 recensioni
Li abbiamo lasciati così: Alex che se ne va, lasciando Joseph e tutta la sua nuova vita dietro di sé. Un nuovo inizio, nuovi sorrisi, lacrime, parole mai dette che usciranno come sorprese. Siete pronti per farli tornare tutti nella vostra vita? Se la risposta è positiva mettetevi comodi e iniziate a leggere.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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macciao :3
non ci credo ancora che sto postando il secondo capitolo del 
seguito della mia ff *-*
vabbè, scusatemi per l'enooooorme ritardo, ma questo periodo è un po'
un casino. 
Prima di tutto: ci sono rimasta un po' male che il primo capitolo
abbia ricevuto solo
DUE recensioni, per continuare questa ff mi avete scritto in 
tanti e ora che finalmente la posto nessuno la commenta? Spero che con questo capitolo
vada un po' meglio!
Poii, questo capitolo mi piace parecchio e spero che piacerà anche a voi. 
Vi (ri)chiedo geentilmente di passare da
questa pagina e magari mettere ''mi piace''. 
E' davvero importante. 
Okay, ora vi lascio leggere. 

byee <3

G.

Let's try again together.
capitolo due




Mi svegliai di soprassalto e guardai subito la sveglia sul comodino: le sei di pomeriggio.
Come diavolo avevo fatto a dormire così tanto? Forse era dovuto al fatto che la sera prima non avevo proprio dormito. Mi sgranchii le braccia e le gambe, lasciando un gemito per il dolore e infine mi alzai in piedi.
Chiusi le tende della camera per togliermi dalla vista quel dannatissimo poster e pigramente mi trascinai fino in salotto dove, con mia sorpresa, trovai Jack, Josh e Steve.
«Buongiorno principessina» disse con tono ironico l’ultimo che era comodamente sdraiato sul divano «C’è una riunione e io non lo sapevo?» «No, ma scusaci se volevamo venirti a trovare» Steve fece la faccia da finto offeso corrucciando la fronte e io come per farmi perdonare gli mandai un bacio in aria.
Mi spostai in cucina cercando l’aranciata in frigo, almeno qualcosa di fresco avrebbe attutito il male che mi faceva ogni singola parte del mio corpo. Mentre prendevo un bicchiere sentii due braccia forti avvolgermi e poi labbra calde che si appoggiavano sull’incavo del mio collo «Scusami per prima, non avrei dovuto» mi voltai e presi il viso di Jack tra le mani «Non importa. So che non l’hai fatto apposta, sono solo sorpresa che tu ti sia trattenuto per così tanto tempo da farmi la ramanzina» gli sorrisi lasciandoli un leggero bacio sul naso, troppo freddo.
«Quindi non mi odi?» chiese con la faccia da cucciolo. Mi scappò una leggera risata «No, ma diciamo che dovrai farti perdonare» lui mi morse il labbro e poi tornò dagli altri che ridevano per non so quale strano motivo. Mentre ascoltavo le loro voci un tornado di voragini mi si fece spazio dentro. Era un misto tra commozione e felicità, tra gioia e paura. Mi guardavo intorno e mi rendevo conto che con loro tre tutto prendeva colore, tutto prendeva vita. Quando ogni cosa sembrava andare storta loro mi facevano vedere il lato positivo, quando cadevo loro mi insegnavano a volare.
Buttai giù tutto d’un sorso il bicchiere d’aranciata lasciando che i brividi di freddo mi percorressero il corpo e poi raggiunsi quelli che ormai consideravo come la mia famiglia. «Allora, davvero, come mai siete qui?» «Ma come sei diffidente!» scherzò Josh mentre faceva zapping annoiato «Siamo venuti perché hai la serata libera. Insomma, gli ‘’altri’’ abbiamo saputo che sono fuori città quindi tu puoi essere tutta nostra» spiegò tranquillamente il biondino che ormai aveva fatto diventare il divano la sua cuccia «Già, però..» cercai di dire mentre una sensazione fin troppo conosciuta si faceva strada nel mio corpo che stava iniziando a tremare «Vieni» Jack di slancio mi prese per mano, portandomi in bagno.
Era l’unico a vivere ventiquattro ore su ventiquattro con me quindi conosceva le mie abitudini. Rimasi in silenzio mentre lui mi legava un laccio al braccio con forza e mentre preparava la siringa.
«Se vuoi andare al concerto di Joe devi darti una calmata» «Non ho detto che ci andrò» «Lo sappiamo tutti e due che lo farai. Sei curiosa, è normale» «Non ci riuscirò mai per il fine settimana a smettere» mi morsi il labbro ammettendo quella dura verità «Non dico di smettere, ma solo magari prendere una dose minore» annuii con il capo per poi tirarlo all’indietro sentendo un pizzichino sul braccio.
Il battito del mio cuore accelerò per qualche secondo per poi stabilizzarsi lasciandomi in uno stato di pace e calma. E’ un po’ come quando ti svegli la notte con una sete pazzesca e prendi la bottiglia e inizi a bere sempre di più fino a dissetarti completamente. «Meglio eh?» la voce di Jack mi arrivò come attutita, ma riuscii a sorridere. Con lo sguardo cercai i suoi occhi che trovai immediatamente.
Con il braccio molle gli accarezzai i capelli «Parlami» dissi semplicemente. «Di cosa?» «Parlami» ripetei più sicura. Guardandolo mi rendevo conto che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che lo turbava «So che se andrai al concerto di Joe poi ti perderò ancora e io sono stufo di perderti per persone che non ti meritano» abbassò lo sguardo e io con poca delicatezza mi avvicinai a lui lasciandoli una specie di bacio a fior di labbra «Se non vuoi che io vada via basta dirlo, se mi vuoi basta dirlo» e poi un altro bacio. Lo sentii accarezzarmi il braccio e il mio cuore riprese a battermi, ma stavolta non era per la dose. Avvertii uno stato di calore, poi freddo, poi ancora calore, segno che l’eroina stava facendo effetto.
Non capii se passarono secondi, se passarono minuti, se passarono ore fino a quando lui biascicò (o almeno a me sembrò così) un «Io ti..» che fu bruscamente interrotto da Josh che bussava alla porta. Mi lasciai cadere pesantemente per terra, iniziai a sudare sentendo la nausea pervadermi il corpo, ma riuscii a trattenermi.
La porta si aprii in un tempo a me indefinito e sentii due braccia forti prendermi di peso aiutandomi a camminare fino in salotto. «Grazie» dissi con fatica mentre loro mi scaricavano sul divano affianco a Steve che rimase ad abbracciarmi fino a quando quella fase non finì.
 
Mi piace guardare le persone intorno a me e pensare come sarà il loro futuro, a volte lo faccio anche con me stessa. Mi piace immaginare come sarò tra qualche anno, dove sarò, cosa starò facendo, ma purtroppo niente è certo, sono solo sogni, pensieri.
In quel periodo della mia vita, però, mi capitava di guardare le altre persone e invidiarle perché nonostante non sapessi cosa sarebbe successo a loro in futuro, sapevo che loro un futuro ce l’avevano.
Per loro il domani era qualcosa di scontato, di sicuro, per me invece era un regalo.
A volte non pensiamo che il nostro domani sia una nuova possibilità.
Domani è un regalo, un nuovo giorno per cambiare ciò che abbiamo fatto di sbagliato.
 
«Alex» sentii chiamarmi. Mi ero riaddormentata? Aprii gli occhi mettendo a fuoco il viso di Steve che mi sorrideva dolcemente, le sue mani invece mi tenevano ancora stretta a lui «Ho dormito tanto?» chiesi schiarendomi la voce «No, sarà passata si e no mezz’ora, ma ti va qualcosa da mangiare?» annuii e lui mi aiutò ad alzarmi. Ora mi sentivo un po’ meglio, il mio cuore sembrava decisamente più leggero. Sorrisi senza una vera ragione e Josh mi passò una pizza «Hai fame?» mi voltai verso Jack che mi guardava quasi con sguardo stupito. In effetti erano ormai due giorni che non ingerivo qualcosa di commestibile, la mia pancia non ne risentiva così tanto, ma cosa mi costava mandar giù una fetta di pizza? «Un po’» risposi. Spensero le luci e ci mettemmo a guardare un film di cui non ricordo nemmeno il nome, o forse era Transformer.
Comunque rimasi con una fetta di pizza in mano per almeno dieci minuti fino a quando, sotto gli occhi vigili di Jack, non me ne infilai un pezzo in bocca e lentamente iniziai a masticarla. Quell’anno ero dimagrita tantissimo, forse troppo, ma infondo non mi dispiacevano il ventre completamente piatto (forse anche un po’ all’indentro) e le gambe abbastanza fini.
Quando Steve iniziò a sbadigliare lui e Josh decisero che era ora di andare a letto «Fai la brava okay? Appena ci lasciano un minuto senza lavorare ti passiamo a trovare» annuii alle parole dei miei amici, ma i loro occhi sembravano quasi lucidi. Sapevo che anche loro si rendevano conto che magari, la prossima volta che avrebbero potuto venire a trovarmi io sarei stata ridotta molto peggio di come ero quella sera, o magari io non ci sarei stata più.
Oddio, detta così sembra una cosa così tragica, ma la verità è che non è ‘’essere troppo drammatici’’. Era la realtà. Bastava una dose troppo alta, bastavano qualche pugno in più, bastava un colpo di pistola.
Gli abbracciai tenendoli stretti più del dovuto e poi con calma uscirono dalla porta lasciando me e Jack in totale silenzio. «Andiamo a letto?» chiesi guardando il tappeto che ad un tratto sembrava interessante «Andiamo» mi alzai da sola, ma lui prontamente mi sorresse cingendomi i fianchi con le mani «Senti riguardo a prima io..» «Jack, non dire che non intendevi dire nulla. Parlami» la sua stretta su di me divenne improvvisamente più forte, ma poi mi lasciò andare spingendomi verso il muro e bloccandomi con le mani «Io..» «Si?» i suoi occhi sembravano incatenati a me, sembravano volermi entrare dentro. «Ti voglio, sempre. Voglio te, solo te» gli sorrisi accarezzandogli distrattamente una guancia, il suo viso si avvicinò e sentii la sua barba pizzicarmi il volto. Il suo fiato sulle mie labbra sembrava la cosa più bella del mondo, mi mandava fuori di testa, poi, finalmente, le sue labbra si appoggiarono sulle mie delicatamente staccandosi subito. «Cosa voleva dire Alex?» «Voleva dire salvami e rincominciamo da capo.»
  
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