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Autore: Kioto    24/11/2011    11 recensioni
Alien significa credere nella musica. Credere nel domani. Credere di potercela fare.
Alien significa essere come noi.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavolta non ci sarà una sola protagonista principale, né una storia che si svolge a lieto fine. Anzi, non c’è proprio una fine. Non ancora almeno.
Qui si parla di sogni, di vite, di destini che s’incrociano, di emozioni condivise o mai provate.
Si parla di un universo circondato dalla musica, dalle note di un basso e di una chitarra, dal ritmo scandito da una batteria, da una voce che canta poesie. Si parla di terre tedesche, di tourbus, di posti mai visti prima e di altri che mai se ne vedranno. Si parla di una città fatta di umanoidi e si parla di noi. Gli alieni.
Ci vedi camminare per strada, ci senti parlare, ridere, ma non sai minimamente chi siamo.
Potremmo dirti il nostro nome, raccontarti di noi, ma se non ti parlassimo di loro, se non ti dicessimo che siamo degli alieni, tu non sapresti comunque chi siamo.
Essere un alieno è molto semplice: basta una band che ti faccia sognare, e il gioco è fatto. Ma sia chiaro, non una band qualsiasi; quella precisa band. I Tokio Hotel.
Che siano criticati da un quarto di globo, poco importa: noi siamo gli altri tre quarti e li supportiamo.
Noi viviamo di loro. Viviamo della loro musica, dei loro testi, di tutto ciò che fanno.
In un certo senso ci specchiamo così tanto in quello che fanno e che dicono, che potete trovare un po’ di loro in ognuna di noi. Siamo “Tokio Hotel” anche noi, così come anche loro sono “Aliens”.
Solo che nessuno lo sa. Chi ci vede passeggiare, o sedute sul tram, mentre leggiamo un libro, non sa che lo siamo. Non sa che cosa proviamo quando infiliamo gli auricolari e ci immergiamo nel nostro mondo.
Conoscevo una ragazza che ha smesso di ballare, e che è stata isolata a causa dei Tokio Hotel. Lei non ha mai smesso di ascoltarli, nonostante siano stati la causa principale della perdita della sua crew.
Conosco altre ragazze che non hanno niente in comune fra di loro. Eccetto il fatto di essere delle Aliens, ovviamente. Non si sarebbero mai parlate, se non fosse stato per loro, i Tokio Hotel.
Hanno stretto un legame davvero grande, che le ha portate ad effettuare dei viaggi insieme a causa della musica. Se prima non si parlavano nemmeno per sbaglio, adesso non riescono a stare alla larga l’una dall’altra.
Ci sono poi altre due ragazze che conosco, e loro sono amiche da sempre. Ma la musica non ha fatto altro che migliorare il loro rapporto. Le ha unite ancora di più, le ha rese un’unica persona. Sono partite insieme, mano nella mano, verso il loro sogno e l’hanno vissuto così. Piangendo, abbracciate l’una all’altra.
Ancora oggi piangono quando ne parlano.
Ho visto ragazze scannarsi fra di loro per delle stupidaggini. Ne ho viste altre innamorarsi perdutamente della musica e di chi la suonava.
Ho visto persone troppo deboli per questo mondo, che l’hanno abbandonato alla prima difficoltà.
Non importa da quanto tempo ci sei, ma quanto forte è quello che provi. Quanta passione ci metti nelle cose che fai, quanta sincerità c’è in quello che dici e che senti. Se è vero che li ami, quando lo dici.
Ci sono ragazze che hanno visto il loro sogno coronarsi, incontrare la band, parlarci, scattarci una foto. Ho visto altre ragazze che non hanno mai realizzato un misero sogno riguardante questa band, guardandoli solo con dei binocoli, attraverso fotografie, video altrui. Sognando e sperando, un giorno, di far parte di quella folla che agita le mani e che canta a squarciagola insieme alla propria band preferita.
Se tutto questo fosse conosciuto dalle persone comuni, forse non sarebbe poi tanto sbagliato poter dire che siamo tutte profondamente innamorate della musica. Ma molto probabilmente, se la gente ne venisse a conoscenza, contaminerebbe questa nostra passione. E’ nella natura dell’uomo rovinare tutto ciò che di più bello ha.
Noi litighiamo fra di noi, è vero. Litighiamo davvero tanto, per la minima sciocchezza, perfino se sbagliamo una parola in tedesco. Eppure li amiamo. Li amiamo tutte allo stesso modo: incondizionatamente.
Li amiamo a tal punto che faremmo qualsiasi cosa per loro.
Andare dall’Italia alla Russia, per esempio. Oppure fino in America.
Impariamo perfino il tedesco, per farci capire da loro e per capire meglio i loro testi.
Alcune di noi urlano che li amano, altre lo tengono per sé.
C’è chi si aggrappa ad una transenna, chi si siede su una tribuna.
C’è chi piange, chi ride, chi resta immobile col cuore che batte a mille.
Ci sono Aliens che si uniscono e che formano un gruppo compatto. Parlano, si confidano l’una con l’altra, condividono le proprie emozioni, scherzano. Creano un rapporto che prima non avrebbero mai pensato di avere, e lo fanno per loro, per quei quattro ragazzi. Grazie a loro.
Noi siamo quelle che fanno e farebbero intere giornate di fila nei posti più sperduti e nelle condizioni metereologiche più spaventose, anche solo per vederli 5 minuti.
Siamo quelle che spendono botte di 100€ per comprare un’edizione limitata di un CD che esce in due lingue diverse; ovviamente prendiamo entrambe le versioni.
Siamo quelle che tentano disperatamente di avere il trucco o la manicure come quella di Bill, per quanto ci sia possibile. E siamo quelle con i piercing, le tatuate.
Scriviamo i loro nomi sulla pelle, li teniamo con noi per sempre, non importa se e come invecchieremo, loro resteranno sempre con noi. I loro CD, la loro musica, i nostri ricordi legati a loro. Resterà tutto sempre con noi, qualsiasi cosa accada.
Affrontiamo i nostri genitori, che spesso non capiscono quanto importante possa essere la loro musica nella nostra vita. Li affrontiamo perché abbiamo dei sogni e vogliamo realizzarli. Perché loro ci hanno insegnato di urlare, di sbraitare, di fare rumore per le cose in cui crediamo.
Ci hanno insegnato che saranno sempre al nostro fianco. Che possiamo contare su di loro in qualsiasi momento, anche quando ci sembra che non possiamo più andare avanti, che abbiamo toccato il fondo, che non possiamo respirare e che la nostra anima sia a pezzi.
Ci hanno chiamate Aliens, ci hanno definite delle umanoidi, ed effettivamente è vero, perché di umano abbiamo ben poco. Noi viviamo attraverso la musica, ormai, e se ci togliessero quella, non sapremmo più come fare.
Siamo quelle che, fra qualche anno, guardando le loro foto o quelle dei loro concerti, ricorderanno ancora ogni singola canzone come se fosse incisa nel cuore.
Abbiamo le loro magliette, fasce, bracciali, collane. Alcune hanno anche la tazza, i cuscini.
Abbiamo i poster con i loro visi in camera, non importa quanti anni abbiamo.
Alcune di noi sono mamme, ma non rinunciano alla musica. Non privano la propria famiglia del tempo che meritano, ma la curano insieme alla loro musica, attraverso gli stessi insegnamenti dei Tokio Hotel.
Agli occhi di un estraneo, tutto questo potrebbe essere folle. Infantile. Idiota.
Ma dovreste guardarci negli occhi, per capire cosa proviamo. Dovreste seguirci per un mese intero, per capire chi siamo e se tutto questo sia vero oppure no.
Ci dicono di svegliarci, di non stare sulle nuvole, che tutto questo finirà e che sognare non serve a niente, ma noi sappiamo che non è così. Sognare ci aiuta a scappare da questa realtà che non ci offre più niente in cui sperare. Loro ci aiutano a farlo. Ci aiutano a sperare ancora che qualcosa possa cambiare, che noi possiamo almeno tentare di rendere il mondo diverso.
Guardateci mentre ascoltiamo un loro CD. Mentre siamo ad un loro concerto. Mentre guardiamo un loro DVD.
Basta che ci guardiate negli occhi e che ci sentiate parlare di loro, per capire che non è soltanto musica.
Che non sono soltanto parole campate in aria, inutili frasi già sentite e risentite, tritate e ritritate che adattiamo come giustificazione verso questa passione che per chi non è come noi può risultare malsana e sbagliata.
Guardateci mentre andiamo ad un loro concerto. Mentre facciamo la fila. Mentre corriamo verso il parterre. Mentre li aspettiamo. Mentre il tendone scende e li vediamo.
Guardateci dritte negli occhi, mentre intoniamo con loro la nostra canzone preferita, quella che per noi significa tutto.
Non importa quanto pensiate che siamo strane o fuori dal normale. Non importa nemmeno quanto i nostri genitori ci impediscano di vederli, di seguirli, di parlare di loro. Non importa se, diventando grandi, saremmo costrette a prendere decisioni importanti che ci costringeranno a non poterli più seguire in capo al mondo.
Noi saremo sempre gli Aliens, e come tali li supporteremo sempre. Votandoli, comprando i loro CD, facendoli vincere premi d’ogni tipo. E’ il nostro compito. Il nostro ringraziamento per averci regalato emozioni, speranza, gioia e tristezza. Per averci iniettato musica, e parole che hanno un significato ben preciso, dentro le nostre vene.
Per essere arrivati nella nostra vita in momenti strani, irrompendo con uno strano monsone. Per averci detto di credere sempre in noi, nella vita, nel domani, in tutto ciò che facciamo. Per averci definite come il loro punto di riferimento, come la loro via di fuga verso i problemi della società, del mondo in cui vivono.
Per averci portare nel tourbus con loro. In Giappone, in tutta l’America, in Malesia, in Russia, per tutta l’Europa.
Per averci rese una famiglia vera, con gli alti e i bassi.
Per essere noi lo Yin e loro lo Yang.

   
 
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