Stavolta
non ci sarà una sola protagonista principale, né
una storia
che si svolge a lieto fine. Anzi, non c’è proprio
una fine. Non ancora almeno.
Qui si parla di sogni, di vite, di destini che s’incrociano,
di emozioni
condivise o mai provate.
Si parla di un universo circondato dalla musica, dalle note di un basso
e di
una chitarra, dal ritmo scandito da una batteria, da una voce che canta
poesie.
Si parla di terre tedesche, di tourbus, di posti mai visti prima e di
altri che
mai se ne vedranno. Si parla di una città fatta di umanoidi
e si parla di noi.
Gli alieni.
Ci vedi camminare per strada, ci senti parlare, ridere, ma non sai
minimamente
chi siamo.
Potremmo dirti il nostro nome, raccontarti di noi, ma se non ti
parlassimo di
loro, se non ti dicessimo che siamo degli alieni, tu non sapresti
comunque chi
siamo.
Essere un alieno è molto semplice: basta una band che ti
faccia sognare, e il
gioco è fatto. Ma sia chiaro, non una band qualsiasi; quella
precisa band. I Tokio Hotel.
Che siano criticati da un quarto di globo, poco importa: noi siamo gli
altri
tre quarti e li supportiamo.
Noi viviamo di loro. Viviamo della loro musica, dei loro testi, di
tutto ciò
che fanno.
In un certo senso ci specchiamo così tanto in quello che
fanno e che dicono,
che potete trovare un po’ di loro in ognuna di noi. Siamo
“Tokio Hotel” anche
noi, così come anche loro sono “Aliens”.
Solo che nessuno lo sa. Chi ci vede passeggiare, o sedute sul tram,
mentre
leggiamo un libro, non sa che lo siamo. Non sa che cosa proviamo quando
infiliamo gli auricolari e ci immergiamo nel nostro mondo.
Conoscevo una ragazza che ha smesso di ballare, e che è
stata isolata a causa dei
Tokio Hotel. Lei non ha mai smesso di ascoltarli, nonostante siano
stati la
causa principale della perdita della sua crew.
Conosco altre ragazze che non hanno niente in comune fra di loro.
Eccetto il
fatto di essere delle Aliens, ovviamente. Non si sarebbero mai parlate,
se non
fosse stato per loro, i Tokio Hotel.
Hanno stretto un legame davvero grande, che le ha portate ad effettuare
dei
viaggi insieme a causa della musica. Se prima non si parlavano nemmeno
per
sbaglio, adesso non riescono a stare alla larga l’una
dall’altra.
Ci sono poi altre due ragazze che conosco, e loro sono amiche da
sempre. Ma la
musica non ha fatto altro che migliorare il loro rapporto. Le ha unite
ancora
di più, le ha rese un’unica persona. Sono partite
insieme, mano nella mano,
verso il loro sogno e l’hanno vissuto così.
Piangendo, abbracciate l’una all’altra.
Ancora oggi piangono quando ne parlano.
Ho visto ragazze scannarsi fra di loro per delle stupidaggini. Ne ho
viste
altre innamorarsi perdutamente della musica e di chi la suonava.
Ho visto persone troppo deboli per questo mondo, che l’hanno
abbandonato alla
prima difficoltà.
Non importa da quanto tempo ci sei, ma quanto forte è quello
che provi. Quanta
passione ci metti nelle cose che fai, quanta sincerità
c’è in quello che dici e
che senti. Se è vero che li ami, quando lo dici.
Ci sono ragazze che hanno visto il loro sogno coronarsi, incontrare la
band,
parlarci, scattarci una foto. Ho visto altre ragazze che non hanno mai
realizzato un misero sogno riguardante questa band, guardandoli solo
con dei binocoli,
attraverso fotografie, video altrui. Sognando e sperando, un giorno, di
far
parte di quella folla che agita le mani e che canta a squarciagola
insieme alla
propria band preferita.
Se tutto questo fosse conosciuto dalle persone comuni, forse non
sarebbe poi
tanto sbagliato poter dire che siamo tutte profondamente innamorate
della
musica. Ma molto probabilmente, se la gente ne venisse a conoscenza,
contaminerebbe questa nostra passione. E’ nella natura
dell’uomo rovinare tutto
ciò che di più bello ha.
Noi litighiamo fra di noi, è vero. Litighiamo davvero tanto,
per la minima
sciocchezza, perfino se sbagliamo una parola in tedesco. Eppure li
amiamo. Li
amiamo tutte allo stesso modo: incondizionatamente.
Li amiamo a tal punto che faremmo qualsiasi cosa per loro.
Andare dall’Italia alla Russia, per esempio. Oppure fino in
America.
Impariamo perfino il tedesco, per farci capire da loro e per capire
meglio i
loro testi.
Alcune di noi urlano che li amano, altre lo tengono per sé.
C’è chi si aggrappa ad una transenna, chi si siede
su una tribuna.
C’è chi piange, chi ride, chi resta immobile col
cuore che batte a mille.
Ci sono Aliens che si uniscono e che formano un gruppo compatto.
Parlano, si
confidano l’una con l’altra, condividono le proprie
emozioni, scherzano. Creano
un rapporto che prima non avrebbero mai pensato di avere, e lo fanno
per loro,
per quei quattro ragazzi. Grazie a loro.
Noi siamo quelle che fanno e farebbero intere giornate di fila nei
posti più
sperduti e nelle condizioni metereologiche più spaventose,
anche solo per
vederli 5 minuti.
Siamo quelle che spendono botte di 100€ per comprare
un’edizione limitata di un
CD che esce in due lingue diverse; ovviamente prendiamo entrambe le
versioni.
Siamo quelle che tentano disperatamente di avere il trucco o la
manicure come
quella di Bill, per quanto ci sia possibile. E siamo quelle con i
piercing, le
tatuate.
Scriviamo i loro nomi sulla pelle, li teniamo con noi per sempre, non
importa
se e come invecchieremo, loro resteranno sempre con noi. I loro CD, la
loro
musica, i nostri ricordi legati a loro. Resterà tutto sempre
con noi, qualsiasi
cosa accada.
Affrontiamo i nostri genitori, che spesso non capiscono quanto
importante possa
essere la loro musica nella nostra vita. Li affrontiamo
perché abbiamo dei
sogni e vogliamo realizzarli. Perché loro ci hanno insegnato
di urlare, di
sbraitare, di fare rumore per le cose in cui crediamo.
Ci hanno insegnato che saranno sempre al nostro fianco. Che possiamo
contare su
di loro in qualsiasi momento, anche quando ci sembra che non possiamo
più
andare avanti, che abbiamo toccato il fondo, che non possiamo respirare
e che
la nostra anima sia a pezzi.
Ci hanno chiamate Aliens, ci hanno definite delle umanoidi, ed
effettivamente è
vero, perché di umano abbiamo ben poco. Noi viviamo
attraverso la musica,
ormai, e se ci togliessero quella, non sapremmo più come
fare.
Siamo quelle che, fra qualche anno, guardando le loro foto o quelle dei
loro
concerti, ricorderanno ancora ogni singola canzone come se fosse incisa
nel
cuore.
Abbiamo le loro magliette, fasce, bracciali, collane. Alcune hanno
anche la
tazza, i cuscini.
Abbiamo i poster con i loro visi in camera, non importa quanti anni
abbiamo.
Alcune di noi sono mamme, ma non rinunciano alla musica. Non privano la
propria
famiglia del tempo che meritano, ma la curano insieme alla loro musica,
attraverso gli stessi insegnamenti dei Tokio Hotel.
Agli occhi di un estraneo, tutto questo potrebbe essere folle.
Infantile.
Idiota.
Ma dovreste guardarci negli occhi, per capire cosa proviamo. Dovreste
seguirci
per un mese intero, per capire chi siamo e se tutto questo sia vero
oppure no.
Ci dicono di svegliarci, di non stare sulle nuvole, che tutto questo
finirà e che
sognare non serve a niente, ma noi sappiamo che non è
così. Sognare ci aiuta a
scappare da questa realtà che non ci offre più
niente in cui sperare. Loro ci
aiutano a farlo. Ci aiutano a sperare ancora che qualcosa possa
cambiare, che
noi possiamo almeno tentare di rendere il mondo diverso.
Guardateci mentre ascoltiamo un loro CD. Mentre siamo ad un loro
concerto.
Mentre guardiamo un loro DVD.
Basta che ci guardiate negli occhi e che ci sentiate parlare di loro,
per
capire che non è soltanto musica.
Che non sono soltanto parole campate in aria, inutili frasi
già sentite e
risentite, tritate e ritritate che adattiamo come giustificazione verso
questa
passione che per chi non è come noi può risultare
malsana e sbagliata.
Guardateci mentre andiamo ad un loro concerto. Mentre facciamo la fila.
Mentre
corriamo verso il parterre. Mentre li aspettiamo. Mentre il tendone
scende e li
vediamo.
Guardateci dritte negli occhi, mentre intoniamo con loro la nostra
canzone
preferita, quella che per noi significa tutto.
Non importa quanto pensiate che siamo strane o fuori dal normale. Non
importa
nemmeno quanto i nostri genitori ci impediscano di vederli, di
seguirli, di
parlare di loro. Non importa se, diventando grandi, saremmo costrette a
prendere decisioni importanti che ci costringeranno a non poterli
più seguire
in capo al mondo.
Noi saremo sempre gli Aliens, e come tali li supporteremo sempre.
Votandoli,
comprando i loro CD, facendoli vincere premi d’ogni tipo.
E’ il nostro compito.
Il nostro ringraziamento per averci regalato emozioni, speranza, gioia
e
tristezza. Per averci iniettato musica, e parole che hanno un
significato ben
preciso, dentro le nostre vene.
Per essere arrivati nella nostra vita in momenti strani, irrompendo con
uno
strano monsone. Per averci detto di credere sempre in noi, nella vita,
nel
domani, in tutto ciò che facciamo. Per averci definite come
il loro punto di
riferimento, come la loro via di fuga verso i problemi della
società, del mondo
in cui vivono.
Per averci portare nel tourbus con loro. In Giappone, in tutta
l’America, in
Malesia, in Russia, per tutta l’Europa.
Per averci rese una famiglia vera, con gli alti e i bassi.
Per essere noi lo Yin e loro lo Yang.