You make me wanna die
Prologo

Non ho mai creduto nel destino.

Non ho mai creduto che le nostre vite siano già state pensate, programmate e scritte da qualche entità superiore. A dirla tutta, non mi sono mai nemmeno soffermata troppo su questi argomenti. In fondo, ero solo una diciassettenne con una grande passione per la musica e una vita un po’ frenetica! Che cosa poteva importarmene?

In ogni caso, se proprio mi avessero chiesto di esprimere un parere a riguardo, avrei risposto che siamo noi gli artefici del nostro destino, che quello che ci succede dipende esclusivamente dalle scelte che facciamo, dai posti in cui andiamo...e dalle persone di cui ci innamoriamo e con cui decidiamo di voler passare la vita. Sempre se questa è vita.

Beh, io ho sempre avuto la possibilità di scegliere. La gente si fidava di me e le mie decisioni non venivano mai messe in dubbio, perché ero ritenuta una persona responsabile e matura. “Se lo dice Taylor, è sicuramente la cosa migliore da fare!”, mi dicevano. Io ne ero felice, indubbiamente, ma adesso mi chiedo che cosa sarebbe successo quel giorno, o meglio, quella notte, se qualcuno mi avesse fermata in tempo, se qualcuno avesse insistito con me, se qualcuno avesse deciso per me. Sarei quella che sono ora? Sarebbe cambiato qualcosa?

A volte la mia risposta è sì, sarei rimasta nella città che amavo, avrei intrapreso la carriera dei miei sogni e sarei diventata famosa. Ma che dire dell’apatia, della repulsione che provavo verso me stessa e verso il mondo negli ultimi tempi? Quasi sicuramente, mi avrebbero portata comunque ad una situazione senza uscita come questa. E quindi a volte la mia risposta è no, non sarebbe cambiato proprio niente.

Tutto ciò mi porta a rivalutare le mie opinioni e a farmi altre domande: perché proprio io? E se fossi stata veramente destinata a tutto questo? Non lo saprò mai con certezza, ma, adesso, ho sicuramente molto tempo per rifletterci. Tutta l’eternità, oserei dire.