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Autore: giocacolvento    27/11/2011    4 recensioni
C'erano una volta un campo e una farfalla. Il campo era invidioso della bellezza della farfalla così tentò di spegnerne i colori.
Quando gli insetti sono nella nostra testa la battaglia diventa dura e faticosa, ma quando cominciamo a dubitare di noi stessi e della nostra identità, allora abbiamo perso...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL CAMPO e LA FARFALLA
insetti


C’era una volta, in un paese di cui si è ormai persa la memoria, un campo da lungo tempo abbandonato dai suoi proprietari. Le erbacce crescevano incontrastate, spegnendo i colori brillanti di un tempo, e il lago, in passato cristallino e pieno di vita, era ormai una misera pozza d’acqua stagnante e fangosa.
Accadde che, in questo luogo squallido e sporco, giungesse una meravigliosa farfalla. I suoi colori erano tra i più sorprendenti e brillanti che si possano immaginare e le antenne, di un nero intenso, si arricciavano sulla testolina con grazia tale da essere fonte di orgoglio per la loro proprietaria.
La farfalla si rammaricò vedendo quanto fosse grigio e cupo quel luogo e, poiché era dotata di buon senso oltre che di bellezza, decise di attraversarlo senza fermarvisi, proseguendo il suo lungo viaggio.
Purtroppo il campo era più vasto e più cupo di quanto lei avesse immaginato e la farfalla si trovò presto senza forze e incapace di proseguire. A malincuore, dunque, si fermò su di uno spoglio rametto rinsecchito, decisa a riprendere il volo prima possibile.
Un moscone, che con invidia aveva osservato la sua bellezza e la sua grazia, le si avvicinò ronzando e atterrò pesantemente sul rametto. La farfalla storse appena il nasino, ma poiché era beneducata lo salutò cordialmente.
-  Buongiorno a te – rispose il moscone, celando sotto un viscido sorriso le sue intenzioni malevole.
- Cosa ti porta nel nostro bel campo? –continuò.
- Sono solo di passaggio, anzi stavo giusto riprendendo il volo, potresti indicarmi la via più breve per uscire?- rispose cordialmente la farfalla.
- Ma certo – disse il moscone, e le indicò approssimativamente la strada agitando una delle tozze zampette. La farfalla ringraziò e stava per riprendere il volo quando il moscone aggiunse:
- Ma di nulla, tra noi mosche ci si aiuta. – La farfalla rimase perplessa:
- Veramente sono una farfalla – obiettò agitando appena le ali, tanto per sottolineare la cosa. Sul volto del moscone si dipinse un’espressione di stupore, ma si limitò ad augurarle buon viaggio e non aggiunse altro.
La farfalla, ancora turbata dal dialogo, riprese il volo e si avviò per la strada che le era stata indicata.
La voce della sua presenza, intanto, si era sparsa per il campo e tutti gli insetti fremevano di rabbia e di invidia sentendo la descrizione della farfalla. Decisero dunque che la sua superbia doveva essere punita.
La farfalla continuò a volare per diverso tempo, non riuscendo mai a scorgere la fine del campo; cominciò a sentirsi triste e l’atmosfera di grigiore invase presto anche lei.
Tutti gli insetti che incontrava le si rivolgevano gentilmente, e si mostravano felici di aiutarla e di indicarle la via, ma continuavano a scambiarla per una mosca, o per uno scarafaggio, o per un calabrone, tanto che cominciò lei stessa a dubitare della sua identità.
- D’altro canto – prese a dirsi – l’immagine che il lago riflette è opaca e grottesca. E’ possibile che io sia vissuta nella menzogna prima che questi insetti gentili mi dicessero la verità?!–
Se lo diceva così spesso che presto ci credette e dimenticò la natura del suo viaggio, dimenticò se stessa e non volò più alta sul campo ma si limitò a saltellare da un rametto all’altro imitando le mosche. Le sue ali si seccarono e presto si disfecero lasciandola deforme, le antenne si irrigidirono e tutto il suo corpo ne fu talmente prostrato che, una mattina particolarmente fredda, gli insetti del campo la trovarono morta accanto a una pozza di fango ghiacciato.
Alcuni gioirono dell’impresa compiuta, ma altri se ne pentirono, rendendosi conto che, con il loro gesto, avevano distrutto forse l’ultima cosa bella presente in quel campo.

Questa storia è dedicata ad una persona davvero speciale, che spesso ha bisogno di qalcuno che le ricordi che le sue ali sono davvero magnifiche... nessuno dovrebbe mai dimenticare la propria identità, perchè è ciò che ci permette di vivere.

  
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