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Autore: Ainwen    27/11/2011    5 recensioni
Noah si scolò l’ultimo bicchierino di Whiskey e nello stesso momento il suo telefono squillò.
Barcollando riuscì ad alzarsi e mentre rispondeva salutò con un cenno il barista, oramai lì era di casa, non gli chiedevano nemmeno più il documento, che tra l’altro era falso.
“Pronto?” sospirò esausto.
“Puck…sono qui fuori…” era il professor Shue, finalmente era arrivato a prenderlo.
Storia partecipante al Monthly Contest e vincitrice del premio speciale Emozioni
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Will Schuester | Coppie: Puck/Rachel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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It’s a quarter after one…I’m a little drunk and I need you now…

 

 

Noah si scolò l’ultimo bicchierino di Whiskey e nello stesso momento il suo telefono squillò.

Barcollando riuscì ad alzarsi e mentre rispondeva salutò con un cenno il barista, oramai lì era di casa, non gli chiedevano nemmeno più il documento, che tra l’altro era falso.

“Pronto?” sospirò esausto.
“Puck…sono qui fuori…” era il professor Shue, finalmente era arrivato a prenderlo.

Qualche settimana prima aveva promesso insieme agli altri suoi compagni del Glee che non avrebbe più bevuto una goccia di alcool, ma non era riuscito a mantenere la parola. Diavolo, ci aveva provato e le cose erano andate bene finché non era entrato nell’auditorium per cercarla e l’aveva vista duettare con riccioluto St.James. Era stato troppo per il suo cuore innamorato.

Da quanto era innamorato di Rachel Berry?...non lo sapeva nemmeno lui, forse da sempre. Probabilmente fin da quando erano dei bambini che si incontravano al Tempio con le proprie famiglie.

Ma si era tenuto tutto dentro dicendosi che non poteva essere così, lui non poteva amarla davvero, ed era andato avanti ignorando i suoi sentimenti fino a che non avevano cantato quella maledetta canzone insieme, ed il bello era che l’aveva scelto proprio lui quel pezzo, che cretino!

Lui ci aveva messo tutto se stesso nell’esibizione e per un attimo aveva creduto che Rachel fosse lì con lui, certo finché non aveva guardato Finn. Era stato un’idiota…un’idiota perdutamente innamorato ed ormai ne era consapevole con tutto se stesso.

Facendo forza contro i suoi sentimenti si era imposto di andare avanti e sulla sua strada era comparsa Lauren; per qualche giorno era riuscito a credere realmente alle sue stesse balle, ci aveva creduto così tanto da dedicare delle canzoni alla Zizes, ma alla fine era andato a sbattere nuovamente contro la cruda realtà…Rachel Berry era l’unica che desiderava.

Aprì la porta del bar sospirando pesantemente, Shue era proprio lì fuori ad aspettarlo; era un insegnante fantastico, lentamente stava diventando la figura paterna che gli era mancata in quegli anni.

Suo padre biologico se lo ricordava bene, era il classico esempio di quello che non voleva diventare; inizialmente senza di lui si era sentito perso ma poi una bambina di soli sette anni lo aveva fatto stare meglio, naturalmente era Rachel quella piccola petulante sapientina…ricordava bene quel giorno.

 

Era seduto fuori dal Tempio e riusciva a stento a trattenere le lacrime; finché sua madre e sua sorella erano con lui cercava di essere forte, ma se rimaneva da solo non ce la faceva. Dopotutto era un bambino a cui mancava il papà ma nessuno doveva vederlo triste, ora era l’uomo di casa e doveva essere forte.

Sentì una manina posarsi sulla sua cresta e fargli una carezza, si voltò verso la sua destra per incontrare lo sguardo di Rachel.
“Cosa vuoi?” era stato brusco ma non voleva che lei lo vedesse piangere.
“Lo so che ti manca” rimase spiazzato. “Anche a me manca la mia mamma ogni tanto…” la osservava in silenzio. All’improvviso la bambina lo abbracciò.
“Se piangi non lo dico a nessuno…anzi se vuoi piango con te e poi non lo diciamo a nessuno…”. Le lacrime scesero lentamente e furono tante, così tante che bagnò il vestitino di Rach. Anche lei pianse con lui e questo lo fece sentire meno solo.
“Sai Noah se vuoi possiamo fare un patto…” si allontanò per fissarla negli occhi, era più alto di lei di parecchi centimetri.
“Quale patto?”

“Ogni volta che senti la mancanza del tuo papà puoi venire da me ed io ti presterò uno dei miei…così potrai fare giochi da maschi...” lei gli strinse più forte le mani e continuò “E magari io ogni tanto potrò stare con la tua mamma ed imparare delle cose da donna…che ne dici?” le sorrise.
“Ci sto Berry!” lei lo abbracciò di nuovo ma questa volta ridendo felice…

 

Ed avevano seguito quel patto per tanti anni, se non ci fosse stata Rachel le cose sarebbero andate decisamente peggio; quasi certamente si era innamorato perdutamente di lei quel giorno.

Certo erano cresciuti e si erano allontanati fisicamente ma lei era rimasta con lui sempre, anche quando le tirava le granite come un imbecille; ora erano nuovamente amici ma a lui non bastava più.
William gli si avvicinò per sorreggerlo.
“Puck…quanto hai bevuto?” lo guardò sogghignando.
“Abbastanza professore…” lo vide sospirare tristemente e per un attimo si vergognò, poi l’immagine di Rachel e Jesse gli invase la mente. Quella sbornia era un suo diritto, era l’unico modo per non pensare anche se non stava funzionando un granché.

“Andiamo ti porto a casa…” lo fece salire sull’ auto lentamente, si era ridotto proprio uno straccio per lei, per la mancanza di lei.

Il professore mise in moto. “Noah…” rimase basito, non l’aveva mai chiamato per nome, mai.
“Cosa è successo?...” guardò fuori dal finestrino evitando lo sguardo dell’adulto. “So che deve essere successo qualcosa per portarti a bere così…io sono qui per aiutarti…”.
Scosse la testa, era frustrato da quella situazione, se non avesse promesso quel giorno insieme a tutto il Glee, a quest’ora sarebbe tornato a piedi a casa e nessuno avrebbe saputo della sua ubriacatura, ma niente, aveva dato la sua parola e perciò non c’era stato verso ed aveva dovuto chiamare Shuester.
“Avevo solo voglia di bere…tutto qui…” lo sentì sbuffare.
“Riconosco una sbornia per problemi quando ne vedo una…e la tua lo è…” guardò di sottecchi l’uomo al suo fianco.
“Non pensavo che nel foglio che ci ha fatto firmare ci fosse anche una sua consulenza gratuita?!?…” era stato pessimo doveva ammetterlo ma cavolo, era ubriaco per amore e non riusciva a trattenere la rabbia.

Vide lo sguardo ferito del professore e si maledisse, quando era sbronzo sapeva fare lo stronzo proprio bene; sbuffò abbassando lo sguardo “Le spiace se accendo la radio?” era meglio mettere un po’ di musica così poteva starsene in silenzio .“Fai pure…”.

Non appena percepì le prime note della canzone non riuscì a trattenersi ed imprecò ad alta voce, il destino o Dio in persona doveva avercela con lui, perché non era possibile che fra tutte le canzoni di questo mondo proprio quella dovevano passare alla radio…sentire nuovamente Need You Now era veramente troppo…

 

 

 

William si voltò sorpreso verso il proprio alunno sentendolo imprecare, lui lo sapeva che c’era qualcosa che non andava, un ubriacatura del genere non era solo per staccare la spina...era per dimenticare e forse aveva anche capito chi…

“Puck…senti lo capisco che non vuoi parlarne…” mentre parlava ogni tanto toglieva gli occhi dalla strada per guardarlo, era proprio uno straccio, completamente devastato e lui doveva assolutamente aiutarlo. “Ma bere non ti aiuterà…”

Lo sentì sbuffare e lo vide appoggiare la guancia al finestrino. “Lo so…” la sua voce era un sussurro ma nonostante la musica riusciva a sentirlo comunque, ed aveva un tono realmente triste, quello era un Noah Puckerman che non pensava avrebbe mai visto: fragile.

“Perché non ne parliamo?” doveva farlo sfogare, era suo dovere come insegnante ma anche come amico. “Non può fare niente…io…” era esitante e si voltò a guardarlo.

Stava fissando la radio come incantato e lui si ritrovò a sentire le parole.

 

It's a quarter after one, I'm a little drunk and I need you now
Said I wouldn't call but I lost all control and I need you now
And I don't know how I can do without
I just need you now

 

Vide Noah prendere il telefono e fissarlo. “Puck?”

Sembrò riscuotersi e fissò la strada osservando il paesaggio “Prof dovrebbe girare qui a destra…”.

Si voltò verso la strada e la guardò attentamente “Sono certo che casa tua si trovi a dritto per questa via…” “Infatti è così…ma io devo andare in un posto…” accostò la macchina al ciglio e lo guardò attentamente. “Dove?” il ragazzo si voltò a guardarlo e rimase pietrificato dal suo sguardo deciso.
“Devo fare una cosa prima che il coraggio liquido mi abbandoni…”
“Cosa devi fare Noah?”

Puck si passò una mano sulla cresta prima di tornare a fissarlo “Se mi porta dove le chiedo capirà…la prego…” sembrava veramente importante per lui e così decise di assecondarlo.

Guidò seguendo le sue istruzioni e presto capì dove si trovava, stava per parlare quando il ragazzo gli chiese di fermarsi, spense il motore e portò lo sguardo verso la sua sinistra dove c’era la casa di Rachel Berry.

“Cosa vuoi fare?” mentre gli poneva questa domanda lo osservò digitare dei tasti del telefono “Noah?”

Il ragazzo si bloccò e sospirando finalmente tornò a guardarlo “Lei non è mai stato così innamorato da voler fare una sciocchezza?” lo fissò incredulo. “Io devo vederla…devo parlarle…” gli posò una mano sulla spalla comprensivo. “Posso capirlo, ma è l’una e un quarto e lei sicuramente sta dormendo…le parlerai domani a mente lucida, non è forse meglio?”.

“No!...Lei non capisce…io ho bisogno di Rachel ora…” non si era mai accorto di quanto Noah tenesse veramente alla Berry. Certo qualche sguardo non gli era sfuggito ma pensava fosse semplice attrazione, ed invece quello che vedeva adesso era amore o almeno qualcosa che ci assomigliava in modo incredibile.

“La vede quella luce là…sulla prima finestra in alto a sinistra?” annuì. “Quella è la sua camera…come può vedere è sveglia…” si chiese quante volte si fosse ritrovato a fissare quella finestra, quello era davvero un ragazzo innamorato e questa volta per davvero, nemmeno con Quinn l’aveva visto ridursi così.

“Ma voi due state insieme?” si maledisse per aver avuto la lingua lunga, quella non era di certo una domanda da farsi.

“ No…lei non sa quello che provo…”

“ Sei venuto per dirglielo?” lo vide annuire “Quindi ti sei ubriacato perché…” non lo lasciò finire.

“ Perché?...beh l’ha vista con St.James no?...probabilmente domani dovrà venire a riprendermi in un altro bar…è quasi sicuro che mi spezzerà il cuore…”

Gli strinse più forte la spalla per infondergli sostegno e coraggio; e così il problema era il ritorno di Jesse, doveva dire che aveva notato la chimica che c’era tra Rachel e quel ragazzo e capiva i dubbi di Puck.

Il suo studente prese un bel respiro e premette il tasto di chiamata del cellulare…

 

 

 

C’era la linea libera, era agitato come non lo era stato mai in vita sua, nemmeno quando era nata Beth.

Sentì diversi squilli poi finalmente, la sua voce.

“Noah?...che succede?” aveva un tono preoccupato, come poteva biasimarla, la stava chiamando nel bel mezzo della notte quasi, ma lui doveva assolutamente vederla.

“Rach…” la voce gli era uscita strascicata e fievole, sicuramente avrebbe capito subito che era ubriaco.

La sentì sospirare “Hai bevuto!…Noah avevamo fatto una promessa al professor Schue…” era delusa ed il suo cuore ne risentì.

“Lo so…ma…”

“Dove sei vengo a prenderti?” rimase spiazzato, quella ragazza sapeva sempre sorprenderlo. “Aspetta in linea…” la sentì brontolare ma accostò il cellulare alla spalle e si voltò verso il suo professore.

“La ringrazio…” l’uomo gli sorrise.

“Sicuro che non vuoi che ti aspetti?”

“No…me la caverò…e poi non sto tanto lontano da qui…” aprì lo sportello e Schuester richiamò la sua attenzione.
“Non partire già prevenuto…la vita ci riserva grandi sorprese…” annuì e poi scese dall’auto, seguendo con lo sguardo l’auto che ritornava sulla strada ed iniziava ad allontanarsi.

L’aria gelida gli schiarì le idee, tornò a posare gli occhi sulla camera della ragazza e riportò il telefono all’orecchio.

“Noah acciderbolina ci sei?” sorrise sentendo il suo isterismo.

“Ci sono…” lei sbuffò.

“Ora dimmi immediatamente dove sei!”

“Sotto la tua finestra…” gli sembrò incredibile ma gli parve di sentirla imprecare, doveva essere veramente alticcio perché Rachel Berry non imprecava mai…

 

 

 

Rachel guardò esterrefatta il ragazzo che era nel suo giardino; quando l’aveva chiamata aveva fatto un sospiro di sollievo, era come se l’avesse aspetta per dei giorni interi quella telefonata.

Noah era stato distante fin da quando era tornato Jesse e le era mancato terribilmente; stentava ancora a crederci ma quello che provava per Puckerman le sembrava proprio amore.

Quando era successo?...nemmeno lei lo sapeva, forse in fin dei conti l’aveva sempre amato nel profondo; dopotutto lui era il suo Noah, quello che riusciva a capirla con un’occhiata, quello che la faceva sentire protetta con un semplice abbraccio…semplicemente Noah e basta.

Era stata così cieca, ossessionata da Finn Hudson in modo morboso e malato…ma quel loro duetto, Dio, quello le aveva proprio aperto gli occhi. Purtroppo aveva ammesso la verità con se stessa troppo tardi, ora c’era Lauren e lei non voleva fare lo stesso errore che aveva fatto con Finn intromettendosi, doveva solo andare avanti.

Ma non ci riusciva, nemmeno il ritorno di Jesse l’aveva fatta titubare sui suoi sentimenti. Le aveva chiesto il permesso di accompagnarla al ballo ma lei non gli aveva ancora risposto perché non era con lui che voleva andarci, per lei ora c’era solo Noah.

Riportò la cornetta all’orecchio e sospirò “Vengo ad aprirti…” lo vide sorridere e il cuore le si strinse in una morsa. “Rach…” il suo nome sulle sue labbra diventava tremendamente eccitante, il modo in cui lo pronunciava le faceva scorrere i brividi lungo la schiena, era sempre stato così, solo che prima li ignorava ma adesso era pressoché impossibile far finta di nulla. Desiderava Noah Puckerman con tutto il suo corpo ma manifestarlo significava perdere un grande amico e rimanere nuovamente con il cuore spezzato.

Doveva ammetterlo, in amore non aveva proprio fortuna.

“Dimmi…” quella parola le uscì in un soffio basso e roco, si maledisse per la sua debolezza.

“Non sei obbligata a farmi entrare…” sbuffò infastidita, prima la chiamava e si faceva trovare sotto la sua finestra ed ora faceva il puritano. “Allora se non vuoi entrare per quale assurdo motivo mi hai chiamato Puckerman?” notò il suo sguardo sconsolato e si diede dell’idiota. “Avanti Noah…l’ho capito che è successo qualcosa…te lo leggo nello sguardo anche a metri di distanza…adesso io scendo e ti apro così parliamo…” attaccò in modo tale da non dargli modo di tergiversare ancora.

Scese le scale pensando al motivo per cui si fosse ubriacato, probabilmente doveva essere accaduto qualcosa con Lauren, dopotutto nei film d’amore il protagonista si ubriaca sempre per problemi di cuore.

Si ritrovò davanti alla porta esitante, era davvero pronta a sentirlo parlare di un’altra ora che era cosciente di ciò che provava per lui?

No non lo era, ma cosa poteva fare?

Lui le era sempre rimasto vicino bene o male e lei aveva l’obbligo di comportarsi da brava amica.

Prese un bel respiro e gli aprì.

Era in condizioni pessime, doveva essersi preso una bella sbronza. Senza dire una parola afferrò la sua mano e lo portò in cucina dove gli scaldò del caffè.

Sentì lo sguardo di lui scrutarla, sperava che iniziasse a parlare per primo ma continuava a rimanere in silenzio.

Finito di preparare il caffè lo guidò fino alla sua camera, lì avrebbero potuto parlare senza svegliare i suoi papà.

Lo vide sedersi sul suo letto e guardare incantato il liquido nero dentro la sua tazza, continuava a rimanersene muto.

Esasperata, iniziò lei a parlare “Allora vuoi spiegarmi che ti succede?” lui alzò lo sguardo verso di lei “Sei strano da diversi giorni…forse è la storia del re e regina che ti sta esasperando?” negò con la testa. “Allora magari è successo qualcosa con Lauren?...Avete litigato?...” riabbassò lo sguardo rimanendo ancora in silenzio “Avanti Noah dimmi cosa succede...”

Gli sedette vicino e prese la sua mano libera tra le sue stringendola, lo sentì trasalire a quel contatto e si voltò a guardalo dubbiosa.

“Sai sono giorni che mi eviti…pensavo fossi arrabbiato con me…”lo vide irrigidirsi “E’ così?...Sei arrabbiato con me? Perché?...” lui si sollevò di scatto lasciando le sue mani bruscamente. “Magari se tu parlassi potremmo risolvere…” aveva alzato un tantino la voce, quel suo mutismo la stava facendo esasperare.

“Miseriaccia Noah vuoi parlarmi si o no?” le dava le spalle e notò i suoi muscoli tendersi; non riusciva proprio a comprenderlo, eppure lui era quasi sempre come un libro aperto per lei, cosa diamine gli era successo?

Che fosse qualcosa che riguardava Beth e quindi anche Quinn?

Dio, detestava il solo immaginarlo nuovamente con la biondina e magari formare con lei una famigliola felice; involontariamente delle lacrime le salirono agli occhi.

Che sciocca, si stava deprimendo per un suo filmino mentale che era anche poco realistico visto che Quinn era tornata a formare la coppia perfetta con Finn.

Doveva tornare in sé e cercare di farlo parlare.

Sospirò “Se non vuoi parlarmi perché sei venuto da me?” niente, continuava a tacere.

Erano giorni che non si parlavano; lui la evitava, perciò doveva essere per forza arrabbiato con lei ma quella chiamata e la sua visita l’avevano fatta sperare in un chiarimento. Era disposta a sentirlo parlare di altre ragazze purché parlasse.

Ma niente, dopo le poche parole al telefono si era chiuso nel suo mutismo escludendola di nuovo.

Si alzò infuriata e lo spintonò, lui si voltò a guardala stupito e lei lo spintonò di nuovo.

“Ehi!” bene la voce ce l’aveva ancora dopotutto.

“Dimmi per quale assurdo motivo ti sei ubriacato! Ora!” fece per spingerlo di nuovo quando lui le afferrò entrambe le mani attirandola a sé.

Si scambiarono uno sguardo di fuoco “Ti sembra la maniera di consolare uno che si è ubriacato per amore?”

Amore.

Quindi si trattava di Lauren, o magari di una sua nuova fiamma.

Ignorò le fitte del proprio cuore e gli rispose per le rime. “Se tu ti fossi degnato di rispondere alle mie domande non ti avrei spintonato Puckerman…” gli occhi di lui si assottigliarono.

“Erano domande stupide! Come potrei essere arrabbiato con te se ci vediamo a stento?” si divincolò infuriata dalla sua presa.

“Per l’appunto! Mi stai evitando…perciò sei arrabbiato con me!”

“Non è così!” gli tornò vicina e gli afferrò il viso con le mani guardandolo intensamente.

“Se non è così allora dimmi cosa ti succede…”

Noah distolse lo sguardo dal suo, le sembrava così fragile in quel momento che senza esitazione l’abbracciò “Io sono qui…per te io sarò sempre qui…” lo stringeva forte “E’ successo qualcosa con Lauren?...vedrai che farete pace…” lui l’allontanò imprecando.

“Al diavolo Lauren…sono giorni che ci siamo lasciati…e forse è l’unica cosa che è andata nel modo giusto…” ora si che era decisamente confusa.

“Quindi non si tratta di Lauren?…”

“No…”

“Bene…allora chi è lei?” notò la sua esitazione “Noah caspiterina come devo dirtelo…Tu puoi parlare con me…avanti ti aiuterò io con questa ragazza…” improvvisamente lui iniziò a ridere a crepapelle.

Lo guardò spaesata inizialmente poi si infuriò “Cosa diamine ho detto di così divertente?” sentì la sua risata svanire e lui riportò lo sguardo su di lei.

“Tu non sai quanto sia comica questa situazione…”

“Ah si?...e sentiamo perché?”

Noah si passò una mano sulla cresta, lo faceva sempre quando si trovava in imbarazzo “Non puoi aiutarmi...”

“Oh questa è bella!” si portò le mani ai fianchi e lo fissò in modo risoluto. “Diciamo che non vuoi il mio aiuto…”

“Rach…”

“Mi chiedo perché mai tu sia venuto da me…sono giorni che mi ignori completamente…”

“Berry” sbuffò sostandosi una ciocca di capelli, era spazientita e ferita. “E’ così scontato che tu sia arrabbiato con me…è da quando è tornato Jesse che non mi rivolgevi la parola…mi chiedo cosa possa averti mai fatto…”

“ Maledizione Berry sei tu ok!” lo guardò stordita.

Lei? Lei cosa?

“Sono io?” e nuovamente lui si passò la mano tra i capelli.

“Si…è a causa tua che sono ridotto così…”

Si guardò attorno cercando le parole, aveva il cuore a mille e poteva sentirlo rimbombare nel suo petto in modo furioso.

“P-Perché?” lui abbassò lo sguardo sogghignando.

“Perché mi chiedi?...beh mi sembra evidente no?...” Rachel non riusciva a parlare, era così semplicemente sorpresa. “La gelosia è una brutta bestia Berry…ed io sono pieno di gelosia…”

“Sei geloso di me?”

“Certo! E di chi altri?”

Dio, sentiva dentro di sé una scarica di felicità che mai aveva provato, stava per sorridergli quando lui sbuffò infastidito. “Non occorre che tu mi dica che adesso c’è già Jesse a sostituire momentaneamente Finn…me ne sono accorto quando vi ho visto in auditorium…”

Diamine, possibile che lui non avesse notato quanto lei lo amasse? Effettivamente, se ci pensava bene, non si era mai comportata in modo esplicito per paura di scottarsi troppo.

Che sciocca.

Che stupida sciocca paurosa era stata.

“Solo volevo che tu lo sapessi…non potevo più tenermelo dentro…e poi alla radio hanno dato quella stupida canzone che abbiamo cantato insieme ed io ho pensato che fosse un segno…che idiota eh?”

Anche lui aveva sentito Need you now alla radio pochi minuti prima come lei, il destino aveva proprio la sua causalità.

Sorrise avvicinandosi a lui. “Noah…”

“Non devi dire niente…come ti ho detto so già tutto…solo stai attenta con quel St.Coso”

“Oh per la miseria Puckerman vuoi farmi parlare?” lui si ammutolì e finalmente rimase in silenzio. “Sei stato un’idiota? Puoi scommetterci!...e non per quello che pensi tu…siamo entrambi due idioti…” posò le mani sul suo torace e sospirò. “Abbiamo avuto entrambi paura…”

“Rach…” lo guardò e strinse la sua maglietta tra le mani, adorava quando la chiamava con quel tono basso “Non riesco ancora a crederci che tu ti sia ubriacato per amor mio…” lui le scostò la frangetta dagli occhi, che orami erano pieni di lacrime di gioia “Sei uno sciocco…ma uno sciocco che amo con tutto il cuore…quindi smettila di tergiversare e baciami!” Lui non se lo fece ripetere e la baciò.

Rachel lo strinse con tutte le sue forze e gli rispose con passione, sentiva le mani di Noah tra i suoi capelli, era una sensazione fantastica.

“Da quanto?” sorrise sulle sue labbra.

“Da quanto ti amo?...non lo so con precisione…da quanto l’ho ammesso con me stessa?...da Need you now naturalmente…”

“Dannazione!” ricatturò le sue labbra ridendo e lui la sollevò tra le sue braccia premendola contro di sé.

“E tu?”

“Da quando abbiamo sette anni Berry! Praticamente da sempre…”

“Ne abbiamo perso di tempo eh?…”

“Puoi dirlo…” allacciò le gambe al suo busto.

“Però ora sei qui…” guardò in quelle sue pozze verdi perdendosi. “Non lasciarmi mai più…”

“Puoi scommetterci la tua voce da star…ora sei di proprietà di Puckzilla ed è una cosa eterna…” lo baciò nuovamente.

Sua. Le piaceva come suonava.

“E tu sarai solo mio?”

“E’ ovvio babe…tuo e di nessun altro…”

Mio. Oh quella parola suonava anche meglio.

“Berry per me questo sarà tutto nuovo ma farò di tutto per renderti felice…”

“Lo so…” lui le sfiorò la fronte e sorrise.

“Ridimmelo?” e lei seppe subito a cosa si riferiva.

“Ti amo sciocco!” i suoi occhi di smeraldo si illuminarono come non mai, era una visione stupenda.

“Ti amo Noah…” “Ti amo anch’io Rachel…”

Fine.

 

Rieccomi qua con la mia coppia preferita e con la loro canzone per eccellenza XD
Spero solo che vi piaccia...Aspetto impaziente i vostri commenti!!!!!!!!
Ringrazio con tutto il mio cuore la mia stupenda Beta e sista Kathlyn...ti voglio bene morosa!!!!!!
Alla prossima

un bacio
Isa

   
 
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