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Autore: MissyHarry    27/11/2011    4 recensioni
Certe notti ci vorrebbe Revy a tirarti su il morale.
Rating giallo solo per i soliti fini intercalari di Revy...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Revy, Rock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rock si sporse dal balcone dell'appartamento, rapito dal viavai continuo di gente sotto di lui. Soffermò lo sguardo su una persona a caso, una ragazza. Doveva essere una ragazza, almeno; da quell'altezza non riusciva bene a distinguerne l'età. L'abbigliamento era da prostituta, e la vide allontanarsi pochi istanti dopo con un chiassoso uomo uscito da un bar. Sospirò.

Fece scorrere gli occhi su decine di altre persone, finché non ne inquadrò un'altra. in realtà, fu lei ad attirare la sua attenzione; quella figura perfettamente normale non spiccava per niente, non si ergeva sulle altre e sembrava non avere insolite particolarità. Assottigliò lo sguardo, rubando un altro tiro alla sigaretta.

La persona in questione era un uomo di mezza età, appoggiato ad un muro. Sembrava stanco, da come curvava la schiena, e il ragazzo istintivamente si raddrizzò, quasi non volesse incorrere nella stessa sorte in età più avanzata. Lo osservò per diversi minuti, e una volta finita la sigaretta ne riaccese un'altra, forse per avere una scusa tangibile per poterlo spiare. Un movente.

Per tutto il tempo che lo squadrò, sembrò comportarsi in maniera assolutamente noiosa. Probabilmente, pensò Rock, non era tanto scontato nemmeno che fosse vivo o morto. Un movimento brusco del braccio, alzato probabilmente per leggere l'ora, lo convinse però della prima ipotesi. 

A Rock ci vollero diversi minuti, ed un'altra sigaretta, per capire per quale motivo avesse scelto proprio lui come "preda": anche quell'individuo si era appostato a scrutare la gente. Non di sicuro come spia, era troppo ben visibile, troppo anziano e troppo poco scattante. Sembrava quasi volesse studiarla, o semplicemente fare anche lui da spettatore al caos regnante a quell'ora di notte nelle vie di Roanapur. 

Gli ispirava tenerezza, quell'uomo. Ormai era avanti con gli anni, evidentemente, e alla vita aveva già assistito per abbastanza tempo. 'Chissà quanti spettacoli ha visto', si chiese il ragazzo, gettando il mozzicone dal balcone. 'Per me è tutto nuovo qui… Ormai lui sarà un habitué di questo dramma'.  Stiracchiandosi regalò alla brezza notturna parole al vento.

"Alla fine siamo tutti spettatori, eh? Guardiamo chi ci guarda".
"Sicuro che fosse solo tabacco, o te l'ha farcita Benny quella sigaretta…?" La voce strascicata di Revy la precedette sul balcone. Appoggiò i gomiti sulla ringhiera, lasciando che la brezza le accarezzasse i capelli sciolti. Volse un palmo verso Rock.

"Mi dai una sigaretta?" Il ragazzo sospirò, picchiettando il pacchetto e mettendogliene in mano una. "Ah. Guarda che il mio era un ragionamento serio. Vedi…" Si chiese se fosse il caso di indicare quell'anziano signore ad una testa calda in mutande con una carenza di sonno, ma ci pensò Revy ad interromperlo.
"Se continui a pensare di essere uno spettatore" biascicò, le mani a coppa sulla fiamma dell'accendino "quando cazzo fai da attore per chi ti guarda?" Sbuffò una nuvoletta di fumo, indicando con un cenno della testa una persona nella via sottostante "Lo vedi, quel vecchio là appoggiato al muro? Starà pensando, 'Ah, sono alla fine della mia vita e ne ho viste tante'… Sai, quei discorsi da vecchi che ti dilaniano i coglioni". Ciondolò la testa di lato, annoiata, quasi li stesse sentendo nella sua testa "Dovrebbe chiedersi invece, 'Cosa ho fatto vedere io agli altri?' Se la risposta è niente, allora, caro mio, avrai visto il mondo, ma sei comunque un fallito". 

Rock la fissò, schiudendo sorpreso le labbra. Si voltò di nuovo a guardare il loro uomo, e notò che aveva appena fermato un'altra persona, probabilmente un suo conoscente, e aveva attaccato discorso. "Ecco!" proruppe di nuovo la rossa "Lo vedi? Gli starà raccontando di quando ha visto la guerra e si è rifugiato sotto casa sua…" il ragazzo scosse la testa. Ogni tanto doveva ripetersi come ci era finito un tipo riflessivo come lui con un'iperattiva del genere.

'Ah, già, questi sicari mi hanno rapito e per la sindrome di Stoccolma sono finito a lavorare con loro'. Sorridendo si accese una terza sigaretta.

"Devo ammettere che le tue idee migliori le tiri fuori in piena notte, eh, Revy." La ragazza lo squadrò con la coda dell'occhio, borbottandogli un 'fanculo' e spegnendo il mozzicone sulla ringhiera "Dovresti ringraziarmi, per come ti sveglio fuori. E poi non mi piace vederti così malinconico, cazzo, mi fai cadere le palle." 

Rock sorrise. "Lo sai come sono fatto… stanotte la tristezza sarà la mia compagna. Non preoccuparti". Tornò a fissare il vecchio appoggiato al muro; l'altra persona se ne era andata, lasciandolo ancora solo e perso nei suoi pensieri.

Revy sbuffò. Entrò in cucina, afferrando un paio di shorts e le cutlass. Rock la vide sparire oltre la soglia, sbattendo la porta, e si ripropose di finire l'ultima sigaretta prima di andare a dormire. Sbadigliò strizzando gli occhi, finché due colpi di pistola in strada non attirarono la sua attenzione. Si abbassò istintivamente sulle ginocchia, e spiò la situazione attraverso le sbarre della ringhiera; purtroppo, pensò sospirando esasperato, era proprio quello che temeva.

Una ben conosciuta ragazza in shorts e maglietta aveva puntato entrambe le cutlass al collo dell'anziano signore, ammutolendo momentaneamente la folla, e gli stava sbraitando dietro. "Muovi quel culo flaccido e levati da qui!" urlò, spingendolo con un calcio fuori dalla visuale del balcone. I lamenti spaventati dell'uomo svanirono poco dopo, inghiottiti da una via secondaria e sovrastati dalle grida di Revy.

Il giapponese si strofinò la faccia con una mano, passando poi ad allentarsi il colletto. Sobbalzò quando, pochi minuti dopo, sentì la porta dell'appartamento aprirsi, e non seppe se essere sollevato o meno quando vide chi l'aveva aperta.

"…Ecco fatto." La ragazza si strofinò le mani "ora sarai meno depresso, uh? …E potremo fumarci una sigaretta in santa pace, senza farmi vedere quel tuo muso lungo".Revy esibì un sorriso a trentadue denti, adocchiando il pacchetto ormai quasi vuoto di Rock che, con un mezzo sorriso, mandò a quel paese la sua razione giornaliera di sigarette, e si voltò, questa volta sereno, verso di lei, l'unica che probabilmente valesse la pena guardare.

  
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