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Autore: Black_Hole_    27/11/2011    2 recensioni
Sin da piccoli ci dicono che quando vediamo una stella cadente attraversare il cielo, abbiamo diritto ad esprimere un desiderio. Un desiderio, che forse, un giorno, diverrà realtà.
Shinsei RomaXfem!Chibitalia, GermaniaXfem!Italia
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ewig zusammen
Per sempre insieme

 
                                                                    
Sin da piccoli ci dicono che quando vediamo una stella cadente attraversare il cielo, abbiamo diritto ad esprimere un desiderio. Un desiderio, che forse, un giorno, diverrà realtà.
 
E ci sono particolari giorni all’anno, in cui il cielo viene attraversato da tante tantissime lacrime dell’universo.
E proprio in una di quelle notti, tanto tempo fa, una bambina non riusciva a chiudere occhio.
Girò la testa, scorgendo lo sprazzo di cielo stellato fuori dalla finestra.
Il signor Roderich non voleva che uscisse la notte. Ma lei voleva tanto uscire, per vedere le stelle cadenti. 
Quei puntini luminosi che si staccavano dal manto nero del cielo e cadevano sulla terra, l’avevano sempre affascinata. Poi il nonno, quando lei e sua sorella erano piccole, le diceva che se esprimevi un desiderio si avverava.
Ma da sola, non poteva uscire. Già. Da sola no. Ma se con lei fosse andato qualcuno magari...
Italia, tenendo premuto il visino contro il cuscino, sorrise.
Cercando di non fare rumore, spostò pian piano il lenzuolo, e si infilò le scarpe.
Afferrò il cuscino e se lo strinse al petto,  uscendo dalla stanza in punta di piedi.
I suoi passi lievi risuonarono appena negli immensi corridoi della grande villa, la camicia da notte che le carezzava le caviglie, il silenzio la avvolgeva.
I corridoi erano completamente bui, ma la piccola Italia non aveva paura. Oramai conosceva la villa a memoria.
Si era ritrovata spesso a vagare per quei corridoi, molte volte anche la notte, perché, terrorizzata dagli incubi, cercava conforto tra le braccia del signor Roderich. Però finiva sempre per essere cacciata dall’austriaco.
Non era cattivo, diceva Italia, semplicemente non amava mostrare il suo affetto.
Allora la piccola andava da Elizabeta. Lei le voleva bene e la coccolava sempre molto.
Però ora, ferma davanti al raffinato portone in legno, non cercava né il signor Roderich né l’amica ungherese.
Tenendo stretto a sè il cuscino con un braccio, poggiò il palmo dell’altra mano sul portone e spinse, socchiudendolo e scorgendo l’interno della stanza, inondata della pallida luce della luna.
Sgusciò dentro,  più silenziosamente possibile.
Pian piano si avvicinò al grande letto a baldacchino, posto in fianco alla finestra e vi si arrampicò sopra. Qualcosa si mosse sotto le coperte.
Italia appoggiò il cuscino e scostò di poco la coperta, rivelando una testolina bionda e il viso di un bambino, di pochi anni più grande di lei, che dormiva placidamente.
“Shinsei Roma... Shinsei Roma...” Il piccolo si mosse sotto le coperte e si voltò dalla parte opposta a quella di Italia. Allora lei cambiò strategia.
Gli si mise a cavalcioni e cominciò a saltellare.
“Shinsei Roma! Shinsei Roma!” Il bimbo sussultò e aprì di colpo gli occhi, ritrovandosi ad una spanna dal viso sorridente di Italia.
Arrossì di colpo, mettendosi seduto e facendo cadere la bimba, che rise allegramente, all’indietro.
“Italia! ma che ci fai qui? E a quest’ora! È notte fonda!” Italia gli sorrise e indicò la finestra.
“Voglio andare in giardino a vedere le stelle cadenti” disse semplicemente. Roma spalancò gli occhi “Eh?” La bambina sbuffò e dopo averlo preso per mano, lo trascinò giù dal letto, fino alla finestra.
“Ma, Italia...” Lei gli fece segno di stare zitto e gli indicò il cielo.
“Sai... c’è un giorno l’anno...anzi due, ma uno è in inverno e fa freddo e il nonno non voleva che uscissi con il freddo...” Roma sospirò “Italia...” Lei sorrise, stringendogli di più la mano e tornando ad osservare il cielo, imitata subito dopo da Roma.
“Si scusa... dicevo che c’è un giorno all’anno, in cui le stelle cadono dal cielo. E il nonno mi diceva sempre che quando se ne vede una cadere, si può esprimere un desiderio. E quel desiderio un giorno si avvererà” Roma si voltò verso la bimba sorridente, che guardava fuori dalla finestra. Era così bello, lo sguardo di speranza e desiderio che aveva negli occhi. E lui non resistette.
“Va bene” Italia si voltò verso il bimbo biondo. Lui le sorrise timidamente “Andiamo. Ma dobbiamo stare attenti” Italia sfoggiò un sorriso a trentadue denti e gli gettò le braccia al collo.
“Grazia Shinsei Roma, Grazie!” Lui sorrise tra i suoi morbidi capelli ramati.
“Andiamo”
Camminarono mano nella mano in silenzio, trattenendo il fiato quando passarono innanzi alla porta di Austria, fino a raggiungere le grandi cucine della villa dove si trovava la porta sul retro.
Uscirono, rabbrividendo appena nella calda notte estiva.
“Vieni, andiamo vicino alla grande quercia”
Italia si sedette a terra e Roma fece lo stesso, stendendosi al suo fianco e guardando il cielo.
“Davvero le vedremo?” Italia annuì.
“Si devi solo stare attento”
Passò qualche minuto ed ecco. Italia fece un saltello e un gridolino entusiasta le uscì dalla bocca. Roma sbuffò.
“Io non l’ho vista...” Lei sorrise e gli si strinse contro, prendendolo per mano.
“Non ti preoccupare, ne vedremo ancora moltissime. E esprimi il desiderio, mi raccomando!” Lui annuì e si voltò verso di lei.
Sorrideva, gli occhi ambrati che risplendevano sotto la luce della luna, i capelli ramati che le incorniciavano il dolce visino.
Roma arrossì. Avrebbe voluto vedere quel sorriso per sempre, ogni singolo giorno della sua vita.
Alzò lo sguardo ed eccola. Una stella cadente, una luminosissima lacrima di universo.
Non perse tempo, non face nemmeno caso ad Italia che esultava al suo fianco, solo le strinse più forte la mano.
 
“Per sempre. Voglio, un giorno, poter rimanere per sempre insieme ad Italia...”
 
“Italia?” La ragazza sobbalzò e si voltò. Dinnanzi a lei stava Germania, con le braccia incrociate sul petto, che la osservava duro, come sempre.
Un sorriso spontaneo si aprì sul volto di Italia.
“Doitsu!” Quello sbuffò.
“Che ci fai qui fuori? Vuoi congelarti? Siamo a tremila metri, nel caso l’avessi dimenticato” Infatti la ragazza tremava, avvolta solo in una coperta e neppure molto pesante. 
“Ma Doitsu! Questa notte ci sono le stelle cadenti!” rispose con ovvietà, come se quello fosse un buon  motivo per andare in ipotermia. Germania scosse la testa.
Tipico di Italia, farsi distrarre dalle cose più banali, non prestando invece attenzione a quelle più importanti.
“Stelle cadenti o no, ti congelerai qua fuori” Lei rabbrividì nuovamente, come a conferma delle parole del tedesco che alzò gli occhi al cielo.
“Non hai intenzione di rientrare vero?” Lei scosse la testa e lui sospirò.
“Uff, aspettami qua” Germania entrò nella tenda uscendone poco dopo con un bel carico di coperte, che posizionò accuratamente tutto attorno ad Italia, quasi chiudendola in un nido di morbido calore.
“Grazie” gli disse lei quando ebbe finito. Germania accennò un sorriso e fece per rientrare nella tenda, ma Italia gli afferrò un lembo della giacca costringendolo a voltarsi verso di lei.
“No dai Doitsu...vieni qui con me! Così mi tieni un po’ più al caldo!” Lui di spalle sorrise. E come poteva dire di no? Non poteva, appunto. L’effetto che quella Ragazza aveva su di lui era devastante.
Germania le si avvicinò e si mise sotto le coperte con lei. Quella immediatamente gli si strinse contro allacciandogli le braccia attorno al torace e strofinando il capo sul suo collo.
Lui rimase rigido come una statua, per poi esalare con un fil di voce un debole “Italia. Hai solo la biancheria addosso,  non è vero?” lei ridacchiò sul suo collo, alzando il viso e incontrando i suoi occhi azzurri e limpidi.
“Lo sai che non mi piace mettermi il pigiama. E poi tu sei così caldo” e detto questo sfidando le leggi della fisica si strinse ancora di più al tedesco, alzando gli occhi al cielo.
Germania prese un respiro profondo e si costrinse a rilassarsi.
E incredibilmente, vi riuscì.
Sentiva il battito regolare del cuore di Italia contro il suo fianco, vedeva il suo viso tranquillo e il suo sorriso spensierato.
Italia era incredibile. Era come una tempesta che scuoteva la quiete del suo essere. Era il sole in una giornata nuvolosa. Era un germoglio verde in un campo arido. Era puro essere. Era vita. La sua vita.
Con lei si sentiva bene, al sicuro. Completo.
Erano due metà della stessa anima, finalmente riunite. Per sempre.
“Doitsu, tu hai mai espresso un desiderio ad una stella cadente?” il ragazzo ci pensò su un attimo.
“Si. Non ricordo quando è stato esattamente, ma si. Deve essere stato molto tempo fa però. Forse quando vivevo ancora con Gilbert” Italia sorrise.
“E cosa hai desiderato?” lui scosse la testa.
“Non ricordo....” L’espressione di Italia si intristì un poco “Che peccato...”
La ragazza gli si strinse contro.
“Doitsu... posso farti una domanda?” Lui si voltò verso Italia. La ragazza piangeva.
“Italia che succede?” lei scosse la testa e si strofinò gli occhi con il dorso della mano.
“Tu... io e te resteremo per sempre insieme, vero?” Un singhiozzo scosse il corpo di Italia.
Germania sospirò e se la strinse contro, arrossendo un poco al contatto con la sua pelle morbida.
“Si Italia...” Quella singhiozzò.
“Perché Doitsu... io ti voglio bene. E quando le persone che mi vogliono bene mi lasciano... sto male, davvero male”
Un tremito scosse Germania. Non poteva sopportare di vedere la dolce e perennemente sorridente Italia in quello stato. Non poteva.
“Italia... io non ti posso lasciare. Il mio cuore non lo sopporterebbe...si spezzerebbe”
La ragazza alzò lo sguardo.
I suoi occhi ambrati, ancora rossi per il pianto, incontrarono quelli azzurri di Germania.
“Davvero?” Lui annuì, e sentì le lacrime pungergli gli occhi. Perché reagiva così? Perché anche solo il pensiero di dover lasciare Italia lo faceva stare male?
“Davvero... io...ti voglio bene” A quelle parole la ragazza sorrise, e gli gettò le braccia al collo, e rotolarono assieme sul prato, ancora avvolti tra le coperte.
Si ritrovarono stesi a pancia in su, l’uno accanto all’altra, le mani intrecciate.
Si guardarono negli occhi e Italia sorrise.
Germania fece lo stesso carezzandogli il viso con una mano.
In quell’istante una stella cadente attraversò il cielo.
“Ah! Doitsu! L’hai vista?” Il ragazzo annuì.
“Bene, allora esprimiamo un desiderio!”
I due ragazzi si strinsero l’uno all’altra, intrecciando gli sguardi, colmi di amore.
 
“Insieme...per sempre”
“Insieme...per sempre”
 
 
 
 
 
 
*****Spazio autrice*****
 
Allora ecco... grazie a tutti quelli che hanno letto questa mia cosina qui:) mi è piaciuto scriverla, e poi l’idea che Italia sia una ragazza dopotutto non è così malvagia:) io me la vedo sul serio, con tutti i capelli arruffati, che cammina a piedi scalzi per la villa di Austria stringendo il cuscino. E poi Roma... Tanto ammore <3 è un tesoro, diciamocelo^^
Allora non so se l’ho fatto capire (non credoXD) ma io in tutte le mie ff gerita abbraccio la teoria che dice che Germania e HRE sono la stessa persona. Perché anche la storia mi da ragioneXD
Spero vi sia piaciuta, sul serio. Se sapeste perché l’ho scritta...diciamo solo che probabilmente non ne valeva la pena. Però è una bella storia e già mi frullava da un po’ nella testa, e ho colto l’occasione:) Grazie a tutti di nuovo^^ un bacione,
Black_Hole_
 
 
 
  
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