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Autore: OceanMind    28/11/2011    3 recensioni
Do you really know what you're living for?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Javier Esposito, Kate Beckett, Kevin Ryan, Lanie Parish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ascolto.

Cerco di inspirare profondamente, seguendo Il ritmico ticchettio dell’orologio da polso. Inspiro. Espiro.

Di nuovo, finché il dolore non sarà terminato, una volta per tutte. Stringo decisa la lama del coltello, sento la carne che si perfora, e un rivolo di sangue scarlatto percorrere il palmo fino a schiantarsi sul pavimento.

Non riuscirò mai a muovermi da sola, non ne avrei la forza. A carponi sul pavimento, afferro con mano tremante il telefono, e pigio il tasto della chiamata rapida. Due squilli, che sembrano interminabili, poi una risposta:

“Pronto” una voce familiare, quasi confortante
.
“Ho bisogno di un favore.” Le mie labbra si muovono da sole, sanno già cosa dire, non c’è alcun bisogno che io dia loro istruzioni.

“Arrivo subito.”  Clic, la chiamata si interrompe, io sono di nuovo sola, a lottare con i miei pensieri, nell’abisso sempre più profondo.

Il mio corpo cade con un tonfo sul pavimento della cucina, ma il dolore fisico non mi crea più disagio. Né piacere.  Ormai non ci provo neanche più, a vivere, credo, non riesco a resistere. Se potessi smettere di respirare lo farei normalmente.

Ho perso.

Solo il trillo del telefono mi riporta per qualche secondo alla realtà; allora con un impeto di forza, che nemmeno io capisco da dove provenga, mi rimetto in piedi barcollando, e ordino alle mie gambe di uscire dalla porta, e scendere i gradini uno alla volta. Appena la luce del sole mi investe, lo vedo, nella macchina nera, che mi sorride debolmente. Mi avvicino, senza neanche proferir parola, e mi accomodo nel sedile del passeggero accanto a lui, chiudendo con un sonoro schiocco la portiera dell’auto.

“Ciao tesoro…” Ci prova, a conversare, ma sa benissimo che non ho alcuna intenzione di aprire bocca. Perciò mi volto, rivolgendo la schiena a lui e lo sguardo fisso fuori dal finestrino. Solo nel momento in cui avvia il motore, sussurro debolmente:

“Ciao papà”.

  
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