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Autore: _Murder_    28/11/2011    2 recensioni
Il tempo d'oro degli ebrei è finito nel 1940. Le leggi antisemitiche e i divieti scendevano dal cielo come soavi fiocchi di neve durante una bufera. [...] Ci era stato tolto il diritto di vivere già da prima che spirassimo realmente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gerard POV:

 

Sono mesi che me ne sto rinchiuso in questa topaia, in cerca della salvezza, in cerca di un traguardo impossibile da raggiungere. Spesso noi esseri limitati non riusciamo a renderci conto della gioia e della fondamentale importanza dei piccoli gesti quotidiani, di ciò che diamo per scontato ma che in realtà risulta indispensabile per trascorrere un quieto vivere. Il susseguirsi delle stagioni. Le foglie che mano a mano vanno morendo e si accasciano lievemente al terreno, il vento che rinfresca le membra quando sta per avvicinarsi l'autunno. O il sole, che diradando le nuvole, si insinua nei nostri corpi, riscaldandoli, quando la bella stagione è alle porte. E mi sembra strano quanto la natura possa rispecchiare la vita degli uomini. Tempi bui, aridi e freddi, contrapposti a tempi felici. Di sicuro questo non era un buon momento per un ebreo come me.

Sento la ragione abbandonare il mio essere: dentro di me soltanto caos e solitudine. Un vuoto che solo l'amore di una persona potrebbe colmare...con le sue carezze, con i battiti del suo cuore e il suo respiro che si fanno faticosi dopo aver fatto l'amore, stringere a me il suo gracile corpo e sentire il solletichio dei suoi capelli sul mio petto...ma è questo che voglio relamente? Ascoltare le ragioni isteriche di una ragazza? Essere travolto delle sue insicurezze sul nostro rapporto e dalla smania di assoluto controllo sulla mia persona? No, non è questo quello che cerco...forse ciò che desidero non è una ragazza. La sicurezza e la voce confortante, il corpo forte di una presenza che riesce a proteggermi da qualsiasi malvagità, questo è quello che fa per me! Le ragazze sono troppo fragili, come me del resto. Gli uomini invece hanno un qualcosa di....

Chi è? Chi è che disturba il mio “placido” pensare? Sento bussare alla porta con una forza tale che mi penso che tra qualche attimo questa cada al suolo con un tonfo sordo. Mi alzo. E' troppo buio per riuscire a vedere le mura disadorne della mia piccola stanza, anche per riuscire a distinguere i tratti di quel poco che mi sta intono. La testa sta per scoppiarmi. Avrei voglia di sapere chi sono veramente, la mia reale identità, cosa cerco dalla mia vita. Non che le prospettive del mio futuro post'ora siano particolarmente floride. Ma sognare fa bene a tutti....solo Dio sa quanto odio queste frasi fatte, ma ora capisco che riflettono la verità.

Com'è possile che siano arrivati. Qui. Dove neanche il sole riuscirebbe a trovarmi, lontano del mondo, ormai troppo distante da quella che poteva essere la mia gioventù. Mi ritrovo faccia a faccia con la cruenta realtà, quella che ormai molti come me e molti prima di me sono stati costretti ad affrontare.

Con movimenti lenti, tipici di una persona che ormai non ha più una speranza e nemmeno più la voglia di vivere, apro la porta. Come immaginavo...mi trovo davati le forze della Gestapo. E senza ulteriori indugi mi consegno a loro. Da quel giorno sarebbe cominciato il mio calvario. D'altronde io ero considerato solo uno sporco ebreo, no?!

Alcuni di loro mi strattonano con violenza verso le scale che conducono all'uscita del bunker sotterraneo, facendomi incespicare nei miei stessi piedi e cadere rovinosamente a terra, quasi andando a sbattere contro il primo di quella serie di gradini che conducevano all'esterno. Forse sarebbe stato meglio picchiare verso quel gradino e morire. Trauma cranico. Molto più rapido di tutte le torture che avrei dovuto sopportare nei mesi a venire. Eppure, ciò non successe.

Mentre esco da quel tugurio, che ormai consideravo una casa, vedo alcuni agenti che perquisiscono il mio alloggio. Cosa sperano di trovare? Là sotto non c'è nulla, se non qualche disegno partorito dalla mia mente stramba, e qualche abbozzo di poesia. Disegnare e scrivere. Le uniche attività che mi permettevano di evadere, di conservare quel poco di senno che restava in me. Quest'esperienza, se così si può chiamare, dopotutto aveva portato qualcosa di buono. Restando chiuso in quel bunker la mia fantasia era spiccata ai massimi storici, cosa di cui andavo molto fiero.

E...riaffioro alla luce, come un verme rimasto intrappolato sottoterra per troppo tempo. L'impatto col sole fa bruciare i miei occhi, così come brucia la mia pelle, relegata al buio per mesi. Vengo malamente caricato su un camion colmo fino all'inverosimile di altri rifugiati che erano stati scovati, come topi dalla propria tana. So che stanno per portaci su un vagone. Uno di quelli per le merci. So che affronteremo lunghi e insostenibili spostamenti su quegli stessi convolgi. E non sono pronto a questo. Non sono pronto alla fame, al freddo, al dolore, agli stenti e alla totale disperazione della perdita definitiva di tutti i miei cari. Perchè io lo so. Noi finiremo tutti uccisi, da bestie e come bestie.

Il tempo d'oro degli ebrei è finito nel 1940. Le leggi antisemitiche e i divienti scendevano dal cielo come soavi fiocchi di neve durante una bufera. Ci erano starti imposti orari d'entrata e d'uscita, non potevamo fare acquisti o studiare se non nei luoghi predestinati solo a noi. Non potevamo frequentare teatri, cinema e nemmeno praticare sport. Non ci era permesso spostarci né con mezzi pubblici, né con auto o chicchessia. E questi sono solo alcuni dei molti impedimenti impostici.

Ci era stato tolto il diritto di vivere già da prima che spirassimo realmente.

  
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