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Autore: Mirini    29/11/2011    2 recensioni
Prudence è una ragazza come tante: non è bellissima e non sa sempre dire la cosa giusta. Delusa da una storia d'amore andata a finire male, non pretende più niente dalla vita, nè da se stessa e intraprende un viaggio studio a Seattle, dove la aspetteranno nuovi incontri, ma soprattutto nuove emozioni. Perchè l'amore può sconvolgere tutti, anche chi meno se lo aspetta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                    CAPITOLO 1


- Lei è la signorina Prudence Wilson?- Dice l’uomo baffuto davanti a me.

- Sì, sono io. – Che minchia di voce!!! Tranquilla Pru, stai solo facendo la più idiota delle figure della tua vita!!!

- Perfetto, ecco il suo documento!- Così dicendo poggia sulla scrivania la carta di identità che avevo perso qualche giorno prima.

- Ma come, non si ricordava dove l’aveva perso?- disse con aria divertita di fronte a me, il briccone. Ma certo che no geniaccio, altrimenti cosa ci farei qui???? Avrei un volo per Seattle tra un paio d’ore, ma è giusto per dire. –Ehm, no – rispondo e facendomi sempre più rossa, e, con finta naturalezza, aggiungo prevedendo le sue domande tanto intelligenti: - Non ho neanche fatto denuncia … Ehm … Veramente non mi ero accorta di averla persa!- Ecco fatto. L’ho detto, ora posso sprofondare con tranquillità sottoterra e non so se è peggio la faccia del tenente baffuto che ho di fronte, come se avesse davanti una cretina, oppure l’accenno di risata mal celata da un colpo di tosse del mio “accompagnatore” dietro di me, un altro simpaticone direi, visto che non mi ha mai degnata della minima considerazione tranne ora ovviamente. Ma dico è mai possibile che non sia mai capitato a nessuno di perdere il documento di identità senza accorgersene??? Un po’ di comprensione!! E’ vero, per la partenza di oggi avrei dovuto controllare prima, ma meglio tardi che mai, mica lo perdo il volo!

Faccio già per infilare l’oggetto ritrovato in borsa, quando il tenente dice: - Se può aspettare un attimo, facciamo un piccolo verbale così lei è libera di andare.-  -Oh,si! Certo!- gli rispondo. E così il tenente baffuto comincia a scrivere.

 Il tempo passa così, in silenzio,e io ho tutto il tempo di osservare l’ufficio di polizia dell’aeroporto, con i poster colorati, i calendari degli anni passati, quadri astratti incomprensibili, anche alla scrivania che ho davanti riesco a riservare poche e rapide occhiate: non sia mai il tipo mi sgama a sbirciare tra le sue scartoffie, anche se non si riuscirebbe comunque a capire molto, con quel disordine!

 Giro un po’ lo sguardo e guardo un po’ la gente fuori la finestra.

 Ho sempre amato osservare le persone senza essere osservata, odio essere osservata. Mi imbarazza in una maniera incredibile, per fortuna non accade quasi mai. Già quando comincio ad aguzzare un po’ lo sguardo ecco che la mia difesa mentale crea una barriera che me lo fa subito distogliere. “Fermati Pru” è come se volesse avvertirmi, da tre anni ormai, mamma mia, già tre. Perché purtroppo va così, se mi perdo nei pensieri va a finire che ripenso a lui, e di nuovo a non dormire, a non mangiare ecc. Non va per niente bene, affatto. Per fortuna la barriera giunge spontaneamente e riesco a non pensarci, tant’è che il mio bel pesuccio l’ho ripreso (sfortunatamente), magari fossi rimasta con quei chili in meno, non ero magrissima, ma almeno più decente rimanevo. Mah, se si muove questo qui magari riesco a non deprimermi sulla mia ciccia … Su, dai, un verbalino ha detto, mica un verbalone.

  –Ecco! – Alleluja. Finalmente il verbale viene stampato, me lo porge e dice: - Ora rileggiamo così mette la firma e può andare.- Bene, lui comincia a leggere ad alta voce:-“Si da atto con data odierna … “- mentre io contemporaneamente leggo sul foglio e … No! Non può averlo scritto!

 –“…. La predetta Wilson Prudence ritira il documento e dichiara di non aver sporto denuncia in quanto non si era ancora accorta di aver smarrito il documento.” Prego, ora può firmare!- E in quel momento la risata dell’individuo dietro a me scoppia fragorosamente mentre io dalla testa ai piedi divento color pomodoro mentre firmo quelle maledette carte. Non può averlo scritto. NON PUO’ AVERLO SCRITTO!!! Non può aver messo a verbale la mia sbadataggine, sigillandola per secoli e secoli! Stendiamo un velo pietoso … Quel che è fatto è fatto! Mi alzo e mi avvio verso la sala di attesa dell’aeroporto con il simpaticone, che evidentemente sa solo ridere oltre che snobbarti. Stavolta non è dietro di me, anzi, desideroso di tornare alla postazione dove ci trovavamo con gli altri studenti, mi precede con tutta la sua altezza.

Si chiama Dan Ramsay. La prima volta che lo conobbi a stento ci parlai, anzi non ci parlai proprio. Mi ricordo ancora qualche mese fa quando controllavo il piano degli esami da finire prima della laurea, inoltre stavo già buttando giù qualche abbozzo della tesi, quindi entro quest’anno avrei finito il tutto. Almeno spero! Ho già 22 anni e non voglio più essere un peso per i miei genitori che per carità non mi hanno mai fatto pesare la retta del college ecc. Sta di fatto che quando andai a parlare con il mio tutor, mi trovai davanti un’ opportunità da non perdere: un viaggio studio a Seattle! Avrei potuto fare lì gli esami e convalidarli una volta tornata alla Columbia, per non parlare del costo che per metà viene finanziato dall’università. Wow … Inutile dire che accettai subito e qualche settimana dopo fui convocata per conoscere meglio i dettagli del soggiorno. Entrata nello studio del prof mi bloccai, c’era già una persona seduta di fronte a lui, feci per uscire ma il prof mi bloccò dicendo: - Signorina Wilson prego! La stavamo giusto aspettando! Prego si sieda!- Mi sedetti velocemente guardando di sbieco il ragazzo che avevo a fianco, ero super curiosa, chissà cosa c’entra questo sconosciuto.

 Il prof cominciò a spiegare alcuni dettagli sulla Washington University, che avrei dovuto frequentare durante i mesi di soggiorno, i dettagli della partenza ecc. – Ovviamente per quanto riguarda gli alloggi abbiamo contattato delle famiglie disposte ad accogliervi durante il vostro soggiorno, nel vostro caso abbiamo trovato una coppia di coniugi residenti non molto lontano l’università, così sarà più comodo spostarvi … - Capivo che qualcosa non quadrava, non pensavo il soggiorno sarebbe stato a coppia, forse avevo capito male. – Mi scusi- lo interruppi -ma questa residenza per chi è? Non mi è molto chiaro.- Francamente non mi importava molto del tizio, figuriamoci se potevo permettermi di pensare a un ragazzo in quel senso, non dopo quello che è successo, ma pensare a un soggiorno lungo mesi da dividere con un ragazzo voleva dire niente chiacchiere, niente pettegolezzi … Insomma non quella confidenza che ti viene a pelle con una ragazza!  Per di più questo qui neanche dava segno di vita, stava lì sulla sedia come se non ci fossi. Ufff …

 - Per entrambi ,signorina, per entrambi! abbiamo effettuato il sorteggio ed è capitata con il signor Ramsay- poi, osservando la mia faccia che non era per niente entusiasta aggiunse: - Non si preoccupi, i coniugi Gifford non hanno figli, saranno lieti di ospitarvi nelle camere degli ospiti.- Sorrisi un po’ più sollevata, almeno due camere separate, ognuno la sua vita insomma, meglio di niente. Mi dispiaceva un sacco però di non essere capitata con Judy, chissà lei con chi era capitata. Con tutti questi pensieri uscii dall’ ufficio del prof con il tizio, Dan, e, voltandomi verso di lui potei vederlo meglio… era alto! Credo che a 1,80 m ci arriva, mi faceva un po’ paura però: aveva i capelli neri, ma neri neri! Con la pelle chiara e gli occhi di color ghiaccio che spiccavano tra le ciglia scure e facevano quasi inquietudine. Brrr…  Ma ciò che mi fece rimanere interdetta era la sua aria di superiorità, sembrava che niente gli importasse, che niente potesse scalfire la sua persona, sembrava volesse dire “lontani da me, mortali insignificanti o subirete le pene dell’inferno!!!!”. Un demone altolocato. Insomma, non ebbi una prima impressione favorevole direi. Comunque sia gli feci un gran sorriso (eravamo compagni di viaggio dopotutto, sarebbe stata una bella esperienza) e tendendogli la mano dissi: – Piacere! Sono Prudence! Anche tu a Seattle eh? Io non vedo l’ora!- Purtroppo riuscii a pronunciare le prime due parole che il tipo mi oltrepassò e se ne andò via, lasciandomi lì, impalata, con la mano tesa a vuoto. Ebbene si, mi aveva completamente snobbata, e da allora parlando con Judy l’ho sempre chiamato snobbone.

Da allora non l’ho più rivisto, oggi, il giorno della partenza, ha dovuto accompagnarmi, sotto suggerimento del prof, per recuperare la carta di identità (senza calcolarmi minimamente) e finalmente ho scoperto che è capace di ridere, il simpaticone. Gli si addice di più questo soprannome.

Arrivati dove stavano gli altri il simpaticone, con mio immenso sollievo, si dilegua, mentre io individuo subito la testa piastrata di Judy e mi siedo accanto a lei. –Finalmente sei arrivata!- mi fa.

-Lo so! Mi hanno dovuto scrivere il verbale ecc!-

-Ah! Che testa che hai però! Mi dispiace sei pure dovuta andare da sola!-

-Magari fossi stata sola! Il prof ha detto al simpaticone di accompagnarmi!-

-Simpaticone?- mi fa lei.

-Simpaticone!- faccio io.

-Vuoi dire lo snobbone!-

-Meglio simpaticone! Sapessi che risate si è fatto! E’ capace di ridere! Chi l’avrebbe mai detto!- 

-Aaaaah! Tutto chiaro! Simpaticone sia! Accompagnami a fumare!-

Giusto per far capire i livelli alti di conversazione che raggiungiamo io e la mia migliore amica.

Uscite fuori, osservo Judy prendere e accendersi la sigaretta, ormai quel gesto mi è diventato così familiare che se fumassi lo saprei ripetere perfettamente. Stavamo lì, tranquille a goderci il sole autunnale e parlare del più e del meno, quando la vedo all’improvviso spalancare gli occhi e farmi segno di voltarmi sussurrandomi: -Ecco Pru! E’ dietro di te! La ragazza in coppia con me! Quella con la sigaretta in mano!- Mi dice con fare concitato. –Jude, c’è almeno una decina di persone che sta fumando qua attorno! Dimmi almeno come è vestita!-

-Giusto! E’ la biondina con la giacca blu!!- mi giro lentamente e la vedo. E in effetti è proprio come me l’ha descritta la mia amica. E’ bella, alta e longilinea, con una cascata di capelli biondi fino alle spalle, un viso perfetto, dagli occhi allungati e dorati, esaltati dal colore della matita nera, indossa un cappottino leggero blu, aperto, che fa intravedere un fisico da paura. Solo in quel momento noto le numerose teste maschili che si girano a guardarla. Solo una parola per descriverla: affascinante.

–Wow! – Dico –Che è bella è bella! Appena la vedi ti viene spontaneo pensare “viva me”! E’ un colpo alla tua autostima!-

-Si Si! – risponde la mia compare –solo non sembra proprio socievole! Mi sa dovrò romperti più spesso del solito!- dice sorridendomi.

-Scherzi!- Rispondo io. –Ci dobbiamo supportare a vicenda con questi compagni che ci hanno assegnato! Tu almeno puoi consolarti con la dolce metà a telefono quando non ci sono io!-

-Sempre se non si arrabbia come al solito! Alla fine non voleva facessi questo viaggio, ma se gli avessi detto una bugia sarebbe stato peggio! Però comunque ce l’ha con me! –

-Ma si prima o poi si calmerà, o ha fiducia oppure deve vedere dove andarsene!- Rispondo io. Sono sempre stata protettiva verso Judy, anche se non ho un briciolo del suo fegato devo dire. E’ una tipa tosta, se non fosse per il suo fidanzato troppo geloso che la fa stare male, povera Jude.

-Speriamo sia davvero una bella esperienza!- Mi fa lei spegnendo la sigaretta.

-Ma si! – Dico io con la faccia beata guardando il cielo.-Ci divertiremo un sacco e staremo bene! Adoro quando non so cosa mi aspetta!-

Lei mi guarda, alza il sopracciglio e mi dice sarcastica: -Certo, specialmente se non sapevi che avrebbero messo a verbale il tuo dormire a occhi aperti! Eccitante! Davvero!-

Scoppio a ridere. –Dettagli.- Dico, scuotendo la testa. E insieme, rientriamo in aeroporto, proprio quando la voce parlante avvisava la nostra partenza.

Si parte, che Dio ce la mandi buona.

 

  
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