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Autore: AnnabelleTheGhost    29/11/2011    1 recensioni
Zoey sta correndo nei tunnel insieme ai suoi amici e ai novizi rossi. Kalona è stato appena risvegliato.
Una storia alternativa rispetto ad Hunted.
Sviluppi mai visti sulla lotta tra il Male e il Bene; tra Zoey e Neferet.
-«Io ti amo, Zoey. Qualunque cosa sia successo. I miei sentimenti non cambieranno!» disse deciso.
«Ti amo anch’io, Erik» gli mormorai. Le nostre labbra si sfiorarono e la presa di Erik divenne più stretta, più possessiva.
Sì, quello era il mio Erik.-
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                         The Raven Goddess
                                                                  
-Fan-fiction based upon "House of Night" Saga-


                                                                                                                    – 2 –
 
Erik mise le mani sulle mie scapole e pian piano la mano destra scese fino al bacino. Le mie braccia erano intorno al suo collo.
Avevo gli occhi chiusi e ricambiavo i baci con egual passione di Erik.
«Erik…» mormorai staccando per un attimo le mie labbra dalle sue.
«Zy…» mormorò lui, usando quel nomignolo che mi piaceva tanto. «Zy… Zy…» continuò a dire, mentre la mano destra si intrufolava sotto la felpa.
Era passato così tanto tempo dalle nostre ultime pomiciate che ne avevo quasi perso il piacere. Era così bello essere tra le sue braccia e sentire i suoi mormorii.
La mano sotto i miei vestiti salì. Il suo tocco fresco sulla mia pelle calda mi fece provare un piccolo brivido di piacere. Sfiorò con la punta delle dite i tatuaggi che avevo sulla schiena con adulazione.
Zy, sei speciale, sembrava dire con quel gesto.
Okay, non ero vanitosa e narcisista ma i suoi complimenti mi facevano piacere.
«Oh, Zoey…» mormorò nuovamente. La mano salì ancora di più e mi sfiorò il seno.
Aspetta un attimo!
Una mano che sale e mi palpa le mie intimità? Il mio nome sussurrato in quel modo?
Oh, merda!
Mi staccai da lui con decisione, tanto che rimase sorpreso. Con gli occhi – i suoi bellissimi occhi azzurri – mi chiedeva cosa diamine stessi facendo.
«Ora che non sono più vergine non crederai che sia una ninfomane!» urlai.
«Zoey, non era quello che pensavo!» ribadì. Il suo tono non era infuriato ma la meraviglia stava diventando qualcos’altro.
«Oh sì che lo pensavi! Ora che Zoey si è fatta Blake perché non scoparsela?» strillai infuriata.
L’azzurro dei suoi occhi divenne ghiaccio e non trasmisero più il dolce calore di sempre.
«Non ti volevo forzare» riprese con il suo tono gelido.
«E quello cos’era? Infilare la mano sotto la mia felpa… Mi sembra tanto urlare sesso
«Non è vero» disse stringendo i denti.
Strinsi le palpebre e lo guardai in cagnesco. «Forse nel tuo universo egocentrico non lo è ma nella vita reale sì!»
Dopo aver detto questo mi allontanai a grandi passi, sperando che non mi seguisse.
Non sentii la sua presa sul mio braccio, né i suoi passi dietro di me. Lo sentii svoltare dal lato contrario.
Continuai a percorrere le gallerie e mi asciugai una lacrima che mi stava rigando la guancia sinistra.
 
 
Stevie Rae dormiva tranquillamente nel letto accanto al mio. Sembrava una innocente bambina addormentata. Le fantasie però si dissolvevano quando si notavano le bende bianche attorno al suo corpo e il ricordo di quei lampi rossastri negli occhi.
Stevie Rae non era più la ragazza di sempre. Era cambiata profondamente ma sapevo che in fondo quella era la mia migliore amica.
La ragazza che riusciva a discutere perfino se i Lucky Charms fossero più buoni dei Conte Chocula, innamorata di Kenny Chesney e con una passione per il country radicata in lei.
Lei era ancora quella ragazza ma sembrava che in quel momento vi fossero due Stevie Rae e non si poteva decidere quale delle due potesse fare la sua comparsa.
Sospirai e mi misi a sedere sul letto.
Tutta l’adrenalina che avevo avuto in corpo stava funzionando come un caffè extra forte e non riuscivo a chiudere occhio. D’altronde, se le mie ciglia si sfioravano appena, la mia testa era invasa da immagini di Kalona e di Raven Mocker che mi balzavano addosso.
Ma il motivo principale per cui non riuscivo a chiudere occhio era Erik. Dea, volevo parlare con lui per fare pace e far tornare tutto come prima e invece avevo rovinato tutto.
No! Lui ha rovinato tutto!, mi urlò una vocina nella mia testa.
Be’ non importava chi era stato ma ciò che era successo.
Prima era così semplice stare con Erik. Lui era premuroso, gentile e un figo da paura ma adesso sembrava solo possessivo e troppo sicuro di sé.
È naturale, mi dissi. Si scoprono i difetti del partner solo dopo qualche mese di fidanzamento. Inizialmente siamo troppo abbagliati dai suoi pregi per notarne i difetti…
Sì, doveva essere così.
Erik si era comportato in quella maniera perché era ancora sconvolto per Blake e cercava di dirmi che sarebbe stato come lui, se lo desideravo. Sarebbe stato qualsiasi cosa desideravo.
Sorrisi, cercando di autoconvincermi.
Senza volerlo, la mia testa si poggiò sul soffice cuscino. Pian piano l’adrenalina scemava e mi ritrovai nel mondo dei sogni prima di potermi opporre.
 
 
Neferet danzava. Il suo lungo vestito color cremisi si muoveva seguendo i suoi movimenti eleganti. Sembrava un fiume in piena, una rosa che sbocciava…
I suoi lunghi capelli rossi fecero un giro di trecentosessanta gradi e ondeggiarono, come un mare in tempesta.
Una risata riecheggiò nell’ampia stanza.
«Mia Regina, nessuna danza umana potrebbe paragonarsi alla tua» disse la profonda voce di Kalona.
Neferet sorrise come un gattino innocente e i suoi occhi verde muschio si assottigliarono in una smorfia di gratitudine.
«Grazie, mio angelo» disse la Somma Sacerdotessa.
Le ali di Kalona ebbero un fremito e le luci che provenivano da un lampadario – cazzarola, sembrava di cristallo! – illuminarono le piume di diversi colori.
Neferet si avvicinò all’angelo caduto. Il vestito continuava a muoversi; sembrava avesse una vita propria. Posò una mano affusolata sul petto nudo di Kalona e volse lo sguardo verso il suo viso perfetto.
«Mio Signore…» mormorò.
Le ali di Kalona si mossero e lui sorrise. «Mia Dea…» disse di rimando.
Le ali corvine circondarono Neferet in qualcosa che somigliava ad un abbraccio, anche se era terribilmente agghiacciante! Prima che i volti dei due fossero coperti dalle ali, vidi le loro labbra toccarsi possessivamente.
Dopo pochi minuti, le ali non strinsero più Neferet.
Questa aveva i capelli più spettinati di prima e il viso le si era colorato di rosso. Rise e si sistemò il vestito. Evidentemente non si erano solo baciati – bleah!
«Mio Signore, ti attendo in camera» biascicò con quel ghigno perverso stampato in viso. Kalona le sorrise e Neferet si allontanò.
Kalona volse la testa. Ora potevo vederlo chiaramente in volto. Cazzarola, quant’era bello!
Sembrava avesse la mia età e il suo fascino mi ammaliava. Sentivo il suo sguardo addosso anche se non ero fisicamente lì.
«A-ya» sussurrò.
Scossi la testa. No, non era possibile!
«A-ya!» ripetè, stavolta con più insistenza. Le sue ali ebbero un fremito. «A-ya, non devi né nasconderti, né temermi. Tu sei stata creata per me…»
Ebbi un fremito e mentre le parole creata per me si diffondevano nella testa come un eco lontano, riaprii gli occhi.
Non riuscivo a spiegarmi perché Kalona mi avesse chiamata A-ya. Sì, mi avesse chiamata. Stava sicuramente parlando con me! A-ya era una donna creata dalle Ghigua (una sorta di Somme Sacerdotesse nelle tribù cherokee) per sconfiggere Kalona.
Dato che ormai era diventato un pericolo per tutte le donne, le Ghigua avevano creato questa fanciulla dalla creta per lui. Ognuna le aveva dato una propria caratteristica – o i capelli, o la bella voce – e per questo la avevano chiamata A-ya, ovvero Io.
Kalona, accecato dalla lussuria, aveva inseguito A-ya fino alle grotte, senza accorgersene. (Essendo un angelo, ovvero creatura del cielo, la sua nemesi era la terra!)
Appena entrati nell grotta, le Ghigua chiusero l’entrata e A-ya tornò ad essere un pezzo di creta che strinse l’angelo caduto in un abbraccio eterno.
Ora Kalona mi aveva chiamata come quella fanciulla, che era stata creata per amarlo.
Perché?
Ormai c’erano troppe domande alle quali non sapevo dare una risposta. Era così snervante!
Ancora scossa dal sogno, mi alzai barcollando e mi diressi verso l’uscita della stanza. Scostai la tenda e solo in quel momento mi resi conto che mi sarei persa! Non conoscevo i tunnel né dove portavano. Con la mia solita fortuna mi sarei trovata dentro il bagno – c’erano i bagni in quei tunnel? Se sì non osavo immaginarmeli!
Un ululante vento freddo mi sfiorò e rabbrividii. Però… se c’era il vento significava che dovevo essere vicino a un’uscita! Forse mi avrebbe fatto bene prendere una boccata d’aria.
Attraversai i tunnel, basandomi sul fatto che più sentivo freddo più dovevo essere vicina all’uscita.
Finalmente arrivai davanti alla grata arrugginita e la spostai. A causa dell’umidità il pavimento era diventato scivoloso. Stavo per scivolare e farmi un male cane, ma una mano mi afferrò.
«Serve aiuto, Sacerdotessa?»
Sorrisi timidamente a Dario – cazzarola, perché doveva assistere alle mie figuracce? – ed uscii.
«Cosa ci fai qua fuori?» gli chiesi.
«Faccio il turno di guardia. Sai, è pericoloso là fuori…»
«Pure troppo» aggiunsi. «Non potresti venire aggredito da un momento all’altro? Non hai paura?»
Rise. «Zoey, sono un Figlio d’Erebo. È il mio compito!»
«Oh già, giusto…». Ecco un’altra figuraccia.
Dario rise, probabilmente dopo aver osservato la mia faccia tingersi di un colore rosso peperone.
«E tu invece perché sei venuta qui?» mi chiese cambiando argomento.
«Incubi…» dissi facendo un cenno vago con la mano.
«Di questi tempi sarebbe strano fare sogni normali…» disse Dario, forse in un tentativo di tranquillizzarmi.
«Già, anche se li preferirei…» mormorai sommessamente.
Un vento gelido mi attraversò e tremai.
«Vuoi una coperta?» mi chiese Dario premurosamente. Non annuii ma Dario prese lo stesso una soffice coperta e me la mise sulle spalle.
«Così va meglio». Lo ringraziai con un sorriso. Aprì una sedia pieghevole, quelle dall’aria terribilmente scomoda che ti lasciano il sedere quadrato, e mi chiese con un cenno del capo se mi andava di sedermi.
Nonostante fosse scomoda, ero stanca e non riuscivo a reggermi in piedi, quindi gli dissi di sì. Mi sedetti accanto a lui, stando bene attenta a non fare scivolare la coperta e così fare un’altra gaffe.
«È incredibile che nessuno si sia accorto di quanto sia malvagio Kalona…» commentò Dario.
«Già, ci avrebbe fatto comodo qualche alleato» risposi.
Annuì. «Almeno siamo una ventina. Non è poco…»
Dando brillante sfoggio della mia ignoranza in matematica, cominciai a contare sulle dita chi eravamo. Io, Stevie Rae, Damien, Jack, Shaunee, Erin, Erik…
Deglutii con forza appena pensai al suo nome.
«C’è qualcosa che non va?» mi chiese, notando il mio cambiamento d’umore. Scossi la testa.
«È il freddo. Mi è entrato fin nelle ossa» mentii. Okay, in realtà non era una vera bugia perché sentivo davvero freddo ma con la coperta addosso non era il primo dei miei problemi in quel momento.

Erik…
«Vuoi un po’ di cioccolata calda?»
Alzai un sopracciglio. Cioccolata calda? A quelle temperature?
Sorrise e mi indicò un thermos poggiato alla base della sua sedia. Sorrisi a disagio.
«Ne vuoi un po’?» ripetè.
Annuii con forza. Adoravo la cioccolata calda! Mi ricordava gli inverni a casa delle mie amiche, le fredde sere nelle baite quando passavamo il Natale in montagna in famiglia (quando ancora il fallito acquisito non era entrato nelle nostre vite…).
Dario mi porse una tazza fumante e fui inebriata dal suo profumo pieno di ricordi e di cioccolata.
Chiusi gli occhi e la mia mente fu invasa da immagini di alte montagne innevate, sciatori che zigzavano sul manto nevoso, giacche e berretti di lana caldi e soffici, il profumo legnoso delle case in montagna…
Bevvi un sorso della cioccolata e cominciai a riscaldarmi.
Riaprii gli occhi ma prima di girarmi verso il Guerriero mi assicurai di leccarmi il labbro superiore per non avere dei baffi fatti di cioccolata sotto il naso. Mi erano bastate le figuracce.
«Grazie» gli dissi con un sorriso.
«Non c’è di che».
Dario era davvero gentile, simpatico e premuroso. Afrodite era davvero fortunata ad averlo, anche se mi chiedevo come lui facesse a sopportarla. Era una stronza odiosa con noi ma forse con Dario diventava tutt’altra persona.
«Come vanno le cose con Afrodite?» chiesi con un sorriso innocente tanto per fare discussione.
«Bene, bene…». Si interruppe un attimo. «… E tu ed Erik?»
Deglutii a disagio. Non avevo voglia di ripensare a lui!
«Zoey!» strillò una voce da fuori e spalancò la porta, facendo entrare un vento intriso di neve e gelo.
«Heath, chiudi la porta!» gli strillai. Avrei dovuto dirgli cosa ci fai qui?, perché non sei a casa?, ma in quel momento stavo solo pensando a quella lingua gelida che era penetrata in un ambiente che stava cominciando a riscaldarsi.
Heath si girò e, quasi a disagio, chiuse la porta. Poi volse nuovamente la testa verso di me. «Sono qui, piccola, puoi dirmi tutto ciò che vuoi» disse Heath con quel suo sorriso da macho, ignorando completamente che lui ed io non eravamo soli lì dentro.
«Heath, che accidenti stai dicendo?» sbottai, posando la cioccolata su un piccolo ripiano accanto a me.
«Mi hai chiesto di venire… ed eccomi qua!» replicò ancora con quel sorriso stampato in volto.
Corrugai la fronte. «Non ti ho chiesto di venire. Ti ho chiesto di chiuderti in casa!»
Il sorriso si spense e mi guardò imbronciato. «Mi hai inviato un messaggio!»
«Non ti ho inviato nessun messaggio!» insistetti.
Mise una tasca nei jeans strappati e ne uscì un cellulare, il suo Nokia vecchio modello che aveva fin dal primo liceo, e me lo sbattè in faccia.
Anche se lo schermo non era molto luminoso, non feci fatica a leggere ciò che c’era scritto.
 
                                                                   VIENI AL VECCHIO SCALO FERROVIARIO. TI DEVO PARLARE URGENTEMENTE!
 
Sobbalzai. «Heath, non ti ho scritto niente del genere!» Poi aggiunsi, esaminando più attentamente il testo: «E non scriverei mai urgentemente. È una parola troppo lunga!».
Non sono Damien!, pensai tra me e me.
Si rimise il cellulare nei pantaloni. «Allora chi è stato a scriverlo?»
Chi è che voleva attirare Heath dove mi trovavo io? Chi ne avrebbe tratto beneficio?
«Kalona» mormorai.
Kalona voleva attrarre qui Heath per farmi cadere in una trappola, per rendermi più vulnerabile.
Era così ovvio…
 
Nota dell’autrice: è passato un po’ di tempo dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo ma finalmente ho scritto il secondo.
Finalmente mi è arrivato Tempted e me lo sto letteralmente divorando!
Perché dico "mi è arrivato"? Non lo potevo trovare tranquillamente in una libreria? Sì, in realtà, ma poi sono successe tante di quelle cose… Be’ è una storia lunga. Comunque in poche parole qualche mese fa (prima dell’estate) ero andata in libreria con mia madre. Era da mesi che aspettavo l’uscita del nuovo capitolo di questa Saga ma quando vado al reparto "Vampiri" (ok, non ha questo nome ma mi piace definirlo così) vedo che non era uscito solo Hunted, ma anche Tempted e Burned!
Inizialmente ero indecisa se prendermi Hunted o il nuovo libro che era uscito della saga del Diario del Vampiro (Strane Creature) ma alla fine ho optato per Hunted.
Dato che alla fine tutto sommato sembra che ci sia il lieto fine con la scomparsa dei cattivi, mi sono messa per un po’ il cuore in pace e non avevo fretta di comprarmi gli altri libri.
Poi su Facebook ho trovato gruppi e pagine che spoileravano il seguito, così la curiosità è  diventata morbosa e un mese fa ho chiesto a mia zia di ordinarmi Tempted. Ci ha messo un mese ad arrivare ma finalmente è tra le mie mani.
È stupendo e più lo leggo più sono curiosa di vederne la fine. Credo di sapere come finisce e proprio per questo voglio leggermelo tutto.
Nelle faccende amorose di Zoey, devo dire che nei primi libri ho sempre adorato Erik. Poi quando nel quarto è subentrato Stark e Zy se n’è innamorata ho pensato "No! Non un altro! Ne hai anche troppi!" ma ora come ora tifo per Stark. Cavolo, quant’è figo! Spero che si metta con Zoey.
Scusate, vi sto annoiando. Be’ ci vediamo al prossimo capitolo di questa fan-fiction oppure mi trovate qui.
  
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