Titolo: Mai e poi mai (o forse sì?)
Personaggi: Rin Okumura, Yukio Okumura, Shiemi Moriyama
Rating: Verde
Parole: 496
Genere: Slice of life, Flashfic, Commedia, Shonen-ai (leggermente ooc)
Note: Storia partecipante alla Exorcist Shipping Table indetta dal forum Meppyland
Dopo un bel po' di auto censura sono riuscita a rientrare nel limite di parole consentito dalla challenge (yeah!) xD
Credo che il contenuto di questa flash-fic sia non solo banale, ma anche ai limiti del demenziale. Pubblico con questa consapevolezza ma, sicché sono leggermente masochista (e terribilmente amante dei cliché) ho semplicemente detto "okay, devo scrivere qualcosa così" detto fatto xD
Mai e poi mai
(O forse sì?)
Shiemi era convinta che intrufolarsi all’interno delle stanze altrui fosse segno di maleducazione e, tanto più, decidere di entrare in caseggiati deserti (motivata soltanto dall’idea di rendere un fazzoletto a Yukio) fosse semplicemente spudorato. Odiava chi si presentava senza avviso: per questo si era ripromessa di non fare mai una cosa così antipatica come piombare in casa altrui senza informare per tempo.
Eppure quel giorno non si era posta troppi problemi nell’aprire le porte del grande dormitorio e avanzare per i corridoi deserti, provando un misto di vergogna e sincera felicità. Era bastato così poco per farle dimenticare quelle visite improvvise che odiava tanto, i clienti del negozio che arrivavano nel cuore della notte o la zia che si presentava in orari indecenti.
Shiemi era semplicemente felice di rivedere i fratelli Okumura, per i quali provava un affetto così particolare al quale non sapeva dare un nome vero e proprio. Con loro si sentiva a suo agio, e questo bastava per farle dire “sì” a un suo “mai”.
Aveva trovato facilmente la loro stanza, cercando di orientarsi in base alla sua precedente visita, e – senza pensarci realmente – aveva aperto la porta, di per se socchiusa, senza bussare.
Il suo “Buonasera” si era interrotto a “buon” per un lasso di tempo sufficiente da far diventare il saluto un “buongiorno”.
Shiemi sentì un moto di calore invadergli il corpo e condensarsi sulle guance, fino a farla avvampare con gli occhi stralunati.
Quello che sicuramente non si sarebbe davvero mai e poi mai aspettata, nonostante l’impudenza dei suoi gesti, era probabilmente quello.
Mai, mai e poi mai.
Rin e Yukio si erano limitati a voltarsi verso di lei molto lentamente, sbiancando ogni secondo di più e interrompendo qualsiasi cosa stessero facendo.
Rin lasciò andare i lembi della cravatta del fratello, il quale, sotto di lui, un gomito puntellato a terra e una mano dietro la nuca del maggiore, aveva un’espressione a metà tra il terrorizzato e l’incredulo.
Sono così vicini, pensò, mentre i suoi neuroni cercavano di ripristinare le funzioni cerebrali.
Cercò di concentrarsi su qualcosa di diverso da loro due, dai loro corpi troppo vicini, dai vestiti spaiati e, pure, dalla vaghissima vocina che le suggeriva che, per quando potesse essere ingenua, non poteva negare l’ovvietà della situazione.
Mai, mai e poi mai.
Balbettò, arrossì, e il sangue confluì troppo velocemente verso la mente, che iniziava a produrre troppe, troppe idee e parole – e non di senso compiuto.
Aprì la bocca di nuovo, osservando un sorriso, non esattamente felice, farsi strada nel volto di Rin.
Erano… erano… no, era un’illusione ottica. Si stava sognando tutto.
Fu solo quando Rin inclinò la testa il necessario per baciare il fratello, che la mente di Shiemi iniziò a produrre nuove sinapsi.
Sentì il sangue ribollire, le gambe cedere.
Chiuse gli occhi e avvertì il suo corpo cadere a terra.«Rin!» Sbottò Yukio, al limite della disperazione.
«Che c’è?!»
«È svenuta!»
«Beh, almeno le potremmo dire che si è sognata tutto»