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Autore: Camelia Jay    30/11/2011    3 recensioni
Sotto un'apparente gentilezza e generosità verso tutti, Nicole Hicks è riuscita a costruirsi una buona reputazione, e sa farsi adorare da tutti.
Poi arriva una persona a far vacillare la sua gloria, Luke, nonché il ragazzo apparentemente innocuo per lei che invece, a quanto pare, è l'unico che riesce a vedere davvero la superbia e la presunzione che si celano dietro la maschera di infinita bontà della ragazza.
Ma dietro quella vita vuota fatta di studio e orgoglio c'è posto per qualche sentimento? Dal Tre:
«Fermati!» gridava l’altra, senza che nessuno la sentisse o facesse caso a lei. «Mettimi giù istantaneamente! Aiuto! Sequestro di persona!» Agitava le gambe disperatamente, ma il fisico ben allenato di Luke gli permetteva di non cedere. [...] Poi, ringhiò, in maniera più simile a un chihuaua iracondo che a una ragazza: «Quanto ti odio!»
«Anch’io spero che possiamo andare d’accordo, Nicole.»

Rating giallo per i capitoli futuri... e non abbiate paura: non mordo ;D
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nove

 
 
 

Ci sono tanti tipi di bellezza quanti sono i modi abituali di cercare la felicità
Charles Baudelaire

 
 
 
 
Il problema principale di Nicole era che non giudicava il libro dalla copertina solamente in senso letterale. Quando si trattava di dare alla frase un senso metaforico, allora ne perdeva la capacità e nella sua mente partivano in un turbinio confusionario le sue prime impressioni.
Forse la vicinanza a Luke le aveva fatto perdere l’esercizio nel fingere, o forse l’arrivo della ragazza dai capelli color gomma da masticare l’aveva sorpresa troppo, ma contro ogni sua volontà mise in mostra la sua smorfia perplessa e contemporaneamente diffidente e disprezzante.
«E non fare quella faccia!» la esortò Bethany «Sono qui per darti una mano! Luke in persona me l’ha chiesto.
«Sì, me l’hai già detto» rispose, la voce monocorde. «Ma non ho bisogno di nessun aiuto. E poi come faccio a sapere che ti ha mandato veramente lui?»
Evidentemente Bethany si attendeva la domanda. Opera di Kendrew, pensò all’immediata Nicole. Infatti la ragazza quasi per lei sconosciuta le rispose a breve: «Ti sei arrabbiata parecchio quando hai visto che eri finita seconda in classifica, quest’anno, eh Nicole Hicks?» le disse, le sopracciglia inarcate, che però non avevano quasi nulla di malizioso o che comunque lasciava intendere cattivi pensieri.
In teoria poteva sbatterle la porta in faccia e girare i tacchi. Ma quella era la prova tangibile che Luke aveva spifferato tutto su di lei, quindi non poteva essere che per lui che Bethany era lì adesso, dinanzi a lei. Ergo, si sarebbe parecchio infastidito se l’avesse mandata via. «Che cosa ti ha chiesto di fare?» Nicole parlava faccia a faccia con lei, ma non la guardava negli occhi. Le sue pupille erano puntate come un mirino sulle sue lunghe ciocche rosa vivaci. I chewing-gum non le erano mai piaciuti e le dava la nausea solo vederli o sentirne l’odore – non che i suoi le avessero mai permesso di masticarne molti, fin da quando era piccola, siccome le volevano inculcare l’idea che quelli e tutto ciò che contenesse zucchero fossero da evitare come la peste nera.
Bethany sorrise, quasi in fibrillazione. «Questa sera Luke ha una sorpresa per te» sorrise a trentadue denti.
Nicole spostò il peso da un piede all’altro, preoccupata per quello che sarebbe avvenuto di lì a poco. «Be’, comunque ora che me l’hai detto non è più una sorpresa.» Oramai era chiaro che la sconosciuta fosse a conoscenza di tutto. Quindi perché tenerle celato il suo vero carattere? Uno sforzo in meno.
Bethany si guardò intorno, all’improvviso un po’ più imbarazzata per la freddezza assoluta di Nicole. «Che dici… mi dai una chance oppure no?»
Nicole indietreggiò di un passo, aprendo la porta ulteriormente. Si scostò lievemente per permettere alla ragazza di passare. «Prego» disse, non col calore che Bethany si era aspettata.
Non appena questa fu entrata e Nicole ebbe chiuso la porta, Bethany constatò che erano sole in casa. All’interno della dimora era certamente più caldo rispetto a fuori. «Bene, Nicky…»
«Preferisco di gran lunga Nicole» ribatté, incrociando le braccia leggermente scocciata.
«Ah.» L’altra si passò una mano tra i capelli. «Tu invece puoi chiamarmi Beth.»
Nicole roteò gli occhi. Non l’avrebbe fatto. Detestava i soprannomi, erano così stupidi! Ogni nome ha un suo significato, sosteneva, un onorevole significato che va rispettato; perché storpiarlo con un diminutivo?
«Dunque» fece Beth, improvvisamente «incominciamo da qui» e diede una pacca con la mano alla grande e spaziosa borsa a tracolla che portava. Solo adesso Nicole la notò. Sembrava stracolma, e non era sicura che ciò che vi era dentro le sarebbe piaciuto.
Indicò il suo contenuto con il dito. «Prima di tutto vorrei sapere che cosa c’è lì dentro.» La sua voce non celava né diffidenza né fastidio, ma per la sua ospite non parve essere un problema. Credo che Luke le abbia raccontato molto più del dovuto.
«Te lo faccio vedere in camera tua, Nicole!» esclamò l’altra con un largo sorriso, incurante del disprezzo che la ragazza stava mostrando nei confronti della situazione.
Non voleva arrivare fino a quel punto, tuttavia Nicole si vide costretta a mostrare all’ospite la strada su per le scale verso la sua stanza. Percorsero i gradini con i passi all’unisono e, non appena varcarono la soglia, Bethany rimase colpita dalla quantità di libri che invadevano la stanza. Ma c’era da aspettarselo, pensò. Si trattava pur sempre di Nicole Hicks. Malgrado ciò, non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta come tutti i visitatori prima di lei – non che Nicole ne avesse avuti molti. Giurò a se stessa che se non avesse immediatamente visto il letto, avrebbe scambiato quel luogo per uno studio, libreria personale o qualcosa di simile.
Nicole osservò Bethany avanzare con passo in certo fino a posare la grande borsa sul suo letto rifatto. Si scrutarono negli occhi per un istante, poi la sua ospite incominciò a tirare fuori ogni ben di dio, e la borsa che man mano si sgonfiava, come sollevata di tutto quel peso che se ne andava. Così, in un crescendo di orrore, Nicole vide comparire davanti ai propri occhi una trousse piena di trucchi – anzi, due! –, un set da manicure, una gonna, un paio di camicette e pochi altri capi di abbigliamento che avevano trovato spazio lì in mezzo. E, infine, ciliegina sulla torta… «Oh, santo cielo» mormorò, mettendosi le mani tra i capelli. «E… quelli?!»
Bethany gliele sventolò davanti. «Scarpe col tacco» le disse.
L’altra sprofondò a sedere sulla sua sedia da scrivania, fissando le scarpe con un tacco non esageratamente alto, ma per lei qualsivoglia tacco lo era.
«Ehi, non so quali sono i tuoi scopi» disse Nicole assumendo un tono quasi autoritario «ma io non mi faccio vestire e truccare da chicchessia!» La sua voce sfiorava lo sgomento. Si stava ribellando a qualcosa di ineluttabile: sapeva perfettamente che alla fine, per quanto avesse insistito, avrebbe fatto tutto ciò che Bethany diceva. Io non ho capito come mai tutte queste persone così, all’improvviso, entrano nella mia vita senza chiedermi il permesso.
Studiò ancora per qualche secondo il rosa shocking dei suoi capelli, prima di dirle che qualsiasi cosa avrebbe voluto fare, avrebbe dovuto utilizzare il bagno. E le mostrò come raggiungerlo.
 

«Così, esattamente! Piano… No, attenzione! Vieni, raggiungimi» la esortava.
«Per te è facile dirlo, sono io che sono su questi maledetti trampoli!» ringhiò Nicole, tentando di muovere un passo in direzione di Bethany.
«Su, cerca di mantenere un po’ di equilibrio. Non hai mai indossato dei tacchi?»
«Ehm… NO!» il suo piede destro si appoggiò male sul pavimento. Ed ecco che Nicole cadeva per terra per la terza volta da quando aveva cominciato a fare pratica insieme alla ragazza dai capelli rosa.
«Su… cerca di stare un po’ più attenta.» La ragazza afferrò la mano di Bethany per potersi rialzare. Era fredda e dalla presa solida. Si domandò perché stesse facendo tutto questo.
Poi si ricordò della scommessa. Oh. Quasi quasi rinunciava.
Ma poi come l’avrebbe presa Luke?
Ma che, scherziamo? Da quando in qua mi interessa di…
«Luke sarebbe fiero dei progressi che stai facendo, ragazza mia!» Quella che doveva essere una battuta di incoraggiamento fece balzare il cuore in gola alla sua interlocutrice. «Be’, che ti prende? Come mai così improvvisamente agitata solo perché ho pronunciato il suo nome?»
Nicole scosse la testa. Scalciando, fece in modo che le scarpe si sfilassero e rimase a piedi nudi sul pavimento freddo e duro. «Be’ perché… perché… io odio quel ragazzo. Sul serio. Lo detesto dal profondo dell’anima.»
Non era suo solito contraddirsi, ma in quel momento lo stava facendo: se lo odiava così tanto, allora avrebbe potuto tranquillamente rinunciare, come aveva pensato di fare poco prima, fregandosene della scommessa. Perché invece no, non era così?
Rifletté e pensò che forse, dopotutto, specialmente dopo quei giorni in cui erano stati praticamente sempre insieme, stava iniziando a provare… un certo affetto, nei suoi confronti. Ma faceva fatica anche ad ammetterlo con se stessa, figuriamoci a confessarlo a qualcuno. «Ascolta…» disse poi, introducendo un nuovo discorso. «Perché non passiamo direttamente alla parte in cui scegliamo il mio vestito? Con i tacchi me la saprò cavare.»
Alla fine, Bethany acconsentì. Ci misero un paio d’ore prima che tutto fosse allestito.
 

Con passo ancora un po’ incerto, Nicole accompagnò la ragazza nel soggiorno, dove questa poté ammirare meglio il capolavoro che aveva eseguito. «Sei perfetta, mia cara Nicole» disse, fiera di sé. «Sei davvero… bellissima.»
Nicole fece un giro su se stessa. Ammise che, a parte i tacchi, non era molto male. Appariva un po’ di più a tutte quelle belle ragazze stereotipate che si vedono nei telefilm e che piacciono tanto a tutti. Benché fosse sempre stata contraria a quel genere di bellezza, e sebbene quest’ultima non le fosse mai interessata molto, si sentiva bene. L’abito era grigio, dal tessuto fine, e nonostante il colore non fosse così allegro, le donava comunque una luce diversa: le ricadeva delicatamente lungo il corpo e le faceva assumere una grazia che nessuno avrebbe immaginato al di sotto della t-shirt larga e della pettinatura scomposta.
Il punto era che, appena qualche giorno prima, ovvero quando ancora non conosceva Luke, non si sarebbe mai sentita bene dentro quegli abiti. Pensava non le appartenesse quel genere di cose. Invece, consapevole che Luke l’avrebbe portata da qualche parte, quella sera, e che sarebbero dovuti stare insieme, quella volta si sentì quasi in dovere con se stessa di andarsene di casa vestita bene e truccata.
Nicole non era una ragazza stupida – e la sua media scolastica lo dimostrava. Tuttavia, nessuno è ferrato in qualcosa che ci è del tutto nuovo: per Nicole, la cosa nuova era quello che stava provando il suo cuore acerbo e indurito dagli anni.
Dieci minuti più tardi Nicole e Bethany erano in viaggio nell’automobile di quest’ultima: a velocità moderata, la prima fu condotta nel centro della città, e quando si fermarono davanti a un edificio con la grossa insegna che indicava palesemente un ristorante, Nicole comprese. Ciò, però, le fece anche venire un nodo alla gola: solitamente erano le coppiette che si davano appuntamenti al ristorante. Comunque sia non volle contestare, perché se non funzionava con Luke, figuriamoci con Bethany, che era stata solamente un tramite, tra i due.
«Il tuo cavaliere ti attende all’interno» proferì Bethany, interrompendo il freddo silenzio che si era innalzato tra le due appena alla partenza.
«Non è il mio cavaliere» precisò l’altra, con una punta d’arroganza.
«Come vuoi. Comunque Luke è dentro. Ti saluto, Nicole. È stato divertente introdurti all’arte del farsi belle» ridacchiò, salutandola mentre lei usciva e si allontanava.
Qualche secondo dopo, l’automobile guidata da quella ragazza con i capelli rosa shocking era svanita dietro il primo incrocio, portando con sé il minimo senso di sicurezza che Nicole era riuscita ad accumulare in precedenza.
Si volse a guardare l’entrata del ristorante. Appariva accogliente, ma non era del tutto sicura di volervi entrare per affrontare una serata insieme a Luke. Tutto, da quel posto, all’abito, alla cena, al trucco, fino a Bethany, portava tutto quanto a qualcosa di ambiguo.
Vide un viso noto.
La persona cui apparteneva uscì dal ristorante, con espressione irritata. Era alta, bionda, e con una faccia da Barbie. E Nicole riconobbe subito Samantha Richardson.
Anche ella riconobbe subito la ragazza. Tanto che non appena i loro sguardi s’incrociarono, Samantha parve farsi ancor più infastidita. Era sola, vestita bene quanto lei e con una borsetta costosa che dondolava lungo il suo fianco. «Nicole Hicks, guarda chi c’è!»
Nicole non era per nulla felice di vederla. Ma aveva la vaga consapevolezza che nemmeno la sua interlocutrice lo fosse particolarmente di vedere lei. Finse il sorriso, ricordando che per lei era ancora l’innocente e brava studentessa che non avrebbe fatto male ad una mosca. «Ciao, Samantha» salutò con finto calore.
«Dove vai, di bello?» le domandò, sapendo già perfettamente la risposta.
«Vado a cena» le rispose l’altra scimmiottandone il tono. Aveva intuito ormai che Samantha non fosse facile da prendere in giro.
«Con Luke Kendrew, non è vero?» incalzò, stringendo il pugno e affondando le unghie nel palmo.
Allora l’aveva visto. Ciò doveva averla irritata non poco, già.
«Mmm… esatto» rispose Nicole, cercando di moderare i toni: non voleva certo che si pensasse che…
«Nicole Hicks» le mormorò Samantha, con un tono austero. «Voglio che mettiamo in chiaro una cosa, se non ti dispiace. Vedi, non vorrei che avessi frainteso qualcosa ma… Luke è mio, siamo d’accordo?»
Nicole corrugò la fronte e alzò un sopracciglio, con sguardo derisorio. «Ah. Allora, se è così tuo, perché sono io che sto andando a cena con lui e non tu?» la canzonò leggermente.
L’altra strinse i denti, trattenendosi dallo saltare addosso a Nicole come aveva tentato di fare una volta a scuola. «Te lo dico io, perché. Preparati, perché ti sto per illuminare: Luke non ha alcun interesse vero e proprio per te, è solo che gli fai pena. Ovvio, lui è un bravo ragazzo, quindi vedendo una piccola sfigata come te che altro poteva fare se non venire in tuo aiuto? Cara, piccola Nicole, ti credevo più intelligente.»
Tuttavia, la ragazza parve rimanere del tutto impassibile alle sue parole. Ciò fece infuriare Samantha. «Con questo ragionamento, allora, anche tutte le volte che aiutava te passandoti gli appunti di matematica e spiegandoteli, era perché gli facevi pena
Spazientita, Samantha chiuse i pugni. «Senti, ragazzina, ti sei mai domandata perché tutte le volte che sei uscita con Luke eravate voi due, da soli?»
Nicole assunse un’espressione perplessa: dove voleva arrivare?
«Te lo dico io: voleva aiutarti senza farlo sapere a nessuno. Questo lo confermi anche tu, non è vero?»
Be’, sì, in effetti lei e Luke avevano agito un po’ in segretezza… ma cosa c’entrava?
«Pensa un po’, gli fai così pena che si vergogna di te. Tanto che ti porta in posti che non frequenta mai nessuno dei suoi amici, pur di non incontrarli insieme a te. Pensa un po’! Questa è la stima che lui ha realmente di te!»
Nicole stette zitta. Le sbadigliò in faccia, come per farle vedere il suo senso di noia. «Le tue parole non mi toccano affatto.»
«Be’… tu fa’ come vuoi, Nicole Hicks. Ma io sono una ragazza molto solidale, perciò ti dico che se mai dovessi capire un giorno che Luke non è il ragazzo che tu credi in realtà, io non ti rinfaccerò che avevo ragione. Anzi, se vuoi, proprio stasera al locale qua vicino do una festa. Sei sempre la benvenuta, lo sai.»
«Grazie, ma il tuo invito non mi interessa per nulla.»
«Come vuoi tu. Ma ricorda che si può cambiare idea nella vita.» E, detto ciò, le voltò le spalle e se ne andò, sparendo mano a mano dal campo visivo di Nicole.
Tsè. Pena, vergogna… Dio, quante baggianate tutte insieme! Sono proprio contenta che se ne sia andata, quella civetta.
Varcò la soglia del ristorante del tutto certa che Samantha avesse torto.
Quasi del tutto certa.
 
 
 

Jade’s place:
finalmente mi degno di venire ad aggiornare S&P! Mi dispiaaaaaace T___T questo capitolo ce l’avevo in progetto da parecchio… è stato un po’ difficile tuttavia per me scriverlo – ma penso si sia visto o.o
Spero che vi sia piaciuto lettrici!! Commentate please ;D un saluto!
JadeCam
PS: ci terrei a sapere che cosa ne pensate della mia raccolta di flashfic, che finora ha ricevuto più attenzioni di quante ne aspettassi ma comunque ci tengo davvero a sapere qualcosa da voi :D Riflessioni di un'adolescente romantica e meditativa.

   
 
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