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Autore: Vengeance of soul    30/11/2011    1 recensioni
Ed eccomi qui, a macinare chilometri con la mia vecchia auto scassata per poterli raggiungere sotto un palco a Long Beach, come una semplice fan, quale sono, e per poi stritolarli e ubriacarci come siamo soliti fare.
Mi mancavano quei quattro ragazzoni.
Genere: Demenziale, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia prima fanfic in questa sezione. Questa storia è nata, come tutte le altre che ho scritto, di notte dato che io e il sonno andiamo d'accordo per lo più di giorno :'D
Cooomunque, sperando che sia di vostro gradimento, ecco qui il primo capitolo. Buona lettura :)



Naturalmente i personaggi non mi appartengono (ovvio, o non sarei qui a scrivere, fossi matta .-.), non scrivo a scopo di lucro e tutto ciò è frutto della mia mente malata



Percorrere chilometri in macchina di notte, è sconveniente per una ragazza, almeno così mi hanno sempre detto i miei familiari. Ma per me è normale routine, da quando non vivo più con i miei genitori sono molto più libera di raggiungere quelle teste calde dei miei migliori amici ovunque essi si trovino, trovandomi spesso, a raggiungerli in nuovi paesi. Non mi interessa molto dei paesi da visitare o dei chilometri macinati, mi interessa più l’adrenalina, il sudore e l’emozione che quei cretini possono darmi, oltre all’orgoglio nei loro confronti.

Credo che a ‘sto punto sia pure doveroso presentarmi. Emily, ventisei anni, italiana di nascita e americana d’adozione,  capelli rossi che fanno invidia a quel gran figo di un Way, occhi verdi che non nascondono, ahimè, un cazzo e amici scalmanati che le hanno fatto prendere le cazziate più grosse della sua vita.
Braccia tatuate dai suoi stessi amici e labret che viene torturato ogni qualvolta s’incazzi.
Ed eccomi qui, a macinare chilometri con la mia vecchia auto scassata per poterli raggiungere sotto un palco a Long Beach, come una semplice fan, quale sono, e per poi stritolarli e ubriacarci come siamo soliti fare.

Mi mancavano quei quattro ragazzoni.

Do’ una veloce occhiata all’orologio, sono le 5.00 del mattino, per fortuna sono ben riposata, o chissà dove minchia potevo trovarmi a quest’ora. Ho chiamato i ragazzi che mi hanno, con la loro solita dolcezza, detto che se per le 10.00 non sono al loro albergo mi vengono a prendere con non si sa cosa e mi ci fanno arrivare a calci in culo.
Che simpatici ragazzi, eh?!

Infilo uno dei cd dei ragazzi nel lettore, dato che ho finito il caffè di cui avevo fatto scorta, credo che sia l’unica opzione rimasta per non farmi venire sonno, partono vecchie canzoni che ho visto scrivere, progettare, nascere nei loro piccoli cervelli bacati, per poi sentire ogni minima traccia registrata in studio, tra birra, cazzeggi e vaffanculo  vari per le tensioni che si possono creare quando si sta mesi chiusi in uno studio di registrazione, in pratica ero l’unica faccia esterna, oltre alle loro fidanzate, che vedessero, e stavamo diventando monotone pure noi.

Li ho visti incidere 5 dischi, uno con più carica degli altri. Crescevano, si miglioravano, imparavano nuove cose, ma credo che nessuno dei quattro precedenti riesca a superare la carica emotiva dell’ultimo.
Nightmare ha quel non so ché, che riesce a far attanagliare lo stomaco ai ragazzi pure mentre suonano natural born killer. Semplicemente perché non lo volevano nemmeno incidere quest’album, non gli sembrava giusto, dicevano che era irrispettoso nei confronti di Jimmy, che lui non sarebbe stato d’accordo, nemmeno che ad incidere le sue tracce ci fosse stato Portnoy, per loro erano le sue tracce e nessuno ci avrebbe mai messo la stessa passione che ci aveva messo lui per scriverle.
Solo su questo mi trovai d’accordo, prima di sfasciargli mezzo studio di registrazione per l’incazzatura che mi fecero prendere.
Conoscevo Jimmy, e sapevo cosa pensasse del lavoro dei suoi amici, non avrebbe mai voluto che buttassero il lavoro di una vita “solo” perché non c’era più lui.
Non li sopportavo più. Stavano diventando degli zombie, che se li avesse visti quel povero coglione di Jimmy, pace all’anima sua tracanna whisky, sarebbe scoppiato a ridere e gli avrebbe intonato a little piece of heaven. Non accenno nemmeno allo stato psicofisico di Syn, quello sembrava in stato vegetativo, non esisteva più, muoveva le mani solo per fumare, accordare la chitarra, suonarla e pisciare. Arrivai pure a picchiarlo, ahimè senza scalfirlo minimamente, dopotutto un tappo di un metro e sessantasette per cinquanta chili, che cazzo doveva fare a una bestia del genere?
Non riuscivo più a sopportarli in quello stato, provai di tutto, andai a parlare pure con Joe e Barbara, i genitori di Jimmy, che confermarono ciò che io pensavo.
Jimmy li voleva attivi, voleva che portassero avanti il loro progetto, lui non li avrebbe mai abbandonati, e questo lo sapevano pure loro, ma erano troppo testardi.

Riuscimmo a convincerli solo dopo vari tentativi, scazzi e vaffanculo.

Ma si convinsero, ed era questo l’importante, si convinsero che dovevano andare avanti, dovevano portare avanti gli Avenged Sevenfold, e con essi il nome di Rev.

Mi riprendo dal tepore dei miei pensieri, rendendomi conto che Long Beach mi appare così vicina, anche se mancano ancora un po’ di chilometri per raggiungerla, la strada è deserta, ci sono solo io, così accelero, ho fretta di arrivare in quella città che ormai ho visto milioni di volte, ma sempre con loro, ho fretta di raggiungerli in albergo e di mettermi a bussare ad ogni loro singola porta per vederli spuntare in mutande, assonnati che mi mandano a quel paese per averli svegliati, ho fretta di ritrovarmi con loro, ecco tutto.
Arrivo in pochissimo tempo, l’idea di accelerare non era poi così pessima, mi ritrovo di fronte al loro solito albergo, speriamo che ci sia Gavin alla reception, se becco gli altri non mi daranno mai le chiavi delle loro stanze.

Entro con le dita incrociate, sperando di trovare quel biondino altezzoso ma a cui, a quanto pare, stavo simpatica.
- Ehi Gav! – quasi urlo nella reception deserta, ma oh, ho avuto un’abnorme botta di culo, non posso non esserne entusiasta.
- Ehm..Emily, giusto?- annuisco e caccio un sorriso, dovuto più alla botta di culo che ho avuto che non alla simpatia che mi fa lui, che a dir la verità mi sta sul cazzo, ma fin quando posso approfittarne, perché non farlo – tieni, qui ci sono le chiavi delle camere dei sevenfold, tutte al terzo piano, buon divertimento –
scoppio a ridere prendendo le quattro chiavi in mano, con annesso portachiavi spaccatesta. – Ah, Gav, prima di rischiare di fare una figura di merda, sono soli i ragazzi, vero? - -hahaha, si tranquilla, sono soli!- ricaccio il sorriso di poco prima e mi fiondo al primo ascensore che trovo libero, pronta a farmi picchiare da quelle quattro teste di cazzo.




Primo capitolo sfornato. Si accettano recensioni positive, critiche, commenti di qualunque genere, pure i pomodori marci XD

Spero che vi sia piaciuta :)


-Emily.

  
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