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Autore: Yuki Delleran    01/12/2011    6 recensioni
Il Magnifico ne ha combinata un'altra delle sue e gli amici gli consigliano di scusarsi con la sua "vittima".
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Say sorry
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: verde
Personaggi: Gilbert Weillschmidt (Prussia), Elizaveta Héderváry (Ungheria)
Pairing: Prussia/Ungheria, più o meno...
Riassunto: Il Magnifico ne ha combinata un'altra delle sue e gli amici gli consigliano di scusarsi con la sua "vittima".
Disclaimer:  Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Minific AU, Gakuen Hetalia-verse, scritta per Masuko con questa immagine come prompt.






Secondo me dovresti scusarti. »
«Che?! »
«Ehm… lo penso anch’io, amigo. »
«Spero che stiate scherzando! È successo tutto per colpa vostra! »
«Sarà anche colpa loro, ma chi ha sbagliato sei tu, bruder. »
«Anche tu mi tradisci in questo modo?! Non esiste più un minimo di onore a questo mondo? »
Niente da fare, ogni protesta era stata inutile, così come sostenere che il Magnifico non si sarebbe mai abbassato a fare una cosa del genere. Gilbert poteva sentire gli sguardi di biasimo degli amici e quello ancor più pericoloso del fratello pesare su di lui come macigni e alla fine si era visto costretto a capitolare. Per questo ora si trovava su quella terrazza dopo che Ludwig aveva dovuto sudare sette camicie per convincere anche Elizaveta ad andarci. A quel punto abbandonare il campo di battaglia sarebbe stato da vigliacchi e questo non poteva permetterlo. Ne sarebbe andato della sua reputazione.
La ragazza teneva lo sguardo rivolto verso il cielo, oltre la rete metallica, e aveva le guance leggermente arrossate, Gilbert non capiva se per l’imbarazzo o l’irritazione e, in ogni caso, non voleva indagare.
«Allora, cosa vuoi? » lo apostrofò bruscamente lei. «Spero che tu abbia un motivo più che valido per aver costretto tuo fratello a farmi venire qui. »
«Certo che ce l’ho! » esclamò Gilbert senza tuttavia riuscire a staccare gli occhi dal pavimento piastrellato.
«Ebbene? »
Elizaveta iniziò a battere ritmicamente un piede a terra, segno che la sua pazienza si stava esaurendo. Se voleva limitare i danni conveniva darsi una mossa.
«D’accordo, d’accordo! Mi dispiace, ok? È stata una stupida idea di Francis e Antonio…»
Lo sguardo dell’ungherese si assottigliò.
«… Ma io non avrei dovuto dare loro retta! » si affrettò ad aggiungere il tedesco. «Era solo una banale scommessa. Loro erano convinti che tra te e Natalia lei avesse la taglia di reggiseno maggiore e mi hanno sfidato a dimostrarlo. »
Sarebbe stata dura per lui dimenticare la scena a cui aveva assistito. La sua sola intenzione era stata quella di introdursi nello spogliatoio femminile e sottrarre la biancheria per fare un confronto. Non avrebbe mai immaginato che vi avrebbe trovato la ragazza intenta a cambiarsi dopo essersi attardata alla lezione di educazione fisica. I fluenti capelli castani che scivolavano sulle spalle sottili, la pelle bianca della schiena, le forme morbide e sinuose del corpo slanciato… Era rimasto imbambolato a fissarla un secondo di troppo e la padellata lo aveva colpito inesorabile, senza dargli il tempo di realizzare che, se per disgrazia avesse trovato la russa, la sua vita sarebbe stata già finita.
Ora Elizaveta lo stava fissando, con le guance più rosse che mai e lo sguardo scintillante, e tutti i suoi sensori interni segnalavano “pericolo!”.
«Guarda che io gliel’avevo detto che era un’idiozia, che non aveva senso fare una cosa del genere. » continuò Gilbert nel tentativo di salvare il salvabile. «“Non dovreste neanche porvi domande simili.” gli avevo detto. “Tanto quella non è una donna!” »
Si rese conto di essersi spinto troppo oltre quando qualcosa passò sibilando accanto al suo orecchio e solo i suoi ottimi riflessi gli permisero di sfuggire alla padellata vendicatrice.
«CHI È CHE NON È UNA DONNA?!? »
Mai eccedere nelle giustificazioni, rifletté Gilbert mentre fuggiva scompostamente per la terrazza. C’era un motivo più che valido se il Magnifico non si scusava mai!
   
 
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