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Autore: KayeJ    01/12/2011    2 recensioni
Luci. Corpi che ballano. E se Lavi e Kanda si incontrassero?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo: quella bizzarra creatura.
Lavi si domandava spesso come riuscisse a creare delle cose così maestose ed imponenti, nella sua piccolezza di fronte a Dio.
Non che Lavi credesse in Dio, sia chiaro: i Bookman non credono a nulla e credono a tutto. Assorbono senza veramente fare parte del tempo.
Eppure sanno perfettamente cosa sia la bellezza: conoscono quella sensazione di elevazione dell’anima, ma non se ne curano. La bellezza è qualcosa di effimero, pertanto non rilevante da un punto di vista storico.
Ma la sensazione che provava ogni volta nell’entrare in un luogo costruito fondamentalmente per la bellezza, poteva percepirla: quella qualità divina per cui in molti luoghi uomini e donne venivano uccisi, si azzuffavano fra loro, per i quali regni cadevano e nuovi ne sorgevano.
La cattedrale gotica nella quale era stato mandato assieme a Bookman quindi, smuoveva qualcosa all’interno della sua anima, e sentiva il proprio Io elevarsi fra le voci angeliche del coro che pregava il vespro. Poteva non comprendere la necessità di pregare, ma non era assolutamente indifferente alle complicate armonie che si diffondevano nell’aria. Incutevano timore e inducevano a guardare in alto per la loro beltà: una sensazione così era proibita per un Bookman, l’idea anche soltanto di lasciarsi avvolgere da tali vapori di assoluto era inconcepibile per loro.
Eppure… Come poter essere indifferenti a ciò?
Chiuse gli occhi, inspirando con lentezza l’odore dolciastro, e vagamente stordente dell’incenso che si innalzava dagli incensieri. La luce aranciata del tramonto filtrava dalle alte vetrate, illuminando il suo viso e accendendo di fiamma i suoi capelli.
Bookman lo richiamò seccamente, vedendo quanto il suo idiota apprendista tardasse ad avvicinarsi a lui.
“Non siamo qui per perdere tempo!” lo apostrofò secco, dandogli uno scappellotto che fece incespicare Lavi.
“Maledetto vecchiaccio” borbottò questi massaggiandosi la testa.
Un altro scappellotto raggiunse la sua nuca. Un altro passo incespicante.
Si riscosse dal torpore che la cattedrale aveva trasmesso alla sua mente: l’ordine li aveva mandati a verificare quanto succedeva da un po’ di tempo nel paese. Di sera, subito dopo che l’ultima campana del vespro aveva suonato, una fitta nebbia avvolgeva tutta la cittadina, impedendo a chiunque si trovasse al suo interno di uscirne, e a chi ne fosse fuori di entrare.
Probabilmente si trattava di un fenomeno legato ad un frammento di Innocence, e dato che la foschia sembrava propagarsi esattamente dall’antica ed imponente cattedrale gotica, quello era il loro punto di partenza.
 
 
 
Kanda era stato mandato verso uno stupido paesino nel nord della Germania. E quello sciocco Finder che lo accompagnava non la smetteva un secondo di parlare, sebbene lui non rispondesse. Komui era corso da lui qualche giorno prima, inviandolo in fretta e furia verso quel dannato paesino, dicendo che un ingente gruppo di Akuma si stava radunando attorno ai confini. “Che.” Rispose all’ennesima frase del petulante Finder, continuando ad ignorarlo poi.
Anche l’idiota si trovava da quelle parti –si ritrovò a pensare. E da quando sei attento ai suoi spostamenti, eh Kanda? Forse che quel bacio dato in una notte confusa e sudata sia rimasto più profondamente dentro di te. Forse che quel bacio mai dato in un cortile, alle prime luci dell’alba, ti abbia lasciato la curiosità del gusto di quelle labbra?  Sfoderò senza esitazione Mugen, puntandola alla gola del Finder. “Dì un’altra parola e ti sgozzò” sentenziò con occhi freddi e taglienti. La voce senza nessuna inflessione rabbiosa o altro. Solo freddo, come quello che faceva condensare l’aria ad ogni respiro. Ma dentro ribolli –oh, sì- non di rabbia, ma di fastidio nei tuoi confronti, nei confronti miei, la tua mente. Perché? Non ti arrabbiare Yuu Kanda. In fondo io sono un prodotto tuo, e penso ciò che tu vuoi. Perché non ringraziarmi dunque, se ti faccio un piacere, rendendoti consapevole di così tante cose?
L’espressione allarmata del Finder fece sì che Kanda abbassasse Mugen, tenendola comunque minacciosamente al fianco, senza rinfoderarla. Il viaggio proseguì senza ulteriori problemi, fino a quando, mentre il sole tramontava, arrivarono nei pressi del paese. Tutto era avvolto da una surreale calma, gli abitanti già rintanati nelle loro case, e le piazze silenziosamente vuote. L’unico suono che giunse alle loro orecchie, fu quello del canto del vespro che si propagava per le stradine deserte. Lavi è così vicino, lo senti Yuu?  Kanda accelerò il passo, all’avvicinarsi al paesino.
 
 
Il colloquio con l’abate si stava rivelando pressoché inutile. Da tre quarti d’ora ormai, continuava a ripetere gli stessi fenomeni descritti dagli altri abitanti del paese, senza per questo aggiungere nulla di nuovo e rilevante per le loro ricerche.
Lavi si distrasse –ah, Lavi!, imperdonabile per un Bookman- nuovamente ascoltando il salmodiare dei monaci al vespro, ormai quasi giunto al termine. La luce filtrava sempre più obliqua dalle vetrate, il giorno giungeva al termine. Lavi, Lavi, Lavi…sono io che ti chiamo. È inutile pensare a lui. Lo sai che non puoi, così come non potevi lasciarti trarre in tentazione quella volta nel cortile, così come non potevi quella notte, così come non puoi ogni volta che vedi qualcosa di bello. Eppure…eppure sai che devi. E questa musica non contribuisce altro che al pensiero e alla meditazione. Lavi, Lavi, Lavi. Un proverbio orientale dice che i bambini di quei paesi spesso, ripetendo mentalmente il proprio nome, cadano in uno stato di trance meditativa. Lavi, Lavi, Lavi. Chi è Lavi? Il Bookman impenetrabile dal mondo, o il ragazzo dai capelli di fiamma, che vive di passioni ardenti? Lavi, Lavi, Lavi. Dovrai decidere un giorno, distinguere. Ciò che vuoi, da ciò che non vuoi. Ciò che sei, da ciò che non sei. Yuu, o non-Yuu? Ti stai ribellando –oh, sì, lo sento- perché sai come sarebbe il non-Yuu. Più duro del negare la tua stessa esistenza, più doloroso del non respirare. Hai annullato te stesso. Ma non riesci ad annullare al tuo cuore Yuu Kanda.
Il colloquio, finalmente finito, permise ai due di allontanarsi dalla cattedrale. Le ultime note del vespro che risuonavano ancora nelle navate, ormai illuminate dalla luce tremolante delle candele. L’aria fresca della notte li avvolse fuori dal pesante portone ligneo, e la tanto famigerata nebbia si presentò ai loro occhi. Avrebbero dunque dovuto soggiornare all’interno della cittadina per quella notte. Lavi alzò l’unico occhio al cielo, ignorando l’occhiataccia riservatagli da Bookman per la sua distrazione. La notte nera si estendeva, avvolgendo ogni cosa in sé.
Senti qualcosa Lavi? Lo sai anche tu, vero?
 
 
Una strana nebbia impediva loro di entrare nella cittadina. Poco male, avrebbero dormito fuori, attendendo gli Akuma avvicinarsi alle case.
Kanda si sedette a terra, Mugen poggiata sulle sue gambe incrociate, ed una mano ad accarezzarne la lama. Sollevò per un attimo gli occhi al cielo: la notte era nera, nemmeno una stella o la luna a rischiararla.
Senti qualcosa Kanda? Lo senti.
 
 
Di nuovo.
Così vicini, eppure divisi.
Solo una notte senza luna ad accomunarli.
Che ironia della sorte! Non potete nemmeno chiudere gli occhi. Non potete sognare.
Quando potrete vedervi alla luce del giorno? Io sono la vostra coscienza, non ho risposte.
Posso solo sperare in una notte di sogno. 






Notes:
Sapere che il mio racconto è apprezzato, non può essere altro che un incentivo per continuare.
Inizialmente non era questo ciò di cui volevo scrivere in questo capitolo.
Ma un'immagine, una musica e la nebbia mi hanno portato a tutto ciò.
N.B: si consiglia di ascoltare questa, per capire cosa cantino i monaci: http://www.youtube.com/watch?v=rYmsjocHajI 
  
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