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Autore: Corinne_Tizy    23/07/2006    10 recensioni
Questa breve storia si svolge in un momento imprecisato della quinta serie di Angel. Improvvisamente Spike si trova ad avere una visita inaspettata. Perchè Buffy è andata a trovarlo? E come reagirà Spike? Leggendo la storia lo scoprirete dato che l'incontro viene visto dai due punti di vista degli interessati, con conseguenti differenze di pensieri.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: William Spike
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Incontri
Incontri


Autrice: Tizy
Periodo di Produzione: Luglio 2006
Disclaimer: appartiene tutto a Joss e Co.
Genere: Storia breve, pensieri di due persone che si incontrano in un momento imprecisato, comunque successivo a Not Fade Away.
Coppie: E chi volevate che fossero?
Rating: Pg 13
Commenti?: Oh si per favore, ditemi che ne pensate.


Lei

Sono nervosa, più che nervosa, sono…non lo so neanche io come sono. Ho il cuore che mi batte forte nel petto, il respiro che mi si mozza nella gola. Sento le mani sudare e le gambe tremare.

Ho affrontato di tutto, sono morta due volte. Ho conosciuto il paradiso e anche l’inferno. Ho vissuto sull’inferno per sette anni. Ho amato, pianto, perduto. Mi sono perduta…e poi ritrovata.

Mi sono sempre sentita sola, incapace di condividere con gli altri quello che avevo dentro…fino ad una notte, in cui…per la prima volta, qualcuno è riuscito ad annientare tutti i muri e le barriere che mi ero costruita intorno.

Lui.

L’ultima volta che l’ho visto, era in un fascio di luce. Tutto attorno a me crollava ma io riuscivo a vedere solo lui. Sapevo cosa mi stava donando, la vita. Quella vita che avevo sempre voluto vivere ma che mi era stata negata dalla mia missione.

E proprio lui, rendeva questo possibile.

Oh lo so che buona parte del merito va all’incantesimo per risvegliare le potenziali. Ma a chi dovevo l’idea che mi era venuta? A lui, e alle sue parole, che sciogliendomi dentro, mi avevano fatto desiderare di non rimanere chiusa nella mia torre d’avorio, di condividere…

Devo tutto a lui.

Gli dissi che lo amavo, ed era vero.

Non me la sono presa quando mi ha risposto che non lo era, in quel momento, lo capivo come mai avevo fatto.

Unendo la mia mano con la sua, sentendo quel fuoco avvolgerle entrambe, avevo compreso…tante cose…

Ma non c’era tempo per spiegarglielo, lui stava morendo, lo sentivo, stava morendo per me, perché io potessi vivere. Il suo ultimo dono, dovevo averne rispetto e così me ne sono andata come mi aveva chiesto, ed ho fatto il possibile affinché il suo dono non andasse perduto.

Poi, ferma davanti al grande cratere in cui si era trasformata la mia odiata città, ho sorriso…sperando che lui potesse vedere quel sorriso e potesse capire che era un ringraziamento. Ero libera, non più la prescelta, potevo finalmente scegliere della mia vita, e lo dovevo a lui. Volevo che sapesse quanto apprezzassi il suo gesto.

Le lacrime potevano venire dopo, sono venute dopo…quando ogni giorno che passava, la sua mancanza al mio fianco diventava sempre più forte. Accadeva nei momenti meno impensati, e mi coglieva di sorpresa, come la lama che mi aveva trafitta nella bocca dell’inferno. E maledizione faceva ugualmente male.

E’ stato allora che ho capito un'altra cosa. Che lo amavo davvero. Non solo per quanto aveva fatto per me, ma per lui stesso, per come era, per chi era. Mi mancavano i suoi ghigni o le sue battutine argute che tante volte mi avevano fatto sorridere anche se non avevo voglia.

Mi dicevo, tornerà, lui tornava sempre…

Ed intanto vivevo la mia nuova vita, assaporavo ogni attimo che mi era stato donato, con la consapevolezza che lo dovevo a lui. E con la speranza che un giorno avrei potuto raccontargli tutto quello che avevo fatto.

Ma lui non è venuto.

Oh, per tornare era tornato, ma non è mai venuto da me. L’ho odiato per questo.

Ma cocciuta come sono, ho deciso che non mi importava, che se lui non veniva, bene, peggio per lui. Io avrei continuato per la mia strada. Lo avrei ignorato come lui ignorava me.

E l’ho fatto, ho vissuto, concedendomi anche cose che adesso mi sembrano solo pazzie, ma che mi hanno aiutata a migliorare a crescere…a diventare un biscotto. Ora so chi sono, e so cosa voglio e finalmente ho il coraggio di andare a prendermelo.

Ed eccomi qua, a Los Angeles.

Cammino per le strade che appartengono alla mia infanzia. E’ qui che sono nata, è qui che è cominciata la mia vita di cacciatrice, ed è qui che deve riprendere il suo corso.

Noto con interesse tutti i cambiamenti. Le rovine di alcuni palazzi, mi fanno comprendere la gravità di quella battaglia a cui non ho partecipato. Probabilmente lui si sarà divertito, conoscendolo so che è così. Ha fatto la sua danza, anche se non con me.

I miei passi si dirigono sicuri verso un palazzo. So che lui abita lì. Angel, passando da Roma prima di andare per la sua strada, mi ha dato tutte le indicazioni.

Angel.

Strano come la vita cambi le persone ed i sentimenti.

Per tanto tempo lui è stato il mio punto di riferimento. La pietra miliare che ha segnato buona parte della mia vita.

Angel era stato per me, quello che io ero per Spike, l’unica cosa certa nella confusione della mia esistenza. Ma ora non è più così. Non so nemmeno io quando la sua immagine ha incominciato a sbiadirsi nel mio cuore. Forse nel momento stesso in cui ammisi che Spike ne aveva un posto.

Piano, lentamente, l’immagine del mio bel vampiro bruno, è stata soppiantata da quella di un vampiro ossigenato.

Sorrido all’idea.

Riguardandomi al passato, mai avrei immaginato che quella sottospecie di buzzurro, vanaglorioso e indisponente, avrebbe potuto rappresentare tanto per me.

Il sorriso mi muore sulle labbra, quando mi trovo davanti alla porta del suo appartamento.

Il nervosismo è tornato e mi passo le mani sudate sui jeans per asciugarle, prima di prendere un profondo respiro e bussare, più violentemente di quanto volessi.

I secondi che precedono l’apertura della porta, si scandiscono dolorosamente ad ogni stretta dello stomaco, mentre attendo in apnea.

Ed infine la porta si apre.

Lui.


Lui


Mi sveglio schioccando la lingua ed inumidendomi le labbra aride. Aspetto ad aprire gli occhi, so che non appena lo farò, verrò colto da una fitta atroce al cervello.

Il risultato di un ennesima sbronza.

E’ così che passo tutte le notti da quando sono tornato corporeo, dopo essere uscito da quel maledetto amuleto. Vado fuori ad uccidere un po’ di roba e poi finisco la nottata in qualche squallido bar di demoni o in uno Strip bar a bere fino a quando i pensieri diventano confusi.

Ho più di centotrenta anni ed ho visto di tutto nella mia vita e non vita. Sono morto due volte, la prima quando Drusilla mi girò, la seconda nella bocca dell’inferno, ma ogni giorno continuo a morire un pochino, anche se adesso, il mio cuore che batte nel torace mi dice che sono vivo.

Yeah! Sono fottutamente vivo.

Ma non un maledetto umano per fortuna.

Quegli stronzi avevano sbagliato a tradurre la profezia. Non era l’umanità ad essere il premio del Campione, ma la vita.

Chi se lo sarebbe immaginato? Di certo non peaches. Sono un fottuto vampiro che ora ha il cuore che batte e può stare al sole e…sorpresa sorpresa…la mia vita eterna è finita nel cesso. Già, addio eterna giovinezza, adesso anche io ho una data di scadenza. Gran bella ricompensa del cazzo!

Beh, perlomeno adesso posso nutrirmi di qualcosa che non sia il sangue, anche se di tanto in tanto una bella tazza me la faccio ancora, giusto per ricordarmi cosa sono. Come se potessi dimenticarlo.

Avevo desiderato l’umanità? Sinceramente non lo so. A parte che mi piaceva l’idea di fregare qualcosa a peaches. Avere finalmente qualcosa che lui voleva e non poteva avere, invece mi ha fregato pure lì, maledetto Angelus.

L’ho saputo dopo, che aveva rinunciato, il pirla. Ed ora mentre mi stiracchio nel letto facendo attenzione a non fare movimenti bruschi, mi chiedo se mai sarei riuscito ad essere il campione della situazione, se avessimo giocato in parità.

Gran bella battaglia, mi sono divertito, comunque. Eh eh…qualcosa alla fine sono riuscito a farla, in barba al grande condottiero. Il drago che lui voleva tanto uccidere, me lo sono accaparrato io, mozzandogli la testa con un colpo netto della mia ascia.

E quando ho ricevuto la ricompensa, ero al settimo cielo. Per due giorni di fila mi sono messo a prendere il sole come una lucertola su un sasso. Il risultato? Beh…mi sono decisamente scottato, parevo un aragosta appena uscita dall’acqua bollente. Ed Angel rideva come un matto accidenti a lui. Ma almeno adesso ho una abbronzatura da urlo.

Ma lentamente, il sole ha perso per me ogni attrattiva, pian pianino sono tornato al mio elemento naturale, la tenebra.

Alzandomi strizzo gli occhi, per evitare la luce che filtra dalle veneziane. E’ pomeriggio inoltrato. Grattandomi la pancia ed i capelli, mi dirigo a passo stanco verso il bagno. Ho urgente bisogno di una doccia, sto puzzando come una capra.

E mentre l’acqua calda mi scende sulle spalle, rilassando i muscoli, mi chiedo perché. Perché non riesco a vivere alla luce del giorno? Perché mi sento a mio agio solo nelle ombre della notte? Perché continuo a fare la vita che facevo prima? Perché non sono andato da lei?

E mentre la schiuma dello shampoo mi finisce negli occhi, facendoli bruciare, so anche le risposte a tutte queste domande.

Non sono andato da lei per tante ragioni, ma soprattutto per una in particolare, paura. Paura di andare lì, vedermela davanti e sentirmi dire che non mi ero sbagliato quando ho detto che non era vero che mi amava.

La favoletta dell’eroe morto poteva valere per gli altri, ma in verità so bene come stavano e stanno ancora le cose. Sono stato e sono un fottuto codardo. Ho preferito ignorare che sapere. Ma non lo ammetterò mai con nessuno, a parte che a con me stesso.

E la ragione per cui continuo a morire ogni giorno e mi rifiuto di vivere nel sole, è che lei non è con me. Lei è stata il mio sole per tanto tempo, illuminando con la sua luce le mie notti buie. Ed anche adesso, quando sento il calore del vero sole sulla mia pelle, avverto la mancanza di quello di lei che mi riscaldava più a fondo.

Uscendo dalla doccia e guardandomi allo specchio…yeah altro regalino… vedo che i miei capelli stanno diventando un po’ lunghi e dovrei anche rischiarirli, ma non me ne frega niente, perché è il volto di lei che vedo riflesso, un volto che appartiene alla mia mente, alla mia memoria, ed al mio cuore che ora batte.

Sono solo, come mai mi sono sentito. Anche Angel se ne è andato, dicendo di voler risolvere una volta per tutte il suo problema con l’anima ballerina. Ma non ci poteva pensare prima, dico io? No…riflettendoci forse è meglio se non lo ha fatto, almeno per un po’ sono potuto stare al fianco di Buffy, al suo posto. Altrimenti col cavolo che ci stavo.

Bravo Angel.

Dannato Angel.

Mi ha scritto una lettera mentre era in viaggio. E’ andato a trovarla! Maledetto, come ha osato andare da lei senza di me? In ogni caso dal tono depresso della sua lettera, sembra che gli abbia dato buca. Bene! Se lo merita quell’idiota. Anche se ora che ci penso, mi chiedo se il suo tono depresso, non fosse dovuto al suo stato cronico, speriamo di no.

In ogni caso mi ha dato una fantastica notizia. Buffy ha mollato di brutto l’immortale che già si vedeva sull’altare con lei. Ero tanto felice di venirlo a sapere, che mi sono messo a fare il mio balletto sexy, urlando al cielo come un matto e finendo alla fine a terra, privo di fiato, già ora mi tocca davvero respirare…ma è stato un momento fantastico.

La scocciatura è quando devo correre dietro a qualche demone. Bollocks. Non pensavo fosse tanto dura farlo, quando hai necessità di respirare. Ora ammiro di più Buffy, per come ha sempre affrontato ogni minaccia che le si è parata di fronte.

E poi c’era quel post scrittum…

Yeah, latino. Grande lingua.

Me lo immagino peaches, che mordicchia la penna, indeciso se scriverlo oppure no. Infine la sua anima dannata, deve aver deciso per lui. Benedetti sensi di colpa. Io ora non ne ho più, chissà perché? Forse aver salvato il mondo per un paio di volte, mi ha messo in pace con l’anima.

O meglio ero in pace, fino a quando non ho letto quelle poche righe.

Buffy ha voluto sapere il tuo indirizzo. Gliel’ho dato? Ho fatto bene?

Hai fatto bene? Non lo so. Una cosa la so di sicuro, da quel momento per me è tornato l’inferno. Uomo, demone, anima, tutto in me si è sentito ardere come nella bocca dell’inferno. Perché è incominciata l’attesa.

Ho perso il conto delle volte che ho pensato al motivo per cui Buffy ha voluto il mio indirizzo. Per mandarmi una cartolina? Naaa…Per sapere dove trovarmi in caso avesse bisogno? Questo è più probabile… Non oso pensare ad altri motivi, ho smesso di sperare da troppo tempo.

Eppure, adesso, è questa la ragione che mi costringe ad andare ad ubriacarmi ogni notte. Per quanto cerchi di non pensarci, non riesco a togliermelo dalla mente.

Un colpo secco alla porta, mi distoglie dai miei pensieri. Maledizione mi sono tagliato nel farmi la barba. Mi asciugo velocemente sia della schiuma che della lieve traccia di sangue sulle mie guance e vado verso la porta per aprire.

Sono nudo, a parte un asciugamano intorno alla vita ma chi se ne frega? Non sono mai stato un tipo pudico, beh magari quando ero William, chiunque sia alla porta, mi prenderà come sono. Così impara a venire a bussare di prima mattina, anche se in realtà, sono le tre e mezza del pomeriggio.

Spalanco la porta un po’ bruscamente, scocciato, e mi blocco.

Lei.


Lei


Lui.

Il fiato mi esce di botto, lasciandomi quasi ansimante per carenza di aria.

Lui è…oddio è abbronzato!

Sapevo già della profezia, Angel mi aveva raccontato tutto, ma un conto era pensarlo, immaginarlo, ed un conto vederlo.

Lui è così….

Oddio, il cervello mi è andato in pappa, non riesco ad avere un pensiero coerente. L’unica cosa che riesco a fare è percorrere il suo corpo con lo sguardo, incredula di averlo davvero qui, davanti a me.

E’ in una forma smagliante, quel minuscolo pezzetto di spugna che cinge i suoi fianchi, non nasconde nulla che già non conoscessi. Solo che adesso la sua pelle è di un caldo color nocciola, e questo maledizione lo rende ancora di più attraente, dato che esalta l’azzurro acceso dei suoi occhi, allargati dalla sorpresa di vedermi. La mia salivazione aumenta.

E la rabbia mi assale.

Me la sento bruciare dentro, all’altezza della bocca dello stomaco.

Perché non sei mai venuto? Vorrei urlargli, mentre lui silenzioso, si fa da parte per farmi entrare.

Ed io entro, superando quella soglia lentamente, mentre cerco di controllarmi e mi guardo attorno nel suo appartamento, per placare quell’inferno che mi brucia dentro.

Carino come posto, ma non ha la stessa atmosfera che aveva la sua vecchia cripta. Dio, ancora non riesco a credere di averla definita confortevole. Era più di questo, aveva stile, carattere, sapeva di lui e l’ho amata e rimpianta per questo.

Invece questo posto è anonimo, come se potesse appartenere ad un qualsiasi sconosciuto. Non vi percepisco la sua presenza, non la sento vissuta, non la sento sua, punto.

Ed allora mi volto e lo guardo.

Lui è fermo, appoggiato contro la porta d’ingresso, che ha chiuso senza che me ne accorgessi.

E la rabbia si scioglie.

Ed arriva la paura.

Perché non mi dice niente? Perché io non gli dico niente?

Possibile che sia arrivata troppo tardi?

Possibile che mi abbia dimenticata, che non mi ami più?

Ed arriva la stilettata nel mio cuore, mentre dubbi sempre più angosciosi, iniziano a popolare la mia mente.

Ed allora ricordo.

Lui una volta è venuto.

Anche se non da solo.

Anche se alla fine è tornato via…senza che potessi vederlo.

E se lo avessi disgustato con la mia relazione con l’immortale?

E se ora mi odia?

Quando Angel è venuto da me, mi ha fatto una delle sue solite ramanzine alla Dawson, tutto sul genere geloso marcio. Mi ha chiesto che diavolo mi passava per la mente per essermi messa con un demone come l’immortale. Gli ho risposto che non erano affari suoi, che era la Mia vita e che ero libera di viverla come volevo. Alla fine sono riuscita a calmarlo solo dicendogli che comunque, quella era una storia finita, prima però ho messo in chiaro che anche fra noi due era definitivamente chiusa.

Avrei voluto chiedergli di Spike, ma ho capito che non era il caso. Sarebbe di nuovo partito in quarta, già aveva fatto storie per darmi il suo indirizzo. Ed ora mi chiedo, cosa abbia pensato Spike della mia ultima relazione. Perché è il suo giudizio, che veramente temo, e se dovesse farmi lui le domande che mi ha fatto Angel, non saprei cosa rispondergli.

La verità è che non so nemmeno io perché è successo.

Ed ora tremo, aspettando che lui dica qualcosa, qualsiasi cosa.

Ma lui non lo fa.

Se ne sta fermo, immobile e si limita a guardarmi, con quei suoi occhi incredibili ed in questo momento insondabili per me.

Ed allora le vedo.

Le sottili rughe attorno ai suoi occhi.

E non riesco a credere ai miei, rendendomi conto che il tempo lo ha segnato.

O forse non è stato il tempo, ma le esperienze che ha vissuto. Esperienze di cui non ho fatto parte.

E questo mi lacera dentro, soprattutto, quando noto due linee più chiare su le sue braccia.

Ed improvvisamente sento come se i mie stesse braccia venissero amputate.

Dio, amore mio, cosa devi aver passato?

I miei occhi si riempiono di lacrime, che però riesco a non versare. Sapevo di Dana e di quello che era successo e me ne sento responsabile, perché sarebbe stato un mio preciso dovere andare di persona a prenderla, invece di mandare quello scemo di Andrew, ma ancora non ero pronta per vederlo.

Oh si, sapevo già che era tornato.

Non chiedetemi come, non lo so neanche io. Ma lo sapevo.

Lo sentivo dentro e sentivo anche dove era. Forse, quando le nostre mani si erano unite, avevano creato un legame fra di noi, chissà. O forse, era solo il mio cuore che vedeva più in là.

Ma ho finto di non saperlo. Ho chiuso gli occhi e la mente, ma soprattutto il cuore.

Ero ferita dalla sua defezione. Il suo non essere tornato da me.

Se non fosse stato per il mio orgoglio ferito, forse lui non avrebbe dovuto sopportare tante sofferenze, ed ora ne divento improvvisamente consapevole e mi pento ancora di più.

Intanto, lui, sempre silenzioso continua a guardarmi, e non mi sfugge quel lampo che attraversa i suoi occhi, vedendo i miei pieni di lacrime, prima di abbassarlo verso terra, ed allora capisco.

Paura.

Lui ha paura. Ha la stessa paura, che gli avevo letto quella notte nella cucina di casa mia, mentre mi diceva che la notte passata insieme a dormire, era stata la più bella della sua esistenza e che ne aveva paura.

Ed il mio cuore si apre, si riscalda, viene allagato da emozioni che adesso so bene cosa sono.

Adesso so la risposta alla tua domanda, amore mio.

E so perché non sei venuto.

Perché la prima mossa toccava a me.

Sono io quella che deve agire adesso.

Mi muovo piano, lentamente verso di lui, fino a sfiorargli le labbra con le mie.

Sento il suo respiro ansimante, ora caldo, entrarmi in bocca, mentre gli dico solo quattro piccole parole, lentamente, scandendole con precisione.

<< Non…è…un…saluto. >>

E poi lo bacio, usando la lingua sia chiaro!

Le parole, le altre, verranno dopo. Ci saranno spiegazioni da dare, dichiarazioni da fare, ma ora conta solo questo.

Conta solo lui.


Lui


Lei.

Lei è qui davanti a me.

Dimentico che ora devo respirare e rimango in apnea, fino a quando la testa prende a girarmi ed allora esitatamente prendo un respiro, lungo e lento e sento i miei polmoni bruciare.

L’attesa è finita.

Riesco a pensare solo a questo, mentre la guardo fissarmi a sua volta.

Si, l’attesa è finita. Ma ora che accadrà, mi chiedo con timore.

Ho visto i suoi occhi allargarsi di sorpresa, mentre mi spogliava con lo sguardo. Non che ci sia molto da spogliare.

Yeah baby! Sono sexy lo so. Mi verrebbe da dirle, con uno dei miei soliti ghigni, ma l’indurimento che noto nel suo sguardo mi blocca. Ed ora che ho fatto?

Forse niente. Forse tutto. Forse le da fastidio il solo fatto che esista ancora.

Ed ancora una volta, il suo atteggiamento mi ferisce, ma cerco di non darlo a vedere.

Mi faccio da parte, senza emettere una parola. La lingua o l’ho ingoiata non appena aperta la porta, o è completamente paralizzata.

Esattamente come il mio cervello.

L’osservo entrare e guardarsi intorno. Lo so questo posto è uno schifo, ma è tutto quello che ho, tutto quello che mi è rimasto…ma ora mi sembra un castello, perché ci sei tu.

Anche se so che sei arrabbiata con me per qualcosa. Anche se so che esiste la forte possibilità, che da un istante ad un altro mi becchi uno dei tuoi bei pugni. In questo momento non me ne importerebbe niente. Lo so che è pazzesco, ma ho sentito la mancanza anche di quelli.

Sono solo un fottuto masochista, ecco cosa sono.

E mentre mi sei passata davanti, non sono riuscito a far a meno di inalare la scia del tuo profumo, che è penetrato come balsamo e veleno nel mio corpo.

Richiudo la porta lentamente, e per un paio di secondi ci poggio sopra la fronte, lasciando andare il respiro, per poi riprenderne un altro velocemente, anche troppo velocemente.

La testa mi gira di nuovo e sono costretto ad appoggiarmi con la schiena alla porta, per non cadere come una pera cotta a terra. Gran bella scena sarebbe, svenire davanti alla cacciatrice. Non posso cadere tanto in basso, non che in alcune occasioni non abbia fatto di peggio, ma ora devo tenere duro. Sollevo orgoglioso la testa.

E intanto la guardo.

Dio, come sei bella, amore mio.

E’ sempre uguale, ma allo stesso tempo diversa. Lo so, lo sento e lo vedo nel linguaggio del suo corpo. C’è una nuova decisione in lei, come se finalmente avesse capito chi è e cosa vuole.

E questo mi terrorizza ancora di più.

Lei si gira e mi guarda, ed allora cerco di chiudermi dentro, di nascondermi in quell’angolino che mi sono creato in quest’ultimo anno. Quell’angolino dove nessuno può raggiungermi, nessuno può farmi male.

Dove però è il mio dolore a regnare sovrano.

Anche questo l’ho imparato da te piccola. Ora capisco perché ti tenevi tutto dentro, perché quello che c’è fuori può essere molto peggio. Ora lo so.

E guardo i tuoi occhi restringersi nei miei, come se stessero cercando di leggermi dentro.

Non posso, non posso permetterti di vedere.

Perché sei qui? Vorrei gridarti.

Perché per l’inferno maledetto sei venuta?

Cos’è che vuoi?

Il tuo zerbino personale?

L’immortale non si faceva calpestare a sufficienza?

O c’è solo la solita apocalisse in agguato, ed hai bisogno di un campione?

Ma la mia bocca rimane serrata, le parole proprio non vogliono uscire, perché chiedere, vuol dire poi avere delle risposte, ed io non so se sarei in grado di accettarle.

Guardo la tua espressione mutare, da rabbiosa a timorosa…e poi…poi attenta…

Si lo so sono cambiato, non sono più lo stesso, nemmeno io mi riconosco più. Sembro la brutta copia di peaches. Maledizione a furia di stare con lui, sono diventato depresso pure io. Senza considerare il fattore anima.

William si è dato da fare nell’ultimo periodo, se continuo di questo passo tornerò presto ad essere il classico sfigato e sognatore che ero nella precedente vita. Maledizione!

Ed ora che diavolo succede? Perché i tuoi occhi si sono riempiti di lacrime?

No, per favore questo no, non me lo fare. Se ti metti a piangere non riuscirò a starti lontano. Andrà a finire che ti prenderò fra le braccia per consolarti e non lo sopporterei.

Perché potresti rifiutarmi.

Rispedirmi indietro.

E stavolta so con certezza, che il mio cuore si fermerebbe in quell’istante, per sempre.

Oppure potresti lasciarti avvolgere nel mio abbraccio, e stringermi a tua volta. Ma non so se sarebbe meglio o peggio. Perché dopo non riuscirei mai più a lasciarti andare.

Maledizione cosa vuoi? Perché continui a guardarmi con quello sguardo pieno di dolore negli occhi e non dici niente?

Poi capisco…le mie braccia, stai guardando le cicatrici.

Non è niente, è passato…vorrei dirti, ma ancora non riesco a spiccicare parola, soprattutto quando tu alzi lo sguardo e mi fissi.

Io non resisto ed abbasso lo sguardo a terra. Non voglio vedere la pietà che certamente ora è dipinta sul tuo volto.

Volevo tante cose da te Buffy, ma la pietà non è mai stata una di queste.

Anche se, devo ammettere…che quando mi hai detto che mi amavi…è stato bello.

Ma ora non ce la faccio più. Non riesco a starti davanti e a non sapere cosa provi.

Vattene via ti prego.

Spostami da una parte e vattene.

Non voglio più sapere perché sei qui. Non voglio sapere cosa vuoi da me.

Ho paura, non lo capisci?

Sono terrorizzato ed in preda al panico.

E ti sento avvicinare.

No, ti prego stai lontana…

Sento la tua mano che si posa sulla mia spalla, ma non mi spinge via, anzi mi tiene, con forza.

Ed il tuo profumo mi assale, allagando le mie narici e puntando diretto al cervello, paralizzandolo.

E poi il tuo respiro.

Lo sento avvicinarsi alla mia bocca, le tue labbra sfiorare le mie.

Che diavolo sta succedendo? Sto sognando? Sono su Candid Camera?Sono vittima forse di un atroce scherzo?

E sento le tue labbra muoversi, sillabando piano qualcosa di cui non odo il suono.

Ed infine si impossessano delle mie, con forza, con passione, con la lingua?!?

Ed ecco che finalmente quelle parole si fanno strada nel mio cervello ormai quasi inservibile, realizzando la cosa per miracolo.

<< Non…è…un…saluto… >>

E partono i fuochi artificiali.

Ho capito cosa vuoi dire, il significato profondo delle tue parole e vorrei piangere perché te ne sei ricordata.

E la gioia che mi allaga e mi fa battere forte il cuore, è indescrivibile.

E maledizione, ora sono felice che batta, se deve battere per te.

Ora avrei tante domande da fare, tante cose da dire, ma chi se ne frega. Aspetteranno.

Perché ora conta una cosa sola.

Che è qui…con me.

Conta solo lei.

Conti solo tu.


Lui e Lei


Spike se ne stava disteso sulla schiena, nel suo letto, mentre passava piano una mano fra i capelli di Buffy, che dormiva sul suo torace.

Era quasi l’alba.

Aveva perso il conto delle volte che si erano amati, dapprima appassionatamente, poi con calma, lentamente, ma sempre senza parlare.

Lui aveva avuto paura di chiedere o anche solo di dire una parola, temendo di rompere quel momento di incanto.

E quando lei si era addormentata stretta a lui, si era limitato a guardarla, a vegliare il suo sonno.

Perché niente al mondo sarebbe riuscito a farlo dormire, ora.

La vista dell’asciugamano che qualche ora prima aveva cinto i suoi fianchi, gettato a terra poco lontano dalla porta, lo fece sorridere.

Buffy, mentre lo baciava, aveva insinuato la sua piccola mano nel nodo che lo tratteneva, prima di slacciarlo e farlo cadere a terra.

E in quel momento lui si era perduto.

Ogni pensiero coerente era scomparso, mentre stringeva a sé la donna che amava e la sollevava portandola verso il letto.

E lei aveva cooperato, sfilandosi velocemente il giacchetto che indossava, mentre le mani di lui già si insinuavano sotto la camicetta.

Ed era stato il paradiso.

Per lui perlomeno.

Ma ora…mentre la guardava dormire serenamente, la sua mente si risvegliava, e con essa anche tutte le domande che avrebbe voluto porle.

E la mente non era la sola cosa che si era svegliata.

Il suo stomaco, brontolò sonoramente, dato che erano passate diverse ore da quando lo aveva nutrito l’ultima volta.

Piano, lentamente, si sciolse dall’abbraccio di Buffy e si mise a sedere sul letto.

Sfregandosi il viso con le mani, si girò per gettare un altro sguardo verso di lei, quasi timoroso di vederla scomparire sotto i suoi occhi.

Sospirando, si alzò lentamente per non far cigolare le molle del vecchio materasso.

Nudo, senza preoccuparsi di recuperare l’asciugamano, si diresse verso l’angolo cottura del suo appartamento.

Doveva mangiare qualcosa, a stomaco pieno sarebbe stato in grado di ragionare meglio.

Dopo aver messo in funzione la macchina del caffé, che si era procurato di recente, dopo aver salvato il culo ad un venditore di elettrodomestici ( a dire il vero lo aveva quasi minacciato perché gliela desse), si diresse silenziosamente verso il frigo.

La ventata di aria fresca che lo investì, lo fece rabbrividire, ma rimase lì fermo come un salame davanti al frigo aperto, senza decidersi cosa tirare fuori.

Ora, era piuttosto rifornito di vari generi alimentari, anche se, nascosta in un angolino, sapeva bene vi era una sacca di sangue.

Era quasi tentato di prenderla, come se avvertisse dentro di sé, il bisogno di bere quel fluido corroborante per affrontare la nuova situazione che si era creata.

Stava quasi per allungare la mano dentro, quando due braccia morbide e calde lo avvolsero alla vita, e sentì il seno di Buffy premere contro la sua schiena nuda.
Pelle contro pelle.

Perché anche lei era nuda.

E di nuovo il suo cervello venne gettato alle ortiche.

Si riscosse solo quando sentì le sue labbra mormorargli qualcosa contro la schiena.

<< Mmm, sei freddo…>>

E allora, si chiese illogicamente, quanto tempo fosse rimasto davanti al frigorifero aperto.

E percepì il freddo che lo permeava.

Ed il meraviglioso calore di lei che lo avvolgeva.


*******************

Buffy stava sognando.

Ma era più che un sogno.

Nel dormiveglia, era completamente consapevole di dove fosse e con chi fosse.

Mugolò piano di piacere, felice di essere di nuovo fra le sue braccia.

Quelle braccia che aveva rimpianto per più di un anno.

Ora erano calde, ma le sensazione che le trasmettevano erano le stesse, che le avevano trasmesso una notte, che per lei, sarebbe sempre rimasta speciale.

Perché in quella notte lei aveva provato per la prima volta, la consapevolezza di non essere da sola. Questo lo aveva capito anche allora, ma solamente adesso ne comprendeva il significato profondo.

Perché lui quella notte non era solo stato con lei, ma era diventato parte di lei, donandole una sicurezza che non aveva mai provato in nessuna delle relazioni che aveva avuto, sia precedentemente che successivamente.

E questo lo aveva reso il solo, così, come lui le aveva detto, che lei era la sola per lui.

Messa in questo modo, non era niente male essere l’unica, la prescelta.

Sorrise di questo, mentre i suoi sensi si svegliavano lentamente, allertati da un aroma di caffé.

Sbattendo piano le palpebre, si rese conto di essere sola nel letto e fece una smorfia di delusione. Un paio di secondi dopo, le sue labbra si stirarono però in un sorriso, vedendolo poco distante.

Si prese del tempo per osservarlo, per gustarsi il suo corpo nudo che in questo momento le voltava le spalle. E mentre gli angoli della bocca si sollevavano, la lingua saettò ad umettarle.

Gran bella cosa da vedere appena svegli, pensò ridacchiando, mentre le tornava il ricordo di lui che si definiva “bello e atletico”.

Oddio e lo era. Oh se lo era…

I capelli un po’ più lunghi sulla nuca, la schiena forte e muscolosa, i glutei pieni e sodi (lo aveva potuto accertare con mano, pensò mordicchiandosi un labbro) le cosce dure e forti….Lui non era solo bello e atletico era….divino.

Non resistendo un secondo di più, si alzò di scatto dal letto e corse a raggiungerlo, infischiandosene della sua stessa nudità. Non era più una ragazzetta pudibonda, ora era una donna…innamorata.

Avvolgendo le braccia attorno alla sua vita, aderì alla schiena di lui, rabbrividì un istante, mentre gli posava un bacio sulla scapola sinistra.

<< Mmm…sei freddo… >> mugolò piano, non infastidita.

Era strano, ma il sentirlo freddo, quasi glielo faceva sentire più vero, più reale.

Il suo Big Bad.

*****************

Spike, ora stava quasi sudando. Ritirando fuori la mano dal frigo, rinunciò senza pensarci all’idea di farsi una tazza di sangue. Quanto stava accadendo, lo colpiva troppo, e la fame gli era passata come per miracolo.

Non era certo la prima volta che lui e Buffy facevano sesso, anche se in effetti era passato molto tempo dall’ultima volta. Beh, prima di quel giorno….Ma mai, lei era stata così al risveglio.

A dire il vero, quando ancora facevano sesso, lei non si era mai permessa di dormire con lui. E quando ci aveva dormito, non avevano fatto sesso. Insomma quella era una situazione completamente nuova e lui non sapeva che pesci pigliare.

Che fare? Che dire?

Buffy è dietro di me, ed è nuda!

La sua mente rimandava solo quel pensiero all’infinito, non riuscendo a pensare ad altro.

Dì qualcosa. Dì qualcosa…cercava di dirsi, tentando di sbloccare il suo cervello paralizzato, e non dal freddo.

<< Umm…ecco…scusa, non volevo svegliarti… >> Si per cominciare va bene…

Buffy ridacchiò per qualcosa, mentre si girava impacciato per affrontarla.

Oddio adesso è peggio!

No, è meglio!

No, è peggio!

Inutile, il suo cervello non voleva cooperare. Vedersela completamente nuda davanti agli occhi, da una parte era una visione, ma dall’altra…

<< Non sei stato tu…è stato l’odore del caffé. >> gli disse lei, ancora ridacchiando, indicando la caraffa ormai piena sulla macchinetta.

Solo allora si rese conto che l’appartamento, era pieno dell’intenso aroma del caffè appena fatto. Ma non ebbe tempo di pensare altro, quando lei lo scostò delicatamente per studiare il contenuto del frigorifero.

<< Che c’è di buono da mangiare? >> stava infatti chiedendo, mentre lui ancora fermo come uno stoccafisso, deglutiva nervosamente.

Poteva solo starla a guardare, mentre si piegava sul frigorifero e tirava fuori alcune delle pietanze che vi erano dentro, lanciando dei gridolini qualora trovava qualcosa di suo gradimento.

I biondi capelli che lasciati sciolti sfioravano le spalle, la schiena ben modellata e la vita stretta. I glutei rosei e pieni, le gambe lisce e tornite, ed i suoi seni che sobbalzavano ogni volta che lei faceva un saltello, avendo trovato una prelibatezza.

Era…non c’erano parole per descriverla…

***************

Quando Spike le aveva detto che gli dispiaceva di averla svegliata, Buffy si sentì attraversare da un brivido. Quella era la prima volta che sentiva la sua voce, da quando era arrivata al suo appartamento. A dire il vero, era più di un anno che non la sentiva ed ora, piccole onde di pelle d’oca, le attraversavano la pelle.

Non ricordava fosse tanto profonda e rauca. Un secondo dopo però, vedendolo girarsi e guardarla, le venne da ridere.

Non ci poteva credere, Spike stava arrossendo, mentre i suoi occhi, saettavano dalla punta della sua testa a terra, e viceversa. Incredibile, era imbarazzato per la sua nudità.

Mentre un sorrisino perfido le spuntava sulle labbra, ridacchiò ancora, mentre decideva di mettere su uno spettacolino per lui. Scostandolo appena, si chinò verso il frigorifero.

<< Che c’è di buono da mangiare? >> disse con voce squillante, ben consapevole dei suoi occhi che le percorrevano il corpo. Era troppo divertente stuzzicarlo.

C’era stato un tempo in cui lui aveva fatto qualcosa di simile con lei, ed ora era felice di potergli rendere la pariglia.

Sentiva il suo sguardo bruciare su di sé, accarezzarle la pelle, riscaldarle lo stomaco.

Cercando di far finta di non essere turbata, si avviò verso il tavolo con il suo bottino trafugato dal frigo. Posando tutto sulla tavola, si rivolse poi verso gli armadietti. Allungandosi sulle punta dei piedi, raggiunse due tazze e le prese, ben sapendo quale spettacolo stava dando.

Una veloce occhiata da sopra la spalla, la fece ghignare, nel vedere la sua espressione imbambolata.

Era fantastico.

Per tanti motivi, ma soprattutto per uno.

Per la prima volta nella sua vita, Spike era senza parole, chiaramente confuso ed completamente ignaro di cosa stesse succedendo, mentre lei…lei finalmente sapeva tutto.

Allungandogli una tazza di caffè, che lui prese tremando, sogghignò ancora, mentre con estrema calma si sedeva su una sedia attorno al tavolo, afferrando e prendendo a mordicchiare un biscotto.

Represse un'altra risata, quando lui si lasciò cadere con forza, seduto di fronte a lei, su un'altra sedia.

La situazione aveva un che di inreale, loro due, seduti quasi composti attorno ad un tavolo, ma completamente nudi.

Quando lo vide aprire la bocca, come per dire qualcosa lo anticipò.

<< Ora si mangia, poi, potrai raccontarmi di quella cripta con lo steccato di legno bianco… >> gli disse sorridendo tranquilla, come se avesse detto una sciocchezza qualunque.

Sogghignò vedendolo boccheggiare come un pesce rosso, per poi illuminarsi come un albero di natale.

La nostra storia comincia adesso, amore.

****************

Glielo stava facendo apposta, ne era sicuro. Lo stava stuzzicando, con tutte quelle mossettine e quei saltelli, che gli stavano facendo sciogliere il sangue nelle vene e risvegliare parti di sé di cui non si era mai accorto.

Il respiro era diventato un problema, ma quando lei si stese per prendere le tazze, si bloccò letteralmente nella gola, vedendo la sua minuta figura, allungarsi, sollevando il seno e indurendo i glutei.

Oddio Buffy, ti rendi conto di cosa mi stai facendo?

Tu mi vuoi morto, baby.

Il cuore stava correndo a precipizio, mentre prendeva tremante la tazza di caffè che lei gli porgeva.

Sto per avere un infarto.

Gran bel modo di morire, però!

Vederla mettersi a sedere tutta tranquilla, non placò neppure un secondo i suoi convulsi battiti. Sentiva le gambe come di gelatina, non gli restava che sedersi a sua volta a meno che non volesse cadere a terra stecchito.

Cadde sulla sedia, quasi con un tonfo.

Ma che ha da ridere?

Che diavolo sta succedendo?

Qualcuno me lo dica per favore…

Inutile, non riusciva a capire. Tutta quella situazione era incredibile. Mai avrebbe pensato di potersene stare seduto lì, nudo, con Buffy, nuda, davanti a sé, bevendo del caffè, come se tutto fosse normale.

Aprì la bocca per poter finalmente chiedere quelle risposte al milione di domande che gli popolavano il cervello, ma lei lo anticipò.

<< Ora si mangia, poi, potrai raccontarmi di quella cripta con lo steccato di legno bianco… >>

Lui rimase senza fiato, prese a boccheggiare ansimando, mentre tutte le domande che si era posto, scomparivano completamente.

La sua speranza…quella speranza che aveva creduto perduta, e che si era invece nascosta in un angolino del suo cuore, uscì fuori prepotentemente.

Poteva quasi leggerle i suoi pensieri nel suo sguardo.

La nostra storia comincia adesso, amore. Gli dicevano i suoi occhi.

E tutto prese a brillare.

Il suo sole era tornato.

Ora poteva viverci.

Con lei.

Si, amore…


Fine…O inizio?




























































  
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