Destino
incombente
Il rombo di un
tuono suonò debole e cupo, segno che il
temporale che aveva imperversato quella notte stava ormai abbandonando
il cielo
sopra la foresta. Gli aghi dei sempreverdi grondavano di gocce di
pioggia
cristalline, che una dopo l’altra cadevano nel sottobosco
ormai morente. L’erba
stava marcendo per lasciare posto alla sola terra fredda e umida,
mentre il
muschio ingrigiva.
Gli animali
migravano verso sud, o si preparavano ad
affrontare l’autunno, che quell’anno sembrava
promettere una bella gelata: da
due settimane pioveva ormai ininterrottamente e il freddo si faceva
sentire,
mentre le giornate si accorciavano.
Quella mattina
finalmente la pioggia concesse una tregua e il
cielo schiariva in lontananza, ma il sole non si sarebbe mai fatto
vedere. Le
dense nubi grigie infatti lasciavano filtrare solo qualche timido
raggio, che
tuttavia non scaldava abbastanza da mitigare quello strano periodo che
intercorre
tra la fine dell’estate e l’inizio della stagione
fredda.
Quanto tempo era
passato?
Nemmeno Izayoi
lo sapeva, ma se lo domandava spesso mentre
preparava le sue cose per il viaggio imminente. I suoi kimono giacevano
piegati
con cura davanti a lei, ormai tutta la stanza era quasi completamente
vuota. A
causa del brutto tempo, aveva dovuto passare le ore vuote a liberare la
sua
stanza. Ore rubate alle ultime possibilità che aveva di
stare insieme al suo
compagno.
Ne era passato
di tempo, eppure sembrava essere volato.
L’estate era trascorsa, l’estate più
breve, la più bella dell’intera vita della
principessa, che d’improvviso si trovò persa
nell’osservare fuori dalla porta
scorrevole, spalancata sul bosco. Proprio fra quegli alberi, solo
qualche mese
prima, era comparso colui che inizialmente aveva considerato il suo
assassino,
ma che ora era diventato ciò che per lei era più
importante.
L’uomo,
il demone che amava più di ogni altra cosa.
Izayoi scosse la
testa, turbata. Presto avrebbe cambiato
vita, e nonostante lei non lo desiderasse non poteva contraddire il
padre, già
abbastanza provato da tutto ciò che era successo negli
ultimi tempi. Non voleva
fargli ulteriormente del male.
Questo pensava
la principessa, ma subito dopo si trovò a
pensare ad un’altra vita, una vita felice accanto a Inu no
Taisho. A volte si
immaginava mentre aspettava il ritorno del suo compagno
dall’ennesima
battaglia, mentre fra le braccia teneva ciò che il loro
amore le aveva donato.
Inuyasha…
Come in risposta
a quei pensieri, il cucciolo dentro di lei
si mosse, facendole il solletico. Izayoi sorrise. Forse si stava
mettendo un
po’ più comodo. Così la principessa
posò alcuni kimono piegati accanto ad
un’altra pila di vestiti, e appoggiò la mano sul
suo pancione.
Era incredibile
quanto il cucciolo fosse cresciuto: fino al
mese prima Izayoi indossava ancora tranquillamente i suoi soliti
kimono,
nonostante li allacciasse con qualche fatica, ma da un mese a quella
parte la
sua pancia era diventata ogni giorno più rotonda, mentre il
piccolo si faceva
sentire sempre di più.
Anche adesso il
bambino non si stava risparmiando, dandole
piccoli calci all’altezza delle costole. Izayoi si
lasciò sfuggire una risata.
Moriva dalla voglia di vedere suo figlio, ormai mancavano solo poco
meno di tre
mesi.
“Signorina
Izayoi, tutto bene?”
La principessa
smise di ridere e si volse verso la figura
comparsa sulla porta. “Certo, dolce Tomoko”
rispose, “non sono mai stata
meglio”.
La vecchia balia
le si sedette accanto, aiutandola a
sistemare le sue cose. “Quindi…siete contenta di
andare in sposa a Takemaru?”
Il volto della
fanciulla si rabbuiò, solo per qualche
istante, poi il velo di tristezza venne sostituito da un tenero
sorriso.
“Finché Taisho sarà al mio fianco, non
ho paura del mio destino”.
L’anziana
donna sospirò. “Quant’è bello
l’amore! Non vi ho
mai vista bella come in questi ultimi mesi, principessa”.
Izayoi
scoppiò a ridere, di una risata innocente e
cristallina. “Tu sei troppo gentile con me, mia dolce balia!
Non vedi come sono
ingrassata?”
“Ciò
che avete in grembo vi fa solo diventare ogni giorno più
incantevole, credetemi” disse Tomoko, in assoluta
sincerità.
La principessa
si asciugò una lacrima di commozione.
“Grazie…!” esclamò, e
abbracciò la donna con infinito calore.
Poi la balia si
ricordò del compito assegnatole dal padrone.
“Signorina Izayoi, avete voglia di fare una passeggiata?
Fuori stranamente non
piove e se vi coprite un po’ potremmo arrivare al villaggio e
comprarvi un
kimono nuovo per l’imminente viaggio”.
Il viso della
fanciulla si illuminò. “Certo che mi va! Ho
proprio voglia di muovermi un po’, il piccolo oggi
è molto agitato, ho bisogno
di distrarmi”. Detto questo si alzò, con
l’aiuto di Tomoko, e indossò un kimono
largo e caldo.
La vecchia
balia, mentre allacciava l’obi alla principessa,
pensò a Mamoru. Si sarebbe incontrato con il Grande Demone
Cane per discutere
sulla situazione di Izayoi, ma per farlo la principessa doveva essere
allontanata. L’ultima cosa di cui la giovane aveva bisogno
nella sua situazione
era proprio l’ansia, quindi volentieri Tomoko avrebbe badato
a lei per due o
tre ore.
“E’
troppo stretto, principessa?”
“No”
rispose dolcemente Izayoi. “E’ perfetto.
Andiamo?”
“Sì”
rispose subito la balia, prendendola a braccetto.
“Vedrete mia signora, compreremo il kimono più
bello che abbiate mai avuto!”
***
Il demone
correva nella foresta, rapido e silenzioso. I suoi
passi leggeri erano ancor più attutiti dal terreno morbido e
umido del
sottobosco, mentre l’acqua imprigionata fra gli aghi bagnava
le vesti e i capelli
argentei.
Inu no Taisho
ormai conosceva a memoria quella strada: i suoi
occhi infatti non erano concentrati sul cammino, che ormai poteva
percorrere ad
occhi chiusi, quanto piuttosto sulla piccola perla nera che teneva fra
le dita.
Hosenki l’aveva fabbricata per lui, e il daiyokai sapeva
quale fosse la sua
funzione.
Perché
Hosenki aveva terminato di fabbricare la sfera proprio
in quel periodo? Possibile che fosse un segno del destino?
No, doveva
essere solo un caso. Tutto ciò non poteva avere a
che fare con la nascita di suo figlio.
Taisho nascose
quindi la perla fra le pieghe dell’obi e
accelerò l’andatura, mentre si concentrava sugli
odori intorno a sé. Il profumo
dei funghi, che spuntavano dal terreno umido, si mescolava
all’intenso odore
delle cortecce degli alberi fradici. Da nord proveniva un fresco
venticello:
sulle montagne lontane doveva aver nevicato parecchio.
Tuttavia tutti
questi odori non coprivano ciò che lui
cercava: un profumo fresco e delicato di fiori di primavera, come una
rosa appena
sbocciata. Era la sua Izayoi che si allontanava, probabilmente insieme
alla
balia, come stabilito.
Così
in pochi minuti il demone fu davanti alla piccola villa.
La servitù non vi fece troppo caso, poiché erano
abituati alla sua presenza
nonostante incutesse comunque un certo timore. Il daiyokai
entrò in casa,
diretto nella stanza del focolare, e proprio lì
trovò il signore.
Fu un approccio
teso, quello. Inu no Taisho rimaneva in
piedi, immobile, e fissava il vecchio, che si trovava seduto
dall’altra parte
del fuoco scoppiettante. Il silenzio durò per alcuni
interminabili secondi, ma
lo sguardo glaciale dell’uno e quello deciso
dell’altro sembravano non volersi
arrendere.
“Siediti
pure” disse infine Mamoru rompendo il suo mutismo,
senza però staccare i vecchi occhi castani da quelli ambrati.
Il daiyokai
accettò l’invito e si sedette. Volse lo sguardo
nelle fiamme, i lineamenti duri e felini contratti per i molti
pensieri. Un
servo entrò e posò una tazza di tè
davanti a entrambi, ma i due quasi non se ne
accorsero.
Fu il vecchio a
rompere nuovamente il pesante silenzio.
“Immagino che tu sappia perché ti ho chiesto di
venire, demone”.
Inu no Taisho
rimase immobile come una statua, ma i suoi
occhi taglienti saettarono in un istante a trafiggere il suo
interlocutore.
“Anche io ho parecchio da dire, umano”.
Mamoru sostenne
lo sguardo gelido del daiyokai, dando prova
di enorme coraggio. “Takemaru è la persona
più indicata per proteggere mia
figlia, quindi accantona l’idea di poter mettere ancora gli
artigli su di lei”.
“Non
so chi sia questo Takemaru, ma certo non sarà mai in
grado di prendersi cura di Izayoi” replicò Taisho
in tono pacato. “In ogni caso
lo ucciderò”.
L’uomo
non si scompose e guardò scettico il suo
interlocutore. “E tu saresti in grado di prenderti cura di
lei?
Un sorriso poco
rassicurante sfiorò appena le labbra del
daiyokai, che subito tornò serio. L’anziano
signore gli stava facendo già
perdere la pazienza. “Certo che ne sono in grado”
rispose. “Stai certo che se
Izayoi si sposerà con quell’uomo non
sarà felice, e morirà lentamente, senza
che tu possa fare nulla. Solo io posso darle la vita che desidera, solo
io
posso farle da scudo per ogni minaccia”.
“E
come?” ribatté Mamoru. “Non sono
stupido, so benissimo che
poco tempo fa mia figlia ha rischiato di morire, e che tu
l’hai salvata per un
pelo”.
Il demone
mantenne il suo tono tranquillo, ma deciso. “Izayoi
sarà sempre esposta ai pericoli, e anche il bambino. Sono io
l’unico che la può
proteggere, io e nessun altro”.
Il vecchio
distolse lo sguardo. Il daiyokai aveva colto nel
segno. Effettivamente, l’unico che poteva proteggere Izayoi
era proprio lui.
“Sì”
disse infine, “hai ragione, effettivamente ciò di
cui ha
bisogno Izayoi è la tua protezione”.
***
Erano passate
ormai più di tre ore, e Izayoi era esausta.
Tomoko la teneva a braccetto, aiutandola a proseguire.
“Volete
riposare un pochino, mia signora?” chiese la vecchia
balia con tenerezza.
“Sì,
ti prego dolce Tomoko, lascia che riposi un
po’…” disse
la ragazza, appoggiandosi ad un albero umido. “Non importa se
sporco il
kimono”. Sentiva un terribile dolore alla schiena.
“Credo di essere stata un
po’ troppo entusiasta oggi…”
“Lo
credo anche io” disse una voce molto familiare. Taisho si
stava avvicinando a lei da poco lontano. Stava sorridendo.
La vecchia
Tomoko guardò verso di lui, poi tornò a guardare
Izayoi. “Allora…se non vi dispiace io proseguo da
sola, principessa” disse con
un sorriso, e riprese a camminare lungo il sentiero.
Il daiyokai
osservò la donna sparire fra gli alberi, poi si
avvicinò alla sua compagna. “Sei stata via per
molto tempo, sai che…”
“Non
dovrei affaticarmi troppo” finì Izayoi,
prendendolo in
giro, “lo so. Però mi stavo divertendo e non mi
sono accorta del tempo che
passava”.
Taisho divenne
serio e la fissò intensamente. Rimproverarla
non sarebbe servito a nulla, Izayoi avrebbe sempre fatto di testa sua,
e
comunque non era stupida, sapeva quando fermarsi.
“Non
mi chiedi perdono?” chiese il demone, ironico.
Izayoi parve
offesa. “Per quale motivo?”
“Mi
hai fatto aspettare. Non si fa aspettare Inu no Taisho”
rispose lui, prendendole il mento fra le dita. In realtà si
era anche
preoccupato.
La principessa
sorrise, non notando alcuna minaccia nel volto
del compagno. Poi la sua risata lieve e cristallina echeggiò
nella foresta, e
per un attimo fu come se fosse tornata la primavera. Taisho
sospirò. Quanto
amava la sua voce, quanto detestava l’idea di perderla.
“Izayoi,
poteva accaderti qualunque cosa” disse lui
all’improvviso,
e i profondi occhi dorati incontrarono quelli castani. Le labbra dei
due amanti
si incontrarono in un bacio tenero e fugace. “Non potrei mai
accettare di
perderti, lo sai”.
Lei si fece
seria. “Non ti abbandonerò mai, amore mio. Tu per
me ci sarai sempre, e anche per nostro figlio. Lo so”.
Lo sguardo
deciso della principessa non ammetteva repliche.
A questo punto
il volto del daiyokai si addolcì. “Domani
è il
grande giorno allora?”
“Sì,
domani partirò per raggiungere la mia nuova casa”
disse
Izayoi in un sospiro. Un’ombra era passata sul suo viso
morbido e candido.
“Ci
sarò anche io. Ti accompagnerò per tutto il
viaggio”
annunciò lui per tranquillizzarla.
La principessa
infatti alzò lo sguardo, su cui si era accesa
una scintilla di speranza. “Dici davvero?”
Il demone
sorrise con orgoglio. “Certo, ti proteggerò da
qualunque pericolo” disse, e appoggiò una mano
artigliata sul ventre
arrotondato della compagna. “Vi
proteggerò”.
“Non
ho mai avuto alcun dubbio, Taisho” disse lei con un
sorriso, appoggiando la mano su quella di lui.
***
Il daiyokai
aveva riaccompagnato a casa Izayoi da alcune ore,
ed era già calata la notte. Probabilmente la principessa aveva
già cenato e si
preparava ormai per coricarsi. L’indomani la partenza sarebbe
stata al sorgere
del sole.
Inu no Taisho
aveva preso una decisione. Se davvero il
destino che lo aspettava era un destino di morte, allora
l’avrebbe affrontato.
Non aveva paura.
Si
presentò nella stanza dell’amata proprio mentre
lei si
stava infilando sotto le coperte.
“Izayoi…”
La fanciulla
ebbe un lieve sussulto, ma lo riconobbe subito.
“Taisho…comincia
a farsi tardi. Non vuoi riposare?”
Il demone
sbuffò sprezzante. “Noi demoni non abbiamo bisogno
di riposarci come voi deboli umani. Credo di avertelo già
detto”.
La principessa
sorrise. In quel buio nemmeno Taisho avrebbe
percepito quel delicato sorriso, se fosse stato chiunque altro a farlo.
Ma in
quella stanza ogni granello di polvere sapeva di lei. Vederla non era
necessario.
Lui ruppe quel
breve e infinito silenzio. “Ti ho portato una
cosa”.
La ragazza
rimase stupita da quell’annuncio inaspettato, così
armeggiò subito con della legna per ravvivare il fuoco. In
qualche minuto nella
stanza ci fu di nuovo luce. Taisho intanto si era seduto accanto a lei.
Izayoi lo
guardò incuriosita. “Mi hai fatto forse un
regalo?”
Lui
sembrò sovrappensiero per qualche secondo.
“Mettiamola
così”.
Il demone si
mise quindi a frugare tra le soffici pieghe dell’obi
e ne estrasse un piccolo pacchettino di seta rossa, poi lo porse alla
ragazza,
che guardò l’oggetto stranita. Il fazzolettino
sembrava contenere un oggetto
piccolo e rotondo. Una sfera.
“Lo
apro?” chiese lei, certa della risposta che sarebbe
arrivata. Ma che non arrivò mai.
“So
che sembrerà assurdo, ma non devi aprirlo. Quando
sarà il
momento capirai”.
Izayoi era
davvero confusa. “E allora
perché…?”
Taisho chiuse
dolcemente l’oggetto fra le mani della
compagna. “Fai finta che questo oggetto mi rappresenti.
Questa sfera sono io.
Proteggila, finché non sarà arrivato il momento
giusto”.
La principessa
parve ancora confusa per qualche secondo, poi
lo guardò con fierezza. “Tratterò
quest’oggetto con infinita cura. Te lo
prometto”.
Per tutta
risposta lui la baciò. Questa volta fu un bacio
lungo e appassionato, che finì solo perché
all’improvviso Izayoi si mise a
ridere. Il daiyokai aveva appoggiato la mano sul pancione senza volerlo.
“Ecco”
disse la ragazza, “hai svegliato Inuyasha”.
Taisho
sospirò, paziente. “Questo bambino è
come te. Non sta
mai fermo”.
“Allora
somiglia più a te” lo rimbeccò lei con
un sorriso.
Il demone prese
la ragazza fra le braccia e la portò a letto.
“Ora basta. Dormite, tutti e due”. Stava facendo
l’offeso, ma nel frattempo si
era sdraiato su un fianco, accanto a Izayoi.
La principessa
non fiatò, non c’era bisogno di parlare. Il
daiyokai le stava accarezzando dolcemente il ventre, mentre guardava il
fuoco
morire lentamente. In pochi minuti il piccolo si fermò. In
quel torpore che
precede il sonno, Izayoi si trovò a domandarsi come faceva
Taisho a calmare in
quel modo il cucciolo. Lei non ci riusciva mai, mentre lui non
sbagliava
nemmeno una volta.
E
così, l’idea che quelle mani assassine potessero
portare
tanta serenità fece sorridere la principessa, che si
addormentò poco dopo il
suo bambino.
Il demone,
invece, non dormì. Aveva raggiunto un accordo con
Mamoru, e l’avrebbe rispettato…in parte. Si
trovò a chiedersi se anche tutto
questo facesse parte del suo destino, ma non doveva darci troppo peso.
Sarebbe
stato solo peggio.
Il
fuocò morì. Izayoi dormiva ormai profondamente,
ma Inu no
Taisho continuò ad accarezzare la dolce rotondità
che accoglieva suo figlio.
Desiderava vederlo, stringerlo e chiamarlo per nome. Desiderava Izayoi,
la
desiderava come compagna, voleva vederla sorridere, voleva ascoltare la
sua
voce ogni giorno.
Così
sarebbe stato, se tutto fosse andato come stabilito.
Si preparava un
nuovo viaggio per Izayoi, un nuovo inizio per
Inu no Taisho.
E da qualche
parte, lontano, una nuova minaccia incombeva sul
loro futuro.
***
L’angolo
dell’autrice:
Salve
a tutti! Ecco concluso il nuovo capitolo. Takemaru, stiamo
arrivando! Tanti avvenimenti si prospettano per i nostri protagonisti,
ma un
capitolo di collegamento era necessario. Un consiglio…tenete
a mente la perla
di Hosenki…
Concludendo,
spero che anche questo capitolo sia stato di vostro
gradimento. Il prossimo aggiornamento sarà per
“L’amore di una guerriera”. A
questo punto sono nelle vostre mani! ^^ A presto! Kitsune
P.s. un ringraziamento a tutti
coloro che recensiscono, che leggono e
apprezzano questo mio lavoro. In un certo senso, sta sorprendendo anche
me! ^^