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Autore: Kitsune Blake    01/12/2011    3 recensioni
Questo è l'inizio della storia che tutti noi conosciamo.
E' il racconto dell'amore fra un'umana e un demone, un amore proibito e segreto.
***
Dal capitolo 17:
Varcò la soglia in totale silenzio, e subito il suo fiuto venne invaso da quello che era un inconfondibile puzzo di morte. Era ovunque, era persino impregnato nelle pareti, dove macchie di sangue più o meno vaste si susseguivano lungo i corridoi lunghi e deserti.
Il giovane daiyokai dovette rinunciare a percepire qualsiasi altro odore, visto che l’acre puzza di cadavere aveva ormai preso completamente il sopravvento sulle sue percezioni. Perciò Sesshomaru tese le orecchie, pronte a captare qualunque rumore fuori dall’ordinario, e assottigliò gli occhi ambrati, cercando di intuire movimenti sospetti nel buio della dimora.
[ Storia temporaneamente sospesa per revisione e riscrittura dei capitoli ]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Racconti dalle terre dell'Ovest'
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Destino incombente

 

Il rombo di un tuono suonò debole e cupo, segno che il temporale che aveva imperversato quella notte stava ormai abbandonando il cielo sopra la foresta. Gli aghi dei sempreverdi grondavano di gocce di pioggia cristalline, che una dopo l’altra cadevano nel sottobosco ormai morente. L’erba stava marcendo per lasciare posto alla sola terra fredda e umida, mentre il muschio ingrigiva.

Gli animali migravano verso sud, o si preparavano ad affrontare l’autunno, che quell’anno sembrava promettere una bella gelata: da due settimane pioveva ormai ininterrottamente e il freddo si faceva sentire, mentre le giornate si accorciavano.

Quella mattina finalmente la pioggia concesse una tregua e il cielo schiariva in lontananza, ma il sole non si sarebbe mai fatto vedere. Le dense nubi grigie infatti lasciavano filtrare solo qualche timido raggio, che tuttavia non scaldava abbastanza da mitigare quello strano periodo che intercorre tra la fine dell’estate e l’inizio della stagione fredda.

Quanto tempo era passato?

Nemmeno Izayoi lo sapeva, ma se lo domandava spesso mentre preparava le sue cose per il viaggio imminente. I suoi kimono giacevano piegati con cura davanti a lei, ormai tutta la stanza era quasi completamente vuota. A causa del brutto tempo, aveva dovuto passare le ore vuote a liberare la sua stanza. Ore rubate alle ultime possibilità che aveva di stare insieme al suo compagno.

Ne era passato di tempo, eppure sembrava essere volato. L’estate era trascorsa, l’estate più breve, la più bella dell’intera vita della principessa, che d’improvviso si trovò persa nell’osservare fuori dalla porta scorrevole, spalancata sul bosco. Proprio fra quegli alberi, solo qualche mese prima, era comparso colui che inizialmente aveva considerato il suo assassino, ma che ora era diventato ciò che per lei era più importante.

L’uomo, il demone che amava più di ogni altra cosa.

Izayoi scosse la testa, turbata. Presto avrebbe cambiato vita, e nonostante lei non lo desiderasse non poteva contraddire il padre, già abbastanza provato da tutto ciò che era successo negli ultimi tempi. Non voleva fargli ulteriormente del male.

Questo pensava la principessa, ma subito dopo si trovò a pensare ad un’altra vita, una vita felice accanto a Inu no Taisho. A volte si immaginava mentre aspettava il ritorno del suo compagno dall’ennesima battaglia, mentre fra le braccia teneva ciò che il loro amore le aveva donato.

Inuyasha

Come in risposta a quei pensieri, il cucciolo dentro di lei si mosse, facendole il solletico. Izayoi sorrise. Forse si stava mettendo un po’ più comodo. Così la principessa posò alcuni kimono piegati accanto ad un’altra pila di vestiti, e appoggiò la mano sul suo pancione.

Era incredibile quanto il cucciolo fosse cresciuto: fino al mese prima Izayoi indossava ancora tranquillamente i suoi soliti kimono, nonostante li allacciasse con qualche fatica, ma da un mese a quella parte la sua pancia era diventata ogni giorno più rotonda, mentre il piccolo si faceva sentire sempre di più.

Anche adesso il bambino non si stava risparmiando, dandole piccoli calci all’altezza delle costole. Izayoi si lasciò sfuggire una risata. Moriva dalla voglia di vedere suo figlio, ormai mancavano solo poco meno di tre mesi.

“Signorina Izayoi, tutto bene?”

La principessa smise di ridere e si volse verso la figura comparsa sulla porta. “Certo, dolce Tomoko” rispose, “non sono mai stata meglio”.

La vecchia balia le si sedette accanto, aiutandola a sistemare le sue cose. “Quindi…siete contenta di andare in sposa a Takemaru?”

Il volto della fanciulla si rabbuiò, solo per qualche istante, poi il velo di tristezza venne sostituito da un tenero sorriso. “Finché Taisho sarà al mio fianco, non ho paura del mio destino”.

L’anziana donna sospirò. “Quant’è bello l’amore! Non vi ho mai vista bella come in questi ultimi mesi, principessa”.

Izayoi scoppiò a ridere, di una risata innocente e cristallina. “Tu sei troppo gentile con me, mia dolce balia! Non vedi come sono ingrassata?”

“Ciò che avete in grembo vi fa solo diventare ogni giorno più incantevole, credetemi” disse Tomoko, in assoluta sincerità.

La principessa si asciugò una lacrima di commozione. “Grazie…!” esclamò, e abbracciò la donna con infinito calore.

Poi la balia si ricordò del compito assegnatole dal padrone. “Signorina Izayoi, avete voglia di fare una passeggiata? Fuori stranamente non piove e se vi coprite un po’ potremmo arrivare al villaggio e comprarvi un kimono nuovo per l’imminente viaggio”.

Il viso della fanciulla si illuminò. “Certo che mi va! Ho proprio voglia di muovermi un po’, il piccolo oggi è molto agitato, ho bisogno di distrarmi”. Detto questo si alzò, con l’aiuto di Tomoko, e indossò un kimono largo e caldo.

La vecchia balia, mentre allacciava l’obi alla principessa, pensò a Mamoru. Si sarebbe incontrato con il Grande Demone Cane per discutere sulla situazione di Izayoi, ma per farlo la principessa doveva essere allontanata. L’ultima cosa di cui la giovane aveva bisogno nella sua situazione era proprio l’ansia, quindi volentieri Tomoko avrebbe badato a lei per due o tre ore.

“E’ troppo stretto, principessa?”

“No” rispose dolcemente Izayoi. “E’ perfetto. Andiamo?”

“Sì” rispose subito la balia, prendendola a braccetto. “Vedrete mia signora, compreremo il kimono più bello che abbiate mai avuto!”

***

Il demone correva nella foresta, rapido e silenzioso. I suoi passi leggeri erano ancor più attutiti dal terreno morbido e umido del sottobosco, mentre l’acqua imprigionata fra gli aghi bagnava le vesti e i capelli argentei.

Inu no Taisho ormai conosceva a memoria quella strada: i suoi occhi infatti non erano concentrati sul cammino, che ormai poteva percorrere ad occhi chiusi, quanto piuttosto sulla piccola perla nera che teneva fra le dita. Hosenki l’aveva fabbricata per lui, e il daiyokai sapeva quale fosse la sua funzione.

Perché Hosenki aveva terminato di fabbricare la sfera proprio in quel periodo? Possibile che fosse un segno del destino?

No, doveva essere solo un caso. Tutto ciò non poteva avere a che fare con la nascita di suo figlio.

Taisho nascose quindi la perla fra le pieghe dell’obi e accelerò l’andatura, mentre si concentrava sugli odori intorno a sé. Il profumo dei funghi, che spuntavano dal terreno umido, si mescolava all’intenso odore delle cortecce degli alberi fradici. Da nord proveniva un fresco venticello: sulle montagne lontane doveva aver nevicato parecchio.

Tuttavia tutti questi odori non coprivano ciò che lui cercava: un profumo fresco e delicato di fiori di primavera, come una rosa appena sbocciata. Era la sua Izayoi che si allontanava, probabilmente insieme alla balia, come stabilito.

Così in pochi minuti il demone fu davanti alla piccola villa. La servitù non vi fece troppo caso, poiché erano abituati alla sua presenza nonostante incutesse comunque un certo timore. Il daiyokai entrò in casa, diretto nella stanza del focolare, e proprio lì trovò il signore.

Fu un approccio teso, quello. Inu no Taisho rimaneva in piedi, immobile, e fissava il vecchio, che si trovava seduto dall’altra parte del fuoco scoppiettante. Il silenzio durò per alcuni interminabili secondi, ma lo sguardo glaciale dell’uno e quello deciso dell’altro sembravano non volersi arrendere.

“Siediti pure” disse infine Mamoru rompendo il suo mutismo, senza però staccare i vecchi occhi castani da quelli ambrati.

Il daiyokai accettò l’invito e si sedette. Volse lo sguardo nelle fiamme, i lineamenti duri e felini contratti per i molti pensieri. Un servo entrò e posò una tazza di tè davanti a entrambi, ma i due quasi non se ne accorsero.

Fu il vecchio a rompere nuovamente il pesante silenzio. “Immagino che tu sappia perché ti ho chiesto di venire, demone”.

Inu no Taisho rimase immobile come una statua, ma i suoi occhi taglienti saettarono in un istante a trafiggere il suo interlocutore. “Anche io ho parecchio da dire, umano”.

Mamoru sostenne lo sguardo gelido del daiyokai, dando prova di enorme coraggio. “Takemaru è la persona più indicata per proteggere mia figlia, quindi accantona l’idea di poter mettere ancora gli artigli su di lei”.

“Non so chi sia questo Takemaru, ma certo non sarà mai in grado di prendersi cura di Izayoi” replicò Taisho in tono pacato. “In ogni caso lo ucciderò”.

L’uomo non si scompose e guardò scettico il suo interlocutore. “E tu saresti in grado di prenderti cura di lei?

Un sorriso poco rassicurante sfiorò appena le labbra del daiyokai, che subito tornò serio. L’anziano signore gli stava facendo già perdere la pazienza. “Certo che ne sono in grado” rispose. “Stai certo che se Izayoi si sposerà con quell’uomo non sarà felice, e morirà lentamente, senza che tu possa fare nulla. Solo io posso darle la vita che desidera, solo io posso farle da scudo per ogni minaccia”.

“E come?” ribatté Mamoru. “Non sono stupido, so benissimo che poco tempo fa mia figlia ha rischiato di morire, e che tu l’hai salvata per un pelo”.

Il demone mantenne il suo tono tranquillo, ma deciso. “Izayoi sarà sempre esposta ai pericoli, e anche il bambino. Sono io l’unico che la può proteggere, io e nessun altro”.

Il vecchio distolse lo sguardo. Il daiyokai aveva colto nel segno. Effettivamente, l’unico che poteva proteggere Izayoi era proprio lui.

“Sì” disse infine, “hai ragione, effettivamente ciò di cui ha bisogno Izayoi è la tua protezione”.

***

Erano passate ormai più di tre ore, e Izayoi era esausta. Tomoko la teneva a braccetto, aiutandola a proseguire.

“Volete riposare un pochino, mia signora?” chiese la vecchia balia con tenerezza.

“Sì, ti prego dolce Tomoko, lascia che riposi un po’…” disse la ragazza, appoggiandosi ad un albero umido. “Non importa se sporco il kimono”. Sentiva un terribile dolore alla schiena. “Credo di essere stata un po’ troppo entusiasta oggi…”

“Lo credo anche io” disse una voce molto familiare. Taisho si stava avvicinando a lei da poco lontano. Stava sorridendo.

La vecchia Tomoko guardò verso di lui, poi tornò a guardare Izayoi. “Allora…se non vi dispiace io proseguo da sola, principessa” disse con un sorriso, e riprese a camminare lungo il sentiero.

Il daiyokai osservò la donna sparire fra gli alberi, poi si avvicinò alla sua compagna. “Sei stata via per molto tempo, sai che…”

“Non dovrei affaticarmi troppo” finì Izayoi, prendendolo in giro, “lo so. Però mi stavo divertendo e non mi sono accorta del tempo che passava”.

Taisho divenne serio e la fissò intensamente. Rimproverarla non sarebbe servito a nulla, Izayoi avrebbe sempre fatto di testa sua, e comunque non era stupida, sapeva quando fermarsi.

“Non mi chiedi perdono?” chiese il demone, ironico.

Izayoi parve offesa. “Per quale motivo?”

“Mi hai fatto aspettare. Non si fa aspettare Inu no Taisho” rispose lui, prendendole il mento fra le dita. In realtà si era anche preoccupato.

La principessa sorrise, non notando alcuna minaccia nel volto del compagno. Poi la sua risata lieve e cristallina echeggiò nella foresta, e per un attimo fu come se fosse tornata la primavera. Taisho sospirò. Quanto amava la sua voce, quanto detestava l’idea di perderla.

“Izayoi, poteva accaderti qualunque cosa” disse lui all’improvviso, e i profondi occhi dorati incontrarono quelli castani. Le labbra dei due amanti si incontrarono in un bacio tenero e fugace. “Non potrei mai accettare di perderti, lo sai”.

Lei si fece seria. “Non ti abbandonerò mai, amore mio. Tu per me ci sarai sempre, e anche per nostro figlio. Lo so”.

Lo sguardo deciso della principessa non ammetteva repliche.

A questo punto il volto del daiyokai si addolcì. “Domani è il grande giorno allora?”

“Sì, domani partirò per raggiungere la mia nuova casa” disse Izayoi in un sospiro. Un’ombra era passata sul suo viso morbido e candido.

“Ci sarò anche io. Ti accompagnerò per tutto il viaggio” annunciò lui per tranquillizzarla.

La principessa infatti alzò lo sguardo, su cui si era accesa una scintilla di speranza. “Dici davvero?”

Il demone sorrise con orgoglio. “Certo, ti proteggerò da qualunque pericolo” disse, e appoggiò una mano artigliata sul ventre arrotondato della compagna. “Vi proteggerò”.

“Non ho mai avuto alcun dubbio, Taisho” disse lei con un sorriso, appoggiando la mano su quella di lui.

***

Il daiyokai aveva riaccompagnato a casa Izayoi da alcune ore, ed era già calata la notte. Probabilmente la principessa aveva già cenato e si preparava ormai per coricarsi. L’indomani la partenza sarebbe stata al sorgere del sole.

Inu no Taisho aveva preso una decisione. Se davvero il destino che lo aspettava era un destino di morte, allora l’avrebbe affrontato. Non aveva paura.

Si presentò nella stanza dell’amata proprio mentre lei si stava infilando sotto le coperte.

“Izayoi…”

La fanciulla ebbe un lieve sussulto, ma lo riconobbe subito. “Taisho…comincia a farsi tardi. Non vuoi riposare?”

Il demone sbuffò sprezzante. “Noi demoni non abbiamo bisogno di riposarci come voi deboli umani. Credo di avertelo già detto”.

La principessa sorrise. In quel buio nemmeno Taisho avrebbe percepito quel delicato sorriso, se fosse stato chiunque altro a farlo. Ma in quella stanza ogni granello di polvere sapeva di lei. Vederla non era necessario.

Lui ruppe quel breve e infinito silenzio. “Ti ho portato una cosa”.

La ragazza rimase stupita da quell’annuncio inaspettato, così armeggiò subito con della legna per ravvivare il fuoco. In qualche minuto nella stanza ci fu di nuovo luce. Taisho intanto si era seduto accanto a lei.

Izayoi lo guardò incuriosita. “Mi hai fatto forse un regalo?”

Lui sembrò sovrappensiero per qualche secondo. “Mettiamola così”.

Il demone si mise quindi a frugare tra le soffici pieghe dell’obi e ne estrasse un piccolo pacchettino di seta rossa, poi lo porse alla ragazza, che guardò l’oggetto stranita. Il fazzolettino sembrava contenere un oggetto piccolo e rotondo. Una sfera.

“Lo apro?” chiese lei, certa della risposta che sarebbe arrivata. Ma che non arrivò mai.

“So che sembrerà assurdo, ma non devi aprirlo. Quando sarà il momento capirai”.

Izayoi era davvero confusa. “E allora perché…?”

Taisho chiuse dolcemente l’oggetto fra le mani della compagna. “Fai finta che questo oggetto mi rappresenti. Questa sfera sono io. Proteggila, finché non sarà arrivato il momento giusto”.

La principessa parve ancora confusa per qualche secondo, poi lo guardò con fierezza. “Tratterò quest’oggetto con infinita cura. Te lo prometto”.

Per tutta risposta lui la baciò. Questa volta fu un bacio lungo e appassionato, che finì solo perché all’improvviso Izayoi si mise a ridere. Il daiyokai aveva appoggiato la mano sul pancione senza volerlo.

“Ecco” disse la ragazza, “hai svegliato Inuyasha”.

Taisho sospirò, paziente. “Questo bambino è come te. Non sta mai fermo”.

“Allora somiglia più a te” lo rimbeccò lei con un sorriso.

Il demone prese la ragazza fra le braccia e la portò a letto. “Ora basta. Dormite, tutti e due”. Stava facendo l’offeso, ma nel frattempo si era sdraiato su un fianco, accanto a Izayoi.

La principessa non fiatò, non c’era bisogno di parlare. Il daiyokai le stava accarezzando dolcemente il ventre, mentre guardava il fuoco morire lentamente. In pochi minuti il piccolo si fermò. In quel torpore che precede il sonno, Izayoi si trovò a domandarsi come faceva Taisho a calmare in quel modo il cucciolo. Lei non ci riusciva mai, mentre lui non sbagliava nemmeno una volta.

E così, l’idea che quelle mani assassine potessero portare tanta serenità fece sorridere la principessa, che si addormentò poco dopo il suo bambino.

Il demone, invece, non dormì. Aveva raggiunto un accordo con Mamoru, e l’avrebbe rispettato…in parte. Si trovò a chiedersi se anche tutto questo facesse parte del suo destino, ma non doveva darci troppo peso. Sarebbe stato solo peggio.

Il fuocò morì. Izayoi dormiva ormai profondamente, ma Inu no Taisho continuò ad accarezzare la dolce rotondità che accoglieva suo figlio. Desiderava vederlo, stringerlo e chiamarlo per nome. Desiderava Izayoi, la desiderava come compagna, voleva vederla sorridere, voleva ascoltare la sua voce ogni giorno.

Così sarebbe stato, se tutto fosse andato come stabilito.

Si preparava un nuovo viaggio per Izayoi, un nuovo inizio per Inu no Taisho.

E da qualche parte, lontano, una nuova minaccia incombeva sul loro futuro.

 

***

L’angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Ecco concluso il nuovo capitolo. Takemaru, stiamo arrivando! Tanti avvenimenti si prospettano per i nostri protagonisti, ma un capitolo di collegamento era necessario. Un consiglio…tenete a mente la perla di Hosenki…

Concludendo, spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Il prossimo aggiornamento sarà per “L’amore di una guerriera”. A questo punto sono nelle vostre mani! ^^ A presto! Kitsune

P.s. un ringraziamento a tutti coloro che recensiscono, che leggono e apprezzano questo mio lavoro. In un certo senso, sta sorprendendo anche me! ^^

   
 
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