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Autore: Yuki Delleran    01/12/2011    2 recensioni
Dopo l'ennesima riunione nè Alfred nè Arthur riescono a prendere sonno, tormentati dai ricordi e da una vecchia melodia.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Lullaby
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: verde
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Pairing: America/Inghilterra
Riassunto: Dopo l'ennesima riunione nè Alfred nè Arthur riescono a prendere sonno, tormentati dai ricordi e da una vecchia melodia.
Disclaimer:  Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Note: Minific scritta per Masuko con questa canzone come prompt.



Cos’aveva quella serata che non andava? Al meeting di quel pomeriggio era stato perfetto, tutti pendevano dalle sue labbra e l’avevano ammirato (più o meno), la cena a base di hamburger era stata spettacolare e il letto di casa sua non aveva nulla da invidiare a quelli delle suite degli hotel di Las Vegas. Allora perché non riusciva a prendere sonno? Davanti ai suoi occhi spalancati nel buio scorrevano le immagini degli avvenimenti di quel pomeriggio: tenere a bada i rappresentanti delle nazioni che s’incontravano alle assemblee mondiali era sempre più complicato, specialmente in un periodo di crisi globale come quello. A rendergli più arduo il compito, inoltre, c’era quello sguardo costantemente fisso su di lui. Uno sguardo il cui proprietario gli era spesso ostile e non esitava un attimo a rovinargli la scena con opposizioni del tutto fuori luogo al termine dei suoi eroici discorsi.
Alfred si chiedeva perché Arthur si ostinasse ad essere sempre così scostante e non potesse mostrarsi un po’ più umano, come quando lo accudiva da piccolo. Da quando si erano allontanati, il loro rapporto assomigliava più ad un teatro delle marionette che non alle relazioni diplomatiche di due persone (e nazioni) civili. Alfred, o meglio, America era cresciuto, eppure persisteva nel suo atteggiamento infantile dietro cui nascondeva l’unico desiderio di ricevere un tipo di attenzioni che da tanto, troppo tempo gli mancavano: non le attenzioni stizzose di un avversario politico, ma quelle dolci e rassicuranti di qualcuno per cui, una volta, aveva rappresentato un tesoro inestimabile.
Ostinarsi a tentare di dormire con quei pensieri per la testa sarebbe stato inutile, stabilì allontanando le coperte con un gesto secco. Come se non sapesse che aveva sempre faticato a prendere sonno in quella grande casa solitaria da quando non c’era più stata la sua dolce ninna-nanna a cullarne i sogni.

Arthur era esausto, come ogni volta che veniva costretto a partecipare ad uno di quegli improponibili meeting mondiali. Ogni volta si riprometteva di non lasciare che lo coinvolgessero, di lasciare  quegli stupidi a scannarsi tra loro con il rischio di una nuova guerra globale da cui si sarebbe prontamente astenuto, e ogni volta finiva inevitabilmente per ricascarci. Lasciava che il suo sguardo passasse sui volti di Canada, Seychelles e Hong Kong perdendosi nelle nostalgie sul grande Impero Britannico, finché non incrociava lo sguardo esaltato di America. Quello era l’inizio della fine. Non poteva fare a meno di osteggiarlo, di sottolineare quanto fossero stupide le sue idee e di chiedersi tra sé quanti passaggi della sua crescita si fosse perso se il ragazzo che si trovava davanti era così diverso da quello dei suoi ricordi, quando aveva smesso di essere il suo fratellino. La risposta, che ogni volta lo intimoriva un po’ di più, era: molto, molto prima di quella dannata guerra, quando ancora si stringeva a lui sotto le lenzuola ascoltando la sua ninna-nanna.
Quella sera non aveva nessuna voglia di tornare nella sua solitaria stanza d’albergo, non con quei pensieri autodistruttivi per la testa. Sapeva che avrebbe dovuto smetterla, che era ora di lasciarsi alle spalle tutti i ricordi e preoccuparsi solo di sé stesso, ma era più forte di lui.
Anche ora, seduto sul marciapiede fuori da quel pub le cui mura attutivano solo in parte la musica martellante e gli schiamazzi festaioli del popolo della notte, le fitte della nostalgia non lo abbandonavano. Avrebbe voluto stringere la sua mano calda, avrebbe voluto vedere il suo sorriso, non quello costruito ad arte che mostrava a tutti, ma quello dolce e spensierato di quando era bambino. Avrebbe voluto, che il cielo lo perdonasse, baciare quelle labbra sorridenti.
E per l’ennesima volta lì, in mezzo alla strada, dove era impossibile nascondere il suo stato ai passanti, Inghilterra si sentì salire le lacrime agli occhi.

America era uscito di casa senza pensare, gli sarebbe stato sufficiente prendere un po’ d’aria e sarebbe stato meglio. Magari per conciliare il sonno avrebbe potuto farsi un sakè con Giappone o una birra con Germania e suo fratello. Tutto pur di non ritornare costantemente col pensiero a quella stupida ninna-nanna, a lui. Per questo quando la sentì mormorare nel silenzio delle strade sulle prime pensò di esserselo sognato. Solo quando alzò gli occhi realizzò che non si trattava di un’allucinazione: Inghilterra era lì, avanzava a capo chino verso di lui, gli occhi velati, accennando tra sé la canzone nota. Non lo aveva visto, infatti finì per andargli addosso. America si beò degli occhioni verdi stupiti che si alzarono su di lui e capì che, nonostante tutti i suoi propositi, questo era esattamente quello di cui aveva bisogno. Senza dare il tempo ad Inghilterra di dire neanche una parola, gli circondò le spalle con le braccia e lo strinse a sé.
«A-America! Ma che… Sei ubriaco? » balbettò l’inglese colto di sorpresa.
L’americano scosse la testa senza smettere di stringerlo.
«Niente America stasera, solo Alfred. Mi sei mancato, Arthur. »
Quelle semplici parole lasciarono di stucco Inghilterra, ma le sue braccia si mossero assecondando un desiderio troppo a lungo represso. Un attimo dopo stava ricambiando l’abbraccio.
Ci sarebbe stato tempo per le parole e le spiegazioni, ora voleva solo assaporare appieno quel calore.

Sing me something that I know…
I wanna fall in love tonight.
   
 
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