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Autore: Minina    02/12/2011    1 recensioni
11 Marzo 2004. Stazione di Madrid. Due giovani che da sempre si amavano, ma che solo nel vagone di un treno si cedono l'uno all'altra, non sapendo che poi il destino sarà così ingrato da unirli per sempre.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                         -Jueves-

 

 

Sono in ritardo!”

 

07.03.2004.

Era rotta! per l'ennesima volta quel maledetto aggeggio si era inceppato e così Nuria Colomer non ci pensò due volte a scaraventare quell'inutile sveglia, ormai obsoleta, drittamente fuori dalla finestra del suo appartamento.

Studentessa universitaria al secondo anno di economia politica, Nuria si recava a lezione in una struttura situata in una cittadina non molto lontana da Madrid; alle 9:30 circa, tre volte a settimana.

Erano già le sette passate.

Il tempo di raggiungere la stazione centrale dei treni, percorrere il tragitto fino all'università e raggiungere l'aula dove venivano svolte le lezioni attinenti al suo corso non superava l'ora, ma questa giovane ragazza acqua e sapone doveva ad ogni costo prendere il treno delle sette e trenta.

Velocemente Nuria afferrò dal servomuto una maglietta verde simile ai suoi occhi. Saltellando da un angolo all'altro della stanza e cercando di infilarsi quel capo che non ne voleva sapere di oltrepassare la sua testa, cadde bocconi sul letto a due piazze dove dormiva. Compiuta l'impresa, aprì le ante dell'armadio, sfilando da un attaccapanni una semplice gonna in jeans non troppo corta che le esaltava le splendide gambe.

Si trasferì poi nel bagno, e prese dal mobiletto sotto lo specchio un grande beauty case dal quale estrasse la matita per gli occhi, il contorno labbra e il mascara. Si truccò accuratamente prestando attenzione a valorizzare i lineamenti gentili del suo volto, vaporizzò i ricci scuri, si diede due spruzzate di profumo sul collo e, presa la borsa a tracolla contenente i libri universitari e qualche oggetto personale, girò le chiavi nella serratura, uscì dall'appartamento e si mise a camminare per la strada trafficata alla volta della stazione dei treni.

Il passo sostenuto e gli occhi fissi sull'orizzonte caratterizzavano Nuria in quella sua marcia verso il treno delle sette e trenta.

Il vento contrario le scompigliava i capelli e le faceva svolazzare il leggero cardigan nero che aveva indossato per ripararsi dal freddo; gli occhi brillanti e il sorriso speranzoso illuminavano il suo volto mentre scendeva le scale e percorreva il tetro corridoio della stazione, giungendo al fine alla meta tanto agognata.

Si posizionò esattamente sotto l'insegna luminosa che mostrava gli orari dei treni in arrivo, trepidante.

Lo speaker della stazione parlò attraverso gli altoparlanti: “il treno di Madrid – Zaragoza delle sette e mezza è in arrivo”;fu allora che il sorriso di Nuria sbocciò del tutto così come il bagliore degli occhi raggiunse il massimo splendore.

Passarono pochi secondi e l'inconfondibile rumore di un treno che rallentava sui binari in dirittura d'arrivo si fece sentire e una luce fioca ma via via sempre più abbagliante, si poteva notare dal buio della galleria.

Il treno si fermò, e le porte si aprirono per accogliere i passeggieri.

Non appena Nuria fece il primo passo verso l'ingresso del vagone, improvvisamente s’irrigidì, incapace di muoversi, mentre i battiti del suo cuore acceleravano sempre di più; il sorriso raggiante si spense, le pupille si dilatarono perdendo il loro bagliore ed il respiro divenne ansante mentre, nella bruna, un leggero tremore si impossessò pienamente di lei.

Si fuera más guapa y un poco más lista,

Si fuera especial, si fuera de revista,

Tendría el valor de cruzar el vagón

Y preguntarte quién eres.

 

I secondi scorrevano, così come le porte della cabina che, accompagnate da un assonante tintinnio, cominciarono a chiudersi.

Fu allora che Nuria, colta da un'improvvisa scossa di coraggio, sconfisse il timore e il dubbio che l'avevano avvolta e, scattando, riuscì ad entrare nel vagone prima che le porte si chiudessero definitivamente.

Si avvicinò al secondo sedile che ormai le apparteneva, scivolò sullo schienale blu ed abbandonò al suolo la borsa a tracolla, sospirando.

 

Te sientas enfrente y ni te imaginas

Que llevo por ti mi falda más bonita,

Y al verte lanzar un bostezo al cristal

Se inundan mis pupilas.

 

 

Nuria stava per perdere tutte le speranze; si appoggiò al finestrino per concedersi una breve dormita quando dal fondo del vagone comparve la figura di un giovane uomo in giacca e cravatta che, tenendo una vetriquattrore di pelle in mano, si faceva spazio lentamente tra i passeggeri per non perdere l'equilibrio, il tutto per per raggiungere quel secondo sedile che  aveva adocchiato.

Similmente alla studentessa, anche il giovane prese posto sul sedile posando ciò che aveva in mano sul pavimento e più precisamente, tra i suoi piedi.

Prima di appoggiare il braccio che poi gli avrebbe sostenuto la testa, lo sconosciuto rivolse un timido saluto alla ragazza seduta di fronte la quale che, impassibile, lo stava a guardando.

Nuria era come rapita dalla bellezza di quel ragazzo che l'attraeva come una calamita. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso pur sapendo che quel suo comportamento avrebbe potuto metterlo in imbarazzo: i capelli mossi, sfumati, di un colore che si poteva chiamare biondo miele, le labbra sottili e rosse, gli zigomi ben pronunciati,  il naso fine e due occhi azzurro mare.

Angelico! Questo era l'unico aggettivo che Nuria poteva attribuirgli. Di lui, non sapeva altro.

Non si erano mai parlati pur essendo sempre stati “compagni di viaggio”, certamente lei avrebbe voluto scambiare almeno un saluto. Era il suo più grande desiderio, ma la sua timidezza non glielo permetteva.

Sognava sempre ad occhi aperti che fosse lui a fare il primo passo, a domandarle come si chiamava, a chiederle dove abitasse, o solamente a dirle “buenos dias”, ma niente...in quasi un mese, in cui si ritrovavano uno di fronte all'altro per mezz'ora di viaggio circa, non era mai successo alcunchè! Oltre ad un timido sorriso, non c’era stato nessun’altro un cenno di avvicinamento. Nulla.

Lui sbadigliò, ridestando Nuria dal suo frenetico pensare e sognare.

Era girato verso il finestrino mostrando alla ragazza un profilo perfetto; sì portò una mano alla bocca e sbadigliò, arginando qualche lacrima di sonnolenza ai lati degli occhi.

Mancava ormai poco all'ultima fermata del treno e, come ogni mattina, niente era successo.

La giovane aveva persino indossato la sua gonna preferita, proprio per lui, convincendosi che, magari ,quel piccolo particolare avrebbe potuto portare un po' di fortuna, ma niente.

I suoi occhi cominciarono a diventare lucidi mentre la vista, a poco a poco, si sfocava; scioccamente le veniva da piangere, ma in fondo lei sapeva che non ce n'era motivo. Tutto quello che lei si immaginava ,nella sua testa, non era che un bel film che sperava, un giorno, sarebbe divenuto realtà. Purtroppo, come accade spesso nei film lo stesso non succede  nel mondo reale, è sola finzione e frutto dell'immaginazione di qualcuno. Nuria lo sapeva bene che era tutto frutto della sua immaginazione.

Cacciò indietro le lacrime, scosse un poco la testa, e sorrise lievemente tra sé e sé ripensando alle lacrime pronte ad uscire solo per un'illusione.

Fu allora che realtà ed l'illusione s’incontrarono.

De pronto me miras, te miro y suspiras,

Yo cierro los ojos tu apartas la vista,

Apenas respiro me hago pequeñita

Y me pongo a temblar.

 

 

Nuria sollevò lo sguardo da terra e, senza volerlo né immaginarlo, incontrò quello del giovane che, con gli occhi fissi su di lei, l’ammirava.

Poteva dire di specchiarsi in quegli occhi verde mare, così belli e così intensi, con le pupille così nere da sembrare  finte, tanto erano scure e lucide.

Il panico prese possesso del suo esile corpo.

Il battito accelerò, le pupille si dilatarono nuovamente ed uno leggero rossore si diffuse sulle gote di Nuria, mentre la cassa toracica si apriva al massimo consentendo ai suoi poveri polmoni di prendere aria a sufficienza. Il tutto mentre lui non smetteva di fissarla.

Istintivamente gli occhi di Nuria si chiusero per qualche istante avvolgendola in un'ovattata oscurità, in quel momento molto confortante. Rimase a crogiolarsi in quel buio finché non si tranquillizzò prendendo coraggio e decidendo di rivolgere la parola al ragazzo seduto di fronte a lei. Sì, ce la poteva fare! sentiva una strana forza dentro che la rassicurava. Ma non appena riaprì gli occhi lo ritrovò con il volto e lo sguardo fissi sul finestrino e quella forza interiore che finalmente le era cresciuta dentro, si spense.

Lui sospirò e Nuria, sconfitta, volse lo sguardo dalla parte opposta del vagone fino ad incrociare il volto di una bambina vestita con un cappottino rosa ricamato a mano; la piccola la guardava incuriosita mentre stringeva la mano della sua mamma iniziando a nascondendosi quasi dietro al suo braccio, colta da un momento di timidezza.

Il suono di un sospiro da parte del giovane uomo arrivò fino alle orecchie di Nuria che, accortasi del suo sguardo truce, iniziò a tremare pensando d’essere lei la causa di tanto nervosismo.

capolinea”

La voce dello speaker del treno annunciò ai passeggeri l’ultima fermata della corsa mentre le porte si aprivano con il loro solito tintinnio, invitando i passeggeri a scendere.

Il primo ad alzarsi tra i due muti passeggeri fu lui che, impugnata la ventiquattrore e senza nemmeno volgere uno sguardo alla ragazza, uscì a passo sostenuto lasciando una scoraggiata Nuria Colomer a raccogliere le proprie cose e ad avviarsi con passo mogio mogio, fuori dal vagone verso l'università.

Nemmeno quella mattina era riuscita a parlargli, anche se lo strano scambio di sguardi che per qualche istante non si era interrotto la fece sorridere fiducione. “Può essere che qualcosa sia successo” disse fra sé e sé con un lieve sorriso.

C'era un motivo se ogni mattina aveva fretta di prendere a qualsiasi costo il treno delle sette e trenta ed il motivo non era che un giovane uomo, proprietario di una ventiquattrore e proprietario degli occhi più belli mai incrociati.

Y así pasan los días de lunes a viernes,

Como las golondrinas del poema de Becquer,

De estación a estación,

En frente tu y yo va y viene el silencio.

 

 

I giorni passavano e con loro anche i brevi viaggi dei due giovani.

Sembravano uno la fotocopia dell'altro.

Lui, appoggiato al finestrino intento a fissare il muro grigio, sospirava di tanto in tanto e mantenendo la ventiquattrore ben ferma fra le sue gambe. Lei, con noncuranza, fissava il ragazzo sospirando e tremando mentre sognava e immaginava le situazioni più impossibili che, in cuor suo, sapeva irrealizzabili; ma si sa, la speranza, è sempre l'ultima a morire.

11.03.2004

De pronto me miras, te miro y suspiras,

Yo cierro los ojos tu apartas la vista,

Apenas respiro me hago pequeñita

Y me pongo a temblar.

 

 

Le scene si ripetevano così giorno dopo giorno, finché un bel dì il giovane girò la testa e lo sguardo verso Nuria che, vinta, aveva ormai preso l'abitudine di trascorrere quella mezz'ora guardando tristemente al di là del finestrino senza prestare minimamente attenzione a colui che le stava di fonte e che, da qualche minuto, la fissava.

Ma quando, solo per un istante, girò gli occhi verso destra ebbe modo di notare il giovane che la guardava intensamente e una fiamma di coraggio e determinazione cominciò ad arderle dentro ripensando all'opportunità persa quel lunedì e al fatto che per la seconda volta non voleva tornarsene a casa con il rimpianto  per un'occasione non colta. Alimentò la fiamma più che poté e si fece avanti.

 

 

Y entonces ocurre, despiertan mis labios,

Pronuncian tu nombre tartamudeando,

Supongo que piensas que chica mas tonta,

Y me quiero morir.

 

 

Riempiendo i polmoni al massimo e senza tenere conto delle centinaia di farfalle che le svolazzavano all'interno dello stomaco, Nuria aprì lentamente le labbra disidratate per l'agitazione e sicura e determinata come mai parlò, o meglio, balbettò:

R-Roberto”

o meglio, balbettò.

Solo nel momento in cui il giovane distolse lo sguardo dal vetro e dalla sua immagine riflessa per portarlo verso la figura della ragazza  Nuria si pentì immediatamente del gesto fatto, abbassò la testa e lo sguardo, mantenendo gli occhi sbarrati come se avesse visto la peggiore delle cose. Le labbra apparivano ancora screpolate e si sentiva la gola completamente secca tanto da non essere in grado di proferire più parola.

è un bene che io non riesca più a parlare; sono stata così avventata, così indiscreta, così dannatamente stupida! Cosa credevo di fare chiamandolo solamente per nome, senza nemmeno rivolgergli un buongiorno come minimo?! Cosa penserà di me? Che sono solo una stupida ragazzina. Non ho dubbi. Non è da me dire una cosa del genere ma...io questo momento vorrei morire – me quiero morir”.

Nuria era completamente assorta nei suoi pensieri e non si accorse che stava stringendo i pugni sopra le ginocchia con tale forza che le nocche le erano diventate bianche.

Non aveva minimamente il coraggio di alzare lo sguardo; in quel momento il suo unico desiderio era quello di arrivare al capolinea, ma purtroppo mancava ancora molto.

23 minuti.

Pero el tiempo se para,

Te acercas diciendo,

Yo aun no te conozco y ya te echaba de menos”,

Cada mañana rechazo el directo y elijo este tren.

 

 

23 minuti mancavo ancora all'ultima fermata. Il tempo si era come arrestato.

come fai a conoscere il mio nome...Nuria??”

Nuria sbarrò ancora di più gli occhi ed il cuore perse un colpo; persino quelle fastidiosissime farfalle si fermarono in un istante, come se anche loro avessero avuto lo stesso colpo al cuore.

La giovane non parlò, non alzò lo sguardo e nemmeno la testa; si limitò a rimanere immobile più di prima senza allentare la forza nei pugni che, al contrario, aumentò. Tutto intorno diventò buio, come se l'intero universo fosse stato inghiottito da un enorme buco nero e l'unica cosa che Nuria poteva sentire erano i battiti del suo cuore ed il respiro affannoso, nulla di più.

Ma ad un tratto in quel buio fitto, poté distingue un sospiro diverso dal suo.

Sai...” iniziò a parlare “...l'altro giorno quando siamo scesi all'ultima fermata, ti avevo vista avviarti verso altri ragazzi che si sbracciavano per farti cenno di raggiungerli e sentivo che ti chiamavano Nuria. Il mio cuore si riempì di gioia”

Fu allora che alzò finalmente il capo, quasi di scatto, volgendogli uno sguardo interrogativo e confuso, pieno di curiosità.

cosa sta succedendo? Sto forse sognando??”

A Nuria quella situazione sembrava totalmente irreale, un’illusione totale.

io non ti conosco, ma già mi mancavi -yo aun te conozco y ya te echaba de menos- dal momento in cui le nostre strade, ogni mattina, si separano, dal momento in cui prendi l'uscita est allontanandoti sempre più dalla mia visuale, mi manchi.”

Lentamente Roberto allungò titubante le mani fino a toccare i pugni chiusi della ragazza, ancora chiusi in pugni e le trasmise il calore delle sue mani. E fu come un tocco magico.

Fu allora che Nuria comprese che la realtà di quel calore, quella sensazione di tepore che le si espandeva anche nel cuore e che la faceva sentire felice era veramente reale. L'illusione divenne realtà e le labbra si schiusero in un sorriso sincero.

Era tutto reale.

Ogni mattina perdo il treno diretto per prendere questo -Cada mañana rechazo el directo y elijo este tren-. Il treno delle sette e trenta. Ogni volta mi affretto a raggiungere questo vagone e prendere posto in questo preciso sedile, di fonte ad una persona precisa...tu”

Lacrime di gioia cercarono prepotentemente di uscire dagli occhi chiari di Nuria, riuscendo un poco nel loro intendo, ma furono prontamente fermate della mano di Roberto che con una carezza le portò via per non far rovinare quel bel visto pallido.

Entrambi sorrisero mentre le dita di lui accarezzavano lineamenti gentili di lei, prima che Nuria appoggiasse la propria mano sopra quella di lui.

 

Y ya estamos llegando, mi vida ha cambiado,

Un día especial este 11 de marzo,

Me tomas la mano, llegamos a un túnel

Que apaga la luz.

15 minuti.

15 minuti all'ultima fermata, 15 minuti all'imbocco dell'ultimo tunnel.

Non l'avrei mai creduto. Tutto questo tempo a sognare ad occhi aperti questo momento, più bello e magico di quanto avessi mai immaginato.

Posso specchiarmi nei tuoi occhi che ora sono tutti per me, posso toccare la tua mano che gentilmente mi accarezza una guancia, posso sorridere e tu mi imiti con quelle labbra che tanto mi hanno chiamato e che ora so, so che mi appartengono.

La mia mente prima piena di fantasie e congetture, ora è sgombra e contiene solo la tua immagine, il tuo sorriso solamente per me.

Non avrei mai creduto che oggi sarebbe diventato il giorno più bello della mia vita.

11 marzo 2004.

sono sicura che questa data non la scorderò mai e sono altrettanto sicura che questo sia solo il principio di un lungo cammino che d'ora in poi compiremo assieme, mano nella mano.

Ormai ci apparteniamo.

Fino a pochi minuti fa eravamo soltanto due anime innamorate separare in due corpi diversi, divise da un muro invisibile ma altrettanto spesso che non lasciava passare i nostri sentimenti; ma ora è tutto diverso.

Le nostre anime si sono fuse rendendoci una persona sola, inscindibile.

La tua mano scorre dal viso alla mia spalla, raggiungendo la mia mano libera e stringendola forte.

5 minuti

il tunnel, l'ultimo tunnel che ci separa da una vita nuova sta per giungere ed inghiottirci nel suo buio che ormai non mi fa più alcun timore.

Il mio cuore vorrebbe scoppiare da quanto è ricolmo di sentimento per te, e i miei occhi vorrebbero lasciar scorrere tutte queste lacrime che sto arginando ai loro lati per impedire che rovinino un momento tanto perfetto.

Ecco, il buio ci ha avvolto.

3 minuti.

Te encuentro la cara gracias a mis manos,

me vuelvo valiente y te beso en los labios,

dices que me quieres y yo te regalo

el último soplo de mi corazón

 

 

sfrutto le tenebre e con le mani mi faccio strada verso il tuo volto, che accarezzo dolcemente.

Mi faccio coraggio, anche se ormai è un'emozione che mi appartiene pienamente, e porto la mia bocca verso la tua. Mi imiti, finché le nostre labbra non si incontrano in un bacio nato timido, rimanendo unite in una cosa sola solamente per qualche istante.

Ti allontani di poco, così che la distanza che ci separa è pari un dito di un bambino, e mi dici la cosa che più bramo e ho bramato da tanto, fin troppo tempo.

ti amo”

30 secondi.

queste sono le uniche parole che volevo sentirmi dire da te, solamente da te, mi hai reso la ragazza più felice del pianeta complice, se non protagonista, di una film o meglio, una favola divenuta realtà.

E io, per ringraziarti, non posso far di più che regalarti l'ultima cosa che mi rimane a questo mondo.

L'ultimo respiro del mio cuore.

0 secondi.

Un forte boato, urla, fiamme, cenere e macerie, pianti. Nulla più.

11 Marzo 2004.

e io ti regalo l'ultimo respiro del mio cuore.”

   
 
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