Gilnean.

"Signorino William, la prego, si alzi; il sole è sorto da poco, e suo padre la attende...". Mi rivoltai nel letto e mi nascosi sotto il cuscino, cercando riparo.
"Signorino, la prego, non faccia così. Suo padre si infurierà molto se non siederà al più presto a tavola"
Mi alzai di malavoglia quel giorno.
Barcollai fino alla finestra che dava su una delle vie principali della città: in lontananza l’abbazia, in tutta la sua monumentalità, si stagliava contro il sole splendente diventando solo una sagoma scura in controluce. Di sotto, carri e cavalli trottavano per la strada, dirigendosi verso quel luogo, dove ogni santo venerdì le bancarelle costellavano i lati della strada.
Presi il mio costoso soprabito di seta e mi diressi nella stanza principale, dove mio padre era già seduto al tavolo a mangiare.

"Figliuolo", disse mangiando una fetta di pane. " Oggi dobbiamo presenziare alla funzione e poi dirigerci verso il palazzo reale. Il re in persona vuole ricevere gli esponenti delle famiglie più ricche della città per pianificare gli eventi futuri . Non hai preso impegni con nessuno, vero?".
"A dire la verità, me l’ero scordato, padre", dissi abbassando lo sguardo. Mi guardò con aria di rimprovero. "Ma non ho preso impegni, lo giuro."
"Meglio, perché li avresti sicuramente annullati, non è così?" Annuii. A un cenno della testa di mio padre, il maggiordomo portò a entrambi la sopraveste con lo stemma della nostra famiglia. "E’ davvero necessaria la vestaglia?" chiesi a mio padre seccato. Per tutta risposta ricevetti un netto cenno d'assenso che non mi diede possibilità di replica.
Dopo aver indossato la scomoda effigie familiare, scesi le scale di casa con mio padre e il maggiordomo e ci dirigemmo verso la carrozza regale, che già ci attendeva fuori dalla porta, a lato della strada. Un giovane soldato mi fece accomodare sui sedili in cuoio rosso del veicolo e uno schiocco di frusta fece partire i cavalli.
Mio padre sedeva di fronte a me e parlava con il giovane guerriero. Io, invece, osservavo fuori dalla porta lo scenario frenetico del venerdì: un fiume di gente indaffarata scorreva di fianco alla rumorosa carrozza, in mezzo alle bancarelle di legno dipinto. Profumi pungenti attiravano la mia attenzione allo stesso modo delle urla dei venditori e dei colpi di maglio dei fabbri.
Il tempo passò velocemente, e in poco entrammo attraverso il portone rinforzato del castello. "William, è ora di scendere!". Esortato da mio padre, scesi dalla carrozza, mi sistemai la sopraveste e varcammo la soglia del castello. La luce entrava attraverso le bifore e illuminava i quadri degli antenati del re, appesi sulla lunga parete del corridoio laterale che stavamo percorrendo. Il rumore dei nostri passi rimbombava nell’alto corridoio riempiendo l’intero luogo.
Entrammo nella sala centrale, totalmente buia e silenziosa. Ad un tratto, un rumore assordante, le candele si accesero, una voce tuonò: " Benvenuti, miei sudditi!". Mi guardai attorno: soldati con l’alabarda in mano stavano dinnanzi alle colonne della sala ottagonale e tra esse numerose librerie con ancora più numerosi volumi di vario genere; al centro della sala, su un piano rialzato, un trono d’oro con seduto un uomo di mezz’età dai capelli bruni e il pizzetto accennato. Lo sguardo fiero e serio di quell’uomo era fisso su di noi. Uno sguardo intenso, che non mi metteva a mio agio.
Il mio pensiero venne interrotto da una gomitata di mio padre. "William, per Dio, dove hai messo l’educazione? Inginocchiati, svelto!"Eseguii l’ordine.

"Siete i rappresentanti delle famiglie più illustri della città, e vedo con piacere che ci siete tutti. Possiamo iniziare". Un soldato, finora immobile, si mosse verso di noi, portando un manoscritto.
Al calare del sole, un uomo con la bombetta entrò di corsa dalla porta e si inginocchiò, ansimando, dinnanzi al re. "Milord, un problema!" disse sconvolto. "La gente, sire … la gente! La gente si … "
" Parla, maledizione, parla!"
"Esca lei stesso a vedere … la mia famiglia, i miei amici, tutto..." scoppiò in un pianto fragoroso.
"Si rialzi, si faccia forza. Non può essere così grave! Prenderò in mano io la situazione. Altrimenti non sarò degno del nome che porto : Genn Graymane!"


Angolo Autore:
Ossequi a tutti, popolo di EFP!
Mi presento brevemente.
Sono Cairne, un giovane "aspirante scrittore" attirato in questo bel posticino da un'altra autrice (AlexysBlack) che lavora però nel fandom di TVD (a me totalmente estraneo :D).

Essendo un po' nerd, (personalmente penso che non sia una cosa negativa) e amante di World of Warcraft, mi piacerebbe dare un contributo a questa bella causa.
Spero che possiate commentare in molti, e che la mia storia possa appassionare anche i più "atei".
Che la Madre Terra vi protegga!
Vostro,
Cairne.

P.S.: Siccome Cairne è un incapace sfruttatore, ci ho pensato io (Alexys) a pubblicargli la storia, sperando che non diventi un'abitudine, vero Cairne?!
E mi prendo anche due righe tanto per rompere le scatole (: Ma tanto lo so che mi vuoi bene U__U E adesso lo saprà tuuuutta EFP!
E' stato un piacere pubblicarti, comunque^^
Beh, se volete fare un salto in TVD, sapete dove trovarmi! (Hai fatto bene a non insultarmi il fandom, Cairne, altrimenti...*prende un badile da darti in testa*)
Saluti anche da me, Wowwari (:
L'imbucata della situazione,
 -Alexys-