«Sai,
stavo pensando …»
Axel sospirò, staccando le labbra dal collo arrossato del
biondo e sollevando lo sguardo verso Roxas.
«Potresti evitare di pensare in certi momenti?»
domandò, inarcando le sopracciglia e sbuffando dal naso,
infastidito. Con la mano destra continuò a fare dei piccoli
cerchi immaginari sopra il petto scoperto del biondo e subito
ritornò a baciargli il collo, ignorando le parole che aveva
detto poco prima.
Roxas sospirò, allungando le braccia e tirando una ciocca
dei capelli del ragazzo sopra di lui.
«Stammi ad ascoltare, scimmia»
Axel sospirò nuovamente, stringendo con entrambe le mani i
fianchi di Roxas e mordendogli la spalla, cercando di fargli male.
«Insomma!» sbottò facendosi leva sulle
braccia e
sovrastando il biondo «Che c’è, cosa
vuoi?»
Roxas sorrise, soddisfatto di aver attirato la sua attenzione. Si
sollevò leggermente dal materasso e appoggiò la
testa
alle testiera del letto, passandosi in seguito una mano tra
l’incavo del collo e la spalla come per vedere se fosse
ancora
intatto.
«Allora, brufolo? Qual è il problema?»
domandò nuovamente Axel, sempre più scocciato.
Roxas si morse lievemente il labbro inferiore, divertito. Adorava
– no, forse di più- vedere il compagno
così
infastidito, specialmente quando lo interrompeva durante i momenti
più intimi.
Si può dire che era il suo hobby preferito, insieme al
collezionare le penne più strane che riusciva a trovare.
L’ultima era a forma di ranocchio, ed era entrata nella sua
classifica di penne preferite.
«Stavo pensando …» iniziò,
arricciando le labbra rosee e osservando Axel.
Il rosso ringhiò leggermente, trattenendosi dal tirargli una
testata.
«Sì, questo l’hai già detto.
Quello che mi piacerebbe sapere è al cosa stavi
pensando in un momento simile»
«Pensavo che ho fame, ecco» rispose come se niente
fosse, facendo spallucce e scuotendo la testa.
Il maggiore rimase lievemente a bocca aperta, per poi chiudere gli
occhi e passarsi una mano sopra le palpebre.
Stupido idiota, stupido stupido marmocchio idiota !
«Insomma, io ti stavo baciando – in
modo molto sexy, aggiungo- e tu pensavi
al cibo?» domandò, la voce leggermente tremolante
dalla rabbia.
Roxas si imbronciò leggermente, allungando le braccia in
avanti
per aggrapparsi alle spalle di Axel. Se lo tirò vicino e gli
passò un braccio dietro al collo.
Avvicinò la bocca all’orecchio del maggiore e
sorrise, divertito.
«Sei tu che mi stimoli, non ci posso fare nulla. Saranno i
capelli che profumano …» si fermò un
attimo,
passando il naso tra i capelli del rosso e facendolo ridere per il
solletico «Hai usato lo shampoo alla pesca, per caso?
»
Axel scosse la testa, sorridendo.
Non ci riusciva, per quanto volesse afferrare Roxas per i capelli e
staccargli la testa a morsi, non riusciva a rimanere arrabbiato con
lui. Non quando gli si appiccicava addosso con l’intento mal
riuscito di prenderlo in giro.
«Sì, ho usato quello »
bofonchiò, allungando
il collo e mordendo una guancia al biondo. Roxas si contorse
lievemente, pizzicando un fianco di Axel per ripicca.
«Ma è quello che usa mia madre … Ti sei
trasformato
in una donna, per caso?» soffiò il biondo,
passando le
mani nella massa informe dei capelli del più grande,
divertendosi di tanto in tanto a tirare qualche ciocca.
«Io stavo proprio per mostrarti il contrario, ma a quanto
pare tu hai
fame!»
Roxas ridacchiò, allontanandosi dai capelli di Axel e
ritornando ad appoggiare la testa sulla testiera del letto.
«Magari la mia idea era di prendere del cibo e provare a fare
uhm, come spiegarlo? Ah sì, provare a fare qualcosa di
nuovo,
ecco» insinuò Roxas, ridacchiando sotto i baffi.
Axel sobbalzò leggermente, aguzzando lo sguardo e
avvicinando il volto a quello del biondo.
«Sei serio?» domandò, lievemente
minaccioso.
«Ovvio che no!» sbottò come risposta
Roxas, alzando
gli occhi al cielo. Davvero ci credeva ancora, dopo tutto questo tempo?!
Il fulvo digrignò i denti per un momento, per poi scuotere
la
testa e scivolare di lato. Si sistemò bene nel letto e diede
le
spalle a Roxas, fingendosi offeso.
Il biondo scosse la testa, gattonò verso il fidanzato e si
sdraiò comodamente sopra di lui.
« Sei più comodo di quanto sembri .»
«Evapora, pulce.»
Roxas si passò la mano sopra la bocca per evitare di ridere,
mentre con la sinistra continuava a punzecchiare Axel.
«Oh, come
sei infantile.» cantilenò, ben sapendo di
infastidire sempre di più il compagno.
Infatti Axel sbuffò seccato, afferrò il lenzuolo
e con un
colpo secco se lo avvicinò alla faccia, nascondendosi sotto.
«Ma dov’è Axel, non lo vedo
più?! Bel
bambino, torna in superficie» continuò Roxas,
afferrando
anche lui un lembo del lenzuolo e tirandolo.
Quella sera Roxas si stava divertendo particolarmente a prendere in
giro Axel, persino usando le frasi che solitamente l’altro
serbava per lui.
Il rosso ringhiò leggermente, tirando anche lui dalla parte
opposta.
«Nanorettolo lasciami in pace. Parlami solo se hai intenzione
di fare sesso»
Roxas arrossì lievemente sulle gote, scuotendo la testa.
Perché doveva essere così schietto su certe cose?!
Non poteva, per esempio, dire “ finché non ti
deciderai ad aprire cordialmente le gambe”?
«Magari dopo mangiato, eh?» disse, tirando ancora
il lenzuolo e scoprendo definitivamente il volto di Axel.
Il rosso lo guardò, sollevando un sopracciglio e
afferrandogli
un polso. Strattonò Roxas verso di sé e gli
afferrò il volto, avvicinandolo.
«Se adesso andiamo a mangiare – ignorando il fatto
che sono
le tre di notte- dopo farai tutto quello che voglio. Ok?»
Roxas sbuffò dal naso, cercando di addentare la mano del
fulvo.
«Non sono un cane, che gli dici cosa deve fare e lui lo
fa»
sbottò gonfiando lievemente le guance e imbronciandosi.
«E allora me ne torno a dormire e non ti accompagno
giù in
cucina» ribatté Axel, lasciando andare Roxas e
cercando di
afferrare nuovamente il lenzuolo.
Il biondo fu più veloce e si lanciò sopra la
coperta, stringendosela forte al petto.
«Ma, Axel … Non puoi lasciarmi andare
giù da
solo» replicò Roxas, assottigliando lievemente gli
occhi e
osservando il maggiore con aria accusatoria.
Axel sospirò per l’ennesima volta
nell’arco di dieci
minuti e si passò una mano tra i capelli, infastidito e
divertito allo stesso tempo.
«Chi è quello infantile, adesso?»
domandò con una leggera nota di ironia nella voce.
Roxas si imbronciò lievemente, mettendosi a gambe incrociate
sopra al letto e sbuffando il più forte possibile, sperando
di
far cambiare idea ad Axel.
«Tanto non funziona. Io non mi alzo da questo letto
…»
«Eddai, tanto lo so che non hai sonno»
Axel si sollevò velocemente dal caldo materasso e si mise
seduto scompostamente sul letto, afferrando
Roxas per le spalle e scuotendolo leggermente.
«No, io-non-ho-affatto-sonno! Le miei idee per la serata
erano
ben diverse, e non contavano certo del cibo»
sbottò,
scuotendo il biondo a fine frase.
Roxas scacciò le mani di Axel e scosse la testa,
bofonchiando qualcosa.
«Non è colpa mia se mi è venuta fame
»
«Non potevi aspettare un po’?» si
lagnò Axel, scuotendo la testa con fare melodrammatico. Si
guardò perfino intorno in cerca di un fazzoletto bianco da
stringere tra i denti.
Uhm, si sarebbe dovuto accontentare del lenzuolo a questo punto.
«Te l’ho detto: sei tu che mi stimoli la
fame!»
«Non potevo stimolarti altro?»
Roxas spintonò il rosso, arrossendo lievemente nel buio
della stanza.
«Andiamo, stupido! Non voglio scendere da solo al
buio»
Axel scosse le spalle, indifferente.
«E allora accendi la luce»
«Non posso. I miei stanno dormendo e anche Sora, non posso
accendere la luce se no rischio di svegliarli»
sbottò,
sollevando un dito e indicano il muro dietro di sé, dove al
di
là si trovava la camera del fratello e poco più
in fondo
quella dei genitori.
Il rosso assottigliò lo sguardo, avvicinandosi a Roxas e
scoccandogli un bacio sulle labbra.
«La mia risposta rimane sempre e comunque un no»
sorrise
apertamente a fine frase, lasciando un buffetto sulla guancia
dell’altro.
Roxas gli scoccò l’ennesima occhiata omicida della
serata,
mentre con un sorriso furbo si avvicinò nuovamente ad Axel.
«Hey, sai che forse ho ancora un po’ di cioccolata
calda da preparare?»
Infondo il biondo conosceva bene i suoi polli, e il pollo in questione
si chiamava Axel e adorava in modo quasi maniacale la cioccolata.
Infatti a Roxas parve quasi di sentire la pancia del rosso brontolare,
in richiesta di cibo calorico e dolce.
«E va bene, va bene. Però dopo …
»
lasciò la frase in sospeso, facendo arricciare il naso al
più piccolo.
«Può essere, dipende da cosa trovo nel frigorifero
io»
Axel scosse la testa, rotolando sul materasso fino a raggiungerne il
bordo.
Appoggiò i piedi nudi per terra e rabbrividì per
un
attimo, chiedendosi ancora come mai stava scendendo da quel letto caldo.
Poi guardò alla sua destra, dove anche Roxas faceva delle
strane smorfie per il freddo e sorrise.
Ah già, adesso ricordava: quel nano del suo fidanzato. E
la cioccolata, gli ricordò la sua pancia.
Già: Roxas e la cioccolata, un abbinamento perfetto.
Si alzò in piedi e afferrò il biondo per la vita,
alzandolo da terra e issandolo sulle sue spalle, come un sacco di
patate.
«H-Hey, che fai, idiota! Mettimi giù! »
ringhiò il biondo, scalciando e tirando i capelli di Axel.
«Shhh, rischi di svegliare i tuoi genitori,
ricordi?» domandò, tirando una pacca sul sedere di
Roxas.
Ah, così sì che si divertiva.
Ignorando le proteste del biondo si avvicinò alla porta e
l’aprì, cercando di fare il meno rumore
possibile.
Uscì dalla camera e si diresse verso la cucina, evitando
accuratamente di far sbattere la testa di Roxas contro i vari muri
della casa e contro le mensole.
E poi aveva pure il coraggio di dire che non si preoccupava per lui, eh?
Ritornarono
nella camera del biondo in punta di piedi, le labbra ancora leggermente
sporche di cioccolata e la sensazione di calore nella pancia che solo
una bevanda calda alle tre di notte può darti.
Sentivano entrambi le guance rosse e calde, tanto che se solo avessero
potuto si sarebbero morsi a vicenda per sapere che sapore avevano.
Sembravano tanto due belle mele rosse e cotte; quelle calde che poi
vanno intinte nel caramello e mangiate in compagnia degli amici.
Roxas sorrideva ancora, lievemente e con un luce felice negli occhi che
si riusciva a scorgere nonostante il buio della stanza.
Axel, mentre richiudeva la porta cercando di non farla sbattere troppo
forte, continuava a bofonchiare qualcosa che si poteva collegare alla
cioccolata calda di poco prima e il suo miglior utilizzo.
Sì, non si era ancora arreso alla possibilità di
unire il
cibo ad attività ben più piacevoli del dormire.
«Stai ancora pensando al cibo mischiato con il sesso,
vero?» domandò il biondo, incrociando le braccia
al petto
e aspettando il compagno in piedi, di fianco al letto.
Axel sbuffò, tamburellando le dita sopra la porta.
«No, lo preferisco mischiato con l’amore»
E grazie al cielo la camera era buia e , nonostante gli occhi si erano
abituati all’oscurità, non si riusciva a vedere
bene il
cambiamento di tonalità delle guance di entrambi.
Se già prima erano rossi dopo la parola “
amore”
avevano raggiunto una colorazione porpora che avrebbe messo in allerta
molti medici. Nemmeno avessero smesso di respirare, in pratica.
«I-In ogni caso non intendo mischiare il cibo con
nient’altro che non sia un tavolo da pranzo o eventuali
fast-food» sbottò Roxas dopo un po’,
girandosi verso
il letto e sollevando le coperte, pronto a rimettersi comodo tra le
lenzuola.
Axel al contrario non aveva affatto voglia di starsene sotto le coperte
a dormire, quindi scattò in avanti e afferrò
Roxas per le
spalle, tirandolo lontano dal materasso.
Il biondo lo guardò spiazzato, per poi cercare divincolarsi
senza molti risultati.
E poi accadde. Roxas perse l’equilibro e ruzzolò
contro il rosso.
Ci fu un dimenarsi di braccia, un artigliarsi l'uno contro
l'altro per non cadere a terra e una serie di imprecazioni a bassa voce.
Nessuno dei riusciva a rimanere fermo e, inspiegabilmente, Roxas si
ritrovò schiacciato contro uno dei muri color nocciola di
camera
sua – fortunatamente quello senza mensole- e
il corpo di Axel.
Il maggiore sollevò lentamente il capo, le
dita ancora affondate nelle spalle dell’altro, e
puntò gli occhi in quelli di Roxas, leggermente confuso.
Fu un momento che sembro un'eternità: il verde si specchiava
nell’azzurro e in entrambi balenavano scintille di emozioni
contrastanti, velate dai fumi del sonno e della sensazione di calore
dovuta alla cioccolata calda.
E allora, senza dire niente, Axel si avventò sulla bocca di
Roxas, schiacciando le labbra contro le sue.
Infondo era da ore che cercava quel contatto, possibilmente senza
nessuna interruzione.
Axel scoccò un altro bacio sopra le labbra semi chiuse del
biondo, sospirando lievemente.
Lo baciò a fior di labbra ancora, ancora e ancora,
finché
non sentì le braccia di Roxas aggrapparsi al suo collo e la
sua
lingua solleticargli la bocca.
Allora sorrise, vittorioso. Quando anche Roxas si lasciava andare
– cosa strana, vista la sua stoica rigidità in
certi
momenti- significava che quella sera sarebbero finiti con il rimanere
abbracciati sotto le coperte per tutto il tempo.
Axel allungò quindi le mani, passandole dietro la schiena di
Roxas e staccandosi per un attimo dalle sue labbra, anche se ancora un
vero e proprio bacio non se l’erano ancora dati.
Però voleva soffiare per un attimo sopra al naso del biondo,
cosa che ben sapeva infastidire il compagno.
Infatti Roxas si accigliò leggermente e sciolse
l’abbraccio con il rosso, massaggiandosi il naso con la mano
destra.
«Idiota» sbuffò contro il
volto del più
alto, allungando poi il collo per mordere la guancia
dell’altro.
«Chiudi la bocca, nanetto» borbottò di
risposta
Axel, afferrando Roxas per i fianchi e avvicinandolo a sé.
Si chinò in avanti e ritornò a baciargli le
labbra,
questa volta lasciando scivolare la lingua dentro la bocca di Roxas.
«A-Axel, aspetta!» disse il biondo, cercando di
staccarsi
dalle labbra del fulvo «Penso che non sia il cas-»
«No, basta» gli ringhiò sulla bocca
Axel,
afferrandogli i capelli e tirandoli verso di lui «Giuro che
se
adesso non spegni quel cervello
che ti ritrovi troverò un modo per farti male, lo
giuro»
Roxas aprì la bocca per controbattere, ma subito
gli si
sovrappose quella di Axel, pronto più che mai a bloccare
qualsiasi pensiero e parola dell’altro.
E dopo qualche bacio anche Roxas si lasciò andare,
scivolando contro al muro e aggrappandosi alle braccia del rosso.
Le mani di Axel si staccarono dalle spalle del biondo, andando a
cercare i bottoni dei suoi pantaloni. Ci lottò per qualche
istante e Roxas lo
sentì imprecare leggermente contro la sua bocca,
finché
con un gesto secco non riuscì ad abbassarsi i Jeans neri.
Fece altrettanto con i pantaloni di Roxas - che per sua fortuna
indossava solamente la tuta e non c’era nessun bottone
– ,
poi si chinò e appoggiò la fronte contro quella
di Roxas,
cercando di riprendere fiato.
Roxas, imbarazzato come ogni volta, sospirò sopra la bocca
dell’altro e si lasciò sfuggire un “
idiota”,
seguito da un bacio.
Axel gli afferrò le natiche,
coperte ancora dai boxer, in
modo da sorreggerlo e se lo strinse addosso. Roxas allungò
le
gambe e le fece passare sulla vita del fulvo, aggrappandosi.
Poi appoggiò la testa contro al muro, chiudendo gli occhi e
preparandosi mentalmente a quello che sarebbe successo di li a poco.
Entrambi gemettero, come se la sola idea di poter diventare un
tutt’uno con l’altro potesse farli godere.
Il biondo allungò una mano e l’appoggiò
contro al
muro, ignorando il rumore sordo che sia andava a creare ogni volta che
sbatteva contro al muro di cartongesso.
Axel allungò a sua volta la mano destra e strinse forte
quella
di Roxas, spingendo verso di lui e sfiorando con un fianco il comodino.
Le loro bocche si scontravano sempre più frequentemente,
alternando baci a fior di labbra e baci più lunghi e
sensuali.
Roxas mosse lentamente le gambe, stringendo le cosce aggrappate contro
il ventre del rosso.
E a quel gesto Axel sospirò più forte di prima,
staccando
il biondo dal muro e risbattendocelo – non troppo forte,
ovviamente- nuovamente
sopra, questa volta un po’ più a sinistra.
Con la gamba Roxas sfiorò nuovamente il comodino, facendo
traballare la lampada di vetro posata sopra e due libri in bilico li
vicino.
Ancora un movimento da parte del rosso e la lampada cadde
definitivamente a terra, frantumandosi.
Roxas si staccò da Axel, assottigliando gli occhi e
spostando lo
sguardo verso la lampada a terra, ora mai completamente distrutta.
«Stai più at-»
Non finì nemmeno la frase che Axel lo interruppe con un
nuovo bacio e una spinta del bacino.
«Chiudi. La.Bocca.» mormorò il rosso, le
labbra attaccate a quelle dell’altro.
Roxas annuì lievemente, girando
il capo di lato per riuscire a raggiungere il collo di Axel. Vi
depositò sopra un bacio e poi, con una luce vendicativa
negli
occhi, morse il più forte possibile un pezzo di pelle.
Ok, non così forte
da fargli troppo male. Non aveva ancora raggiunto quei livelli di
sadismo.
Axel si lamentò sopra una guancia del biondo, dedicandogli
parole tutt’altro che dolci.
Però sapeva lui come prendersi la sua rivincita per quel
morso.
Accarezzò il petto scoperto di Roxas con lentezza, scendendo
pian piano verso l’ombelico. Giocherellò per un
po’
con il foro, tirando di tanto in tanto la pelle della pancia.
E si divertiva un mondo a sentire i sospiri mal trattenuti di Roxas
nelle sue orecchie, eccome se si divertiva.
Scese ancora più in basso, sfiorando l’elastico
dei boxer
del biondo con la mano e facendo intendere la sua prossima mossa.
Aprì l’intero palmo della mano e iniziò
a scendere,
superando l’ostacolo dell’elastico e iniziando a
sentire i
peli pubici del biondo solleticargli la punta delle dita.
Roxas tossì lievemente, cercando di coprire
l’imbarazzo
che sembrava non voler scomparire mai in situazioni del genere.
Artigliò forte le spalle di Axel e nascose il volto tra i
suoi
capelli rossi, sperando nel “ se non mi vede almeno non mi
imbarazzo”.
Il rosso ridacchiò lievemente per quel comportamento
consuetudinario e ritornò a far scendere lentamente la mano
mentre un gemito scaturì dalla sua bocca, basso e lievemente
roco.
Axel e Roxas si bloccarono di colpo e sollevarono la testa, guardandosi
intorno con il cuore in gola.
Subito dopo arrivarono due colpi al muro ben assestati, seguiti da un
“ ho sonno, voglio dormire”.
Entrambi arrossirono di colpo, mentre la mano di Axel sgusciava
velocemente via dai boxer di Roxas come se fosse entrata in contatto
con qualcosa di bollente.
Il biondo slacciò le gambe dalla vita di Axel e
ritornò
ad appoggiare i piedi sul freddo pavimento, tremando lievemente allo
sbalzo di temperatura e dalla vergogna. Bene, essere beccati in un
momento del genere era sempre stato il suo più grande sogno
eh.
Il rosso, invece, si grattò la nuca imbarazzato, indicando
con un cenno del capo il letto.
In silenzio aggirarono i vetri rotti della lampada – nota
mentale
di Roxas: la prossima volta a casa di Axel rompergli qualcosa,
possibilmente scaraventare a terra gli oggetti di Swarovski che teneva
sulla mensola in salotto- e si fiondarono sotto le coperte.
I passi di Sora, intanto, si allontanavano sempre di più
fino a sparire, insieme al rumore di una porta che sbatteva.
Roxas si coprì con il lenzuolo fin sopra la testa, le
orecchie paonazze e la voglia di morirci, in quel letto.
Axel, al suo fianco, invece sembrava averla presa molto meglio, visto
che si avvicinò a Roxas e lo strinse a sé.
«Potremmo sempre continuare qui, che ne dici?»
«Dico che adesso tu te ne vai a dormire in sala,
dannazione!»
«Questa volta passo, mi spiace»
Roxas ringhiò nel buio, chiuse gli occhi e si
voltò dalla
parte opposta a quella di Axel, senza però lasciare andare
il
braccio del rosso stretto attorno alla sua vita.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, ancora con l’urlo di
Sora
che gli ronzava nella testa, sperando di riuscire a dormire.
«Hey Axel»
«Uhm?»
«Indovina una cosa?» biascicò Roxas, la
voce fioca a causa del sonno che iniziava a farsi sentire.
«Cosa?»
«Stavo pensando che avevo proprio ragione: dovevamo andare a
dormire prima»
«Io invece penso che tu debba pensare di meno e baciarmi di
più» ribatté Axel, stampando un bacio
sulla nuca di
Roxas e soffiandogli nell’orecchio la buona notte.
«La prossima volta spengo l’interruttore del
cervello, giuro»
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Mel, la mia cavolo di tomba al freddo e al gelo
Allora, eccomi ancora qui con una one-shot. Credo che ora mai siano il mio marchio di fabbrica (!?), visto che le long proprio non mi riescono.
E' più forte di me, cavolo. Mi piace troppo scrivere di piccoli momenti quotidiani, che ci posso fare ~
Questa volta è un tipo di storia un po' diversa dal solito, nonché il mio primo tentantivo a luci rosse!
Non credo sia uscito molto bene, però. Infatti l'ho interrotto sul più bello perché non riuscivo ad andare avanti, non sapevo come descriverlo senza cadere nel " lui si spinse e l'altro gemette".
Quindi boh, spero via sia piaciuta lo stesso questa storia e io la finisco di parlare a random.
Alla prossima storia e un grazie a chi mi ha messo tra gli autori preferiti. Sono ... fottutamente sorpresa, lo giuro *gongoleggia*
Ps: ho notato che quasi sempre nelle storie pubblicate c'è il titolo scritto in inglese, quindi faccio la rivoluzionaria (!?) e lo metto in italiano, tié
Mel