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Autore: telesette    05/12/2011    3 recensioni
Per la serie "Athos & Aramis Forever", ecco un nuovo capitolo:
Un marinaio ubriaco insulta pesantemente Aramis, sfidandola quasi a venire alle mani, ma Athos interviene in sua vece per difendere il suo onore di moschettiere. Sarà veramente solo questo il motivo, oppure...
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Athos & Aramis Forever'
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PREMESSA

Dal momento che il punto chiave della coppia Athos/Aramis ( ovvero che Athos sia a conoscenza della vera identità di Aramis ) spesso è alquanto ripetitivo da trattare nelle fanfiction, seguendo l’ordine cronologico con un’altra mia storia dal titolo: “Amicizia oltre le apparenze”, le vicende qui di seguito sono tutte riferite ad un ipotetico sequel dopo la serie originale. In questo contesto narrativo, parto dunque dal fatto che sia Athos che Porthos sanno che Aramis è una donna; tuttavia, uniti per la vita dal famoso “Uno per tutti e tutti per uno”, i tre moschettieri combattono insieme per dare vita ad una nuova serie di avventure. Le vicende romantiche della Athos/Aramis, che volutamente NON avevo trattato nella storia sopra citata, sono invece presenti in questa e in tutte le altre storie della collana Athos & Aramis Forever.
Buona Lettura!

L’Autore

 

Questione d'onore, oppure...

Immagine di: ~HolyElfGirl su deviantART

La locanda era gremita di gente quella sera. Malgrado i moschettieri avessero il loro tavolo personale, le risate, i fumi dell’alcool e la confusione che regnavano nell’ambiente rendevano impossibile chiacchierare in santa pace dei fatti propri. L’unico a prenderla con filosofia era il buon vecchio Porthos, che stava appunto concentrando la sua totale attenzione su un appetitoso cosciotto d’agnello cotto al punto giusto.

- Andiamo Porthos, mangia con un po’ più di calma - gli fece notare Athos con una smorfia. - Non vorrai mica rischiare di strozzarti, spero?
- Hai ragione, ma è impossibile resistere davanti a una simile delizia!

Sorridendo beffardamente, Aramis smise per un secondo di tagliare la bistecca che aveva davanti e non perse l’occasione di rivolgere a Porthos l’ennesima frecciatina.

- Sai, mi chiedo una cosa - esclamò. - Pensi di ricordarti ancora come si fa a mangiare con forchetta e coltello?

Tenendo il cosciotto fermo a mezz’aria, il povero Porthos arrossì imbarazzato. In effetti era talmente abituato ad addentare i cosciotti così alla buona che, spesso e volentieri, era raro vederlo usare le posate. Ovviamente Aramis non lo aveva detto con cattiveria, questo era chiaro a tutti e tre, ma Porthos non poté fare a meno di vergognarsi lo stesso.

- Andiamo, non fare quella faccia - disse subito Athos, cercando di sdrammatizzare. - Nessuno di noi pensa che tu sia un selvaggio!
- Davvero? - chiese Porthos speranzoso.
- Ma certo - rispose l’altro. - Che io sappia almeno, non ti ho ancora visto trangugiare il brodo senza cucchiaio…

Tutti e tre scoppiarono a ridere di cuore. Erano amici da così tanto tempo, troppo per potersi offendere tra loro, e il bello della loro amicizia era proprio questo. Poco dopo infatti avevano ripreso a mangiare tranquillamente e a chiacchierare del più e del meno come se niente fosse.
Dal tavolo accanto però, alcune occhiatine minacciose erano rivolte verso Aramis. Tre brutti ceffi ( marinai probabilmente, a giudicare dall’aspetto ) stavano domandandosi com’era possibile che un così bel “signorino” indossasse l’uniforme di uno dei più importanti reggimenti militari di Francia.

- Devono essere a corto di uomini nei moschettieri, per arruolare un simile mingherlino - commentò il marinaio, rivolgendosi ai compagni. - Scommetto che può crollare a terra col primo colpo di vento!

Gli altri due si misero a ridere sguaiatamente, tanto che era impossibile per i moschettieri non notarli ( visto che erano proprio di fianco a loro ), tuttavia Athos e gli altri decisero di far finta di niente. Ad un tratto però, il bestione che si era messo a prendere in giro Aramis decise di passare dalle parole ai fatti. Lo sgabello dove era seduto il biondo moschettiere aveva la gamba pericolosamente vicina al piede del marinaio… Non ci voleva molto a capire cosa stesse passando nella testa di quest’ultimo.
Con un calcio secco, il marinaio spazzò via lo sgabello e Aramis ruzzolò all’indietro tra le risate generali degli avventori.

- Razza di…
- Hai qualche problema, biondino?

Aramis si rialzò in piedi furibonda tuttavia, malgrado la rabbia incontenibile che provava, non le venne in mente alcun termine adeguato per rispondere a tono.

- Che succede - proseguì l’altro con fare canzonatorio. - Hai perso la lingua, per caso?
- La mia lingua funziona benissimo - replicò Aramis. - E’ il tuo cervello che ha qualche problema… Ammesso che tu ne abbia uno, lì dentro!

Il pugno del marinaio fece per colpirla ma, nello stesso istante, la mano di Porthos lo afferrò prontamente.

- Me lo lasci, Aramis? - domandò l’amico con un sorriso. - Avevo giusto bisogno di un po’ di movimento per digerire!
- Smamma - ruggì il marinaio. - Il biondino e io abbiamo una questione da sistemare!
- Interessante - intervenne dunque Athos, alzandosi in piedi. - Perché non provi a dire a me di che questione si tratta? Sono curioso…

Il marinaio si liberò della stretta di Porthos con scatto rabbioso.

- Siete veramente coraggiosi, a darvi manforte l’uno con l’altro… Perché non lasciate che il vostro amico biondo se la sbrighi per conto suo?
- Proprio perché è un nostro amico - sottolineò Athos deciso. - E chi offende lui offende anche noi, chiaro il concetto?
- Bada a te, baffetto - sibilò l’altro con fare minaccioso. - Ho ucciso tipi ben più grossi per molto meno!

Per tutta risposta, Athos si sfilò la tracolla della spada e la diede a Porthos.

- Athos, non fare sciocchezze - provò a dire l’amico. - Non c’è bisogno che ti sporchi le mani con quello, me la sbrigo io in un attimo e lo metto a nanna…
- Tienimela un momento - ribatté Athos, senza staccare gli occhi dall’avversario - Il signore qui non ha la spada, dunque non possiamo risolvere la questione con un duello, ma fortunatamente esistono altri modi per insegnargli un minimo di educazione!

Aramis lo guardò stupita.

- Athos, non…
- Non preoccuparti - tagliò corto lui. - Uno per tutti, tutti per uno!

Subito gli altri avventori si fecero da parte per evitare di venire coinvolti. Athos e il marinaio si studiarono attentamente negli occhi, pieni di reciproco disprezzo, ma nessuno dei due intendeva sottrarsi allo scontro.

- Cos’è, hai paura che il biondino si faccia male? - sogghignò il marinaio.
- Al contrario - rispose Athos impassibile. - Voglio solo assicurarmi che di te rimanga qualcosa… Dubito che i miei compagni avrebbero la stessa cortesia!
- Aaaaaarrrrrrgggggghhhhhh !!!

Urlando come un pazzo, il marinaio si avventò su Athos. Questi però schivò il suo goffo attacco con facilità e, dopo avergli spezzato la guardia con un colpo allo stomaco, si piegò sulle ginocchia per preparare l’arrivo di un bel montante. L’altro barcollò stordito per un istante, certo non si aspettava che quel damerino fosse tanto forte, tuttavia non poteva certo perdere contro uno di quei pagliacci dal cappello piumato. Di nuovo sventolò un paio di attacchi a vuoto e di nuovo Athos colse l’angolo morto dei suoi colpi alla perfezione, per investirlo con un micidiale pugno sotto la guancia e scaraventarlo all’indietro contro uno dei tavoli.

- Ne hai abbastanza o devo continuare?

Sia Porthos che Aramis osservarono il compagno sbalorditi. Sapevano che era in gamba ma, prima di allora, non lo avevano mai visto combattere senza spada. Il modo in cui aveva steso il suo avversario aveva un che di incredibile, non si era neanche dovuto impegnare troppo, e con pochi colpi precisi lo aveva praticamente massacrato.
Il marinaio però era tanto grosso e ostinato quanto stupido e ignorante. Dopo essersi tirato su faticosamente, si massaggiò il livido sotto il mento e sputò via il frammento rotto del dente. Un rivolo sottile di sangue cominciò a colargli lungo la bocca ma non gli importava niente, l’unica cosa che voleva era prendere per il collo quel moschettiere e strangolarlo con le sue stesse mani.

- Ti ammazzooo!

Buttandosi alla cieca, con le braccia allargate ( in modo da serrarlo attorno alla vita e stritolargli le ossa ), il marinaio si scagliò ancora una volta contro Athos. Il moschettiere tuttavia non era uno sprovveduto, aveva intuito subito le sue intenzioni, ed era già pronto a sferrare la sua contromossa: dopo essersi piegato di scatto, Athos colpì l’avversario proprio alla bocca dello stomaco togliendogli il fiato; l’altro perse completamente la forza del suo impeto ma, prima ancora che se ne rendesse conto, il secondo pugno del moschettiere mise fine al combattimento.
Sotto lo sguardo attonito dei presenti, Athos si spolverò gli abiti con noncuranza e rassicurò tutti che lo spettacolo era finito. Il proprietario della locanda uscì tremante dal suo nascondiglio e, avvicinandosi ad Athos, si preoccupò di chiedergli chi avrebbe pagato per i danni.

- Questo dovrebbe bastare - osservò il moschettiere, allungando una piccola borsa d’oro nelle mani del locandiere. - Confido che dimenticherete quest’incidente, se le guardie cardinalizie dovessero chiedervi spiegazioni al riguardo, giusto?
- Ce… Certo, naturalmente - rispose l’altro, contando le monete con gli occhi illuminati.
- Benissimo, allora possiamo anche andarcene!

Così dicendo, Athos riprese la spada dalle mani di Porthos e si aggiustò con eleganza il suo bel cappello piumato. I due amici non dissero una parola ma, una volta all’esterno, non poterono fare a meno di congratularsi con lui.

- Complimenti, Athos - esclamò Porthos, battendogli un’energica pacca sulla spalla. - Neppure io avrei saputo fare di meglio!
- Non credo - ribatté l’altro, massaggiandosi la spalla dolorante. - Ma volevo evitarti di distruggere completamente il locale… Un tavolo o due va bene, ma l’abbattimento di un’intera locanda sarebbe stato più difficile da spiegare a De Tréville!
- Forse hai ragione - concordò Porthos, passandosi la mano sulla nuca.
- Però potevi anche lasciare che me ne occupassi io - osservò Aramis. - In fondo quel tipo ha provocato me…
- Hai ragione, scusa - ammise Athos con una smorfia. - Ma… Volevo togliermi la soddisfazione di metterlo a tacere personalmente, mi perdoni ?

Aramis sorrise. In quel momento però Porthos sembrò riflettere attentamente su una cosa.

- Curioso però - esclamò. - E’ vero che era in ballo l’onore di un nostro compagno ma, ora che ci penso, è anche vero che ti sei pur sempre battuto per una bella fanciulla!

Sia Athos che Aramis arrossirono entrambi. Possibile che Porthos avesse colto nel segno le vere intenzioni di Athos… Che cosa potevano inventarsi adesso?

- Ma no, cosa vado a pensare - aggiunse poi l’altro con una risata. - Che razza di sciocchezze mi vengono in mente a volte, ah ah ah!

FINE

   
 
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