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Autore: Maryjed    05/12/2011    1 recensioni
Shannon era appena uscito dall'ennesima casa di una sconosciuta che l'aveva riscaldato e tenuto stretto fra le sue gambe la notte prima, ma era stanco di quella vita. I 30 seconds to Mars non suonavano già da un anno e mezzo,la sua età si faceva sentire poi la vide e rimase immobile,la osservò dalla vetrina di quel negozi: era fantastica avvolta dentro quell'abito bianco finemente decorato e quei capelli lunghissimi che le scivolavano fin sopra la scollatura. Non aveva mai visto una sposa più bella.
Un desiderio si fece spazio tra le sue viscere, un desiderio inconcreto e completamente nuovo per lui.
Questa è la storia di Shannon e Maria. Questa è la storia di due persone che ritrovano nell'altro la pace interiore che tutti cercano.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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10 anni prima

Anno 2003

I  30 Seconds to Mars erano una band abbastanza conosciuta ora, il programma Campus Invasion li aveva aiutati ad essere apprezzati maggiormente dal pubblico, così la casa discografica aveva deciso di promuoverli organizzando un piccolo tour nelle città americane più importanti.
Erano a New York, nella grande mela: per loro il tutto era davvero fantastico e, nonostante fossero ancora costretti a suonare in un  piccolo locale con poca gente, sentivano che il loro vero boom  era vicino, specie adesso che, con l’entrata di Tomo nella band, sentivano d’aver trovato la loro vera armonia.
Era l’ultima data quella che avevano appena terminato: il pubblico era davvero entusiasta e gli echelon, così Jared aveva voluto chiamare i loro fan perché voleva creare una famiglia unita in tutto il mondo e ci sarebbe riuscito, avevano organizzato una festicciola in vero stile ROCK nel tourbus.
Shannon era ormai saturo di tutto quell’alcol che aveva in corpo, vedeva Jared e Tomo darsi alla pazza gioia e amoreggiare a destra e a sinistra con ragazze ubriache e disinibite: per quanto a lui piacessero le donne non aveva la minima intenzione di scoparsi un’echelon, era una cosa che aveva ripromesso a se stesso; voleva essere conosciuto per la sua bravura come batterista non come l’animale Shannon che si sbatteva ferocemente tutte le ragazze che gli capitavano a tiro tuttavia quella sera anche lui aveva una dannata voglia di trombare.
Uscito dal bussino della perdizione, aveva deciso di fare due passi traballanti e si era ritrovato di fronte l’Hilton: aveva deciso di entrarvi a darci un’occhiata e prendere un drink: chissà se fra qualche anno anche loro avrebbero potuto soggiornare in posti simili con gli echelon accampati ovunque loro fossero, sarebbe stato davvero bello.
Arrivò nel bar e notò una figura con capelli neri lunghi fino al collo, un fiocchetto nero alla testa e un bicchiere da cocktail in mano: era visibilmente annoiata; decise di andarsi a sedere accanto quella figura e, quando si avvicinò e le si sedette accanto, l’altra non fece nessun movimento né tantomeno girò la testa per vedere di chi potesse trattarsi. Era la tipica riccona e a lui non era concesso vederla in viso a causa di una ciocca che le era scivolata dalla spalla, coprendole il viso.
Il cameriere gli si avvicinò chiedendogli cosa volesse e Shannon ordinò lo stesso della ragazza accanto.
“Ordini una cosa che non conosci?” le disse allora lei e finalmente il batterista poté osservare il volto giovane e illuminato di quella ragazza poco più che vent’enne a parer suo.
“Era un modo carino per attirare la tua attenzione e poi cosa ne sai se in realtà io non conosco cosa stai bevendo? La fissò intensamente , con il suo sguardo malizioso e fiero, causando un colore rosso sopra le guanciotte della ragazza.
“Ah sì? Allora cos’è?” gli mostrò il bicchiere, “Poi uno vestito così non può appartenere a questo mondo”.
Acida, sgarbata, egocentrica e pure molto ma molto carina: la giovane ragazza era diventata la nuova preda di Shannon che sorrise divertito nel frattempo anche il suo cocktail arrivò e, prima che Shannon potesse buttarlo giù, la mora lo bloccò:
“Fermo! Non brindiamo a qualcosa? Che modi rudi che hai!”.
“Scusa, a cosa  vuoi brindare?”.
“A te e a me!” alzò il calice seguita da Shannon e il rumore del vetro che si schianta pervase tutta la sala.
“Allora non mi porti a vedere la tua stanza?” chiese poi lei quasi provocandolo per il fatto che sicuramente lui non avesse una camera lì.
Shannon fu un attimo a pensare, ricordò mentalmente quanto denaro avesse nel portafogli, erano 300 bigliettoni sarebbero bastati secondo i propri calcoli ma avrebbe dovuto pagare il cocktail, tornò alla realtà e vide quella ragazza pagare per entrambi.
“Questo è il mio mondo” ribadì lei andandosene quasi annoiata: quella ragazza era montata come nessuna al mondo, si sentiva chissà chi solo per il fatto d’avere abiti firmati e golden card, si alzò di scatto, rudemente la prese per il polso portandola fino al bancone della hall, le si allontanò e parlò con il receptionist.
300$ per scoparsi  una tizia sconosciuta, sperava almeno ne valesse la pena.
“Andiamo?” le mostrò la card della sua nuova stanza e iniziò ad andare verso l’ascensore.
“Guarda che se vai verso di là arrivi alla cucina!” lo interruppe lei urlando dalla rabbia.
Figura di merda per Shannon! Si bloccò di scatto e, invertendo il passo, tornò sorridente:
“Hai ragione”.
“Certo…” si chiusero nell’ascensore e si avviarono verso quella costosissima stanza.
L’atmosfera cominciava a farsi sempre più calda lì dentro, Shannon osservò la figura quasi celestiale che aveva di fronte: la ragazza non era altissima e i tacchi che indossava non l’aiutavano , inoltre il suo abito lungo fino alle ginocchia le conferiva molti più anni di quanti ne avesse in realtà ma il suo sguardo fiero e selvaggio lo attiravano a lei più di quanto gli fosse stato possibile immaginare; anche la giovane ragazza, di cui il batterista non conosceva neppure il nome, lo stava guardando da cima a fondo.
“Senti ma tu come ti chiami?” le chiese poi mentre la card entrava dentro la porta ed emetteva un suono insopportabile.
“Pensavo che mi avresti scopata senza chiedermelo prima” gli strappò di mano la plastica e, girandola al contrario, la reinserì dentro e stavolta la porta si aprì automaticamente.
La stanza era completamente dipinta di bianco, alla destra c’era una porta di fronte a un grande specchio,tende bianche lasciavano intravedere la luce emessa dalle luci della città e un lampadario stile 400 si estendeva per intero sopra il letto: coperte di seta e cioccolatini e petali di rose erano appoggiati su tutto il letto, sembrava davvero la camera di una reggia.
“Wow”.
“Sì, sono belle le camere dell’Hilton vero?” si sedette la ragazza sul letto e, mangiando un cioccolatino, incrociò le gambe lasciando intravedere volontariamente reggicalze neri.
“Comunque io sono Maria, piacere”.
“Shannon” disse il batterista rimanendo bloccato dall’eleganza che mostrava la donna, anche quando mangiava un cioccolatino o incrociava le gambe era davvero elegante e ricca di stile.
Si alzò e, prendendolo per il viso con entrambe le mani, lo baciò e la sua lingua gli perforò le labbra, Shannon notò che sapeva di fragola e lo eccitò, la prese per i fianchi con una mano e con l’altra le tolse il fiocchetto che le contornava la testa e che la rendeva tanto Vergine Maria, le spettinò tutti i capelli: Maria si sentì eccitata e vogliosa mai aveva provato una simile sensazione, sentiva di volerlo e desiderarlo così cercò di spingerlo verso il letto ma con scarsi risultati.
“Ehi piccolina cosa vuoi? Vuoi portarmi sul letto?” sorrise divertito Shannon, guardandola con aria perversa: l’avrebbe fatta divertire.
Maria si arrabbiò e con le braccia e i piedi si dimenò cercando di fargli del male.
“Cosa fai eh?” le bloccò i polsi sottili con le sue grosse mani, si avvicinò con la sua faccia al suo volto e la baciò.
“Lasciami bastardo!”.
“Oh vuoi scappare? Non ti va più di giocare?” le rispose con una voce rabbiosa ma la lasciò, non era uno stronzo e non avrebbe mai approfittato di una donna nonostante i 300 bigliettoni. E invece gli arrivò uno schiaffo in pieno volto.
“Sei un animale!” urlò lei terrorizzata, poi lo baciò nuovamente e gli tolse la maglia, “Stringimi dolcemente, almeno all’inizio!” gli sussurrò all’orecchio sensualmente e Shannon fu invaso da un brivido di eccitamento in tutto il corpo, le tolse il vestitino e lasciò la ragazza nuda con intimo di pizzo, la gettò sul letto e le si mise sopra, iniziandole a leccare il collo e provocandole gemiti  di piacere.
“Sh… Shannon…” non riusciva quasi a parlare tanto era eccitata, sentiva il proprio corpo scatenarsi ad ogni tocco e quando la lingua del batterista iniziò a lasciarle scie di salive sul seno chiuse gli occhi e fu costretta a mordersi il labbro inferiore per non urlare.
All’uomo piaceva prendersi cura di quella creatura così perfetta: non aveva mai avuto a che fare con simili donne, si abbassò e le tolse le mutandine, che notò totalmente bagnate, le allargò le gambe e le si accoccolò con la lingua dentro.
“No Shannon , ti prego!” lo bloccò violentemente lei, prendendolo per i capelli ma Shannon non sentì nulla e con la sua grossa lingua iniziò a massaggiarle il clitoride, decise di infilarle un dito e la notò stretta.
“Maria ma tu…” si bloccò di scatto.
“Sì Shannon, sono vergine…” disse lei quasi annoiata perché nessuno aveva mai avuto il coraggio di liberarla da quel peso che era la sua verginità.
“Come mai?” le entrò dentro un dito e, baciandola cercò di non provocarle troppo dolore.
“Beh diciamo che nessuno mi ha mai voluta sverginare!”.
“E ti faresti sverginare da uno sconosciuto? Ma quanti anni hai?”.
 “17 anni e sì voglio che sia tu a farlo se vuoi!”.
“Beh io ne ho 33 e se vuoi lo faccio” le entrò 3 dita e la ragazza urlò dal dolore ma era felice finalmente.
“Allora mettiti il preservativo e scopami, bastardo!”.
L’uomo si alzò, lasciando Maria sola su quel grande letto ormai sfatto e avvolta da cioccolatini e petali di rose:una prima volta perfetta pensò tra sé ridacchiando, mentre si toglieva i box ed estraeva dal portafoglio un preservativo.
“Come mai tutta questa voglia di scopare, piccola?” le chiese mentre metteva il condom dentro il suo grosso pisello.
“Ma quello è…” balbettò lei,diventando rossa per la scena che le si stava presentando davanti.
“Un pene!”.
“Lo so benissimo deficiente! Dico che è grande…” deglutì spaventata e pensando al dolore che avrebbe provato.
“Sta tranquilla, non so a chi sia abituata ma 24 cm di cazzo non li trovi tanto facilmente nemmeno tra i miei coetanei. Però devi rilassarti” le si pose sopra e, iniziandola e baciare, le entrò leggermente dentro: Maria si irrigidì emettendo un suono di dolore.
“Tranquilla” la invogliò a fare silenzio e rilassarsi, stringendola a sé e toccandola, “Abbracciami” le disse poi e la giovane si ritrovò sotto un uomo e con le gambe larghe: inizialmente il dolore fu insopportabile, tanto che con le mani cercò di farlo uscire fuori di sé però pian piano iniziò a piacerle e si ritrovò a gemere dall’alibido.
“Oh sì Shannon… Mi piace!” gli diceva accarezzandogli con le unghie la schiena, “Entrami ancora un po’ “ gli ordinò e l’uomo aumentò le botte: le leccò il lobo dell’orecchio facendo eccitare ancora di più la giovane e finalmente venne tra sospiri e gemiti affannati.
Le si staccò.
“Ti è piaciuto?” le chiese, togliendosi il preservativo sporco e gettandolo a terra, era in ginocchio davanti quel corpicino minuscolo appena violato, Maria si alzò e iniziò a baciargli il pene semi-duro.
“Voglio farlo di nuovo!”.
“Posso essere il tuo maestro!” si abbassò nuovamente e la penetrò ancora una volta.
“Mi piace scopare” lo accarezzava delicatamente, “Fino a quando starai qui a New York?”.
“Domani torno a Los Angeles”.
“Anche tu sei di L.A?Allora quando torno ci vediamo, che dici?” gli si abbassò a baciarlo, “Voglio essere la tua puttanella!”.
Shannon l’ abbracciò a sé, stringendola e accarezzandole ogni centimetro del suo corpo: era una sensazione dolce che non aveva mai provato prima, sentiva un calore invadere quei due corpi l’uno dentro l’altro, si sentiva in uno strano modo appagato e completo.
Maria si posizionò sopra il suo pene, “Questa è l’ultima scopata perché tra un po’ sarà meglio che torni dai miei!”, si ancorò agli addominali dell’uomo e iniziò a fare un movimento di su e giù.
“Ti piace?”
“Tanto” le accarezzò il faccino pulito poi le venne sul seno.
Maria si accostò a lui, dopo esser caduta esausta sul materasso :
“E’ possibile che io mi sia innamorata di te a questo punto?” gli sussurrò all’orecchio dolcemente.
“Non lo so ma è una sensazione strana” ricambiò dolcemente il batterista accarezzandole le guanciotte rosse e irriverenti.
“Allora è possibile che quando io torni da qui ci vediamo?” gli baciò il seno.
“Lasciami il tuo numero”.
Si erano accoccolati dentro un tenero bacio e si erano addormentati.

 
Era così che i due si erano conosciuti.


 Maria  osservò attentamente il suo anello di fidanzamento e se stesse sbagliando tutto? E se avesse sbagliato tutto 10 anni fa? Rinunciare a un amore per il volere dei propri genitori era una cosa che si era sempre chiesta se fosse stata giusta. Adesso Shannon era un musicista famoso e avrebbe potuto mantenerla… Cancellò quei pensieri immediatamente, lei adesso aveva Erick e tra un mese si sarebbero sposati e avrebbe vissuto la vita che aveva sempre sognato o forse era la vita che i suoi genitori avevano sempre sognato per lei? Si addormentò perplessa.
Shannon quella sera era troppo sobrio, era tornato a casa e si era messo a ripercorrere il passato di quella notte magica: mai nessuna donna le aveva lasciato segni indelebili simili nel suo cuore, la maggior parte si era sempre fermata al suo corpo mentre Maria era riuscita ad andare oltre. Non voleva perderla adesso che l’aveva trovata, avrebbe organizzato un incontro intanto e poi sarebbe riuscito a farla innamorare di sè e convincerla a non sposarsi. Si addormentò.
   
 
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