Sharing
Fu il freddo a destare Blaine Anderson. Come ogni santa,
maledetta mattina.
Ha freddo, ha freddo, si rigira, si tira su il dannato piumone, stringe gli
occhi, si soffia persino nelle mani, poi svetta a sedere e decide che stare lì
fermo a letto non giova alcunché, anche perché non è esattamente il letto a
regalargli quella fastidiosa sensazione di freddo, ma la situazione in sé, e Blaine lo sapeva bene.
Lo sapeva mentre si levava da dosso le coperte controvoglia, lo sapeva mentre
si rivestiva in fretta e furia per paura che il freddo gli entrasse nelle ossa,
lo sapeva mentre si infilava la vestaglia a quadri rossi e bianchi, lo sapeva
mentre passava dalla camera da letto in cucina con sguardo arcigno e accigliato
dovuto al pessimo risveglio. Come tutte le mattine, ormai.
Spuntò in cucina e si appoggiò con la spalla destra allo
stipite della porta con le braccia conserte, badando a tenere la vestaglia ben
chiusa.
Sbuffò e tirò su gli occhi al cielo quando si ritrovò davanti la scena a cui
ogni mattina temeva di dover assistere.
-Quante…quante volte ti ho detto che non mi va che fumi in casa?- chiese retoricamente dopo che l’altro gli ebbe dato un’occhiata, per poi far finta di non essersi neanche accorto della sua presenza. Il ragazzo spaparanzato sulla sedia e avvolto da una densa nuvola di fumo, alzò il capo verso il soffitto e allungò le labbra per poi lasciare andare almeno tre anelli ben definiti di fumo.
-Questa è anche casa mia, vorrei solo ricordartelo.- rispose finalmente mentre picchiettava la sigaretta in un bicchiere di plastica piena a metà di acqua frizzante, e ogni qualvolta un pizzico di cenere ci cadeva dentro, risuonava nell’aria un leggero ma fastidioso ‘fzzzz’.
-Appunto, è casa di entrambi. E mi piacerebbe se…-
-A me piacerebbe se tu te ne stessi zitto e mi lasciassi
fumare la mia sigaretta.- lo interruppe Sebastian quasi atono e, come se non
fosse abbastanza, tirò su i piedi e li mollò sul tavolo, proprio accanto al
piatto vuoto in cui aveva abbandonato qualche briciola, forse di toast, e
accanto al bicchierone di caffè ormai vuoto. Si voltò verso la finestra da dove
proveniva un raggio forte di sole, e buttò fuori il fumo tentando di evitare a
tutti i costi lo sguardo di rimprovero di Blaine.
Quest’ultimo non parlò più: si limitò ad attraversare la cucina e a mettere
mano alla finestra per poi spalancarla e sperare che il fumo uscisse in fretta
dalla stanza.
-Cazzo, chiudi un po’, che si muore di freddo!- esclamò Sebastian per poi tossire a causa del fumo che gli era andato di traverso e mettere giù i piedi quasi d’istinto.
-Hai solo da non vestirti con una canottiera e un paio di mutande di prima mattina.- lo riprese l’altro puntandogli con gli occhi l’abbigliamento. Quella canottiera bianca e semplice era semplicemente il male, e il fatto che indossasse solo quella roba per quasi tutto il tempo in cui se ne gironzolava in casa, iniziava a dargli leggermente sui nervi.
-Preferisci che vada in giro con una vestaglia da vecchio come quella che porti in questo momento?- ribattè Sebastian dopo aver dato un bel tiro alla sigaretta e aver sputato fuori il fumo che i suoi polmoni non s’erano ancora assorbito.
-Ti dà così tanto fastidio il mio copri pigiama?- chiese Blaine con tono infastidito. Sebastian mise una mano su una gamba e si alzò facendo strisciare leggermente la sedia. Dopodichè si piantò davanti a Blaine, che lo guardava con occhi di sfida, e gli soffiò il fumo dell’ultimo tiro dalla sigaretta in faccia, per poi lanciare il mozzicone nel bicchiere.
-Abbastanza. Dovresti toglierlo.- disse allora con tono piatto, mentre se ne stava ancora davanti a Blaine e si inumidiva le labbra, gesto ormai consueto. Blaine lo guardò senza troppa emozione, poi distolse lo sguardo e lo portò a terra, in basso a destra.
-Non ne ho voglia, Seb.- disse poi con voce quasi inesistente, quasi stesse dicendo una grossa bugia e pronunciarla a bassa voce lo facesse sentire meno in colpa.
-Di fare che?- fece Sebastian portandosi una mano nei capelli biondi e spettinati. Poi gli venne un’illuminazione, ma finse e basta di aver avuto un’illuminazione. Perché pure il ‘dovresti toglierlo’ era una provocazione bella e buona, ma questo non lo avrebbe dato a vedere. -…Pensavi che volessi fare sesso con te?- chiese allora ridendo. –Non farmi ridere.-
Blaine alzò le spalle e le sopracciglia, ormai abituato a quell’atteggiamento, Dio, così insopportabile. Si chiedeva chi glielo faceva fare, si chiedeva quand’è che si decideva di prendere la sua roba, ficcarla in tre o quattro valigie, e cercare un appartamento altrove. Magari non lontano dal college, ma lontano da quel demone con le fattezze di un fottuto angelo.
-A volte mi chiedo se tu non abbia problemi di personalità doppia.- commentò Blaine dopo aver chiuso la finestra. Poi si diresse verso il piccolo frigo e infilò la testa all’interno sperando di trovare subito quello che cercava, visto che moriva di freddo.
-Può anche darsi. Magari di giorno sono un Mister Hyde e di notte divento un Dottor Jeckill. Aspetta, quale dei due è quello buono?- fece Sebastian enfatizzando il tutto con movimenti strani delle mani.
-In effetti di notte sei tanto animale quanto umano. Non mi capacito di questo tuo problema.- borbottò Blaine dopo essersi versato un bicchiere di spremuta d’arancia ed esserselo portato alla bocca. Forse avrebbe dovuto bere qualcosa di caldo, se non aveva ancora intenzione di morire di freddo. Il riscaldamento mancava solo sul loro piano, ci avrebbe scommesso.
-Ah, adesso sarebbe anche un problema? Magari ho anche contratto una strana malattia, che ne dici?- fece Sebastian con una punta di sarcasmo. E a quel punto, Blaine avrebbe risposto che ‘beh, è possibilissimo, visto tutti gli energumeni e non che ti porti a letto, o almeno dici di portarti a letto’, ma si disse che non aveva voglia di litigare di prima mattina, e optò per una risposta leggermente più morbida, anche se sapeva di risentimento.
-Non lo so, Seb, so soltanto che non ti sopporto più, e spero di riuscire a trovare un altro posto in cui stare.- disse, e sbattè leggermente il bicchiere vuoto sul tavolo, poi si strinse nella vestaglia e strisciò la sedia per alzarsi.
-E che ne sarà delle spese condivise?- fece l’altro, seguendo con lo sguardo ogni movimento dell’ex usignolo.
-Vorrà dire che dovrai vedertela da solo.- disse Blaine secco per poi voltarsi con l’intenzione di tornare
in camera. Magari riusciva a dormire un altro po’, o di scaldarsi, nonostante
sapesse che non ci sarebbe mai riuscito e che l’unica soluzione al freddo che
gli entrava sotto la pelle probabilmente non sarebbe arrivato.
Sebastian si tenne pronto a inseguirlo, e infatti è quello che fece. Gli si
piazzò davanti, deciso a non farlo passare dalla porta.
-Blaine.- disse, col respiro che sapeva di sigaretta. -Cos’è che ti secca di me? E togliti quell’espressione arcigna di dosso, che non sei neanche più sexy con le sopracciglia aggrottate.- aggiunse, e Blaine alzò gli occhi al cielo per poi mordersi l’interno della guancia.
-Ecco, ecco cosa mi secca.- disse poi indicando l’altro con la mano aperta.
-Le battute ironiche sulle sopracciglia?-
-Sì…no!- esclamò esasperato scuotendo la testa. Poi tirò fuori dalla tasca della vestaglia un pezzo di carta nero e argento aperto da un lato e glielo mise in una mano. –Ti è familiare?- chiese allora, e l’altro lo guardò tranquillo per poi annuire.
-E’ uno dei miei preservativi.-
-E il fatto che la carta sia aperta ma il preservativo sia ancora là dentro non ti suggerisce niente?-
Sebastian se lo rigirò tra le mani e fece una smorfia da menefreghista, poi rispose sinceramente.
-Avevo intenzione di usarlo e poi l’ho gettato in un angolo.-
Blaine lo guardò schifato dall’alto in basso, poi diede uno schiaffo al preservativo e lo lasciò cadere a terra, mentre alzava un indice davanti al naso di Sebastian.
-Senti bellimbusto, tu non mi raggiri, ok?- disse tra i
denti che di lì a poco si sarebbero messi a digrignare. -Tu non puoi andare a…scopare con gente a caso lì fuori, magari senza usare uno
di quei fottuti cosi, e poi tornare a casa e concludere la serata in bellezza
con me.- aggiunse, e il suo nervoso, la sua rabbia,
il risentimento erano piuttosto tangibili. Gli occhi s’eran
tinti di rosso, forse per lo sforzo di trattenere un pianto nervoso o per il
fumo che poco prima gli era entrato tra le ciglia.
Sebastian tentò di sostenere il suo sguardo, e la prima domanda che gli sorse
spontanea fu: quale gente?
Ah già.
S’era creato il personaggio. Se l’era dovuto creare, non voleva sembrare mica
il ragazzino debole e ingenuo che, nonostante sia così carino, non riesce a
rimorchiare, e se riesce a farlo, non è per niente interessato, o peggio, si
ferma bruscamente prima del rapporto sessuale perché l’amico in mezzo alle
gambe non dà segno di ripresa.
Ma ecco che, diamine, poi tornava a casa, e magari trovava Blaine
e il suo look da bravo ragazzo rimasto immutato negli anni che se ne stava
steso sul letto con le gambe accavallate e col cellulare attaccato all’orecchio
mentre parlava, probabilmente, con Kurt. Che adesso era il suo migliore amico,
a sua detta.
E allora tornava a casa, lo vedeva lì, mollava giacca e tutto, s’avvicinava
quasi correndo al letto, costringeva Blaine a
chiudere la chiamata e poi si fiondava sulle sue labbra, senza dare all’altro
il tempo di rendersi conto di cos’è che sta succedendo.
E con un solo bacio di Blaine, diamine sì, gli si
induriva. Un solo bacio.
Forse aveva davvero contratto qualche strana malattia.
-Beh…sembra che neanche tu sia poi
tanto innocente, visto quello che mi racconti.- ribattè
allora, e Blaine abbassò un attimo la guardia, e
subito gli si formulò in testa una domanda: che gli ho raccontato?
Ah, già.
Anche lui doveva in qualche modo fargli credere che frequentava gente al di
fuori della casa, al di fuori del college, al di fuori di tutto. Gli aveva
raccontato delle volte in cui aveva fatto un menage a trois,
di quando l’aveva fatto nella piscina di un suo amico, di quando aveva
accettato di essere il regalo di compleanno di un ragazzo che nemmeno conosceva.
E si ritrovò ad arrossire al pensiero che, cazzo, erano tutto balle
stratosferiche. Quando s’azzardava ad andare in un bar gay insieme a Kurt e
qualcuno tentava di fargli la corte, lui guardava questo qualcuno come se fosse
parte dell’arredamento, e se anche qualche volta s’era lasciato andare, non
sentiva alcuna scossa lì nel basso ventre, nemmeno se era imbottito di
alcolici.
Poi però tornava a casa, e decideva di andare a farsi una doccia veloce. E poi
sentiva la porta aprirsi di scatto, e la voce del suo coinquilino salutarlo, e
la propria voce ricambiare il saluto. Dopodichè
Sebastian lo spingeva delicatamente in doccia, anche troppo delicatamente, poi
finiva di spogliarlo, e il suo solo tocco gli distribuiva scosse di piacere sulla
schiena, per poi convergere tutte nello stesso punto, lì nel basso ventre.
Forse era lui ad avere qualche strana malattia.
-Io…uso sempre la protezione.- si discolpò Blaine con le braccia conserte.
-Eppure ne sei sempre sprovvisto.- fece l’altro con un sorrisetto.
-Perché, hai frugato tra la mia roba?- chiese Blaine leggermente stupito e infastidito, le braccia sempre incrociate al petto.
-A volte mi capita.- ammise Sebastian con trasparenza. Blaine fece una smorfia.
-E perché avresti dovuto…?-
-Facciamo che non ti secco più, così eviti di andartene, ok?- lo interruppe Sebastian appoggiandosi allo stipite della porta, e puntò gli occhi su un punto tra il collo e la spalla di Blaine, dove sembrava troneggiare un segno viola piuttosto evidente. Distolse lo sguardo quasi imbarazzato, quasi, perché uno come lui non poteva essere imbarazzato, no di certo, o arrossire davanti a un tipo del genere che sì, era sexy, ma tutto finiva lì.
-Questo perché non vuoi pagare tutto di tasca tua, giusto?- chiese Blaine riportandolo alla realtà.
-Beh, certo, anche per quello.- si riprese l’altro, e Blaine non chiese il perché di quel ‘anche per quello’. Era curioso, ma non gli sembrava il caso e il momento di indagare più a fondo.
-E in che modo non mi seccheresti più?- chiese invece con espressione dubbiosa. L’altro alzò le spalle e guardò in alto a destra.
-Bah, magari la pianto di andarmene con chiunque, così poi non sarò costretto a usare uno di quegli aggeggi infernali.- disse allora, per poi indicare col capo il preservativo caduto a terra. Anche Blaine seguì il suo sguardo, e arrossì inconsapevolmente, poi balbettò qualcosa di incomprensibile e si decise a spostare un braccio di Sebastian per tornare in camera.
-Provo a dormire…ancora un paio d’ore.- mormorò con la vestaglia che ormai era diventata pure quella un pezzo di ghiaccio.
E quando s’accorse che Sebastian gli stava dietro –e sapeva
riconoscerlo dall’odore ormai poco percepibile di fumo e lo strisciare dei suoi
piedi a terra- quasi si sentì meglio, rassicurato, e fu lui a voltarsi verso il
ragazzo biondo prima di adagiarsi sul letto. Gli mise le mani sulla canottiera
bianca che, odiava ammetterlo, gli dava sempre più fastidio perché copriva e
nascondeva Sebastian, e lo trascinò verso di se mentre si distendeva sulle
coperte.
Quando toccò con la punta delle dita il petto e il collo di Sebastian, si
chiese com’è che questo fosse sempre e costantemente caldo, bollente, un
termosifone umano.
E istintivamente, quando questo si fu tolto la canottiera, si attaccò al suo
petto in cerca di calore, e lui lo sapeva, lo sapeva sin dai primi istanti in
cui aveva avvertito i brividi di freddo che gli si insinuavano sotto la pelle,
lo sapeva che quel gelo, quella mancanza, quel continuo battere di denti, quell’essere
incapace di scaldarsi, era dovuto alla mancanza di Sebastian a contatto con
lui.
S’era chiesto più volte com’è che gli altri uomini non gli
dicevano più niente da quando Sebastian gli aveva proposto di condividere l’appartamento
visto che, coincidenza, s’erano iscritti allo stesso college.
“Ci dividiamo tutto: le spese, la roba da mangiare, i film…se
vuoi anche i vestiti.” Gli aveva detto, ma sin dal primo momento in cui si
erano scambiati il primo sguardo durante Uptown Girl
s’erano resi conto che probabilmente avrebbero diviso anche il letto. In realtà
non avevano mai pensato di prenderne due singoli, e in quel letto a due piazze
ci avevano fatto l’amore quasi ogni sera, pensando che dividendo ogni cosa,
anche quel tipo di esperienze andavano divise, e più pensavano a ciò che andava
diviso, più desideravano di unirsi.
E si saranno anche detti un mucchio di
bugie riguardo la loro vita sessuale, ma mentre stanno lì abbracciati sotto le
coperte a scaldarsi a vicenda, in realtà sentono di conoscersi particolarmente
bene.
E allora si addormentano nel tepore e col sorriso sulle labbra, poi la mattina
dopo Sebastian si sveglia sempre per primo e va in cucina a far colazione e a
fumare almeno due giorni alla settimana, e Blaine si
sveglia dopo qualche minuto perché quel calore, quel contatto non c’è più, e il
suo è un brusco risveglio, e si mette la vestaglia e va in cucina con
espressione accigliata, e ricomincia tutto daccapo.
Poi capita quella notte in cui Sebastian si sente
particolarmente umano, e ti sussurra in un orecchio che ti ama, e tu senti di
voler dividere altro con quel demone, magari una buona parte della tua vita.
E in quel momento ti senti completo.
§
Si cimenta anche lei con una Seblaine, Blastian, chiamatela come volete ^^
Mi piacciono tantissimo insieme, can’t help it ;___;
Spero abbia suscitato qualcosa, a me ha suscitato molto (?)
Mirokia