Uno scuro edificio si stagliava nell’ombra
Non era un edificio qualunque.
Veniva chiamato Wammy’s House, ma non era quella che si potrebbe normalmente considerare una casa.
Era una prigione.
Una prigione per geni.
 
Al suo interno, nella camera 777, due ragazzi giocavano alla PSP urlandosi contro in death voice, citando frasi del manuale “Come uccidere i leader dei livelli 123456789? ”.
Si da il caso che uno di questi lo conosciate già.
Vi do qualche indizio: capelli rossi, adora le sigarette, sta giocando alla PSP ed è un hacker.
Si...
si tratta di Matt.
La sua degna compare, che lo aveva appena battuto di nuovo,si chiamava Cleo, e lo stava, con la sua bravura, facendo imbestialire in modo preoccupante.
Dopo l’ennesima sconfitta, il povero ragazzo stava letteralmente per saltarle addosso. Fu allora che lei si rese conto che, forse, avevano giocato un po’troppo. Spense quindi la PSP, e si chinò su Matt, rannicchiato sul divano, scoraggiato.
“Dai, amore, vedrai che prima o poi mi batterai, non ti scoraggiare!”
Le giunse una voce tombale soffocata da un cuscino.
“Dici così solo perchè.. perchè... perchè... perchè mi vuoi bene... ”
“Ma no amore, cosa dici!”
La sveglia ragazza capì che non c’era molto da fare, e, rassegnata, si chinò a dargli un bacio.
In tre, e dico tre secondi, il ragazzo balzò su tutto pimpante e saltellante.
“Pervertito!” lo apostrofò lei.
“Ma felice!”
La ragazza scosse la testa.
 
In quel momento, nella camera 487, un ragazzo imprecava coloritamente.
In  effetti per lui era abbastanza normale imprecare coloritamente, ma questi sono dettagli.
Il ragazzo in questione, si era appena accorto, che alla sua impareggiabile collezione di barrette di cioccolato ne mancava una.
“AAAHSTFOSYDRGTSOEIRUGWEOIRTY8O!!!!!!!!” sbraitò.
“NON è POSSIBILE! DOVE L’HO MESSA?????? ah si... è li.”
E la prese da dietro di se.
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
“CHI DIAMINE SEIIIIII!!!!!! E COSA VUOI DALLA MIA VITA???????????????”
“Emm... sono L.”
La voce effettivamente era proprio quella da apatico mangia-dolci cronico.
“Volevo solo chiederti se potevi abbassare il tono di voce. Mi devo concentrare per un caso.”
Mello ebbe un attacco di rabbia, e scagliò una sedia contro la porta.
Diciamo che a L bastò, come risposta, e decise di tornare alla sua camera, la 488.
Una situazione normale, insomma.
 
Ma presto, di queste normali situazioni... si sarebbe sentita la mancanza.