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Autore: RinTohsaka    06/12/2011    3 recensioni
Quando suonò la prima campanella io e Jean entrammo in classe e notammo entrambe la stessa cosa: vi era un banco in più quasi infondo all’aula, vicino la finestra.
- Dafne sai che significa questo?
- …uno studente nuovo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo perfettamente quel giorno come fosse ieri. Riconosco che possa risultare una frase fatta ma è la prima che mi sia venuta in mente e tutti sappiamo che la parte difficile di un racconto è proprio l’incipit… quindi non me ne vogliate se il mio non è dei più originali.

Era una mattina piovosa di Marzo  ed a causa della fittissima ma sottilissima pioggia non riuscivo a scorgere i palazzi che si opponevano alla mia abitazione.

Ho sempre odiato la pioggia ma quel giorno aveva qualcosa di diverso. Sentivo che aveva qualcosa di diverso. Senza curarmene molto comunque,  feci colazione, scambiai le solite quattro parole della mattina con i miei genitori, litigai con mio fratello per usufruire del bagno, mi armai di ombrello e filai dritta a scuola.

Era mio solito andare a scuola a piedi, accompagnata dalla mia migliore amica Jean; entrambe però concordammo sul fatto che quel giorno sarebbe stato necessario prendere o l’autobus, o una canoa. Non avendo la canoa optammo per un banalissimo autobus.

- Ehi Dafne! Per caso hai con te il quaderno di scienze?

- Fammi indovinare Jean, ancora una volta non hai fatto gli esercizi. – le dissi inarcando lievemente le sopracciglia.

- Scusa…e che proprio non ci capisco niente.

- Ahahahahahah tranquilla! Ecco, tieni.

- Sei la migliore!- affermò, riponendo il quaderno nello zaino.

- Mh…senti un po’, hai saputo la novità?

- Che la nostra scuola fra una settimana diventerà un vero e proprio collegio? Certo! Non vedo l’ora, futura compagna di stanza!

- …eh già.

Già la nostra scuola sarebbe diventata presto un collegio. Il che implicava dover dormire lì e tutto il resto. Mi sentii un po’ in prigione sapendo che avrebbero aumentato la severità e la disciplina ma tutto sommato la colsi come una buona occasione per mettere la testa a posto.

Per carità, avevo ottimi voti, frequentavo sempre le lezioni e seguivo molti progetti ma non mi impegnavo mai come avrei dovuto e questa la vidi come un’opportunità ideale per cambiare.

A scuola erano tutti agitati per il grande cambiamento imminente: fra gli studenti si valutavano soprattutto i pro e i contro della questione.

Quando suonò la prima campanella io e Jean entrammo in classe e notammo entrambe la stessa cosa: vi era un banco in più quasi infondo all’aula, vicino la finestra.

- Dafne sai che significa questo? 

- …uno studente nuovo.

Incuriosite, chiedemmo a tutti i nostri compagni, che sfortunatamente, in merito, erano disinformati quanto noi. I dubbi ci assalirono e le fantasticherie sullo studente nuovo presero il sopravvento fino a quando suonò la seconda campanella.

Il professore, un uomo bassino sulla cinquantina e con i capelli quasi completamente bianchi, entrò in classe e dopo qualche minuto prese finalmente la parola:

-  Ragazzi da oggi, nella III C, abbiamo una nuova studentessa. Prego, entra pure Lynn!

 Lynn?!? Ma che razza di nome è?

Il professore ripeté quel nome per mezzo minuto circa e vedendo che nessuno varcava quella maledettissima soglia aprì la porta e uscì. Ovviamente assieme a lui ci precipitammo anche noi fuori.

Nel corridoio vidi un mio vecchio compagno di classe e così gli chiesi:

- David per caso hai visto qualcuno, precisamente una ragazza, che sembrava stesse attendendo fuori l’aula della III C?

- Sì, l’ho vista! Accidenti che tipa strana…comunque stava parlando con due tizi ma non credo di cose piacevoli. Credo fossero sul punto di una lite e sono scesi in cortile.

- Misericordia! Prof. è in cortile!- urlai a squarciagola, poi ringraziai David.

Corremmo tutti a perdifiato nel cortile fino a quando vedemmo una ragazza appoggiata al tronco del pino azzurro, nell’ala nord del giardino. Era tutta sporca di fango e con la mano destra che le sanguinava. Restammo attoniti. Completamente. All’ improvviso una voce ruppe la contemplazione di ventiquattro studenti verso un’unica persona.

- Se lo meritava proprio! Così capisce fin da subito chi comanda qui!

A parlare era Chris, un idiota che ripeté perfino la seconda elementare e che a quel tempo si trovava in primo liceo non so come. Aveva la nostra età, il che implicava l’essere stato bocciato due, se non tre volte.

- Tu! Corri subito dalla preside prima che ti espella!

Il professor Windoor sapeva il fatto suo.

- Come vuoi tu, vecchio!

Prima di allontanarsi, Chris mi venne vicino e mi sussurrò una cosa alquanto strana: “ Attente che quella lì vi stende tutte ”. Poi strizzò l’occhio destro ed eseguì gli ordini di Windoor.

Ancora dubbiosa su quanto mi avesse appena detto quel buono a nulla, mi sentii chiamare dal professore:

- Florence, perdonami, dato che la signorina Liadon è nuova, puoi accompagnarla in infermeria?

- Ma certo professore. - risposi.

- Grazie, e voi tutti in classe, forza!

Restammo sole sotto quel pino, con la pioggia che cadeva copiosa sui nostri volti per non so quanto tempo.

Colsi l’occasione per analizzare meglio la fisionomia di Lynn che prima non avevo avuto modo di notare e ne restai quasi incantata. Aveva una pelle molto candida, degli occhi molto scuri e piccoli, quasi un po’ a mandorla, capelli di un blu scuro che apparentemente potevano sembrare neri, con il taglio più corto che avessi mai visto ad una ragazza, ben tre piercing e cinque orecchini… per non parlare dei vari anelli alle dita.

Ne ero affascinata ed intimorita al tempo stesso.

Ero entrata in una specie di stato ipnotico dalla quale riuscii ad uscire solo dopo che lei si fu alzata da terra; passato qualche minuto la cosa più intelligente da fare mi parve quella di presentarmi.

- Piacere! Io sono Dafne, Dafne Florence. – esclamai con un tono il più gioioso e cortese possibile.

- Piacere mio. Ascolta sono spiacente che tu mi debba accompagnare, quindi dimmi solo la strada e va ad asciugarti, sei bagnata fradicia. – rispose lei con tono pacato e composto.

- Tranquilla! Andremo prima in infermeria per la tua mano e poi ad asciugarci, dopotutto sei bagnata anche tu, e più di me! – in quel momento sorrisi, non so perché e lei non lasciò trasparire alcuna emozione. Niente.

Era come se fosse completamente asciutta, sotto il sole durante una calda giornata di Luglio e come se la mano non le stesse affatto sanguinando.
Arrivai a chiedermi se fosse davvero stata umana, poi, per scacciare quell’odioso silenzio mentre camminavamo, aggiunsi:

- Non preoccuparti per Chris, è frustrato perché sta rischiando la bocciatura per la terza volta.

- Non importa. – rispose lei con tono di noncuranza.

 ”Non importa”
 No. Non dev’essere affatto umana.

  
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