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Autore: yell    27/07/2006    2 recensioni
Ambientata nel secondo anno di Hanamichi
Genere: Romantico, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Il primo giorno di scuola.
Una palla unica, su tutti i fronti.
Hanamichi Sakuragi, diavolo di nome e di fatto, la pensava esattamente come migliaia di studenti che ricominciavano l’esasperante annata scolastica.
Yohei Mito osservava quel gigante dallo sguardo truce tirare giù tutti i Santi del Paradiso, camminando con passo svelto e ringhiando di tanto in tanto.
Sorrise mesto, scuotendo la testa dolcemente.
Da quando aveva terminato la riabilitazione alla schiena, il famoso rossino non si era fatto schiacciare dalla paura di vari incidenti, come invece succedeva alla maggior parte degli atleti.
Al contrario, si era dimostrato più maturo di come si mostrava di solito, guardando avanti con determinazione esemplare ed allenandosi senza sosta per recuperare il tempo perso.
Non l’aveva mai ammesso, né l’avrebbe mai fatto, ma dentro di sé il moro era sicuro che Hanamichi si sentiva colpevole per non essere stato in grado di vincere i Campionati Nazionali, coronando così i sogni di una vita di Akagi e Kogure.
Con il suo infortunio, l’ardente desiderio di divenire i migliori della Nazione si era dissolto come neve al sole, e questo lui non se lo poteva mai perdonare.
- Non è possibile che questa maledetta scuola debba iniziare all’alba – Borbottò Sakuragi svoltato un angolo. – Come si fa a pretendere la completa attenzione dagli studenti se i cancelli poi vengono aperti a quest’ora infame? –
- Almeno adesso hai la tua Haruko – Soffiò Mito facendo spuntare su quella testa rossa milioni di cuoricini rosa, mentre dalla bocca uscivano interminabili elogi sulla sua ormai definitiva fidanzata.
Non che avesse mai avuto niente da ridire su Haruko Akagi, ma una ragazza più tarda non se la poteva trovare. Sfortunatamente i gusti erano gusti, ognuno li ha diversi e non poteva concludere molto con i suoi ideali di fidanzata.
Strisciarono fino al cancello del mitico liceo Shohoku, venendo investiti da un tornado tutto riccioli, accompagnato da avance di tutti i tipi.
- Ciao ragazzi! – Li salutò Ayako, solare e allegra come sempre, che cercava invano di scrollarsi un Miyagi partito in orbita non appena l’aveva vista.
-Pezzo d’idiota, ora sono io il capitano, quindi non cominciare a fare il demente come al solito. – L’avvertì invece Ryota, tutto gasato per quel ruolo, mentre Mitsui che li aveva raggiunti da appena pochi secondi, e dato che si era rintanato fino ad ora in un angolo a fare cosa era un mistero, cominciò come di regola a prendere in giro tutti e due.
Meno male che Hanamichi non aveva ancora carburato a causa dell’orario, quindi si sarebbe limitato a guardare tutti truce se non fosse stato per…
- MALEDETTA KITSUNE DELLA MALORA! –
Lui, il sogno proibito di tutte le ragazze di Kanagawa, Sua Altezza il Re del Basket, La Volpe Artica Per Eccellenza, Mister Demonio dei Punti era appena atterrato dormendo in sella alla sua inseparabile bicicletta sulla testa del rosso, in memoria dell’anno passato.
Dopo aver investito Sakuragi e provocato incidenti a metà scuola nell’arduo compito di parcheggiare la sua virile vettura, Kaede Rukawa pronunciò un – Hn – in segno di saluto, mentre un bel – Do’aho - rivolto al rosso, che si mise a sbraitare come un matto.
Le manie omicida di Hana, però, terminarono presto con l’arrivo del suo fiorellino adorato, la cui presenza serviva per allontanare tutti, Mito e Ayako compresi.
- Dio, la babbuina non la sopporto – Sibilò Hisashi massaggiandosi le tempie. – Con quella voce che si ritrova mi fa venire un mal di testa tremendo –
- Ma dillo che ieri ti sei dato ai bagordi e non cercare scuse – Frecciò la bella manager, con un sorrisino furbo.
- Ma certo, è una regola per te – Continuò Miyagi allontanandosi per controllare in che classe era capitato e se, soprattutto, era capitato con la sua Ayakuccia. – Bere, rimorchiare e la mattina dopo, ciò che si è fatto la notte con la poveretta di turno non ne rimane che un fastidio –
- Io almeno faccio qualcosa – Soffiò, facendo scoppiare a ridere Mito e accennare un sorrisino bastardo persino a Rukawa, mentre il neo capitano alzava in risposta il dito medio.
Al momento che tutti si accalcavano sulla facciata dove erano esposti i tabelloni, Kaede si lasciò cadere sull’unica panchina del cortile, facendo fuggire con una sola occhiata due dementi che si stavano facendo una partitella a poker.
Non capiva il perché di tutta quell’agitazione, pensò svaccandosi sul legno fastidioso. Ok, era il primo giorno di scuola, e allora?
Fosse per lui si sarebbe iniettato una nozione di sonnifero da farlo dormire per tre mesi di fila!
Invece gli altri erano tutti eccitati. Voleva vedere se fra una settimana avrebbero pensato lo stesso.
Mentre aspettava che la folla si sfoltisse un po’, per poi raggiungere la sua nuova classe e cadere in coma sul banco, diede un’occhiata in generale.
Piccole matricole che si controllavano attorno impaurite manco ci fosse stato l’uomo nero dietro, veterani che facevano i fighetti, play boy che ci provavano con le ragazze, e oche che lo guardavano adoranti, come se fosse stato la reincarnazione di Dio in terra.
Le solite cose che si erano ripetute lo scorso anno, constatò annoiato.
Ad un certo punto i suoi occhi vennero attratti da una coppia che aveva appena attraversatola soglia del cancello.
Un ragazzo e una ragazza, niente di più normale.
Ma avevano qualcosa che ebbe l’onore di vantare del suo interesse.
Lui era alto. Molto alto.
Faccia indifferente e capelli biondissimi, sparati in aria in tutte le direzioni, come aculei paranormali e che sicuramente avrebbero fatto a gara con quelli del Do’hao per stranezza e quelli di Smileman (alias Sendo) per deficienza.
La corporatura era normale…per uno della sua stazza.
Attirava molte occhiate, la maggior parte spaventate.
Si guardava attorno con evidente disinteresse, non ascoltando neanche per sbaglio quello che la ragazza gli stava ripetendo da quando avevano varcato la soglia.
Non che fosse molto vicino all’entrata per sentire cosa gli urlava dietro, ma sapeva leggere il labiale abbastanza bene.
Lei non era particolarmente alta, ma per il resto anche uno come lui avrebbe sbavato fino allo sfinimento per una così.
Capelli castano chiaro raccolti in una coda alta e corpo mozzafiato, da quanto poteva vedere dalla divisa scolastica.
Non li aveva mai visti in giro e due così si notavano come minimo da chilometri di distanza.
Dopo un secondo di sbigottimento riacquistò la sua innata indifferenza, alzandosi svogliatamente per avvicinarsi a quella calca di gente che per poco si ficcava le dita negli occhi per leggere una riga.
La folla, accortasi del suo arrivo, si era appena aperta come il Mar Rosso al passaggio quando un grido stranamente familiare proruppe dalla bocca di qualcuno un poco più lontano da lui.
Si sporse leggermente dalla moltitudine di teste che superava con facilità e notò che Miyagi stava piangendo come una fontana, strillando – LA MIA AYAKUCCIA! – mentre la manager faceva finta di non conoscerlo.
Sicuramente non era in classe con lei.
Fece spallucce e, fregandosene delle pene del nano, aguzzò la vista alla ricerca del suo nome.
Puntò lo sguardo azzurro su quelli iniziati per “RA” per poi scendere progressivamente verso “RU”.
Ruano…Ruikuso…ed eccolo lì.
Rukawa.
Classe II sezione L, come lo scorso anno.
Si diresse verso la sua aula, entrando in coma una volta raggiunto il suo banco come di regola.
Ed ecco che l’anno scolastico sta per venire inaugurato con il primo sonnellino annuale.
Sfortunatamente un urlo sovrumano stranamente lo destò dal suo sonno più che profondo, perforandogli un timpano.
Alzò lo sguardo, infastidito da tutto quel casino, ma spalancò immediatamente gli occhi alla vista di colui che si era messo a strillare, rovinandosi l’ugola tra l’altro, facendogli rischiare un travaso di bile.
- TU! – Ringhiò Hanamichi Sakuragi, indicandolo schifato. – CHE CAVOLO CI FAI QUI? QUESTA È LA II L! VAI VIA! –
- È a mia classe – Spiegò inarcando le sopracciglia, sottolineando l’evidente che però il Do’aho non aveva afferrato.
- Anche la mia – Si ritrovò a mormorare senza forze per lo shock, pronto a scatenare un putiferio un secondo dopo.
Quando, però, vide che la Kitsune se ne fregò di lui e si rimise a dormire, la rabbia aumentò notevolmente.
Cioè, tra tutti gli esseri viventi, intelligenti o meno, che potevano affibbiargli proprio la volpe gli doveva capitare tra capo e collo?
Era un affronto!
Povero il prof di turno, pensò, emettendo ringhi sommessi e lanciando all’odiato compagno degli sguardi omicidi.
Sfortunatamente quando il professore entrò (armato di mitra appena saputa la notizia di Rukawa e Sakuragi nella stessa classe) subito iniziarono a piovere una sequela di minacce sia dalla bocca del rosso che da quella dell’istitutore.
Naturalmente vinse quest’ultimo, non prima di essere stato preso di mira da Hanamichi che lo avvertì di tenersi ben stretta la macchina se non voleva vedersela cadere a pezzi. Ma Yamade Otobuko era il cosiddetto “uomo con le palle”, e non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno.
Figurarsi da uno stangone di quasi due metri e, detta da lui, con il cervello da gallina!
Incominciò piuttosto incavolato il discorso iniziale, che durava in media tre ore il cui motivo era ancora un mistero visto che nessuno studente della scuola era intenzionato a sentire una sillaba del leggendario sermone di inizio anno.
Così come quella classe.

Hisashi Mitsui si trovava seduto sulla terrazza della scuola, con la schiena appoggiata alla ringhiera e una sigaretta in mano, da ormai tutta la mattinata.
Fumava tranquillamente, senza fretta, attendendo il suono della campanella di fine lezioni.
Tanto il discorso di inizio anno lo sapeva a memoria, e non voleva far finta di ascoltarlo per la quarta volta di fila.
L’anno passato si era persino messo ad incidere con un taglierino parolacce e bestemmie varie sul banco, con sottofondo la voce squillante di una prof tanto vecchia che nemmeno riusciva a parlare.
Il bidello alla fine si è messo a minacciare di morte uno studente, ignaro di essersi appena preso la colpa di quell’atto vandalico.
Soffiò il fumo chiaro, portandosi di nuovo la sigaretta alla bocca con l’aria assorta.
Akagi e Kogure quell’anno non ci sarebbero stati, e gli ottimi elementi come il Gori non crescevano sugli alberi.
Per non parlare del fantastico vice.
Si presentava calmo e pacioso, poi infilava triple, una dopo l’altra.
Non aveva la sua bravura, ma più volte è stato di aiuto per quella particolarità.
Sospirò profondamente, scuotendo la testa.
Il nano avrebbe dovuto i salti mortali per farsi ascoltare da quel megalomane della mezza sega, per non parlare delle nuove leve.
Una tortura.
- Poveraccio lui – Se ne uscì, ridendo silenziosamente.
Chissà, poi, se quella era la volta buona che vincevano le nazionali.
Di certo al Kainan lo avrebbero stracciato come niente, era una questione di priorità.
Sempre sperando di riuscire a trattenere quegli ipotetici Re del basket con delle matricole promettenti.
Si risvegliò da quel torpore, udendo l’unica voce che lo faceva impazzire ogni volta.
- Non capita spesso di vederti così assorto – Soffiò Naomi Kotuki, appoggiata con le braccia alla ringhiera mezza sgangherata dove si trovava lui, con lo sguardo verde rivolto verso il deprimente panorama cittadino che si vedeva da lassù. – Diciamo mai -
- Allora dovresti sentirti onorata – Ghignò Mitsui, alzando lo sguardo verso la bellezza che gli si parava davanti.
I corti capelli nerissimi si muovevano leggermente, seguendo la forza della lieve brezza presente nell’aria, a volte andandole davanti agli occhi, ma lei non se ne curava più di tanto.
Vide accennare un ghigno su quella bocca invitante. – Non credo di esserlo. – Continuò. – Tu invece dovresti sentirti sorpreso –
Ed ecco la frecciata.
Hisashi si alzò dalla sua postazione, appoggiandosi con la schiena alla ferraglia che doveva fungere da protezione per accidentali cadute. – Hai saltato il discorso iniziale, non si fa! – Frecciò in tono autoritario.
- Sono proprio una bambina cattiva, - Rispose sarcastica. - meno male che ci sei tu, studente modello, pronto a punirmi. Altrimenti come avrei fatto? -
- Certo che sei proprio una bastarda! Punti sempre sulla mia bocciatura! – Si offese l’ex teppista, apparentemente indignato.
- Che ci vuoi fare? Non sono io a ripetere l’anno. – Sogghignò lei, girandosi a guardarlo finalmente negli occhi.
Lo vide sorridere tristemente, con la sigaretta ancora tra le nocche.
- Ieri non sei venuta – Mormorò con aria da cucciolo.
- Quell’isterica della Matori mi ha telefonato e si è messa a urlare come una matta. – Spiegò tranquilla. - Le ho detto di andarsene al diavolo, ma mi ha raggiunta a casa proprio mentre stavo uscendo e ho fatto tardi. –
- Mi potevi mandare un messaggio. – Brontolò ancora Mitsui.
- Mi ha sequestrato il cellulare – Continuò, stranamente soddisfatta nel vedere che ci era rimasto male. – Anche se vorrei, non ho poteri paranormali. –
- Ma che voleva? –
- Una botta in testa – Frecciò, ancora con i nervi a fior di pelle. – Voleva essere sicura che non mi ubriacassi. Oggi c’è la presentazione delle matricole, e mi voleva presente. –
- Se tu la salti ogni volta non ti lamentare. -
- Non fare tanto il santo, ti viene male. E poi è una noia tremenda ritrovarmi a vedere un gruppo di ragazzine montate che cerca di ballare e sembra stiano facendo il vibromassaggiatore. –
- Ballare? – Chiese Hisashi sorpreso. – Non volevi fare solo pallavolo? –
- Non ho ancora la resistenza per affrontare quarantacinque minuti di ballo sfrenato, mi devo ancora allenare. –
Lo sentì sbuffare contrariato.
- Vuoi sempre fare il massimo, nessuno ci riesce. –
- Io non sono “nessuno”, quante volte te lo devo dire? – Replicò lei.
- Infatti! “Nessuno” sarebbe più intelligente di te. Non si spaccherebbe la schiena per fare quasi un’ora filata di ballo. – Ribbattè convincente.
- Senti, - Cominciò, cercando di non perdere subito la pazienza. – questi sono i miei sport. Tu per il basket faresti la stessa cosa, anzi, l’hai già fatta. Resisti tutti e quaranta i minuti di una partita adesso, quindi non rompere l’anima a me se voglio migliorare. –
Ed eccola puntare sul basket.
- Come vuoi. – Finì Mitsui, alzando le mani in segno di arresa, buttando la sigaretta a terra e avvicinandosi poi a lei, abbracciandola da dietro.
- Ieri mi hai dato buca – Le sussurrò, affondando il viso nell’incavo di quel collo dalla pelle morbida e dorata di abbronzatura, cominciando a depositare baci leggeri. – Oggi sei libera? –
- Stasera? – Chiese Naomi non riuscendo a nascondere un sorriso, ma mantenendo orgogliosamente la sua sadicità. – Forse… - Rise, ad un leggero morso del ragazzo. – Se la Matori non mi organizza una retata sì. –
- Per precauzione ti vengo a prendere, almeno eviti anche di uccidere quella ragazza. – Le soffiò morbidamente.
- Magari la potessi uccidere, ma sembra avere gli occhi anche dietro al testa quella – Sbuffò, appoggiando la testa sulla sua.
In quel momento la campanella suonò.
Tempo due minuti e si sentì un fracasso tremendo di grida e bestemmie tra gli studenti che facevano a botte per uscire.
- Certo che strillano una cifra – Borbottò infastidito l’ex teppista, non abbandonando la sua postazione.
- Chiamali scemi – Ironizzò lei. – Piuttosto dovresti toglierti. -
- Perché? Non stai bene? –
- Tesoro, vuoi ritrovarmi in carcere stasera? – Domandò sarcastica. – Se oggi vuoi uscire con me, non farmi sentire più di tanto la Matori che mi urla nelle orecchie, altrimenti strozzo sia te che lei. -
Saggiamente Hisashi si fece indietro, seppur riluttante.
- A che ora allora? – Chiese la Kotuki staccandosi dalla ringhiera.
- Otto e mezza. Sai dove trovarmi –
Un bacio di saluto, poi Naomi si allontanò quasi correndo verso la parte est della scuola.
Inizialmente Mitsui aveva pensato di saltare la presentazione delle matricole, rimanendo lì ad oziare, ma sfortunatamente si ricordò che il nanetto menava che era una meraviglia.
- Guarda che mi tocca fare – Sospirò stancamente, imboccando la scala che portava al lato ovest dello Shohoku, ovvero verso la palestra del club di basket.

Severità.
Determinazione.
Carisma.
Ryota Miyagi sbatteva la testa contro il suo armadietto di metallo nello spogliatoio della squadra, ripetendo ad ogni colpo le “regole” di come dovrebbe essere un capitano.
Non aveva fatto altro durante le vacanze estive.
Certo, faceva tanto il fighetto di fronte agli altri, dimostrando di essere padrone di ciò che lo aspettava, ma in verità dentro moriva.
Non aveva nessuna delle caratteristiche che contrassegnavano i prescelti per quell’arduo compito.
La determinazione andava a farsi benedire ogni volta che perdeva la pazienza.
Il carisma non era propriamente il suo forte.
E la severità non l’aveva mai posseduta.
Akagi, almeno, con la sua aria da gorilla faceva paura e otteneva l’attenzione anche di quel demente di Sakuragi, ma lui, anche se vantava di una faccia da galera, con la sua statura faceva ridere i polli.
Solo adesso si rendeva veramente conto dell’importanza di quel sant’uomo di Takenori Akagi.
E lo rimpiangeva.
Sì, lui Ryota Miyagi rimpiangeva il gorilla!
Non l’aveva mai detto, ma un capitano del suo calibro capitava una volta ogni cento anni.
E lui non aveva la sua bravura per questo compito.
Troppa la responsabilità di cui era stato caricato.
Non era psicologicamente pronto per un passo del genere, e non voleva deludere nessuno.
Era talmente assorto nei suoi pensieri che non sentì nemmeno la porta dello spogliatoio aprirsi.
Ayako era intenta a portare una busta di plastica, contenente le varie divise dello Shohoku, e per poco non cacciò un urlo alla vista del neocapitano dare capocciate agli armadietti.
Ma non ne fece un problema.
Sapeva perfettamente cosa lo tormentava.
Appoggiò delicatamente quell’ammasso gigantesco, portandosi a due passi da lui.
- Gli allenamenti cominceranno tra un po’, sei in anticipo. – Sussurrò quel tanto da ottenere la sua attenzione ed evitare che si spaccasse il cranio.
Lo vide irrigidirsi, smettendo di prendere a testate il ferro.
- Aya? Cosa ci fai qui? – Domandò sorpreso.
- Le divise. – Fu la secca risposta.
Ryota spostò gli occhi dai suoi, per vedere la busta e poi abbassare lo sguardo tristemente.
- Sarai un ottimo capitano. – Scandì semplicemente, con un sorriso dolce sulle labbra. – Non devi farti paranoie inutili. –
- Non me ne faccio, so solamente come stanno le cose. – Continuò lui, sedendosi sulla panchina con la testa fra le mani. – Non sono all’altezza di Akagi e me ne rendo conto da solo. –
- Allora poi non dire che non ti fai paranoie. – Lo rimproverò la ragazza, facendogli alzare la testa allucinato, ma ritornando quasi subito allo stato di depressione in cui era caduto.
- Aya, è inutile, non puoi capire. –
Ok, pensò lei cercando di trattenersi da spaccargli veramente la testa sull’armadietto, ora si arrabbiava.
- E, di grazia, cosa c’è che io non potrei capire? –
- Non sono un trascinatore come lui, - Continuò Ryota, non notando il cambiamento nella voce della ragazza. – poi sai meglio di me che quando sono incavolato entro in palla e non concludo una beneamata mazza. –
- Quindi secondo te non avresti il suo sangue freddo. – Precisò Ayako con un sopracciglio alzato.
- Inoltre tralascio tantissime cose, la pazienza non so nemmeno cosa sia, e sicuramente farò un buco nell’acqua. –
La riccia sospirò, sedendosi lentamente vicino a lui.
- Ryota, la verità è un’altra. – Disse decisa. – tu hai tutte le qualità che servono per essere un capitano con i fiocchi, ma in questo momento vedi tutto nero per una sola spiegazione. –
- E quale sarebbe secondo te? –
- Akagi. – Rispose semplicemente.
Dalla faccia del playmaker dovette dare le adeguate spiegazioni.
Sospirò, intrecciando le dita delle mani.
- Tu sei sicuro di non essere all’altezza per un simile ruolo a causa di Takenori. Lui era il vostro punto di riferimento, anche se non lo ammetterete mai. – Spiegò paziente. – Aveva una determinazione esemplare, spronava tutti con una sua parola e vi faceva allenare anche a costo di sfiancarvi, ma per voi era qualcosa di più di un semplice capitano. Tu hai le sue stesse proprietà e tutti si fidano ciecamente di te. Quindi non puoi dire di aver paura di questo. –
Non lo vide reagire.
- Oh, insomma Ryo, secondo te sia Akagi che Anzai ti avrebbero dato questa carica se la pensassero esattamente come te? –
Miyagi scosse la testa, accennando un sorriso.
- Allora di che ti lamenti? Hai la fiducia di tutti e sicuramente non deluderai nessuno, anzi! -
- Dici? –
- Ne sono sicura. – L’assicurò, sorridendo. – Ora vado, le matricole saranno già arrivate. – Si alzò ed aprì la porta, ma prima che la varcasse il ragazzo la fermò.
- Grazie. - Sussurrò solamente.
- E di cosa? Piuttosto, vedi di stendere quei tre dementi che ti ritrovi, prima che combinino qualcosa di idiota. – E se ne andò, non prima di essersi armata i fogli, penne e fischietto.
Ryota inarcò le sopracciglia, pensando che dopotutto Ayako aveva ragione.
Scosse allegramente la testa, pronto nelle veci di capitano.
Quella ragazza era un genio!

Ciao a tutti, questa è la mia prima fan fic e spero che non faccia molto schifo…cosa di cui dubito fortemente.
Non scrivo particolarmente bene, né ho una fantasia sfrenata, ma dopotutto è la mia prima esperienza, quindi non aspettatevi chissà che, se la leggerete..
Sappiate che ci ho pensato diecimila volte prima di pubblicarla, visti i bravissimi autori che ho avuto il piacere di leggere finora, quindi ringrazio in anticipo chi commenterà, se lo farà, oppure semplicemente che ha avuto il coraggio di leggere.
Mi aspetto qualsiasi critica, sia negativa che positiva, quindi non fatevi scrupoli che tanto non sono una persona che si abbatte per così poco^^
Baci yell!

  
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