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Autore: Jailer    07/12/2011    3 recensioni
Del primo incontro con Riza Hawkeye, Roy Mustang ricorda i colori.[...]
L’anima è azzurra, l’utopia è oro, l’attimo è rosso. La fedeltà è argento.

Colori, perchè la vita è un flash. E a noi piace addolcirla immaginandola un quadro.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Panta Rei
-Eraclito-


Del primo incontro con Riza Hawkeye, Roy Mustang ricorda i colori.
Ed è un bisbiglio della memoria, un’egida cromatica, quella dietro cui si richiude ogni volta in cui la nostalgia è troppo grande o quel senso di solitudine eccessivamente radicato. Quando quell’ufficio è immenso e i tavoli vuoti, un foglio di carta caduto per terra in balia della corrente.

Il primo ricordo di Roy Mustang è l’azzurro.

Azzurro perché è il colore acerbo dell’infanzia e della prima giovinezza, dell’orgoglio non ancora sbocciato e quello della sfera celeste quando alzavi lo sguardo e, sì, davanti ti si parava davvero l’infinito.
Azzurro sarebbe stato il suo futuro, se glielo avessero chiesto, con la coscienza di allora.

Il primo ricordo è il proprio ego e la grandezza di quegli anni –quando era alto il cielo, quando lo era per davvero.
Il secondo è il colore dell’oro e dello zafferano, e parla del grano e delle sue crine.

Oro è la fierezza del capo di Riza già da allora e il fischio del vento nei campi lungo la strada che Roy respirava come eroismo. È il sole forte del mezzogiorno –il primo giorno- sulla pelle, che ricalcava le ombre e inscriveva nel terreno un attimo di lei. Il primo di loro.
Oro, poi, è la proiezione dei sogni che ti fai quando il mondo non ti è ancora rovinato addosso.
Oro sarebbero state le sabbie di Ishbar, ma quella è un’altra storia –un ossimoro del dopo.

Il primo  azzurro, il secondo è dorato.
Il terzo rosso scarlatto.

Rosso scarlatto che sarebbe stato presagio –rosso sull’oro del domani. Rosso che è il colore della vita, denso come il sangue e mobile come fiamme –Rossa sarebbe stata la pietra filosofale.
Rosso che è fuoco ed erano i suoi occhi dopo nottate passate sui libri.
Rossa scarlatta –un sorriso-, aveva una maglietta rossa il primo giorno in cui la vide, a coprire il suo ancora non essere donna, a darle un nome quando ancora non lo aveva.
Quella con la maglia rossa.
Perché quello è un colore che ti rimane nell’iride, e Riza con lui.

L’anima è azzurra, l’utopia è oro, l’attimo è rosso. La fedeltà è argento.

Aveva sempre odiato quel colore, era il grigiore negli occhi dei più grandi che non sapeva spiegarsi. Era il filo di barba incolto sul mento del suo maestro.
Argento sarebbe stato il colore del metallo delle sue calibro nove  e l’acciaio di una promessa.
Argento che parla del rigore ed è un caposaldo, sempre. Argento che è Riza dopotutto.
Azzurro sa d’infinito, rosso profuma d’eroismo, argento gronda di valore.
E oro è l’inizio, quello vero.

 Che sei un pazzo sognatore, Roy Mustang.
E l’oro –l’oro dell’utopie e dei suoi capelli, ancora non te lo sei tolto di dosso. Mai te lo toglierai.

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Storia rimasta decisamente tanto a prendere polvere. Poca fiducia in essa, suppongo.
Credo ci sia ben poco da dire. Essenzialmente ho scelto come colore “principe” l’oro. L’oro che non ho messo come primo colore o ultimo –per farlo balzare agli occhi-, perché così è la vita. Le cose belle non sono messe necessariamente in un posto d’onore.
Il finale non mi piace. Riprendevi i due minuti della vostra vita spesi a leggere questo coso assassinandomi brutalmente.

   
 
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