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Autore: MIKETORK    07/12/2011    1 recensioni
LA STORIA E' ISPIRATA AL FILM L'UOMO BICENTENARIO,SOLO CHE IN QUESTA STORIA NE VIVRA' MILIONI DI ANNI. PASSANDO ATTRAVERSO IL COSMO E I SUOI PIANETI
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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KALMAR




Mentre l’incrociatore imperiale virava verso la rotta per Galandia, l’imperatore volgeva lo sguardo sul suo infinito dominio.

Aral era imperatore da ormai dieci cicli galandiani, ma nonostante tutto quello che aveva conquistato non era mai riuscito ad ottenere ciò che più desiderava, l’amore di una donna.

Dodici cicli galandiani prima, Aral Torke viveva ancora nell’accademia imperiale, era uno dei predestinati a sostituire il vecchio re Ganimed Galdin I.
Nella scuola insieme con lui, studiavano tra ragazzi e ragazze, altri dieci possibili sovrani, ma prima di Aral come successore al trono c’era Ganimed Galdin II legittimo nipote del re, il quale doveva quella posizione, agli eventi tragici avvenuti in passato.

Nel ciclo 4122 dalla nascita dell’impero galandiano, tutta la famiglia reale, tranne re Galdin I si recò ad assistere all’inaugurazione della prima colonia orbitale vicino al pianeta Vorov.
Si trattava di un evento d’enorme importanza, cosicché l’intera stirpe si trovò a partecipare a quello che sarebbe rimasto scolpito nella storia galandiana, come un lutto indimenticabile.

La colonia era un vanto di re Galdin I. L’aveva progettata personalmente e se tutto fosse andato bene, quella sarebbe stata la prima di molte altre e avrebbe contribuito ad espandere l’impero nell’universo.
Egli era ancora in viaggio, mentre i suoi familiari si trovavano già sul posto, ad ammirare quella costruzione che orbitava attorno al pianeta.
Per trasbordare dalla nave alla stazione,dovettero attraversare un ponte,ma proprio mentre si trovavano a metà strada,un caccia militare impazzito,colpì in pieno la struttura. L’esplosione distrusse il ponte e lo spazio trascinò con se almeno duemila persone dell’equipaggio, e tutta la famiglia reale.

Re Galdin impazzi dal dolore e si ritirò nel silenzio del castello di Galandia city.

Quantrill il vicerè, prese il comando in attesa che l’unico erede ancora in vita potesse crescere e governare. Era da sempre al fianco del re, ma anche se poteva benissimo gestire l’impero, solo un discendente della stirpe reale sarebbe stato in grado di farlo.
Ma il piccolo Ganimed non sembrava in buona salute e bisognava al più presto dare un segnale forte ai sudditi.

Galandia nella sua storia aveva conosciuto solo re e regine, ma tra il popolo fremeva la volontà di non essere più assoggettati a loro.

Un fronte rivoluzionario premeva perché sul pianeta fosse instaurata la democrazia, anche se mai da quando Torseval il grande sconfisse il popolo del mare, quella forma di potere era mai stata applicata.





TORSEVAL IL GRANDE



Nell’anno zero dalla creazione dell’impero, Torseval era il capo del popolo del freddo.
Grande e possente guerriero, si era conquistato quella posizione dominando ogni rivale che gli si parava incontro.
Il popolo del freddo, viveva tra le foreste e i monti di Galandia, mentre il popolo del mare abitava la più grande delle penisole galandiane.

Era un posto caldo e ricco di cibo, per questo molto ambito da chi da sempre soffriva il freddo e la carestia.
Torseval, stanco d’essere schiavo di quel popolo, organizzò un esercito d’uomini e donne che marciarono per giorni in direzione del mare.

Arrivati ai confini del dominio dei marini, Torseval e i suoi si resero conto che non sarebbe stata una facile impresa.
Da sempre su Galandia chi viveva vicino al mare e agli oceani, aveva dominato gli altri popoli, gli uomini erano più forti e molto ben armati.

Torseval e i suoi uomini erano armati di spade e di lance ricavate da incursioni ai convogli degli uomini del mare, poca cosa rispetto all’arsenale militare dei marini.
L’esercito montano, assediò per giorni le postazioni nemiche, ma senza alcun risultato.
Molto ben organizzati, i marini lasciarono sfogare quei poveri straccioni, fino a stancarli e prenderli per fame.
Finché……..

Al sorgere della loro stella in un mattino limpido e caldo, si decisero a contrattaccare.
Le sentinelle dei montanari fecero in tempo a svegliare con i loro corni quello che restava dell’esercito di Torseval, che preso alla sprovvista si diede alla fuga.
Il loro capo stringeva in mano la sua spada, e nonostante avesse capito che non sarebbero mai riusciti a fermarli, continuò a spronare i suoi uomini a fermarsi.

Torseval si ritrovò con un pugno di soldati rimasti accanto che lo pregarono di fuggire, ma lui non si mosse. Sarebbe morto in battaglia da solo piuttosto che scappare.
Ma mentre l’esercito marino, si trovava a non più di due leghe da lui, un sibilo assordante costrinse tutti a guardare in cielo.
In quel momento chiunque si trovò in zona, provò un forte dolore alle orecchie e cadde a terra.
Dopodichè un’esplosione di proporzioni enormi devastò il territorio, Torseval e alcuni suoi uomini riuscirono a rifugiarsi in una grotta e a trarsi in salvo La terra tremò a lungo…..

Quando ne uscirono, si ritrovarono in un territorio completamente diverso da quello di prima, una nuvola gigantesca oscurava il cielo e il regno dei marini era scomparso, non un solo uomo si era salvato.
Senza combattere Torseval aveva ottenuto un’insperata vittoria, creando attorno a se quella leggenda che lo accompagnerà per secoli.

Una volta radunato tutto il suo popolo si diresse verso il centro della penisola, e qui scoprì che qualcosa aveva creato un enorme cratere.
Torseval grazie al coraggio dimostrato in quella battaglia diventò il primo dei re e come tale battezzò quel nuovo insediamento con il nome di Galandia.
ACCADEMIA REALE


Aral come tutti i ragazzi dell’accademia reale, aveva studiato la storia di Torseval, ma come diceva il suo tutore, egli era naturalmente portato per il comando e la disciplina.
All’età di tredici cicli, Aral era già un esempio per tutti i suoi fratelli di sangue reale destinati alla successione al trono di Galdin I.

A differenza però di Ganimed, Aral e i suoi fratelli erano alieni, provenienti dal pianeta Torke.
Il vicerè Quantrill si trovò di fronte alla possibilità che il delfino del re, non sarebbe vissuto a lungo, perciò decise di ricorrere alle sacre acque di Torseval.

Le acque si trovavano nei sotterranei del castello, alla base di quello che un tempo fu l’epicentro dell’esplosione che devastò la penisola.
Nessuno aveva mai capito la reale provenienza di quelle acque color smeraldo, ma chiunque si sarebbe immerso, avrebbe avuto delle visioni futuristiche.
Il primo ad utilizzarle fu proprio Torseval il quale si rese conto delle proprietà delle acque, ma anche di quanto erano pericolose.
Abusandone, la vista cominciava a mancare, e s’invecchiava precocemente.
Quantrill non s’immerse del tutto, data la sua mole ma vi mise solo il viso.
Non appena l’acqua gli entrò negli occhi, vide la soluzione per la successione al trono.

Nel 500 dopo Torseval, i galandiani osservando il cielo scoprirono che lo spazio non era del tutto uniforme, ma che tra alcune stelle esisteva un’anomalia.
Con il passare dei cicli, si resero conto che a poca distanza dal loro pianeta esisteva un’apertura temporale che conduceva in un’altra galassia.

Quella frattura conduceva a Torke pianeta che aveva caratteristiche simili a Galandia, erano presenti aria, acqua e vita.
Molti cicli dopo quella scoperta, i galandiani s’impegnarono sempre di più per la conquista di Torke, sacrificando uomini e risorse….e un giorno vi riuscirono.

La risposta delle acque fu una sola, su Torke soggiornò un discendente reale, perciò era molto probabile che avesse lasciato traccia di se e quindi un erede.
Il vicerè sapeva che la risposta non era molto affidabile, ma si trattava di una soluzione plausibile.
Informò sua maestà della cosa ed egli approvò, dopodichè affidò la missione ad una persona di fiducia che avrebbe portato a termine l’incarico.

Furono prelevati dieci neonati torkiani, cinque maschi e cinque femmine, e trasferiti all’accademia reale, qui chi si sarebbe dimostrato all’altezza, avrebbe avuto la possibilità di diventare re.

Aral era colui che nella visione di Quantrill sarebbe divenuto il prescelto, solo lady Halyna gli teneva testa, ma era una femmina e mai su Galandia aveva governato una donna.








ADDIO AL RE


Era il ciclo 4140, quando all’improvviso durante una notte invernale, giunse una notizia all’accademia.
Re Galdin I  era deceduto nel sonno, ucciso da quella tristezza che lo accompagnava da ormai 20 cicli.
Gli oppositori del regime insinuarono che Sua Maestà si fosse ucciso, sarebbe stato un grave disonore per l’impero, un segno di debolezza nei confronti dei sudditi e secondo il loro pensiero avrebbe facilitato il passo verso un’istituzione democratica.

Gli organi di stampa, smentirono concretamente l’accaduto e confermarono il decesso che era avvenuto per ragioni di salute.
Fu il vicerè Quantrill ad annunciarne la morte e di conseguenza, com’era tradizione, il nome del successore.
Aral si trovava nella sala della comunicazione, insieme agli altri dieci pretendenti al titolo, quando apprese che il suo amico Ganimed, sarebbe divenuto re.
Mentre tutti si congratulavano con il nuovo sovrano, lui guardava verso la finestra e con un misto di rabbia e umiliazione si allontanò dalla stanza.
Nella confusione solo lady Halyna si accorse della cosa, e gli corse dietro.

Aral stava piangendo di rabbia, quando lei si avvicinò, sapevano entrambi che il delfino era Ganimede, e quindi era inutile prendersela.
Stizzito da quelle parole Aral, tornò dal futuro re e si congratulò, strappandogli una promessa, una volta insediatosi a corte avrebbe avuto necessità di un giovane comandante dell’esercito.
Era il massimo a cui poteva ambire e quindi accettò, sarebbe divenuto il più giovane generale a capo dell’esercito galandiano dall’epoca di Sua eccellenza Skar.

Le cerimonie d’addio al vecchio re e l’incoronazione del giovane, si svolsero come da tradizione secolare, lo stesso giorno.Ganimede si dimostrò subito debole e titubante mentre pronunziava il discorso al suo popolo, e questo non fece altro che alimentare la rabbia che cresceva in ogni angolo dell’impero.
Numerosi galandiani manifestarono la loro disapprovazione nei confronti del nuovo re con episodi di violenza e disordini, a malapena sedati dall’esercito.
Cresceva il fronte dell’insofferenza verso quella casta nobiliare che da infiniti cicli teneva sotto il loro dominio un intero pianeta.
Su Galandia il re era da sempre adorato come un dio, i suoi comandamenti erano leggi da seguire ciecamente fino alla morte.
Questo però fino al ciclo 3710……
In quel periodo sali al trono re Stark, il più crudele e bieco degli imperatori che i galandiani avessero mai avuto, egli trovò un regno in pieno caos che lo costrinse a dichiarare guerra a chiunque gli si fosse opposto.
Per riportare l’ordine, Stark mise a ferro e fuoco l’intero pianeta, instaurando di fatto una terribile dittatura, ci fu una guerra civile per quasi 12 cicli, finché i ribelli dovettero arrendersi. Da quel momento, il popolo galandiano si ritrovò di nuovo unito, ma soggiogato da Sua eccellenza.

Determinante per la riconciliazione popolare fu l’atterraggio della prima sonda spaziale galandiana sul pianeta Torke, quell’episodio fece si che ogni galandiano, si sentisse parte dell’impero.



SUA ECCELLENZA STARK



La sera dei festeggiamenti per il ciclo 3700, Edwin Stark, era di servizio nella città di Kendar.
Una chiamata giunse ad interrompere quella notte per lui così noiosa, era un agente che lo informava su quanto era accaduto in un’abitazione ai margini della città.

Stark vi si recò, accompagnato dal suo vice, e una volta arrivati sul posto ordinò ai suoi uomini di abbandonare la casa.
Dopo la chiamata del suo agente, ne aveva ricevuta una da parte di un nobile altolocato, residente in quella zona.
Si fece largo tra i suoi uomini ed entrò da solo nel grande salone con un enorme camino.
Disteso a terra in un lago di sangue, c’era un ragazzo, completamente nudo e con i genitali staccati, la scena del crimine faceva pensare ad un delitto a sfondo sessuale.

Stark, si levò il cappello e l’impermeabile e si sedette accanto al cadavere, raccolse alcune prove le mise in un sacchetto e le fece sparire.
Si alzò e si diresse verso una porta, da cui proveniva un pianto sommesso.
L’aprì e trovò un uomo seminudo sporco di sangue:
“Non dovete aver timore”disse, “copritevi con il mio impermeabile,vi scorterò personalmente a palazzo.”

I due uomini sotto un acquazzone s’infilarono in macchina, e procedendo a bassa velocità si diressero a Galandia city.
“Vi sarò eternamente grato per quello che state facendo comandante”disse l’uomo tremante.
“Non sapete quanto principe Mikail, non sapete quanto”.

L’occasione per sdebitarsi, Stark, la colse alla morte del Generale delle guardie personali del re, un ciclo dopo.
Dal quel momento, lui che era stato una delle guardie del re in gioventù, iniziò quella scalata che l’avrebbe portato in cima al trono.

A cinque cicli dalla sua instaurazione come generale, Edwin aveva creato una sua personale guardia di fedelissimi.
Altri cinque dopo mise in atto il golpe.
Il principe Mikail, fu arrestato durante uno dei suoi particolari incontri, e avendo un figlio non ancora in grado di governare, tutto il regno finì sulle spalle dell’anziano regnante.

Stark cercò di stare il più vicino possibile al re, occupandosi personalmente anche dei suoi svaghi.
Alla vigilia del processo al principe Mikail, il generale e il re si recarono a caccia:
“Dovete essere il più sereno possibile nella decisione che prenderete, mio signore”disse Stark.
“Ho già deciso generale!!”ribatté.”Mio figlio è stato incastrato e quindi è innocente”.

Stark fece una smorfia, il suo volto s’incupì, e dalla sua arma, partì il colpo che uccise il re.
Il giorno seguente, il processo al principe fu rinviato in ossequio alla morte del padre, e non si svolse mai più.
Stark in quanto terzo comandante in linea di successione, prese il comando, instaurando una dittatura militare che durò fino alla sua morte.



IL PIANETA TORKE


Dopo circa 3200 cicli dalla sua scoperta, una sonda galandiana, atterrava su Torke, il raggiungimento di quell’obbiettivo fu così di tale importanza, che Sua Eccellenza Stark decise di interrompere l’assedio ai ribelli ancora in vita.

I dati che arrivavano dalle sonde che facevano da ponte radio attraverso la frattura temporale, facevano sobbalzare dal trono S.E. Stark, il pianeta aveva caratteristiche del tutto simili a Galandia, e quindi già si sognava uno sbarco su di esso.
Prima di morire,dichiarò S.E., “pretendo che un galandiano sbarchi su Torke”.
Furono impiegati materiali e uomini senza nessun risparmio e cosi facendo, nel 3752 due galandiani riuscirono nell’impresa, atterrando con una navicella su Torke.
Era un viaggio di solo andata, ma sarebbe servito per stabilire un contatto con gli abitanti del pianeta.
Sfortunatamente, la navicella atterrò male in una landa desertica creando non pochi problemi all’equipaggio,ma anche tra molte difficoltà riuscirono lo stesso ad inviare delle foto su Galandia.
S.e. Stark morì poco tempo dopo quell’impresa con la speranza che il popolo non lo avrebbe ricordato come il più sanguinario dittatore, ma come il fautore dello sbarco su Torke.

In seguito a quel primo atterraggio sul pianeta Torke, ne seguirono degli altri, anche se tutti, avevano in comune un tragico destino.Ogni navicella, dopo poche ore non dava più segni di vita e gli equipaggi sparivano nel nulla.
Per molti cicli scienziati ed esploratori spaziali s’interrogarono sul perché, ma solo quando la tecnologia galandiana fu in grado di mandare una vera e propria nave spaziale capirono il motivo.
L’aria torkiana non era del tutto respirabile per i galandiani, per questo dopo alcune ore sul suolo, sopravveniva una lunga e dolorosa morte.

L’esplorazione di Torke fu sospesa per alcuni cicli, finché non si fosse trovata una soluzione al problema, d’altronde non ci si poteva presentare al popolo torkiano, con le tute spaziali.
Nell’occasione in cui era successo, gli abitanti di Torke avevano reagito male e non comprendendo la lingua galandiana uccisero i visitatori alieni.

Il popolo torkiano del tutto simile fisicamente  nell’aspetto, era molto più arretrato nei confronti dei  galandiani, ma nell’ambito dell’arte della guerra erano molto intraprendenti.
I successori di re Stark decisero di non proseguire la ricerca spaziale verso Torke ma di cercare di colonizzare il loro sistema solare e di espandere il proprio dominio.
Solo con la scoperta di un  vaccino antivirale, l’esplorazione di Torke ricominciò, ma non si trattò di una vera e propria invasione, bensì di una pacifica e occulta convivenza.

In quel periodo, la corte imperiale, attraversava la fase di pacificazione popolare, e la mobilitazione militare non sarebbe stata gradita dai sudditi, perciò ogni idea d’invasione fu messa da parte.
Trascorsero centinaia di cicli, prima che un galandiano si fosse rivelato ufficialmente al popolo torkiano, fino ad allora Torke fu meta d’esploratori e di ricchi nobili, annoiati della loro vita su Galandia.





RE GALDIN II


Dal momento in cui Ganimede era diventato re, non c’era giorno che passava a rimpiangere i momenti belli e spensierati vissuti all’accademia reale.
La nuova vita che conduceva non gli piaceva, gli obblighi di corte, le decisioni da prendere, erano un fardello troppo pesante per un ragazzo come lui.
Passava le sue giornate tra incontri con persone anziane che non facevano altro che suggerirgli  quello che doveva o non doveva dire, il modo di comportarsi e relazionarsi con i sudditi e con gli ambasciatori.
Quantrill si accorse di questa situazione e pensò che a Ganimede servisse un po’ di compagnia diversa dai soliti noiosi nobili in cerca di notorietà.
Chiamò l’accademia, e invitò Aral a corte.

Al suo arrivo trovò uno schieramento di soldati a dargli il benvenuto e questo lo mandò in estasi, assaporava finalmente il piacere di essere riverito e rispettato.
L’incontro con Ganimede si realizzò nel piazzale del palazzo,tra due ali di folla, ma quando Aral si trovò di fronte al suo re,non s’inchinò subito.
“Avrà dimenticato chi ha di fronte”, pensò la maggior parte dei sudditi, “sono cresciuti assieme perciò il protocollo reale può anche essere evitato.”
Invece Aral non si era inchinato di proposito,guardava Ganimede nel suo abito sfarzoso e vedeva se stesso.
La giornata trascorse felicemente, entrambi i ragazzi parlarono della loro vita all’accademia e Di quella nuova a corte, ma qualcosa sconvolse il volgere della serata.
Ganimede mostrò tutto il palazzo reale ad Aral, fino a portarlo nei sotterranei, dove c’erano le acque di Torseval, e lì lo invitò ad immergersi.

Aral conosceva le proprietà di quella fonte, e senza timore vi infilò la testa.Vi rimase immerso per alcuni secondi e quando riemerse tremante e con gli occhi sbarrati ,rantolò vicino al muro.
Era sconvolto, la visione che gli si era manifestata lo vedeva come futuro regnante ma anche con la probabile morte della persona a lui più cara.
Non fece parola con nessuno di quello che aveva visto, tanto meno con Ganimede, il quale, congedò Aral dicendogli che le visioni non sempre si realizzavano.

Prima che i due si rincontrassero, sarebbe passato quasi un ciclo e il motivo che riportò Aral a corte, non fu un viaggio di piacere bensì un incarico che il re gli affidò.
Dall’ultima volta che si erano visti,Ganimede era cambiato, nel corso di quel tempo trascorso, egli aveva conosciuto una ragazza, lady Tralee la figlia dell’ambasciatore di Urania, pianeta situato al limite del sistema solare, ai confini dell’impero.

Se ne era perdutamente innamorato, tanto da sposarla e farne la sua regina.

Lady Tralee era una ragazza molto bella, una figura imponente anche per carattere,abituata fin da bambina a comandare,non ci mise molto a prendere le redini dell’impero,anche perché Ganimede si occupava delle sue passioni artistiche.
Il ritorno di Aral a corte, si era reso necessario dopo che Ganimede era sfuggito di un niente ad un attentato, non era il primo tentativo e temeva che non sarebbe stato l’ultimo, non si fidava più di nessuno, e decise di affidare quel compito al suo amico.



GENERALE TORKE


Aral Torke divenne generale della guardia imperiale a soli 15 cicli d'età, il più giovane di sempre.
Alla sua nomina in parecchi saltarono dalle loro poltrone, ufficiali, sottoufficiali e truppe nessuno credeva ad una cosa del genere. Un torkiano che li avrebbe comandati.

Neppure la regina riuscì a far cambiare idea al marito, Ganimede aveva la certezza che Aral avrebbe svolto bene il suo compito nonostante la giovane età, dopotutto egli era diventato re a soli 17 cicli.
 Quantrill il vicerè decise di far affiancare Aral da alcuni tutori, i quali avrebbero seguito la sua ascesa al comando.
Erano in tre, il generale Kalmar maestro d’armi, il suo vice Errob maestro di tattica, e Luk maestro di comportamento.
Quando Aral li vide credette ha uno scherzo, si aspettava tre parrucconi che gli avrebbero reso la vita impossibile, e invece si trovò di fronte a tre ragazzi poco più grandi di lui.

Il vicerè, non voleva commettere l’errore che aveva fatto con Ganimede rendendolo più vecchio di quello che in realtà era.

I quattro iniziarono a collaborare, e i risultati si videro quasi immediatamente.
Aral voleva più soldati al suo comando e cieca fiducia in lui, e a questo pensò Kalmar.
Cominciò a reclutare giovani da tutto l’impero, nuove leve da plasmare condizionati da un microchip inserito nel cervello.
Errob si occupò dello spionaggio, nessuno doveva sfuggire al controllo totale che Aral pretendeva, neanche il re.
Compito di Luk fu quello di curare l’immagine del generale, egli doveva essere un fratello per le sue truppe e un demone per i suoi nemici.

“Il mio spirito guida e quello di Torseval il grande”disse Aral di fronte a quello che era il suo nuovo esercito.Ma farò anche tesoro dell’esperienza di Sua Eccellenza Stark”, concluse.

Quella frase creò non poco scompiglio nella casa reale. La regina che già non sopportava il torkiano, chiese a Ganimede la sua destituzione altrimenti ci avrebbe pensato lei.
In poco tempo Aral cambiò radicalmente la vita dei galandiani, tramutando un pianeta che si aspettava la democrazia, in un regno del terrore.
Chiunque si opponesse al suo volere, finiva in carcere torturato fino alla morte.
Un ciclo dopo il suo insediamento, Aral era così potente,da incutere timore anche ai suoi collaboratori, solo Kalmar e Quantrill non lo temevano, anzi erano gli unici che gli tenevano testa.
Molte decisioni prese da lui, erano discusse tra loro prima di essere approvate.
Torke non capiva, ma qualcosa gli diceva di fidarsi di loro.
Durante quel ciclo passato a gestire l’impero si era sentito solo e se non fosse stato per loro, probabilmente avrebbe rischiato di perdere tutto.
Kalmar era un fratello per lui, e Quantrill un padre, una famiglia che non aveva mai avuto, solo lady Halyna nel corso della sua vita gli era stata così vicina.

Aral era innamorato di Halyna, ma faceva di tutto per nasconderlo,temeva che se un giorno si fosse dichiarato, lei avrebbe opposto il suo rifiuto. Per lui sarebbe stato inaccettabile.




UN GIORNO PARTICOLARE

Accadde tutto in un giorno.
Aral aveva invitato, su consiglio di Luk, lady Halyna a palazzo per passare la giornata insieme.
La sua immagine di generale spietato, stava creando non pochi problemi con i sudditi,quindi un po’ di mondanità avrebbe giovato alla sua popolarità.
Aral attese Halyna all’astroporto con tutti i suoi ufficiali schierati, con un'accoglienza degna di una regina.
Quando la vide, il suo cuore si fermò, avevano vissuto per anni insieme, come fratelli ma adesso che non la vedeva da molto,si rese conto di esserne perdutamente innamorato.
Halyna indossava un vestito bianco fatto fare apposta per l’occasione dai sarti imperiali, e quando scese dalla navetta mostrò tutto il suo splendore.
Aral gli porse il braccio e si salutarono affettuosamente, Halyna lo strinse a se, dimostrando che tra loro vi era più di un'amicizia.
La giornata trascorse come da copione, visita al castello, pranzo con gli ufficiali ed alcuni nobili, tranne i reali.
Da qualche giorno, il re e la sua consorte, sembravano aver preso le distanze dal loro generale, come se dovesse accadere qualcosa da un momento all’altro.
Aral si scusò con Halyna di questo, ma lei gli fece capire che era lì solo per lui, e all’improvviso gli chiese di fare una follia.
Voleva visitare la città, come una sconosciuta, solo loro due.
Aral scioccato per la richiesta rimase ammutolito per qualche secondo, ma poi acconsentì.
Si cambiarono d’abito e come due adolescenti innamorati fuggirono di nascosto da tutti, tranne che dal rilevatore satellitare impiantato nel loro braccio.

Passarono comunque inosservati tra la folla della megalopoli e si divertirono molto, entrambi non avevano mai provato quelle sensazioni, erano cresciuti per un solo scopo nella vita e tutto il resto gli era proibito.
Al termine della serata, prima che Kalmar li prelevasse all’uscita di un cinema, Aral si dichiarò.
Halyna lo guardò negli occhi, e titubante nella risposta, disse che si, anche lei era perdutamente innamorata.
“Il più bel giorno della mia vita” disse Aral, mentre un reggimento intero lo prelevava riportandolo a casa, il più bel giorno della sua vita.
Entrambi si lasciarono con la promessa di rivedersi al più presto.Per ripetere quell’esperienza.

Quella giornata per Aral terminò a notte fonda ma non perché il pensiero correva a quei momenti spensierati, ma per le notizie che gli portò il colonnello Errob.

Nei giorni precedenti aveva aumentato la sorveglianza verso la regina Tralee, e quello che aveva scoperto era sconvolgente.
Da qualche tempo la moglie del re, s'incontrava con i capi delle rivolte colonialiste e i loro discorsi erano finalizzati per rovesciare l’attuale regime in favore della democrazia.
Il generale Torke rivide per ore quei filmati e alla fine giunse ad una conclusione.
Se la regina permetteva a tali individui di colloquiare con lei, significava solo una cosa, che Galandia rischiava di finire in mano ad una pazza rivoluzionaria.
Il momento era difficile, Aral ne parlò con il vicerè e Kalmar, il problema andava risolto nella maniera più delicata possibile.
Nessuno poteva mettere in discussione il sovrano, solo se stesso aveva la facoltà di abdicare e solo verso un erede maschio.
Un figlio che ancora non c’era……..

GANIMED GALDIN III


Al generale Aral Torke terzo in grado nella scala gerarchica dell’impero galandiano toccò l’ingrato compito di informare Sua Maestà.
Ganimede quel giorno era impegnato in una gara di corsa con i Nefill e non immaginava,  quello che sarebbe successo di lì a poco.
Fu prelevato in tutta fretta dalle guardie e portato al cospetto di Aral, il quale rimase in silenzio a lungo prima di parlare.
Il re, iniziò ad innervosirsi e chiese a gran voce il rispetto che gli si doveva.
“Taci”disse Aral con fermezza.”Taci e ascolta”concluse.
Gli furono mostrate le prove della colpevolezza della sua consorte, e al termine delle stesse, scoppiò in un pianto dirotto.
“Non sapevo..”si giustificò.
Aral lo guardò con disprezzo, sapeva che era un debole fin da quando si conobbero in accademia, ma non pensava che ci si potesse trovare in questa situazione.
Sua moglie stava organizzando la più grande rivoluzione di tutti i tempi, e lui non sapeva…….

“La soluzione è una sola”.
“Tra poco andrai in onda in tutto l’impero e dichiarandoti stanco di questa vita, abdicherai in mio favore.”
“Avrai salva la vita di tua moglie e l’onore di essere il mio ambasciatore ai confini dell’impero.”
Aral uscì dalla stanza, lasciando solo Ganimede, il quale pochi minuti dopo, firmò il decreto per l’abdicazione e mostrandosi in tutto il regno, decretò la fine del suo mandato.

Rientrando nella stanza Aral provò un brivido lungo la schiena, camminò verso il trono e vi ci sedette.
Pronunciò un discorso molto lungo in cui affermò che sarebbe stato il re più grande di tutti i cicli, prima e dopo Torseval e che avrebbe portato Galandia a dominare l’universo conosciuto.
Egli assunse il nome di Ganimed Galdin III

La regina Tralee furiosa per l’accaduto si avvicinò al nuovo re e lo minacciò, disse che sarebbe vissuta solo per fargliela pagare.
Per niente turbato, Galdin III la fece accompagnare all’astronave che avrebbe portato i due su Urania in esilio.

In realtà la nave spaziale non sarebbe mai dovuta arrivare a destinazione, ma di lì a poco anche Aral si rese conto che non poteva controllare tutti.
Infatti, qualcuno disinnescò un ordigno piazzato sulla nave, mandando all’aria il piano d’eliminazione dell’ex regina.

Nonostante quest’iniziale fallimento, i successi di Aral come imperatore furono tali da far cambiare opinione anche alla maggioranza dei sudditi ancora scossi dagli eventi.
Una sola persona rimase perplessa da quanto accadde, lady Halyna.

Si era innamorata di un Aral diverso da quello che adesso si apprestava a governare l’impero, e temeva che questo avrebbe influito sul loro rapporto.




GUERRA ALLE COLONIE

Dopo alcuni mesi dall’investitura del nuovo re, i governi delle colonie spaziali e dei pianeti del sistema, iniziarono a far sentire il loro dissenso verso la politica centrista di Galandia.
Aral pretendeva che le colonie aumentassero la loro produzione di beni primari, a favore del pianeta madre, il quale dipendeva sempre più dalle scorte dei loro vicini.

La produzione d'armi e navi da battaglia si era intensificata così tanto dall’avvento di Galdin III, che il fabbisogno di materie prime era quadruplicato, Kalmar ora divenuto generale in capo,sovrintendeva ai lavori e pretendeva che fossero ultimati al più presto.
Il clima che si respirava su Galandia era tremendo, in pochi cicli si era passati da un regno che si dedicava alle belle arti, ad un regime militare più duro anche di quello di re Stark.

Così quella forma di rivoluzione pacifica che si attendeva da molto, ben presto si trasformò in una vera e propria resistenza, e come tutti i movimenti di liberazione che avevano provato a cambiare il regime, anche questo fu schiacciato dall’esercito.
Per dare un esempio di coraggio a tutti i suoi uomini, Aral si recò in una prigione dove era tenuto segregato il capo della resistenza e di fronte alla stampa camminò da solo, in mezzo ai detenuti, nonostante fossero almeno in cento schierati nel piazzale, nessuno di loro si mosse, il timore che incuteva il re, era troppo forte.
Camminando tra due file di ribelli, Aral arrivò a trovarsi faccia a faccia con il loro capo.
Guardandolo negli occhi gli chiese di inginocchiarsi più volte, ma senza risultato.
Allora si voltò verso la stampa ed elogiò quel comportamento, ma nello stesso momento estrasse un'arma che portava sotto il mantello, la puntò sotto la gola del ribelle e fece fuoco.

Quell’episodio, per nulla censurato dalla stampa, sconvolse i già precari equilibri politici del sistema portando le colonie a dichiarare guerra alla loro terra madre.
Per nulla turbato da ciò Aral tenne un discorso all’impero dichiarando che con quell’atto i governi coloniali si erano suicidati.
La guerra non durò molto, la tecnologia militare galandiana aveva fatto passi da giganti ed ebbe facile ragione di quella ribelle.
Ad una ad una si arresero tutte, compresa Urania, la più agguerrita contro il pianeta centrale.
Lady Tralee, che ormai governava da sola il suo pianeta, dovette piegarsi ancora una volta davanti al suo nemico, il quale le concesse la grazia, facendole salva la vita.

Di fronte a quella vittoria, la maggior parte del popolo galandiano, si schierò dalla parte del regime. Annettendo le colonie l’impero ne trasse enormi benefici.
Aral con una grandiosa cerimonia, fu proclamato imperatore di tutto il sistema, e i suoi collaboratori si spartirono sempre più potere.
Quantrill e Kalmar divennero vice imperatori, mentre Errob e Luk assunsero le cariche di generali supremi.
Ora all’imperatore mancava solo una cosa, qualcosa che non si otteneva né con la forza e né con la violenza, l’amore di una donna.

Compiuti 20cicli d'età, Aral, desiderava avere al suo fianco una regina con cui avrebbe condiviso tutto quel potere.
Fece prelevare lady Halyna per portarla a palazzo e durante una sfarzosa cerimonia, le chiese di sposarlo.



HALYNA

Halyna era cresciuta con Aral, all’accademia reale, erano passati quasi 20 cicli da, quando neonati furono rapiti dal pianeta Torke in nome di una profezia che li vedeva come eredi dell’impero galandiano. Oggi quell’oracolo si era realizzato.
Aral era l’imperatore e lei sarebbe diventata di lì a poco, la sua regina, ma qualcosa spaventava la futura sovrana, l’uomo che aveva imparato a conoscere fin da bambina, era notevolmente cambiato.
Gli occhi che avevano conquistato il suo cuore, mostravano un uomo diverso da quel ragazzo che l’aveva invitata per la prima volta nella grande megalopoli.
Quel giorno era ancora scolpito nella sua memoria, come il giorno più bello della sua vita, ma oggi si trovava di fronte un Aral molto diverso.
E poi c’era l’episodio avvenuto in carcere dove il re si era macchiato d'omicidio con le proprie mani.

A volte ricordava la scena, e piangeva….

Aral per il suo matrimonio pretese che fosse costruito un palazzo nuovo, situato in mezzo ai ghiacci della regione del popolo venuto dal  freddo con un rito risalente ai tempi di Torseval.
I due sposi dovevano giurare di fronte ai sudditi che mai nulla li avrebbe separati, nemmeno la morte.
Ciò significava che in caso di decesso di uno. L’altro, si sarebbe ucciso per seguire l’amato.
Halyna di fronte a quest'ennesimo atto di fanatismo non resse e alle prove del matrimonio non si presentò.
Aral accompagnato da Kalmar ammirò il nuovo palazzo e si diresse verso il palco dove si sarebbe tenuta la cerimonia, ma con suo stupore, anziché Halyna ad aspettarlo c’era una sua lettera:

“Mio caro, Aral
Credevo che l’amore che provo per voi, fosse più forte che qualsiasi cosa.
Aspettavo il giorno della nostra unione fin da, quando bambini, giocavamo a fare il re e la regina, ma..
Da alcuni giorni non sono più sicura di questo.
Capisco che per voi possa essere inaccettabile tutto ciò, ma vi prego non cercatemi, lasciatemi……”
Aral non concluse di leggere quella lettera, era chiaro il suo contenuto, in lacrime la lasciò cadere e si rivolse verso Kalmar.
“Che nessuno la cerchi mai.”
Nei giorni seguenti, il re sparì dalla faccia di Galandia, rifugiandosi nelle sue stanze, pensando a quanto facesse male essere una persona sola, possedeva tutto, ma non era amato da nessuno.
Kalmar preoccupato cercò di parlargli, di fargli capire che aveva delle responsabilità, lo spronò a tornare al comando, ma Aral non ne volle sapere.
La discussione, ben presto, si tramutò in un litigio e al culmine di questo, sua maestà si rivolse al suo secondo con queste parole:
“Chi sei Kalmar o cosa sei per darmi degli ordini.?”Kalmar rimase stupito.
“Ho fatto delle indagini personali, e ho scoperto che in realtà non sei quello che dici di essere.”.
“Nonostante io sia un torkiano, ho sempre studiato con piacere la storia galandiana, e curiosamente la tua figura, appare di continuo in quasi ogni capitolo di essa.”
“Ho constatato che ci sono delle modifiche nei database e…..”
All’improvviso entrò nella stanza Quantrill,”E urgente siamo sotto attacco nemico.”




ANDROMEDA


All’alba di quel mattino, incrociatori alieni avevano superato i confini del sistema galandiano aprendo il fuoco dei loro cannoni sulle navi dell’impero.
Si trattava di un attacco da parte di una razza che i galandiani non conosceva, nemmeno il generale Errob n'era venuto a conoscenza.
In poco tempo le navi nemiche, sbaragliarono le difese galandiane, portandosi sempre più vicino al pianeta madre.
Aral decise di non contrattaccare subito, era troppo evidente la loro forza, e se avesse mandato altre rinforzi, Galandia avrebbe rischiato di cadere.
Bisognava capire chi erano e da dove venivano, perciò ordinò di far catturare una loro navetta da ricognizione.
Le forze si concentrarono su quell’obbiettivo e riuscirono nel loro intento.
Kalmar si occupò personalmente della missione e riuscì a carpire informazioni rilevanti.

Provenivano da un altro sistema chiamato Andromeda, erano del tutto simili ai galandiani, tranne che per il colore della pelle e dei capelli e la loro caratteristica principale era quella di essere dei conquistatori.
Il loro impero si estendeva per almeno due sistemi solari ed ora volevano conquistarne un terzo.
Aral non si perse d’animo e memore della vittoria ottenuta contro le colonie, creò un piano diversivo.
Se gli andromediani cercavano di attaccare Galandia, perché non provare a contrattaccare il loro pianeta?
Da alcuni mesi nascosta in un insediamento militare, si trovava la nave Imperiale I, una corazzata in grado di effettuare salti spaziali e armata con un missile nucleare in grado di distruggere un pianeta.

Quando ormai le navi andromediane stavano per attaccare Galandia, Aral insieme hai suoi generali salparono verso le coordinate del pianeta nemico.

La nuova tecnologia dei salti spazio-temporali consentì all’Imperiale I d'arrivare in prossimità d'Andromeda, in poco tempo e qui trovarono una sorpresa. Il pianeta nemico orbitava insieme con altri due pianeti gemelli.
E mentre su Galandia infuriava la battaglia, i tre pianeti erano del tutto inerti, forse per eccessiva sicurezza, non c’era nessuna difesa.
Aral al comando della nave decise di contattare i nemici e parlò con il loro imperatore.
Gli andromediani erano stupiti, nessun'altra razza era mai arrivata a sfidarli nel loro territorio e mai avrebbero ceduto.
Aral cercò di far ragionare il loro re, chiese un armistizio, ma lui non ne volle sapere.
Intanto su Galandia le truppe rimaste riuscirono a respingere gli ultimi attacchi, e quando la notizia arrivò sull'Imperiale I, Aral chiese a sua volta agli andromediani di arrendersi.

Come risposta, ottenne il lancio d'alcuni missili da parte del nemico, che colpì la sua nave.
A questo punto ordinò di lanciare il missile nucleare il quale colpì uno dei tre pianeti.
L’esplosione fu tale che spostò il pianeta dalla sua orbita causando la morte di tutti i suoi abitanti.
A bordo dell’Imperiale rimasero scioccati da tale potenza, nessuno credeva che l’effetto di quel missile sarebbe stato così devastante.
Ne conseguì la resa incondizionata dell’imperatore andromediano.



UN NUOVO IMPERO

Al ritorno su Galandia, Aral constatò i danni provocati dagli attacchi andromediani, alcune città erano parzialmente distrutte ci furono molte migliaia di morti, ma niente di tutto questo era paragonabile alla distruzione che aveva provocato la sua arma.
Una volta rientrato a palazzo, pronunziò un gran discorso al suo popolo, un discorso che affascinò a tal punto i suoi sudditi che arrivarono a venerarlo come un dio.
Ma dio o qualunque altro idolo, non erano mai esistiti su Galandia,fin dai tempi di Torseval.
Il galandiano credeva solo e soltanto nell’opera d'ogni uomo e mai prima di allora era arrivato a adorare qualcuno o qualcosa.

Ci fu una nuova incoronazione, Aral Torke re Galdin III, acquisì la carica di imperatore del regno andromediano.
Ora regnava su quasi tre sistemi solari, che comprendevano 11 pianeti abitati.
Fu così che decise di partire per un lungo viaggio alla conoscenza dei popoli di cui egli era diventato imperatore.
Passarono due cicli, durante i quali Aral ebbe modo di vedere con i suoi occhi, nuovi mondi e nuove realtà.
Ma l’ultimo pianeta che visitò, fu decisivo per il prosieguo della sua storia e per la sua vita.

Hamber si chiamava così quel pianeta, che aveva come caratteristica principale, quella di realizzare i sogni più nascosti d'ogni persona che vi transitava.
Aral vi scese da solo, lasciando Kalmar sulla nave ammiraglia, e vi soggiornò quasi mezzo ciclo, durante il quale visse la vita che sognava di vivere.
Imprigionato fin dalla nascita in quel ruolo che lo vedeva come un re predestinato, su Hamber, Aral visse come un ragazzo normale con una famiglia e con una donna che lo amava.
Quei giorni fecero scaturire dalla sua mente, tutti i fantasmi e gli orrori dei morti che aveva provocato e quando stava quasi per impazzire, un solo pensiero lo riportò alla realtà.

Voleva rivedere Halyna…….
Ritornato sull’imperiale I, chiese ad Errob di ritrovare la sua amata….. Chiese, non ordinò.
Quel periodo che aveva passato su Hamber, lo aveva totalmente cambiato, non più un cinico e crudele dittatore, ma un ragazzo bisognoso d’amore.
Errob rispose che sapeva dove si trovava Halyna, alcuni agenti dei servizi segreti, l’avevano nascosta su Torke il loro pianeta natale.
Anziché infuriarsi contro quei traditori, Aral rimase pensieroso durante tutto il viaggio di ritorno verso Galandia, e quando arrivarono,convocò Kalmar in gran segreto.
“Voglio andare su Torke, a riprendere Halyna, so che tu ci sei già stato perciò ho bisogno del tuo aiuto.”Disse.
Kalmar, ormai da tempo aveva capito che Aral sapeva del suo passato e così non si oppose.
Partirono insieme su una navetta che sfuggì ad ogni controllo delle navi imperiali, e si diressero verso Torke.
Per Aral era la prima volta da, quando, era stato rapito, che rimetteva piede su quel pianeta ma  adesso che lo vedeva con i suoi occhi ne rimase stupito dalla bellezza.
Da più di due cicli aveva viaggiato nel suo impero, ne aveva visti di pianeti, ma quello li superava tutti.
Kalmar diresse la navetta verso la nazione che nascondeva Halyna e che aveva visto nascere Aral.




CASA

La navetta atterrò in un bosco appena fuori dell'abitato mimetizzandosi fra gli alberi.
Kalmar disse ad Aral che avrebbero dovuto fare molta attenzione al modo in cui si sarebbero mostrati.
I torkiani non erano evoluti come il resto dell’impero, ma il loro grado d'istruzione era tale che se avessero scoperto la loro provenienza, il trattamento che li aspettava sarebbe stato tremendo.
Negli anni della colonizzazione di Torke, molti galandiani erano scomparsi non facendo più ritorno a casa.
Si decise così, di creare un'organizzazione segreta, che permetteva ai galandiani di convivere pacificamente con il popolo torkiano.
Le due razze erano fisicamente del tutto uguali, solo gli organi interni erano diversi, per questo l’atmosfera torkiana risultava dannosa all’apparato respiratorio degli alieni.
Questo finché gli scienziati non scoprirono un vaccino che consentiva di respirare regolarmente.

Le informazioni di Errob, sull’ubicazione di Halyna, portavano ad arrivare in una vecchia città sulla costa non molto distante dal punto in cui erano atterrati.
Per raggiungerla si fecero dare un passaggio da un torkiano che arrivò su di un mezzo che Aral aveva visto solo nei libri di storia.
La civiltà del pianeta non era ancora in grado di raggiungere lo spazio, ma da qualche tempo, osservatori galandiani avevano riferito che i tentativi di provarci erano a buon punto.
In quell’epoca Torke stava attraversando un periodo di pace, dopo lunghi anni di una guerra che aveva visto protagoniste, quasi tutte le nazioni.
Quando arrivarono a Portdown, Aral percepì una sensazione di dejavù,come se fosse già stato lì.
“E qui che ci hai prelevati Kalmar?”
“Sì mio signore, sei nato in questa città, tu e gli altri nove.Vi portai via dall’ospedale cittadino, cinque maschi e cinque femmine.”
Aral si guardava attorno, e immaginava quella che sarebbe potuta essere la sua vita.
Oggi su Galandia era un dio, qui semplicemente un uomo normale.

“Portami dalla mia famiglia ti prego.”Disse Aral con voce rotta dall’emozione.
Kalmar si diresse verso un'altra macchina e una volta dentro diede un indirizzo all’autista.

Quando si trovarono davanti alla porta, Galdin III imperatore di Galandia smise di esistere,adesso c’era un ragazzo tremante che aspettava di conoscere i suoi genitori.

Aprì la porta sua madre, una donna minuta e paffutella che dimostrava almeno 50/60 cicli d'età.
Suo padre un omone grande e grosso, si affacciò dalla cucina:
“Chi sono questi signori, Marion?”disse in un tono bonario.
“Sono due investigatori privati, stanno cercando una ragazza”rispose lei.
Di fronte ad una bevanda calda i quattro si sedettero in soggiorno a chiacchierare,Kalmar aveva chiesto ad Aral di non accennare una sola parola.
L’episodio del rapimento di dieci neonati aveva scatenato l’opinione pubblica in tal modo che difficilmente avrebbero potuto cavarsela senza suscitare problemi.
Ufficialmente stavano cercando una ragazza scomparsa dalla capitale e quando mostrarono la foto, entrambi sobbalzarono dal divano.
“Ma ragazzi miei.”Disse Raymond.”Come investigatori non valete molto, la foto di Susan Yale e su tutti i giornali.”
“Si sposerà fra qualche giorno con il duca Whitmore.”Rispose Marion.


Aral e Kalmar si congedarono dai Forman, con un tale imbarazzo, da suscitare una forte ilarità.
Due dei più potenti uomini nell’universo, si erano comportati come dei ragazzini facendo una figura da dilettanti.
Dirigendosi verso il taxi, Aral si voltò un’ultima volta indietro per guardare i suoi genitori, ed incrociò gli occhi di sua madre.
Un velo di tristezza gli attraversò il viso e in quell'attimo desiderò di poter tornare bambino.
Marion rientrando in casa disse al marito che quella visita era strana e che gli aveva ricordato il rapimento di suo figlio.
Raymond gli diede della sciocca e tornò ad occuparsi delle sue faccende.

Susan Yale, questo era il nome di copertura di Halyna ed era diventata un personaggio noto in quella nazione.
Viveva nella capitale e faceva l’attrice, il suo ruolo migliore era stato quello di una principessa e per questo era stata notata dal duca Withmore.
Dopo un breve fidanzamento, i due avevano deciso di convolare a giuste nozze la settimana successiva all’arrivo di Aral su Torke.

Non fu per niente facile infiltrarsi al ricevimento nuziale, ma Kalmar era un uomo dalle mille risorse, e riuscì insieme ad Aral a farsi assumere come cameriere.
A nozze avvenute Aral voleva solo poter parlare con Halyna per dirle quanto aveva sbagliato e quanto era cambiato.
L’occasione si presentò, quando entrambi si trovarono nel salone delle danze, e lo stupore di Halyna fu talmente grande da provocarle un malore.
Ma qualcuno l’afferrò per spalle e le chiese di ballare.
Era Quantrill il vicerè di Galandia:
“Per favore balla con me e non dire niente, siamo qui per riportare quel pazzo del nostro imperatore a casa.Vi do dieci minuti dopodichè decolleremo verso Galandia.”
Ballarono fino ad avvicinarsi al cortile e qui, Halyna ed Aral si trovarono di fronte.
“Ero venuto qua su Torke per riportarti a casa, amore mio, ma vedo che hai trovato una persona degna di te.Volevo assicurarti che sono cambiato che l’Aral che conoscevi non esiste più.”
Halyna lo interruppe:
“Sono a conoscenza del tuo cambiamento, mi sono sempre informata sulle tue gesta e sono fiera di te.Non sono più tornata perché credo di averti fatto troppo male abbandonandoti così mah…..”

Si abbracciarono e terminarono quell’addio con un lungo bacio.
Kalmar consapevole del pericolo che stavano correndo, strappò Aral per portarlo nella navetta.
Halyna guardò il mezzo spaziale decollare e pianse.

In viaggio verso Galandia, Quantrill andò su tutte le furie con il suo imperatore, era fuggito di nascosto rendendosi vulnerabile a qualsiasi nemico.
E il pericolo era reale, fonti dei servizi segreti,avevano scoperto un piano dei ribelli andromediani per uccidere Aral sul pianeta Torke.
Errob aveva saputo che nell’organizzazione, c’era una vecchia conoscenza di sua maestà, lady Tralee.
La quale aveva giurato vendetta cicli prima, quando il suo trono le fu usurpato.
A quanto pareva l’ex regina stava complottando con i vertici militari di Andromeda per sbarazzarsi di tutta la famiglia reale.
Due dei fratelli torkiani di Aral avevano perso la vita con un attentato fatto da persone vicino alla corte imperiale.


CONTO ALLA ROVESCIA


Da quando aveva rivisto Aral, Halyna non faceva altro che pensare a lui. Nel rivederlo i sentimenti che aveva cercato di nascondere erano riemersi e adesso faceva fatica a continuare la sua vita su Torke.
Desiderava ritornare su Galandia, così contattò il gruppo che l’aveva portata sul pianeta e gli chiese di farla partire.
Non tutti erano d’accordo, la situazione nell’impero era delicata, e rischiare di perdere un potenziale successore al trono non agevolava quella decisione.
Ma il via libera arrivò, il vicerè Quantrill informato della cosa,fece in modo che Halyna tornasse su Galandia.
Durante lo scellerato viaggio su Torke, Aral si era ammalato, prima di partire non si era vaccinato contro l’atmosfera del pianeta e ora le sue condizioni di salute stavano precipitando.
Il motivo per cui non era ancora morto, dipendeva dalla sua origine torkiana.
Il suo fisico lottava come uno dei gladiatori di Torseval, ma la sua mente stava impazzendo, perciò secondo Quantrill, il rivedere Halyna gli avrebbe giovato.

La giovane principessa però prima di partire volle recarsi dai genitori di Aral, sapeva quanto avevano sofferto alla sua scomparsa e lei che non aveva avuto la possibilità di conoscere la sua famiglia, in quanto deceduta, desiderava metterli a conoscenza di quel segreto.

I Forman quando si trovarono sulla porta di casa Susan Yale, rimasero stupiti tanto che inebetiti da quella presenza la lasciarono parlare senza interromperla.
“Ciò che sto per dirvi vi sembrerà incredibile”disse lei
“Mah…se per questo il fatto che lei si trovi sul mio divano e già più che incredibile”rispose Raymond.
Halyna raccontò per più di un’ora la sua storia e quella di Aral e quando ebbe finito,Marion stava piangendo.”Me lo sentivo che quel ragazzo aveva qualcosa di speciale”.

“Smettila di fare la sciocca, non credi che questa donna ci stia prendendo abbastanza per i fondelli”grido Raymond bruscamente.
“Di cosa si tratta del suo prossimo copione?Un film di fantascienza?”urlò.

“No, e ve lo posso dimostrare.”Halyna estrasse dalla borsa un oggetto lucente e di metallo a forma di cubo, lo posò sul tavolo e spiegò ai Forman che si trattava di un gioco per i bambini galandiani.

Bastava toccarlo, pensare ad una cosa qualsiasi e il cubo si sarebbe modificato a piacimento.
Raymond infuriato lo afferrò e mentre lo stava per gettare a terra, il cubo divenne una pipa da tabacco.
“Pensavo proprio a fumare una pipa, ma che diavoleria e questa….”Ammutolì, alcuni minuti e altre trasformazioni dopo, entrambi cominciarono a credere a quell'incredibile storia.
Il giorno dopo i tre partirono alla volta di Galandia.

Intanto su Urania si stava consumando quella che per molti sarebbe stata un'ultima cena, lady Tralee il generale Kra e un insospettabile cortigiano imperiale stavano tramando alle spalle dell’imperatore.




TRADIMENTO

Tra tutte le persone che avevano affiancato Aral fin dall’inizio del suo regno, Luk era quello rimasto più in disparte.
Il suo ruolo, mentre l’impero cresceva, era sempre più diminuito, al contrario di quello di Kalmar ed Errob.
Aveva fama, ricchezza, ma non il potere che era tra le mani dei suoi colleghi,e ormai era diventato un personaggio scomodo anche per l’opinione pubblica.
Il suo comportamento trasgressivo, aveva contribuito al suo parziale allontanamento dalla corte imperiale.
Kalmar aveva cercato più volte di correggere alcuni atteggiamenti, ma egli non ne volle sapere,sprofondando sempre più in una drammatica solitudine.
Al ritorno di Aral su Galandia, era sparito senza lasciare alcuna traccia, e anche Errob non si era dannato l’anima per cercarlo.
Riapparve alcune frazioni di ciclo dopo, dicendo di essere stato sul pianeta Hamber a curarsi, in realtà si era rifugiato su Urania alla corte di lady Tralee.

In quei giorni la solidità dell’impero iniziava a scricchiolare, il potere centrale di Galandia dava fastidio a molti e l’estensione dello stesso faceva sì che si presentassero delle ingovernabilità.
Su alcuni pianeti i ribelli andromediani sconfiggevano le truppe galandiane, che stanche dai continui assalti perdevano fiducia di giorno in giorno.

Le condizioni di Aral  nel frattempo erano migliorate,ma non gli consentivano ancora di gestire a tempo pieno gli impegni.
E quello che era tornato da Torke non era più l’imperatore di prima.
Con queste incertezze, Quantrill insieme a Kalmar cercavano di mantenere il più possibile unito l’impero, ma le continue ribellioni e gli attentati ai nobili, minavano di continuo la stabilità.

Halyna intanto insieme ai genitori di Aral aveva appena attraversato l’anomalia spaziale e si stava dirigendo verso Galandia, quando la sua navetta intercettò una strana comunicazione.
Qualcuno stava comunicando con delle navi nascoste vicino alla faglia temporale, la quale produceva delle distorsioni tali che difficilmente potevano essere ascoltate dai satelliti galandiani.
Halyna ordinò al comandante di mettersi in contatto immediatamente con Aral, ma i disturbi non permisero alcuna trasmissione, se non quasi in prossimità del pianeta.

L’imperatore si trovava nella sala del trono, quando fu avvisato che c’era una chiamata per lui, e con estremo stupore sentì la voce della sua amata.
“Aral sono Halyna e stiamo per atterrare su Galandia ………..”
La trasmissione s'interruppe.

Passarono alcuni minuti, ma non ci fu nulla da fare:
“Ci sono dei forti disturbi su tutte le frequenze mio signore, non riusciamo a ripristinare il contatto.”Disse un controllore di volo.
Aral ancora debole per la malattia che lo aveva colpito, si sedette sul trono, faceva fatica a respirare, ma sorrideva.
Una voce interruppe quel momento:
“Signore c’è una visita per voi, si tratta del generale Luk .”
“Fatelo passare”.Disse Aral con un filo di voce.



L’ULTIMO RE


Quella mattina il generale Luk, aveva svuotato una decina di bottiglie di whidka, omaggio della sua nuova compagna, l’ex regina Tralee.
Sentiva il peso di quello che stava per fare, e per alleggerirsi la coscienza cercò di annegare nel bere quel poco di lucidità che gli era rimasta.
Si vestì con la divisa da ufficiale, prese la sua arma e si recò a palazzo.
Durante il tragitto, rimuginò più di una volta sull’atto che si apprestava a compiere, e per poco non desistì.
Ma alle porte del palazzo gli giunse una chiamata, era Tralee che si voleva accertare che tutto filasse liscio.
Luk, cercò di farle cambiare idea, ma lei non ne volle sapere. L’operazione che coinvolgeva andromediani e ribelli galandiani era già in moto e nulla avrebbe potuto fermarla.

Si fece annunciare.
“Signore c’è una visita per voi, si tratta del generale Luk.”
Per arrivare alla sala del trono, bisognava percorrere un lungo corridoio, Luk lo fece barcollando e quando la porta si aprì, Aral era in piedi di fronte a lui.
“Benvenuto gen…..”Il suo volto si trasformò in pietra.
Quelle furono le ultime parole di sua maestà.
Luk, pistola alla mano, fece fuoco tre volte, colpendo Aral  al petto, ad una spalla e alla gamba sinistra.
Cadde a terra in una pozza di sangue, mentre Luk correva via mandando un segnale a Tralee.

Pochi istanti dopo, una flotta di navi da combattimento andromediane, comparvero dal nulla sui cieli di Galandia.
L’attacco era mirato ai soli impianti militari in modo tale da mettere fuori uso le batterie antiaeree.
Quantrill fu il primo a soccorrere Aral, lo sollevò e insieme con alcuni soldati, s'imbarcarono sull’imperiale I.
Nello stesso momento la navetta con, a bordo Halyna stava per entrare nell’atmosfera di Galandia, quando il pilota fu informato dell’accaduto.
Con una manovra rischiosa riuscì ad imbarcarsi sulla nave ammiraglia e a mettere in salvo la principessa.
Sul pianeta intanto, mentre infuriava la battaglia, Kalmar si recò agli appartamenti di Luk per capire cosa era successo e lo trovò disteso a terra con vicino la sua arma.
Si voltò e vide l’immagine del suo amico sullo schermo in salone.
Confessava tutta, la sua colpevolezza e i complici di quella cospirazione e per ultimo un monito a Kalmar ed Errob di fuggire il più lontano possibile.
Gli andromediani conoscevano chi aveva contribuito a costruire l’arma che distrusse il loro pianeta e non avrebbero avuto pietà.

Nella confusione generale, Quantrill ordinò di fuggire e l’imperiale I spiccò un balzo che portò la nave in un luogo tranquillo.
Qui, Halyna ebbe modo di vedere Aral per l’ultima volta.
Era tenuto in vita artificialmente e le sue condizioni peggioravano in continuazione, Quantrill si avvicinò a Halyna, e le chiese se voleva esaudire il suo ultimo desiderio.
Lei acconsentì.
Davanti ad una folla composta di militari e da alcuni cortigiani, il vicerè, sposò Aral e Halyna, e mentre pronunciava il rito, più volte si fermò per la commozione.

 “Oggi siamo qui riuniti, per unire in matrimonio due persone straordinarie, un uomo e una donna che hanno cambiato la storia del nostro pianeta.”Ci fu un lungo silenzio.
“Sua altezza principessa Halyna di Torke, vuole lei prendere in sposo sua maestà Aral Torke?”
“Sì lo voglio.”Rispose fra le lacrime.
“Sua altezza, imperatore di Galandia Ganimed Galdin III volete voi prendere come vostra consorte la qui presente principessa Halyna?”
“Sì lo vuole”Rispose suo padre.
Aveva perso l’unico figlio senza mai saperne il perché, e adesso lo ritrovava in fin di vita, rimpiangeva quel giorno in cui se lo ritrovò accanto senza sapere chi fosse in realtà.
Avrebbe voluto stringerlo a se, chiedergli tante di quelle cose da lasciarlo senza fiato, ma ora si trovava, nel letto di morte.
“Non ho mai avuto la possibilità di conoscere questo ragazzo, ma di una cosa sono sicuro, amava Halyna.”
Quantrill procedette con la cerimonia e in antico galandiano pronunciò la formula che li consacrò marito e moglie.
Halyna, stringendo la mano di Aral si chinò verso di lui e lo baciò, era il secondo bacio che si scambiavano dopo quello su Torke.
Purtroppo la rigida etichetta reale non aveva mai permesso ai due di frequentarsi liberamente, tranne quel giorno in cui erano riusciti a fuggire per qualche ora.

“Ricordi quel pomeriggio Aral, ci divertimmo tanto, io e te soli per le strade di Galandia city come due persone normali.”
Il viso di Aral si distese in un sorriso beato e per un istante si trasformò nel ragazzo normale che avrebbe voluto essere.
Ganimed Galdin III il primo imperatore di Galandia, moriva dopo quasi dodici cicli di regno dove nel bene e nel male aveva portato il suo popolo in cima all’universo.

Quantrill alcuni giorni dopo, trattò una resa con i vertici militari andromediani.
Stabilirono un patto in cui Galandia sarebbe diventata una provincia democratica e autonoma sotto il controllo dell’impero andromediano.
Ma nell’accordo pretese che la famiglia reale avrebbe continuato a vivere anche se non più al potere.
Durante i solenni funerali di Aral, davanti a milioni di galandiani, Quantrill annunciò che Halyna divenuta regina avrebbe regnato finche l’erede che portava in grembo, non sarebbe stato in grado di governare.
Aral al termine della cerimonia fu sepolto vicino ai più grandi reali nei sotterranei del palazzo. Se ne andava così il più giovane e il più importante regnante dai tempi di Torseval il grande.
Su Galandia la vita cambiò molto, era arrivata la democrazia, anche se sotto il controllo di un esercito occupante, la famiglia reale continuò la vita di corte, ma senza più il ruolo che occupava da sempre.
Quantrill ebbe il ruolo di governatore del pianeta fino alla sua morte, che avvenne molti cicli dopo.
I genitori di Aral invece a causa dell’atmosfera galandiana si ammalarono gravemente e morirono insieme dopo poco tempo.
Halyna la regina senza potere, partorì un bel maschietto che non ereditò mai il regno, infatti, alla morte dell'anziana sovrana, la legge reale fu abolita.
Lady Tralee che aveva dato un contribuito decisivo per la fine dell’impero, fu nominata governatrice d'Urania ma, alcuni giorni dopo la sua nomina, rimase uccisa in un attentato.
La nave che la stava portando su Galandia esplose nello spazio.
Kalmar ed Errob fecero perdere le loro tracce rifugiandosi su Hamber e creandosi una nuova vita, ma questa e un'altra storia…………

UNA LUNGA VITA

Erano passati più di cinquanta cicli, dalla morte di Aral e sul pianeta Hamber due uomini seduti in riva ad un mare verde stavano parlando:
“Kalmar, oggi non mi sento molto bene, mi sono stanco come se le forze mi venissero a mancare.”
Era Errob, il vecchio generale dei servizi segreti galandiani.
“Lo vedo vecchio mio, ogni giorno che passa sei sempre più debole, ma e normale, con tutte le ammiratrici che hai!”
Errob guardava Kalmar e i suoi occhi erano velati dalla tristezza, lui era invecchiato ed ammalato, mentre il suo amico non dimostrava più di venti cicli al massimo.
“Sto per morire non credi che sia venuto il momento di dirmi chi sei in realtà?”Tossì.
“Non ci crederesti mai.”
“Provaci dannazione!!”La tosse aumentò. Ancora pochi minuti e Kalmar avrebbe perso l’ultimo amico rimastogli.
“Il primo ricordo che ho, risale all’epoca di Torseval……..”

Durante la battaglia che aveva portato alla vittoria del popolo del freddo, un'esplosione atomica aveva disintegrato i nemici del grande condottiero.
La causa fu l’atterraggio della capsula che trasportava Kalmar dal profondo dello spazio, una seconda navetta aveva provocato, esplodendo contro un asteroide, la frattura spaziale che conduceva a Torke.

Kalmar fu trovato da Torseval al centro del cratere ancora vivo, i resti della sua nave sparsi tutti intorno e il carburante che aveva formato una piccola sorgente.
Quella pozza diventò ben presto la leggendaria fonte di Torseval, la quale aveva proprietà di predire il futuro.
In realtà la sua composizione chimica aveva un effetto allucinogeno su chiunque si avvicinasse.
Kalmar che aveva perso la memoria, affiancò il primo re di Galandia fino alla morte di costui dopodichè ne prese l’eredità.
Ma mentre per il resto del popolo i cicli passavano, facendoli invecchiare e morire, il sovrano di allora rimaneva sempre uguale.
Così decise, anche per non subire sempre la straziante perdita di persone a lui care, di nascondersi per farsi dimenticare.

Ma durante lo scorrere del tempo,Kalmar tornava ciclicamente a far parte della vita dei galandiani.
A volte vi tornava come geniale inventore, altre come regnante o facente parte della famiglia reale.

Fu lui che scoprì la frattura spaziale e fu sempre lui che organizzò la prima spedizione su Torke.
Su quel pianeta che visitò a lungo Kalmar conobbe e s'innamorò di una donna che avrebbe segnato il resto della sua vita.
Amava i torkiani a tal punto che convinse Quantrill, conosciuto in gioventù, che un degno erede del re senza famiglia, sarebbe stato un abitante di Torke.

“E davvero una bella storia.”Disse Errob ansimando.
“Se non fosse che da quando ti conosco, non sei invecchiato di un giorno, ti farei rinchiudere nelle segrete del castello.”
Risero insieme di questa battuta, mentre Errob si lasciò morire tra le braccia di Kalmar.
“Amico mio grazie di questi cicli passati insieme a fuggire dal nostro nemico, oggi che la tua vita sì e spenta serenamente posso tornare ad occuparmi del mio pianeta…


SANGUE REALE

Al suo arrivo su Galandia, Kalmar cambiò identità, si diede un nuovo nome e una professione.
Diventò il mastro precettore Drevis Markal, proveniente dal pianeta Skuravik.
Uscito dall’astroporto constatò i primi cambiamenti, guardandosi attorno vedeva una capitale cambiata molto nel suo aspetto.
La torre centrale, dove in cima si trovava il palazzo reale, adesso si era trasformata in un edificio simile ad un tempio religioso.
La civiltà galandiana, non aveva fatto grossi progressi, anzi c’era molta miseria e povertà.
Drevis trovò rifugio presso una vecchia casa che aveva usato come abitazione, centinaia di cicli prima, e da lì studiò le condizioni in cui si trovava Galandia.
Scomparsa la famiglia reale, il potere politico era nelle mani degli andromediani, i quali facevano eleggere democraticamente un rappresentante galandiano.
Costui era eletto ogni cinque cicli e governava l’assemblea del popolo.
La sua figura in realtà, era solo una pedina gestita dal potere del principe Vrak erede dell’imperatore andromediano.
Vrak odiava dedicarsi alla politica, perciò lasciava che se ne occupasse il governatore e poi decideva se la cosa andava bene per Andromeda oppure no.
Galandia era diventato un pianeta di transito, dove milioni di commercianti di tutto l’universo, scambiavano le proprie merci.
La popolazione galandiana, oggi subiva passivamente il dominio degli occupanti e viveva in condizioni d'inferiorità rispetto ai popoli del resto dell’impero.
Ma peggio se la passava il pianeta Torke. Andromeda lo aveva invaso, e fatta schiava l’intera umanità.
Le risorse minerarie ed energetiche erano diventate fonti di ricchezza per gli alieni.
Drevis doveva far qualcosa per cambiare la situazione, ma da solo era quasi impossibile riuscirci.
Tempo dopo scoprì che non tutti erano felici di vivere con gli invasori, c’erano molti nostalgici della famiglia reale, e così creò un’organizzazione segreta la quale doveva riportare fiducia nel popolo.
Ma per arrivare a rovesciare il governo filo andromediano, l’unica soluzione era quella di passare dall’interno e far eleggere una persona di fiducia.
Il problema era che non si fidava di nessuno, troppo difficile era la missione da compiere per un improvvisato governatore.

Quando tutto stava per andare in fallimento, arrivò in soccorso di Drevis un vecchio soldato della guardia reale. Era in possesso di un filmato testamentario, lasciato dal vicerè Quantrill.
In quel video il vecchio amico di Kalmar, aveva registrato la traccia genetica dei discendenti di Aral e Halyna,cosicché si potesse rintracciare un erede.
Grazie a quell’aiuto, Drevis pensò che non ci sarebbe stata miglior cosa che rimettere al potere, un erede naturale del grande imperatore.
La ricerca non fu facile, tutti i discendenti, una volta che la legge reale fu abolita,fecero perdere le loro tracce.
Alcuni giorni dopo però, un elaboratore genetista, scovò una famiglia nei bassifondi della capitale.
Drevis si recò personalmente all’indirizzo. Si trovava in un quartiere degradato e frequentato da brutta gente.
Mentre bussava alla porta, pensò che nessun reale potesse vivere in quelle condizioni, e quando si affacciò una prostituta ne ebbe la conferma.
La donna disse di aspettare perché in quel momento era occupata e di tornare più tardi, ma Drevis non aveva tempo da perdere.
La scannerizzò, e scoprì a malincuore che era la persona giusta.

 “Possibile che la discendenza di Aral fosse caduta così in basso?”Pensò.
Come poteva rieducare una persona simile?Si voltò e fece per andarsene, quando una voce lo fece tornare sui suoi passi.
Era la voce di una bambina, che chiamava la prostituta.
Drevis tornò indietro, chiamo a se la donna e le chiese chi era quella bambina.
“E mia figlia”Rispose lei.
Dall’aspetto non aveva più di 8/9 cicli e lo scanner ne confermava la discendenza.
Pensò che avrebbe potuto facilmente rapirla, ma quando gli tornò in mente la faccia di Aral di fronte ai suoi genitori, preferì spiegare tutto alla madre.
Faticò a credere di essere un'erede di Aral Torke, ma per il bene di sua figlia decise di affidarla a quel precettore, che diceva che un giorno la ragazzina, avrebbe governato Galandia.
All’inizio la convivenza con Tatuin non fu per niente facile, se c’era una cosa che Kalmar in più di 4000 cicli di vita non aveva mai fatto, questo era il genitore.
Educò la ragazza come si faceva all’accademia reale, ma non tralasciò l’aspetto umano, e così Tatuin ebbe un’adolescenza diversa dai suoi antenati.
Viaggiarono molto, e su diversi pianeti, anche su Torke dove Tatuin imparò ad odiare gli andromediani.
Passarono dieci cicli, e il lavoro di Drevis portò i suoi frutti. Quella spaurita bambina, figlia di una prostituta, si era trasformata in una perfetta macchina da competizione elettorale.
Il nuovo governo galandiano, si apprestava a rinnovare la massima carica dell’assemblea popolare, e perciò erano state indette nuove elezioni.
Secondo la nuova legge chiunque, uomo o donna, giovane o vecchio poteva essere eletto.
Tatuin si candidò con il partito riformista e iniziò la sua campagna elettorale, partendo dalle città di periferia, dove il malcontento generale si faceva sentire di più.
Drevis la seguiva come un’ombra, era diventato un padre per lei.
Quando lo sconforto e la stanchezza, si facevano sentire, lui era lì a confortarla e ad incitarla a continuare per il bene del pianeta.
Passarono periodi difficili, la giovane età della candidata non convinceva gli elettori e molti tra loro erano scettici sulla sua reale capacità governativa.
Ma un giorno, cominciò a diffondersi la voce che Tatuin, era la legittima erede di Aral Torke e questo fece sì che la sua popolarità andasse alle stelle.
Drevis però non era per nulla contento di ciò, i vertici militari d’Andromeda, discutevano molto di questa cosa e alla fine avrebbero voluto ficcarci il naso.
Usò tutta la diplomazia possibile e così facendo riuscì a distoglierli dall’indagare su Tatuin.

Finalmente arrivò il giorno delle elezioni.
I sondaggi davano per favorito il presidente uscente, il quale era molto ben visto dal principe Vrak, ma anche Tatuin non era messa male.
I suoi discorsi così simili a quelli del suo antenato, avevano fatto breccia tra i cuori dei vecchi nostalgici, tanto che si era guadagnata il soprannome di piccola imperatrice.
Fu una giornata intensa, il testa a testa tra lei e il vecchio presidente, terminò con la vittoria di quest’ultimo e la dichiarazione di resa degli avversari.
Drevis era distrutto, il lavoro di più di dieci cicli, si era tramutato in cocente sconfitta e per lui che non era abituato a perdere, la delusione si trasformò in collera.
Tatuin visibilmente scossa, cercò di calmarlo, ma nessuno in quel momento poteva fermare la rabbia dell’uomo millenario.
Sorprendentemente l’occasione di rivalsa, arrivò dagli avversari.
Il principe Vrak, si era invaghito di quella ragazza che con le sue parole, era riuscita a conquistare così tanti galandiani.

La invitò alla festa per la vittoria delle elezioni, e in un discorso celebrativo, comunicò all’assemblea che Tatuin avrebbe assunto la carica di vicepresidente.
“La sua presenza” disse,”consentirà anche a quella parte d’elettori vicini a lei, di sentirsi partecipi all’impero andromediano.”
In realtà, voleva solo farsi bello ai suoi occhi e così cercare di conquistarla.
Ma non sapeva di aver firmato la sua condanna a morte.
Drevis aveva ottenuto ciò che voleva, finalmente dopo un’eternità,tornava a manovrare i fili del potere galandiano.
Per prima cosa, si fece amico il vecchio presidente e tra un bicchiere di whidka e l’altro gli rivelò il segreto delle acque di Torseval.
Se ne avesse usufruito, il suo potere sarebbe cresciuto e neanche Vrak avrebbe potuto fermarlo.
Drevis conosceva ciò che veramente facevano le acque, quando se n’abusava.
Il piano si rivelò perfetto, il continuo uso delle allucinazioni, portò ben presto alla pazzia il vecchio, e Tatuin fu chiamata a sostituirlo.
Durante la cerimonia per il passaggio dei poteri, Drevis avvicinò la nuova presidentessa, e all’orecchio gli sussurrò che adesso era tutto nelle sue mani e che lui si sarebbe allontanato per un po’.
Lei rimase sbigottita.
“Come farò senza di te, da sola non sono altro che una ragazza d’umili origini.”
“No!”Esclamò Drevis.”Voi siete la discendente del più grande imperatore di sempre, e per questo sarete in grado di governare il pianeta.”
Si fecero un cenno di saluto e si lasciarono con la promessa di rivedersi fra due cicli. In quel periodo Drevis viaggiò di continuo per l’impero per tessere la trama che avrebbe portato alla più grande rivoluzione dai tempi del suo amico Torseval.

Esattamente due cicli dopo, si presentò l’occasione per mettere in moto il piano.
Tatuin oramai divenuta un presidente eccellente, aveva instaurato un rapporto speciale con il principe Vrak, tanto che invitò il padre, l’imperatore, per avere la sua benedizione alle loro nozze.
Egli accettò di buon grado, sarebbe stata l’occasione per unire di più i popoli d’entrambe le razze, finalmente andromediani e galandiani avrebbero firmato una pace durevole.
Quel giorno sulla capitale, splendeva un radioso sole, il cielo era terso e nulla faceva presagire che di lì a poco le sorti del pianeta si sarebbero rovesciate nuovamente.
Tatuin insieme a Vrak stava aspettando all’attracco spaziale del palazzo, la navetta del vecchio imperatore, quando da un'altra nave appena atterrata, vide scendere Drevis.
Era contenta di rivederlo, e tralasciando gli obblighi cerimoniali, le corse incontro abbracciandolo.
In fondo anche se era il presidente del pianeta, in cuor suo, rimaneva la bambina che quell’uomo aveva strappato da una brutta vita.
Drevis gli si fece incontro e l’abbracciò:
“Sei splendida, il più bel presidente che ho mai visto!”
Tatuin si schernì, e a sua volta si complimentò con lui:“E tu non sei invecchiato di un giorno.”
In quel momento la navetta con l’imperatore atterrò, Vrak chiamò a gran voce Tatuin, ma nel voltarsi la vide semi nascosta da una colonna.
“Presidente Tatuin”Urlò ancora.
Niente, sembrava che qualcosa o qualcuno la trattenesse.
“Figlio mio, non saluti tuo padre?”Era la voce dell’imperatore.
Vrak s’inchinò, e nel rialzarsi porse al genitore uno scrigno contenente la bandiera di Galandia.
Nello stesso istante, Tatuin cercava di liberarsi dall’abbraccio di Drevis, ma era del tutto inutile, l’afferrò con forza e la nascose dietro la colonna.
L’esplosione fu talmente violenta da spazzare via un centinaio di persone.


Tatuin rimase parecchio scossa dall’accaduto, e s’infuriò con Drevis.
“Mi avevi assicurato che li avremmo arrestati, non uccisi così barbaramente”Picchiò i pugni sul petto di Drevis.
“Se qualcosa fosse andato storto, il tuo promesso sposo ti avrebbe ucciso con le sue stesse mani”Ribatté lui.
“In questo modo, le truppe d’Andromeda saranno disorientate e facilmente alla nostra merce.”
Tatuin si allontanò dirigendosi verso l’ingresso del palazzo, nei piani della rivoluzione doveva andare di fronte alla stampa, e autoproclamarsi imperatrice di Galandia.
Drevis si occupò di lanciare il segnale che avrebbe coinvolto anche il popolo torkiano.
Il maggior numero degli incrociatori militari, si trovava in orbita attorno al pianeta, iniziò così la guerra che avrebbe riportato Galandia ad essere un pianeta sovrano.

Ma a dispetto delle previsioni di Drevis, la guerra non fu per niente facile e ci vollero quasi cinque cicli per avere la meglio sugli andromediani.
Al termine di quel sanguinoso conflitto, il popolo galandiano e quello torkiano, si ritrovarono sotto la stessa bandiera e decisero che nessun altro meglio di Tatuin avrebbe potuto regnare sul nuovo impero.
Ancora una volta un discendente di Aral,fu designato a guidare milioni di persone.
Nel corso dei cicli a venire, i due pianeti costituirono una federazione, lo scambio di materie prime e di merci, intensificò il rapporto tra i due popoli a tal punto che le razze cominciarono ad unirsi, formando una nuova progenie.
Tatuin diventata regina si sposò con un ambasciatore torkiano, con il quale ebbe tre figli, morì di vecchiaia lasciando il trono all’ultimogenito.

Drevis dopo alcuni cicli passati al fianco di Tatuin, decise di sparire, come ormai era d’abitudine fare.
Il non invecchiare mai, turbava molto una società, che aveva deciso di non servirsi mai d’automi o cyborg.
Il galandiano, dalla prima legge di Torseval,doveva far fronte ai problemi sulla sua pelle e mai servirsi di schiavi o similari.

In realtà, quella legge era stata violata dallo stesso Kalmar centinaia di cicli dopo.
Sentendo la necessità di avere una compagna per la vita, costruì degli androidi del tutto simili al genere umano, ma qualcosa nel loro genoma li conduceva ad atti di follia riconducibili al cannibalismo.

Così fu stabilito che non dovevano esistere altre forme di vita se non quell’umana.
Rassegnato a vedere morire le persone che gli stavano vicine, l’uomo millenario, quando capiva che la sua longevità destava sospetti, svaniva nel nulla.
Tornò su Torke, ma questa volta non più come un clandestino, decise di esplorare il pianeta in tutti i suoi angoli più remoti e di conoscere quella cultura così diversa dalle altre razze dell’universo.

Quando i primi galandiani atterrarono sul pianeta azzurro, rimasero strabiliati nel vedere le bellezze della natura e della fauna che li circondava, e lo stesso Kalmar cicli dopo si stabilì in una delle più belle regioni.
Lì visse e s’innamorò di una donna torkiana, ma quando lei morì, per il dolore tornò su Galandia.
Da allora quel sentimento non lo provò più per nessun’altra persona.




UNA NUOVA ERA

La nave cargo Havana proveniente da Torke, stava seguendo la rotta per Galandia, quando attraversando la frattura spaziale una turbolenza magnetica fece scattare l’allarme.
L’equipaggio, posto sotto ibernazione, fu rianimato dal computer.
Il primo ad alzarsi fu il tenente Harris che aiutò il resto dei membri a sollevarsi dalle proprie postazioni.

Il cargo trasportava tonnellate di materia chimica, un composto che serviva ad alimentare i propulsori delle navi interstellari e per questo motivo viaggiava ad una velocità di crociera.
Il viaggio avrebbe dovuto durare sei mesi torkiani in quanto la nave non era dotata di motori per il salto.
Il personale di bordo era composto di sette uomini e tre donne, tutti assunti da una società che si occupava di questo tipo di trasporti.
Era da, quando, duecento cicli prima, fu creata la federazione, che lo scambio di materie prime, era diventato un bene essenziale per la convivenza pacifica dei due popoli.
Galandia forniva la tecnologia e Torke i materiali cosicché la cooperazione portava benefici a tutti.

Il comandante dell’Havana, ancora stordito dal brusco risveglio, si sedette al suo posto di guida, e per prima cosa controllò lo stato del cargo.
Ordinò al resto dell’equipaggio di occuparsi delle proprie mansioni, e chiese al computer di fornirgli delle risposte in merito a quella situazione.
Il rapporto lasciò senza fiato il comandante e i suoi uomini.
A causa di un’onda magnetica anomala, il sistema operativo si era danneggiato, e aveva lasciato dormire tutti per più di un anno.
Le comunicazioni erano impossibili e il movimento della nave molto rallentato, l’unica consolazione era che si trovavano nell’orbita di Galandia.
Ma c’era comunque qualcosa di strano.
Il traffico spaziale era nullo, e molti detriti continuavano a colpire lo scafo.
“Che frak è successo?”Disse il guardiamarina Jane Dhoo.
“L’unica cosa certa che so, e che siamo in un mare di merda!”Rispose il comandante Lou.
Per alcuni giorni, continuarono ad orbitare nello spazio, finché decisero di scendere sul pianeta con una navetta.
Quel silenzio e l’inesistenza d’incontri con altri incrociatori,facevano venire i brividi.
Lou ordinò al tenente Harris, di portare con sé altre cinque persone, e lui scelse tra i soldati dell’equipaggio.
“Jane, Bobby, Mathias, Vera e Drake con me sulla navetta.”
I sei salirono sul mezzo di soccorso, e mentre attraversavano l’atmosfera, l’angoscia per quello che era successo li faceva sempre più innervosire.
Nessun segnale, neanche un caccia militare che gli si facesse incontro.
Ma il culmine del terrore si profilò all’atterraggio.
“Dove ci troviamo? Questa non e la capitale.”Disse Harris
“Veramente, tenente la città non c’è più!”Rispose il pilota caporale Drake.
“Ho già volato da queste parti, ricordo bene il territorio e in quel punto dovrebbe esserci la città!”
In effetti, la capitale non era più al suo posto, era come se qualcosa se la fosse portata via.
Rimasero indecisi sul da farsi, ma poi verso sera, si accamparono nei dintorni della navetta, il clima desertico della regione era molto freddo e quindi non era consigliabile allontanarsi.
La notte passò insonne quasi per tutti, e il pensiero, correva a quei mesi in più passati in ibernazione.


Ognuno di loro aveva un legame su Torke, e adesso si ritrovavano in una situazione, in cui non potevano neanche comunicare.
Cosa era successo?
Possibile che una città svanisse nel nulla?
Al mattino il tenente decise che sarebbero andati in esplorazione, mentre si alzò per orinare, aveva scorto in direzione dell’orizzonte, una sagoma che non sembrava far parte del paesaggio.
“Prendiamo il Lander e dirigiamoci verso quel punto, dobbiamo andare in macchina perché il carburante della navetta servirà per tornare sull’Havana”
Drake rimase di guardia, mentre gli altri cinque andarono nella direzione dell’orizzonte.
Arrivati quasi a metà strada, trovarono uno sbarramento di rifiuti e furono costretti a fermarsi.
All’improvviso una lancia trafisse Mathias, qualcuno nascosto dietro le rocce l’aveva scagliata e stava per rifarlo.
“Fate fuoco”Gridò Harris
Ne scaturì una battaglia che durò una decina di minuti, finché ci fu il cessate il fuoco.
Ma anche se la situazione si tranquillizzò, sembrava la calma prima della tempesta.
Il gruppo risalì sul Lander e iniziò a fuggire nella direzione precedente.
Mathias era ferito gravemente e di lì a poco morì, gli altri rimasero in silenzio fino all’arrivo.
Qualcuno aveva teso loro una trappola, un nemico invisibile, che utilizzava delle armi molto rozze.
Le domande che affollavano le loro menti, cominciarono ad avere delle risposte con l’approssimarsi dell’obbiettivo.
Quella sagoma percepita in lontananza, man mano che si avvicinavano, si faceva sempre più gigantesca.
“E’ la capitale”Gridò Jane.
Avevano ritrovato Galandia city, distante centinaia di chilometri dalla sua sede e rovesciata su di un fianco.
“Sembra che l’intera città sia stata trasformata in una base spaziale”Notò Vera.
Ai piedi di quella colossale costruzione, un gruppo di torkiani, cercava delle risposte.
Penetrarono da un’entrata ricavata dai danni subiti per l’urto, e attraverso cunicoli e gallerie riuscirono a portarsi in prossimità della città.
Sembrava non ci fosse anima viva, non c’era energia, e le strade erano disseminate di cadaveri.
Si era fatto buio e decisero di ripararsi in quelle che una volta erano le fondamenta del palazzo reale.
Jane guidava il gruppo, quando all’improvviso il pavimento si aprì sotto i suoi piedi ed insieme a Vera scivolò, fino nei sotterranei.
La caduta non ebbe gravi conseguenze, e le due amiche si ritrovarono nella cripta con le tombe dei vecchi imperatori.
Jane si soffermò su quella di Aral:
“Conosci la sua storia Vera?”
“Certo, la insegnano a scuola, sai che palle!”Ribatté lei, mentre si toglieva le ragnatele di dosso.
“Mia madre, quando ero piccola mi raccontava di aver conosciuto un nobile discendente di Aral e che aveva avuto una relazione con lui.”
“Mia regina, le porgo i miei più onorevoli vaffanculo!!”E Vera si fece una gran risata.
Un urlo interruppe le due.
Prese dal panico iniziarono a correre, e complice la penombra, Jane inciampò, finendo in una pozza d’acqua.
Immerse il viso ed ebbe una visione.Vera l’aiutò a rialzarsi.
“Dobbiamo avvisare gli altri, ci aspettano qualche piano più in alto é un’imboscata.”
“Chi ci aspetta?”
“Uomini e donne affamati”.


Una volta riunite a Bobby ed Harris,Jane cercò di spiegare quello che aveva visto.
La città era popolata da centinaia di persone che non avevano più cibo, e si nutrivano cibandosi dei cadaveri.
Jane descrisse esattamente il punto in cui li aspettavano e quando il gruppo si trovò a poca distanza n’ebbero la conferma.
Bobby e Vera consumarono tutti i loro proiettili contro quell’inarrestabile folla, e anche Jane ed Harris si trovarono quasi nella stessa situazione, quando……..
Una porta si aprì alle loro spalle. Vi s’introdussero e questa si richiuse.
Si trovavano in un ascensore che li portò fino in cima.
Quando le porte si aprirono, si trovarono di fronte degli uomini armati che gli intimarono di abbassare le loro armi.
Li condussero in una sala, e qui li accolse una donna.
“Mi chiamo Eva e sono il comandante in capo delle forze galandiane, non temete, qui siete al sicuro.”
“Immagino che..”Proseguì.”Avrete molte domande da farmi, ma le risposte ve le darà sua maestà. Seguitemi”
Entrarono nella sala del trono, e vicino alle finestre c’era un macchinario enorme, e adagiato su di un letto un uomo.
“Avvicinatevi”Disse con voce debole.
“Mi presento, sono il reggente di quest’impero, in tutti i sensi”
Quell’uomo era collegato a quella macchina e sembrava che essa si nutrisse di lui.
Jane si avvicinò e si presentò, lui la fermò.
“So bene chi tu sia, e ti stavo aspettando, e da quando sei entrata in città che ho capito chi sei, e la conferma l’ho avuta nei sotterranei.”
“Come fate a sapere tutto ciò”
“Sono collegato in rete a tutta la città, vedo e sento tutto.”
Harris si avvicinò a sua volta, e chiese spiegazioni su quello che era successo al pianeta.
“All’incirca una decina di cicli fa, scoprimmo che una cometa si stava dirigendo verso Galandia, nonostante la nostra tecnologia, non saremmo riusciti ad evitare l’impatto.
Così decidemmo di trasformare le nostre città in basi spaziali e di aspettare nello spazio che la cometa colpisse il pianeta.
Sfortunatamente i lavori procedettero a rilento, e al suo arrivo un ciclo fa, eravamo appena decollati, quando il corpo celeste esplose al centro del sistema planetario.
L’onda magnetica c’investì in pieno, privandoci di tutta l’energia necessaria a far funzionare le città volanti.
Milioni di galandiani hanno perso la vita quel giorno e altrettanti lottano per sopravvivere.”

Jane si avvicinò ulteriormente e domandò il motivo per cui i torkiani non sapessero nulla di quello che era accaduto.
“L’ultimo imperatore era un uomo stupido ed oltre modo orgoglioso, non permise a nessuno di informare gli alleati. Quello che succede a Galandia resta a Galandia.
Sono state le sue ultime parole.”
“Io e un migliaio di sopravvissuti ci siamo rintanati qui a palazzo, e grazie a questa macchina con cui sono interfacciato riesco a mantenere un minimo d’energia vitale.”
Nelle ore successive i due torkiani esaurirono tutte le domande.
Quell’uomo non era altri che Kalmar o Drevis, o come si voglia chiamarlo, nel corso degli ultimi cicli aveva scoperto che il suo corpo,poteva fornire energia e consentire a quel gruppo di persone di sopravvivere.



Ma non per molto ancora.
Il suo fisico era rimasto danneggiato dall’onda magnetica, e anche per lui sembrava giunta l’ultima ora.
L’unica speranza risiedeva in quel carico di materia che l’Havana trasportava, se era atterrata su Galandia i motori della base potevano essere ricaricati e le migliaia di persone in cerca di cibo avrebbero potuto salvarsi.

Il problema era che nessuno poteva comunicare con il comandante, se non risalendo sul cargo.

Harris s’incaricò della missione e presi con se una decina d’uomini si diresse verso la loro navetta.
Jane, anche se controvoglia, per volere di Kalmar rimase a palazzo, non riusciva a dire di no a quel essere.
Il viaggio di ritorno si rivelò più arduo di quello dell’andata.
Arrivati in tre al mezzo di soccorso, il tenente trovò il suo amico Drake divorato per metà, e alcune apparecchiature danneggiate.
Il volo spaziale non era il suo forte, ma gioco forza dovette prendersi quella responsabilità, l’atterraggio sull’Havana fu da brividi, ma riuscì.

Altrettanto complicato fu il volo dell’astronave verso la città, la posizione inclinata dell’astroporto e la mancanza d’energia fecero sì che il comandante Lou sudasse non poco.
Dopo ore di tentativi, l’aggancio riuscì e gli uomini dell’equipaggio cominciarono a rifornire la città d’energia.
Ci volle un mese intero per ripristinare tutto e per riportare la civiltà in città, finalmente la capitale ritornava nella sua sede originale e gli abitanti alla quasi normalità.
Le comunicazioni erano ancora interrotte e nessuno sapeva cosa era successo nel resto del sistema.
Durante un discorso Kalmar, annunciò al popolo di farsi garante del passaggio di poteri verso un nuovo erede.
Le capacità di quell’uomo immortale, non erano più un segreto per nessuno e adesso era visto come il salvatore dell’umanità galandiana.
Egli con il suo sacrificio era riuscito a mantenere in vita un intero pianeta.
Alla fine della cerimonia, prese sottobraccio Jane, e la condusse nei sotterranei al cospetto della tomba di Aral.
“Ho sentito ciò che hai detto alla tua amica, e anche se la cosa ti stupirà, in realtà sei veramente una discendente del grande imperatore.
Ho analizzato la tua genetica, e anche se in modo infinitesimale, sei un erede di Aral di Torke.”
Jane fino a quel momento, era cresciuta con l’idea che un giorno, con i crediti guadagnati si sarebbe comprata una fattoria sul pianeta Ares, ma adesso si ritrovava ad essere imperatrice.
Un bel miglioramento per una ragazza di trent’anni che aveva lasciato su Torke un marito alcolizzato e un lavoro di merda.
“Non oggi, ma fra qualche ciclo.”Disse Kalmar.
“Sarai in grado, sotto la mia guida, di governare questo meraviglioso popolo.”

Harris colto di sorpresa da questa notizia, s’inchinò di fronte a Jane e gli chiese il permesso di rientrare su Torke.Sua moglie, mentre lui era in missione era nella attesa del primo figlio.
“Permesso accordato generale Harris, e vi concedo l’uso della mia navetta personale.”Disse Kalmar.
“E dotata di motori ad impulsi perciò impiegherete la metà del tempo ad arrivare su Torke.”

Si mise in viaggio subito, e salutò i compagni di quella straordinaria avventura con un “arrivederci a presto.”

Mentre Harris si avvicinava alla piega temporale, notò che le dimensioni della stessa, si erano notevolmente ridotte.
Probabilmente, la causa era dovuta all’esplosione della cometa, d’altronde la nave su cui era a bordo, aveva iniziato ad accusare i primi problemi proprio durante l’attraversamento.
Dopo esserci passato oltre, egli iniziò a trasmettere via radio per comunicare la sua posizione, ma nessuno rispondeva.
Il terrore che l’onda magnetica avesse colpito anche Torke, lo faceva impazzire, finché…..
Qualcuno rispose.
“Attenzione, questo e un messaggio indirizzato a chiunque si stia avvicinando a Torke, allontanatevi immediatamente. Ripeto allontanatevi dal pianeta.”
La voce s’interruppe.
Harris proseguì lo stesso e quando si trovò in prossimità del satellite torkiano, la sua navetta iniziò a tremare.
Di fronte una nave spaziale immensa, stava utilizzando un raggio traente, che lo issò a bordo.
Arrivato al suo interno, una schiera di soldati con armature corazzate, lo circondò.
Uno di loro gli intimò di scendere, e trascinandolo lo portò fino ad una cella, qui c’erano altri torkiani che sembravano passarsela male.
Harris si rivolse ai presenti:
“Cosa e successo?Chi sono questi?”
Un uomo dal fondo della cella si alzò e gli si fece incontro.
“E la fine dell’umanità soldato, questi alieni ci stanno usando come cibo…ohhh?”Cadde a terra e morì.
In quel momento la porta si aprì, e una voce alle sue spalle, gli ordinò di seguirlo.
Fu condotto in una stanza con una sedia al centro, il pavimento e le pareti sporche di sangue e vari attrezzi da tortura sul tavolo.
All’interno c’erano degli uomini dalla fisionomia identica ai torkiani, ma con uno sguardo privo d’emozioni.
Lo fecero sedere, e iniziarono l’interrogatorio.
I loro radar avevano intercettato la rotta della sua navetta, ed erano interessati a conoscere la sua provenienza.
Il tenente da bravo soldato, cercò di resistere, ma cedette, quando tramite un video,gli fecero vedere la moglie e il figlio.
Finalmente riusciva a vedere quel bambino che desiderava da tanto, ma le circostanze non erano quelle che aveva immaginato.
All’improvviso la porta si aprì e gli si parò davanti, una donna con un fisico statuario. Mentre la guardava Harris notò il suo viso.
Somigliava a qualcuno che aveva visto di recente, come se questa donna ne fosse la sorella.
Ordinò a chi lo teneva prigioniero di lasciarlo andare, e disse che se ne sarebbe occupata lei.
Con una forza notevole lo condusse nel suo ufficio e qui spiegò a Harris il perché dell’invasione di Torke da parte della loro razza.
Delle radiazioni avevano reso sterili gli uomini del loro pianeta, e quindi era necessario trovare un popolo identico a loro per continuare a riprodursi.
Harris obbiettò che non fosse necessario usare la forza, ma lei tagliò corto e cambiò discorso.
“Se vuoi rivedere la tua famiglia, mi accompagnerai sul pianeta da dove sei venuto.”
Lo congedò e chiamò in video chiamata le altre sei basi che orbitavano attorno a Torke.
“Fratelli e sorelle, abbiamo trovato un nuovo pianeta da conquistare, ma dalle informazioni che ho ricevuto, a causa di forti onde magnetiche, il nostro fisico e le nostre apparecchiature, potrebbero subire dei danni. Partirò soltanto io, e quando sarò sicura della posizione v’invierò le coordinate.”


Durante il viaggio verso Galandia, Harris si sentiva una merda, stava portando un alieno di cui non conosceva le reali intenzioni, sul pianeta che pochi mesi prima lo aveva accolto come un eroe.
Grazie alla navetta datagli da Kalmar passarono attraverso le maglie degli incrociatori galandiani senza che essi se ne accorgessero.
Arrivati sul pianeta si rese conto che il popolo era riuscito in poco tempo a ristabilirsi e grazie ai galandiani rientrati dalla fuga prima dell’esplosione, la civiltà era tornata alla normalità.
Sbarcarono nei pressi del palazzo, e l’aliena osservava tutto come se fosse un bambino in un negozio di giocattoli.
“Userete anche loro per riprodurvi!!”Disse con tono sprezzante il tenente.
“Portami dal loro re”. Rispose con voce distaccata.
Entrarono a palazzo e Harris si fece annunciare. Mentre li conducevano al cospetto di Kalmar, incontrarono Jane in abiti da imperatrice.
“Sono felice di vederti”Disse lei.”Ma non pensavo così presto, chi e questa bella ragazza, tua moglie?”
Il volto del tenente s’incupì e cercò di cambiare discorso, ma la voce del sovrano li sorprese.
Kalmar si avvicinò ai tre, e quando vide l’aliena rimase a bocca aperta. Lei rimase oltremodo scioccata e pronunciò il suo nome:
“Fratello Ykredd, finalmente ti abbiamo ritrovato.”
Il sovrano che ancora soffriva per aver usato le sue forze per sostenere la città, si portò le mani al volto e gridò dal dolore.
I ricordi di più di quattromila cicli di vita, affiorarono come un fiume in piena, fino al primo di loro.
Disteso all’interno di un vascello di piccole dimensioni, si apprestava a partire per la missione che la sua razza gli aveva affidato.
Trovare una genesi simile per evitare l’estinzione.

Ricordò il viaggio lunghissimo e il precipitare su Galandia.

Ricordò l’impatto che un vascello uguale al suo ebbe contro un asteroide e l’esplosione che creò la piega spaziale.
Ricordò che su Torke, s’innamorò e sposò una donna di quel pianeta, con cui ebbe un figlio.
Un figlio che nacque con delle sembianze metà uomo meta macchina, e che per la fame si mangiò sua madre.
Ricordò anche che lo uccise gettandolo fuori della sua navetta.

Una volta ripresosi, portò con se quella donna, gli chiese che cosa faceva lì e quando capì che non c’era più speranza per Torke, cercò di salvare almeno Galandia.
Finse un accordo e dato il perdurare dell’impossibilità di comunicare, fornì all’aliena la sua navetta.
“Tornerò al più presto con il resto del nostro popolo e vedremo se almeno questa razza sarà in grado di continuare la nostra progenie.”
Kalmar qualche ora dopo andò in cima al palazzo e guardò in direzione del cielo, verso il punto in cui si era formata la piega che consentiva di arrivare a quel pianeta che lui amava tanto.

Un lampo confermò che l’ordigno posto sulla navetta era esploso e l’unica via a Galandia era definitivamente chiusa.
Intanto su Torke la nuova civiltà chiamata Bioniks, prendeva il sopravvento e in un secolo spazzò via la razza umana rendendo il pianeta inabitabile.

Esaurite le materie prime con cui cibarsi, i Bioniks costruirono una nave spaziale, e si diressero verso nuovi pianeti da conquistare.


TERRA

Dopo un viaggio durato cento cicli galandiani, la nave ammiraglia Exodus arrivò alla sua destinazione.
Il vice comandante avvertì Kalmar, che si precipitò sul ponte.
Da quando il varco tra i due pianeti era stato chiuso, nessuno sapeva più nulla di Torke e dei suoi abitanti.
Le galassie distavano fra loro milioni di cicli luce e nonostante i salti effettuati nell’iper-spazio, alla nave occorse un’intera generazione per arrivare.
L’uomo millenario osservò attraverso i vetri dello scafo.
Pensava che in qualche modo i torkiani fossero riusciti a ribellarsi, ma da quel che vedeva non c’era più anima viva sul globo.
Il pianeta azzurro, come lui stesso lo aveva ribattezzato, adesso era diventato un immenso deserto, la vegetazione, gli oceani, niente di tutto questo esisteva più.
Pianse.
Pianse come mai aveva fatto nel corso della sua lunga vita, proprio lui che era stato destinato a scoprire pianeti da usare come risorsa per i suoi simili.
Alcuni ufficiali si avvicinarono per consolarlo, nessuno aveva mai visto quell’uomo provare un così forte sentimento, in quel tempo Kalmar era visto ormai come un dio.
Aveva lasciato Galandia nelle mani dell’imperatrice Jane per intraprendere una missione di soccorso in favore dei torkiani, ma era arrivato troppo tardi.
S’inginocchiò e chiese perdono. Lo sguardo si posò un’ultima volta sul pianeta dopodichè si accasciò a terra.

Kalmar l’immortale era morto.
Nel suo testamento chiese espressamente di essere seppellito su Torke. E così avvenne.
Con una grande cerimonia, furono celebrati i funerali di quell’uomo che da sempre era stato protagonista della storia di Galandia.

Fu seppellito in un sarcofago di pietra con incisa sopra la sua storia.

Passarono milioni di anni, e il ciclo della vita su quel pianeta ricominciò.
Oggi quel pianeta che un tempo si chiamava Torke, era stato ribattezzato dai suoi abitanti, con il nome di Terra.

Nell’anno 1978 durante degli scavi in un sito archeologico, il dottor Walker insieme ai suoi collaboratori aveva fatto una scoperta eccezionale.
Tra le tombe degli antichi abitanti del luogo, molto in profondità, venne alla luce una misteriosa iscrizione.
Tra tutte le lingue conosciute, quella era impossibile da decifrare, simboli e lettere mai visti prima.
Quel giorno così caldo, Walker e il suo assistente estrassero dalla roccia, un sarcofago che non aveva nulla a che fare con quelli ritrovati fino ad allora.
Giornali e televisione, si occuparono del caso con un enorme dispiegamento di mezzi, ma andarono delusi, quando le autorità nascosero il manufatto alla loro vista.
Qualcosa notato all’interno, aveva fatto sì che il ritrovamento fosse segretato.

Gli scavi erano sovvenzionati dagli Stati Uniti d’America e l’oggetto in questione fu portato in una base militare per analizzarlo.


Le analisi e gli studi effettuati, non portarono ad alcun risultato, le nozioni e gli strumenti non erano in grado di scoprire cosa si celava in quella tomba.
Decisero di aprirla, nella parte superiore si era creata una fessura da cui spuntava del tessuto, mai visto prima.
Partirono da quel punto e con le attenzioni del caso, sollevarono il coperchio fino a levarlo del tutto.
All’interno c’era un corpo avvolto in un lenzuolo che non era stato intaccato dal tempo trascorso sottoterra.
Estrassero quella che ritenevano una mummia, e la poggiarono su di un tavolo.
L’eccitazione, man mano che il lenzuolo era svolto, cresceva a dismisura, si trattava di un ritrovamento che avrebbe potuto sconvolgere tutte le teorie fino ad allora conosciute.
Quando arrivarono al volto, l’incredulità si manifestò nei presenti.
Si era conservato perfettamente, come se fosse stato seppellito da un giorno, cosa impossibile dato che il sarcofago si trovava incastonato nella roccia.
All’apparenza era un uomo d’origini caucasiche, un’età approssimativa sui trent’anni,capelli lunghi e color castano.
Tra gli uomini dell’equipe che lo stavano esaminando, alcuni si misero a piangere e gridarono al miracolo.
Passarono alcuni minuti in cui, ci fu un confronto fra i vari scienziati, l’unica possibilità era che quel corpo così ben conservato, non avesse nulla a che fare con la natura umana.
Alcuni di loro avevano già visto manufatti alieni, ma mai erano venuti in contatto con un’entità di questo tipo.
Il dibattito si scaldò e qualcuno ipotizzò che si trattasse di uno scherzo ben elaborato.
Gli studiosi erano arrivati ad elaborare le più strampalate conclusioni, quando uno di loro gridò:
“Sì e mosso, guardate…”
Si girarono all’unisono e in quel preciso istante, il corpo si mise in posizione da seduto.
“Dove mi trovo?”Pronunciò queste parole in galandiano e nessuno lo capì.
Kalmar allora si alzò, e creo il caos tra i presenti, nessuno parlava quindi non riusciva a decifrare il loro linguaggio.
Domandò nuovamente, questa volta in torkiano, dove si trovava. Ma nessuno gli rispose.
Assistere a quella risurrezione, aveva tolto il fiato a scienziati con parecchia esperienza di cose soprannaturali.
Finalmente uno di loro parlò, gli domandò chi era e da dove veniva e gli spiegò dove si trovava.
Kalmar sorrise, elaborò quelle parole e rispose:
“Vengo dallo spazio.”
Con queste poche parole iniziò un vero e proprio interrogatorio che si concluse alcuni mesi dopo.
Lo studiarono come si fa con una cavia da laboratorio, facendolo vivere da recluso nella base, non era prigioniero, ma neanche libero di andarsene.
Kalmar era curioso di conoscere come si era trasformato l’antico pianeta di Torke, ma i militari non volevano fornirgli tutte le informazioni e quando lui chiese di conoscere il capo di quello stato, ci furono ulteriori restrizioni.
A quel punto non rimaneva che fuggire, lui aveva riposto fiducia in quelle persone rivelando la sua storia, ma adesso che nei suoi confronti il loro comportamento era cambiato, non c’era più motivo per cui doveva rimanere lì.
Evase da quella base eludendo tutti i sistemi d’allarme e facendo perdere le sue tracce, troppo obsoleta era la tecnologia di quel tempo.
Kalmar decise di esplorare la terra, viaggiando per tutti i suoi continenti, la sua fame di conoscenza era da sempre illimitata.
Viaggiò per una decina d’anni, e quando conobbe tutto quello che c’era da sapere, tornò negli USA.
Assunse l’identità di uno scienziato che si era disperso durante una missione solitaria in Tibet.

Nel mese d’ottobre del 1989, il dottor Wayne Redford, si presentò alla più importante università del paese.
Cercava un posto da ricercatore, e trovò nel collega dottor Albert Stevenson, un prezioso alleato, che si adoperò per farlo assumere.
Stevenson aveva conosciuto Wayne qualche mese prima, ad una conferenza sulla possibile realizzazione di motori che avrebbero consentito all’uomo di viaggiare nello spazio.
Ovviamente le conoscenze di Kalmar, su quella materia, fecero sì che la collaborazione tra i due fosse immediata.
Ma il dottor Redford pretese che fosse solo e soltanto il suo collega ad occuparsi dei rapporti con la stampa e il mondo esterno.
Albert acconsentì e accolse in casa sua quell’uomo come un fratello.Stevenson aveva una famiglia composta da sua moglie e due figli, un maschio e una femmina ormai adolescenti.
Tutti furono felici di dividere la casa con Wayne, portava una ventata di novità ed era molto simpatico e affabile con i ragazzi.
Lavorarono molto i due scienziati, e nel giro di dieci anni il frutto di quell’opera diede i frutti.
L’ente spaziale americano s’interessò alla loro ricerca e finanziò la costruzione dei primi prototipi, i motori che i due avevano inventato, erano una vera e propria rivoluzione nell’ambito della conquista spaziale.

Kalmar ancora una volta era riuscito nell’impresa di far progredire una società, e adesso si apprestava a scomparire come faceva di solito.
Ma quando di nascosto da Albert stava per scappare, si trovò di fronte sua figlia.
Lauryn era tornata dall’università in Inghilterra, era da molto che non la vedeva ed era diventata una donna.
Ma la cosa che lasciò Wayne senza fiato, era che quella ragazza sembrava la reincarnazione dell’unica donna che aveva mai amato.
“Dove stai andando a quest’ora Wayne, hai una fidanzata segreta?Perchè mamma mi ha detto, che non stai insieme a nessuna. E lo sai che io sono innamorata di te dal primo giorno che ti ho visto.”
Il suo sguardo e quelle parole sciolsero il suo cuore.
“Volevo passeggiare sotto questo meraviglioso cielo stellato.”Rispose.
“Potremmo farlo insieme che ne dici?Ho tante cose da raccontarti, poso le valigie e sono da te.”
La guardò entrare in casa e pensò di approfittare di quel momento per fuggire, ma le sofferenze che si portava dietro da sempre, fecero spazio ad un nuovo e fortissimo sentimento d’amore.

Durante i due anni successivi, Kalmar e Lauryn vissero la loro storia d’amore come in una favola girando per il mondo.
Ma quando lei si presentò con un abito da cerimonia, pronta a sposarlo, Wayne decise di confidarle chi in realtà fosse.
La condusse in cima a un grattacielo e qui parlò per ore. Lauryn non sapeva se ridire o prenderlo per pazzo e al termine del racconto era visibilmente arrabbiata.
“Se anche non dimostri la tua vera età, sappi che anche mio padre è ancora una persona affascinante nonostante abbia superato i cinquanta.”Gridò di rabbia.
“Tu non vuoi sposarmi e ti sei inventato questa palla pazzesca…..”Non terminò la frase.
Kalmar era in piedi sul ciglio del palazzo.
“Se quando arriverai giù mi vorrai ancora sposare, sappi che la mia risposta sarà si.”E si lanciò nel vuoto.
Il cappellano di quella chiesa ne aveva viste di tutti i colori, ma era la prima volta che si trovava di fronte un uomo conciato così.
Lauryn e Wayne si sposarono il 24 maggio del 2002.

Nella primavera del 2060, l’insigne dottoressa Lauryn Stevenson si apprestava a compiere 82 anni, la sua lunga vita le aveva dato numerose soddisfazioni.
Proseguendo il lavoro di suo padre e di suo marito, aveva permesso all’umanità di compiere un notevole balzo avanti nella corsa all’esplorazione spaziale.
Il motore ad impulsi consentì per la prima volta nella storia dell’uomo, di arrivare sul pianeta Marte,impiegandoci meno di un mese.
Però onorificenze e denaro non permettevano all’anziana donna di sopravvivere all’immortale compagno.
Kalmar nel corso di questi anni, era più volte scomparso dal fianco di Lauryn, per riapparire con un’altra identità.
Erano così innamorati uno dell’altro, che solo la morte avrebbe potuto separarli.
Ma quel momento, fatale si stava avvicinando, il corpo della donna si era ammalato e nonostante conservasse una brillante mente, le restavano pochi mesi da vivere.
Le giornate trascorrevano nell’attesa di quel triste evento, quando all’improvviso Kalmar fu chiamato da un collaboratore della fondazione Stevenson.
Un segnale dallo spazio era giunto sulla terra.
Solo lui conosceva quel tipo di messaggio, era un codice galandiano, che era trasmesso, quando una nave si avvicinava ad un pianeta sconosciuto.
Tracciò le coordinate e si diresse alla base spaziale delle Nazioni unite.
Lì si trovava una navetta sperimentale progettata da lui stesso, si trattava di un prototipo, ma valeva la pena di tentare lo stesso.
Non andava nello spazio da, quando rivide per l’ultima volta Torke, ma non aveva perso la dimestichezza nel manovrare quelle navette.
Decollò e si precipitò in direzione di quel segnale, fino a, quando non si trovò di fronte ad un vascello di natura sconosciuta.
Segnalò la sua presenza in codice galandiano, e un portello si aprì, vi s’introdusse e atterrò su di una piattaforma.
Quando scese dal suo mezzo, si trovò al cospetto, di esseri che non avevano nulla a che fare con l’aspetto umano.
Uno di loro inginocchiandosi, comunicò con Kalmar, attraverso il pensiero.
“O nostro signore, finalmente ti abbiamo trovato, viaggiamo da milioni di pulsar nell’attesa di questo momento.”
L’hangar si affollò di centinaia di quegli alieni, e tutti ripetevano la stessa cosa.
Come in un sogno si ritrovò trasportato su Galandia, rivide i vecchi amici che vi aveva lasciato, migliaia e migliaia di persone con cui era vissuto.
Una mano gli si posò sulla spalla, si voltò e vide Errob, era giovane come quando si erano conosciuti.
“Né e passato di tempo vecchio mio eh!! Come te la passi, io ho trovato un posto meraviglioso dove vivere, perché non vieni a trovarmi.”
La visione scomparve, e Kalmar ritornò sul ponte della nave aliena.
Di tutti gli esseri che si erano presentati, ora ne rimaneva uno soltanto.
“Grande signore, la nostra missione era quella di ritrovarti, fornirti i mezzi necessari e indicarti la via per nuova Galandia.”
“Nuova Galandia?Che significa?”
“Quando i tuoi sudditi ti lasciarono, persero la strada del ritorno e vagarono nelle galassie, finché trovarono un nuovo pianeta da colonizzare. Ora aspettano il tuo ritorno, grande signore.”
Kalmar lesse nel pensiero dell’alieno, e vide il viaggio che i galandiani fecero per trovare la nuova terra. Ma vide anche il suo vecchio pianeta distrutto e morente come Torke.
I bioniks erano arrivati anche lì, quella razza di mostri era riuscita a trovare Galandia e a farli scomparire tutti.

L’alieno provò pena per il suo dolore e cercò di alleviarlo.
“Leggo nella tua mente, l'amore per una persona che sta per lasciarti, mio signore.”
“E vero, ancora una volta la mia condizione d’immortale, sta per procurarmi un immenso dispiacere.”
Di nuovo Kalmar si ritrovò proiettato su Galandia, questa volta però davanti a se apparve Quantrill.
“Nella tua lunga vita hai avuto modo di aiutare un’infinità di persone, oggi noi vogliamo ricambiare quest’aiuto.”Il vicerè svanì nel nulla.
In quel momento una navicella fatta di luce, si posò sul ponte.
Una porta si aprì, e con immenso stupore di Kalmar, vi discese Lauryn.
“Mio signore, il mio popolo e in grado di farti un dono che ricompenserà tutte le amarezze che hai vissuto fino ad ora.”
La sua sposa fu portata in una stanza, e qui distesa su di un lettino, attorno a lei si affaccendarono una decina di alieni.
Quando terminarono, Lauryn era ritornata giovane come quando Kalmar l’aveva conosciuta, e guarita da ogni male.
“Kalmar,Kalmar.”Una voce familiare lo chiamò. Era Aral.
“Amico mio, tu ricordi il dolore che provai quando Halyna mi lasciò?Non mi perdonai mai quell’errore. Oggi ti abbiamo concesso di amare per sempre la tua Lauryn, sii felice come non lo sei stato mai.”
La mano di Aral sfiorò la sua e si allontanò svanendo a poco a poco.
Al suo posto si materializzò Lauryn.
Era di nuovo giovane e bella, la abbracciò, la strinse forte a se e le diede un lungo bacio.

Prima di partire, l’alieno spiegò a Kalmar, che la loro tecnologia, consentiva di fornire un corpo nuovo a Lauryn, ma che il suo cervello, era ancora lo stesso.
Avrebbe vissuto ancora a lungo, ma prima o poi le cellule del suo sistema nervoso sarebbero collassate.
“Ciò che mi avete donato, e più di quanto in milioni di anni di vita, io abbia mai ricevuto.”

Si congedarono con queste parole.
Lauryn e Kalmar, partirono insieme per quel lungo viaggio che li avrebbe visti nelle vesti d’ambasciatori universali di pace.

Il primo caso, che si presentò, fu la guerra che i pianeti Nemed e Arkor si facevano da più di mille anni.
Il conflitto sembrava non avere mai fine, i due governi si ostinavano a voler avere la ragione dalla propria parte, e chi ci rimetteva erano entrambi i popoli.
Kalmar riconosciuto ormai in tutte le galassie, si fece promotore di negoziati di pace, ma l’ostinazione dei governanti mandò all’aria i suoi piani.
Lauryn pensò che la soluzione ideale fosse quella di disarmare entrambi gli eserciti, così da costringerli a fermare quell’assurda guerra.
Insieme a Kalmar crearono un piano per ingannare le due fazioni.
Proposero parallelamente, un’arma che li avrebbe fatti primeggiare uno sull’altro.
In realtà quell’ordigno, inventato da Kalmar, avrebbe annullato tutte le armi di distruzione di massa.

Prima di ripartire, i due governi chiesero alla coppia che cosa volevano in cambio di quell’aiuto e guardandosi negli occhi, risposero insieme:”Un figlio.”
Nemed consegnò loro una bambina, Arkor un maschio


Come una normale famiglia, Kalmar, Lauryn e i piccoli Aral e Halyna solcarono lo spazio e dopo un viaggio passato a conoscere popoli sconosciuti, approdarono finalmente su nuova Galandia.
Il pianeta visto dallo spazio era meraviglioso, oceani immensi, una vegetazione rigogliosa.
Quando atterrarono, Kalmar fu accolto come un dio, il popolo dei migranti galandiani, aveva costruito per lui un enorme tempio in cima ad un monte.
Per arrivarci bisognava percorrere una lunghissima scalinata, scolpita nella roccia e arrivati alla fine di questa c’era una statua del loro dio.
La nuova civiltà galandiana era un misto tra quell’antica di Torseval e quella moderna di Aral.
Due sole città erano state costruite, città stato che vivevano in un regime democratico, un anno governava Mar e l’anno successivo Kal.

Gli anni trascorsero tranquilli e in pace, fino a che un giorno Lauryn, comunicò al suo amato sposo, di avere dei forti dolori alla testa.
Era la conferma di quello che aveva detto l’alieno anni prima, il suo cervello era invecchiato e adesso le sue cellule stavano spegnendosi.
Insieme ai luminari di quel tempo, Kalmar cercò di guarire sua moglie, ma la malattia degenerò sino a portare al coma la sua amata.
Disperato per ciò che stava accadendo, tralasciò il suo impegno di giudice supremo della corte, creando instabilità nella giovane democrazia galandiana.
Alcuni senatori della città di Mar, insinuarono che la malattia della dea Lauryn fosse provocata apposta dagli abitanti di Kal per creare il caos e prendere il potere.
A nulla valse l’intervento del figlio di Kalmar, nonostante il suo tentativo di riportare la calma, le due fazioni, arrivarono a scontrarsi anche fisicamente.
Era ormai guerra civile, quando Aral salì sul monte per colloquiare con il padre.
Lo trovò come sempre, inginocchiato davanti all’altare che conteneva il sarcofago di sua moglie:
“Padre, dovete tornare al vostro posto, il popolo ha bisogno della vostra presenza, siamo ad un passo da una guerra vera e propria.”
Kalmar si alzò e gli andò incontro:
“Figlio, credo che ormai il mio intervento sia inutile.”
Un sibilo fece alzare gli occhi al cielo ad entrambi e il lampo che ne seguì spazzo via ciò che li circondava.



“Davvero credi che questa storia non sia solo una leggenda, Martha?Sono passati quasi 5000 anni da, quando Melpone cantò le gesta del dio Kalmar, e non e detto che tutto non sia frutto della sua fantasia.”
Chi parlava era l’eminente rettore dell’università d’archeologia di Zoiberg.
“Vedi caro collega, se in una precedente missione non avessi trovato quelle carte con le indicazioni che portavano a questo sacro monte, anch’io non ci avrei scommesso una drekia.”

Una spedizione formata da quattro archeologi, il dottor Erasmus Dokis, la dottoressa Martha Andakis e due neolaureandi, stavano scalando la sacra montagna della regione tarassica.
“Le scritture riportate su quei papiri, sono veritiere al cento per cento, quindi non vedo perché non provare a cercare la verità.”Disse, mentre si affannava a passare da una roccia all’altra.
“E secondo lei professoressa, perché mai nessuno, e venuto qui a verificarne la validità.”
“Perché la nostra civiltà bigotta e ignorante, non vuole riconoscere che possa essere esistito un uomo che ha vissuto più del nostro signore Zoiberg.”


Il gruppo si accampò per la notte, e prima di andare a dormire, Martha rilesse le scritture del grande sacerdote Melpone.
“Persi la strada di casa e mi ritrovai a percorrere una lunga scalinata, i gradini di marmo orientale erano semidistrutti ma percorribili. Durante la salita trovai dei pezzi d’antiche statue e quando arrivai alla fine di essa un ingresso mi si parò di fronte.
Con difficoltà penetrai nello stesso, e quando mi trovai all’interno fui sconvolto da ciò che vidi.
Davanti a me si trovava un altare con una tomba dedicata ad una donna sconosciuta, ma quello che più mi terrorizzò, era la voce che proveniva alla mia sinistra.
La voce di un uomo che si era fuso con la roccia.”

Il racconto continuava con la storia di quell’uomo eterno e il suo supplizio nel sentire ogni tanto la voce della moglie che si ridestava.
Melpone a quell’epoca non poteva far nulla per liberarlo dalla sua prigione e quindi lo lasciò lì.

Al mattino i quattro si misero in cammino, l’impresa si presentava abbastanza complicata, ma l’idea di scoprire un sito archeologico del genere li fece andare avanti.
“Guardate”Gridò Martha con entusiasmo.
“E un gradino, e un gradino!”
Aveva trovato un indizio che portava al sacro tempio, e dopo un altro giorno di scalata, si ritrovarono davanti a delle rocce che sembravano chiudere un passaggio.
Farsi largo tra quelle rocce non fu facile, ma lo spostamento di una di loro, aprì un varco.
La luce filtrava da un punto situato in alto, per questo la visibilità era discreta.
Man mano che percorrevano quei corridoi, l’emozione si faceva sempre più palpabile, sui muri vi erano delle iscrizioni incomprensibili, anche per chi come Martha svolgeva la professione d’archeologa da vent’anni.
Arrivati al termine del corridoio, come nel racconto di Melpone, vi era un altare e collocato in basso un sarcofago con rilievo, la figura di una donna.

Per l’emozione Martha ebbe un mancamento, quella scoperta, rivoluzionava le teorie del culto di Zoiberg.
Da millenni la civiltà zoista si opponeva a qualsiasi tentativo di credere che il pianeta fosse stato fondato da una società aliena.
Ma ora lei aveva le prove, e nessuno avrebbe potuto smentirla.
Ad un tratto una voce raggelò la stanza, una flebile richiesta d’aiuto, arrivava dalle loro spalle.
“Chi sei?”Domandò il dottor Dokis.
“Siete il grande Kalmar?”Proseguì. La voce si fece più forte, e in uno stentato zoitano chiese aiuto.
La visione successiva a quella del sarcofago, avrebbe sconvolto le menti più brillanti, un uomo fuso nella roccia stava parlando.
“Aiutatemi vi prego, mia moglie sta soffrendo ed io non posso far nulla.”
Martha si avvicinò, arrivando a toccare quell’uomo, l’emozione prese ancora il sopravvento e pianse di gioia.
“Certo che ti aiuteremo, grande Kalmar, fosse l’ultima cosa che faccio.”
Uno dei due studenti affermò che sarebbe andato a chiamare via satellite l’equipe necessaria per quell’operazione ed uscì dal tempio.

Ma quando vi rientrò, non era solo, con lui c’era una squadra di revisori storici.
“Credevate di poter fare una scoperta simile, e di rivelare al mondo quest’abominio?”


Martha, e il professor Dokis furono arrestati, ma al contrario di quanto facevano solitamente i revisori, Kalmar fu liberato e insieme al sarcofago di Lauryn furono portati nella capitale.
Qui alcuni scienziati, studiarono a lungo quei due corpi, ed arrivarono alla conclusione che erano realmente i protagonisti della storia di Melpone.

Kalmar, era sempre più debole, quel periodo passato nel monte, aveva consumato il suo corpo fino a non consentirgli di camminare.
Lauryn invece ogni tanto dava segni di vita, dando l’impressione di poter uscire dal coma.
La loro era una prigione dorata, i revisori avevano molta curiosità sul loro passato e perciò cercavano di trattarli nel migliore dei modi possibili.

Un giorno uno dei capi, si avvicinò a Kalmar e disse di avere una buona notizia per lui:
“Vostra moglie si è svegliata, e vuole parlarvi.”
Dalla gioia l’uomo millenario si alzò in piedi e cercò di camminare.
“Quanta fretta”Disse il revisore.
“Avete aspettato migliaia di anni, potete aspettare ancora qualche minuto.”

Nella sua vita immortale, nessuno mai si era permesso di trattarlo a quel modo, si risedette e aspettò che il suo carceriere finisse di parlare.
“Un mese fa circa, abbiamo trovato un'altra forma di vita aliena, e ci ha fatto faticare non poco per portarla qui. Ha ucciso una decina dei nostri migliori uomini, e visto che voi comprendete qualsiasi linguaggio, vorrei che lo vedeste.”
Acconsentì.
Venne portato al suo cospetto, e quando se lo ritrovò di fronte, il suo viso assunse un’espressione di terrore.
Era un bioniks.

Kalmar non ne aveva mai visto uno, ma sapeva esattamente con chi aveva a che fare.
“Tu sei Ykredd non è vero?”E si scatenò cercando di liberarsi.
“Maledetto traditore tu hai ucciso una delle nostre madri…”
Prima che finisse la frase, una paratia scese a separarli, e il capo dei revisori chiese spiegazioni.
“E una razza aliena molto bellicosa, che, però conosco bene. Posso aiutarvi, nascosta nella zona dove mi avete trovato, si trova la mia navicella spaziale. Potrei andare nello spazio e parlare a loro.”
Il revisore molto accigliato lo guardò e disse:
“La vostra nave si trova già nei nostri hangar, ma chi mi dice che non tentereste di fuggire.”
Kalmar si alzò in piedi e mostrandosi sicuro di se, spiegò che già una volta aveva consentito a quegli esseri di avere la meglio sui galandiani, e che non avrebbe sbagliato una seconda.

Il revisore annuì, e consentì a quella persona straordinaria, di andare dalla moglie.

Quando la porta della stanza si aprì, Kalmar vide Lauryn che guardava fuori della finestra, la chiamò e lei si voltò.
“In tutti questo tempo, non avrei mai immaginato di poterti riabbracciare, moglie mia, ma adesso che ti ho qui tra le mie braccia, credo che in tutta l’eternità che ho vissuto, nulla valga questo momento.”
Il passaggio da quell’immensa gioia, ad un’infinita tristezza fu breve.
Lo sguardo di Lauryn era perso nel vuoto, nonostante il miracolo della sua ripresa, il suo cervello aveva subito danni irreparabili.

“Quando pensate di partire?”Chiese il revisore.
“Non appena avrò preparato la navetta.”
Kalmar ottenne ampia libertà all’interno della base, e nei giorni seguenti oltre che a riparare il suo mezzo spaziale, penetrò negli archivi dei revisori.
Qui vi trovò la storia del pianeta Zoiberg, un passato fatto d’abusi e menzogne nei confronti del popolo, una civiltà che non aveva più nulla a che fare con il pianeta Galandia e che anzi voleva cancellarla per sempre.
    
Lui era l’unico che poteva testimoniare l’esistenza di quella civiltà e quindi una persona sicuramente da eliminare.
Parlò ancora con il bioniks e si fece dare le coordinate della nave madre.
Stabilì un accordo con i vertici degli zoisti, se fosse riuscito nell’impresa di fermare quei mostri, avrebbero dovuto cambiare il loro modo di gestire il pianeta, e lui sarebbe divenuto il tramite di quel cambiamento.
Discussero a lungo di questa richiesta e alla fine l’accolsero.
Un'altra richiesta però non venne accettata, sua moglie non poteva andare con lui nello spazio.

Kalmar tentò di fargli cambiare idea, ma non ci fu niente da fare, fino al giorno della partenza, quando il capo dei revisori accompagnò personalmente Lauryn alla nave.
“Consentimi di farti omaggio di questa mia personale decisione grande Kalmar, meriti tutto il nostro rispetto.”
Lauryn salì sul vascello e si sedette al fianco del suo adorato marito, come quando varcavano i cieli in nome della pace e della fratellanza.
“Vi sono grato per questa decisione.”Chiuse il portello e decollò.
Di nuovo dopo millenni, riprendeva quel cammino tra le stelle che lo aveva visto protagonista della storia di centinaia di pianeti.
Al suo fianco la donna che più d’ogni altra persona aveva condiviso con lui quell’esperienza.

Dopo poche ore dal decollo, il radar segnalò la presenza della nave madre, la velocità e la direzione della sua rotta facevano sì che il tempo per cercare una mediazione fosse molto ristretto.
Kalmar aumentò la velocità, ma il computer segnalò un guasto ai motori.
Si alzò dalla sua postazione e si diresse nella sala motori, qui con orrore e sgomento, vi trovò un ordigno nucleare.
In quel momento capì il perché di tante concessioni da parte di quelle persone, volevano che si distruggesse insieme ai bioniks.

Sconvolto da quella scoperta, torno al posto di guida, guardò sugli schermi la nave madre e la lasciò passare.
Attese nel più totale silenzio, che quel carico di morte attraversasse l’atmosfera, dopodichè cambiò rotta e si diresse verso la stella più vicina.
Durante il viaggio parlò con Lauryn, ricordò la loro vita passata insieme, i loro figli i momenti più belli dei loro viaggi.
E quando la guardò negli occhi, vide una lacrima scenderle e capì che ora aveva ottenuto tutto dalla sua lunga vita.
Quando il calore del sole stava per intaccare gli scudi della navetta, strinse la mano di sua moglie e chiuse gli occhi.


Questa volta per sempre.

  
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