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Autore: eldarion    08/12/2011    6 recensioni
"La ragazza innamorata indossò l'abito nero.
Finì di truccarsi.
C'era una festa e lui era là, l'aspettava..."
Strano il destino di quella ragazza! Non c'è sangue e non ci sono urla. Tutto accade in maniera sommessa, impercettibile quasi.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N.d.a. non ho mai scritto originali. Questo racconto è nato in una gelida serata invernale, tempo fa, spero di aver fatto un buon lavoro. Ringrazio coloro che leggeranno la mia storia e coloro che dedicheranno del tempo a recensirla.

Buona lettura!

 

La maschera caduta

 

 

La ragazza innamorata indossò l'abito nero.

Finì di truccarsi.

C'era una festa e lui era là, l'aspettava.

Non le piaceva il Carnevale.

Non le piacevano le feste, la facevano sentire sola ma...Lui l'aspettava.

Eppure...Eppure la solitudine sfregiava il suo cuore.

Uscì nelle tenebre.

Una folata di vento ghiacciata scompigliò i fili d'oro tra i capelli.

La notte gelida l'avvolse, non la inghiottì come temeva, l'avvolse soltanto nel suo manto stellato.

Non amava uscire sola ma quella sera si fece coraggio.

Seguì l'impulso del momento.

L'anima era in subbuglio ma qualcosa mancava, qualcosa feriva...Forse....Forse lei avvertiva un nero presagio di solitudine amara e di fine imminente.

Quel nero presagio la seguì come un'ombra, un'ombra incombente, un'ombra di morte.

Gli occhi della ragazza, guardinghi nell'oscurità fredda, scrutavano il buio. 

Lei la sentiva, poteva quasi toccarla, quell'ombra strisciante ormai penetrata nel cuore. 

Non poteva scappare. 

Era il suo destino, era scritto.

Affannata, affrettava i suoi passi. 

Non poteva sfuggire.

Voleva sapere, in fondo, voleva sapere!

Guardò avanti a sè...Vide, rassicuranti, il cancello e le luci in lontananza.

Il cancello spalancato e le luci amiche. 

Perché la paura? 

Mille volte aveva percorso quelle vie tagliando la foschia umida.

Quella notte qualcosa stonava. C'era una sorta di angoscia nell'aria. 

La respirava e, inesorabile, le invadeva l'anima stanca.

Aveva allungato le mani intorno al suo collo.

L'afferrò!

La ragazza si sentì soffocare.

Era sola...A Carnevale.

Si strinse nell'abito nero.

Sussultò quando mani sicure l'afferrarono di spalle.

Perse l'equilibrio.

Emise un grido soffocato.

Le case silenti chiusero gli occhi. Nessuno, nessuno guardò.

Le girò la testa nelle risa accompagnate dai coriandoli che roteavano intorno. 

Risa, risa sconosciute.

Nulla di male accadde.

Solo un presagio, un altro presagio oscuro. 

Si alzò. Altre maschere giunsero, altre maschere risero.

Coriandoli le volarono addosso impetuosi.

Si congedò dalle nere ombre che gettavano coriandoli intorno.

Ancora pochi passi  e là, là...C'era la festa, varcò il cancello. Non vide nessuno.

La neve era sporca, sporca come le anime tenebrose che popolavano la notte, come le falsità che ingannavano i cuori.

I passi della ragazza ignara risuonavano solitari. Ritmici, rimbombavano nelle orecchie, come una tetra melodia sempre uguale, raccontavano di una fine.

La sua fine....Ma lei, fiduciosa, si era fatta incantare. 

Non sapeva, nulla sospettava mentre, ingenua, raggiungeva la tromba delle scale.

Pigiò l'interruttore, niente luce.

Ne fece a meno.

Scese.

Si gettò, incurante, nel buio.

Vento gelido sulle scale e silenzio irreale.

Arrivò alla porta. Non un rumore, non un sussurro.

Pesante aria immobile. Si fermò, persa nei pensieri.

Esitava, non voleva. Forse...Forse il cuore sapeva, sapeva che incombeva la fine.

La fine era là maligna e ghignante ammantata di nero, portava un cappello!

Si sentì spingere, si voltò...Maschere, ancora maschere!

La porta s'aprì. 

Entrarono le maschere.

Lei le seguì con un nodo alla gola.

Rimase ferma sulla soglia, sperduta e lontana da tutti, nella sala calda.

Non c'era nessuno per lei. Poi...Eccolo, eccolo!

Lui non sorrise, lei non sorrise.

Rimase immobile la ragazza osservando quegli occhi di ghiaccio.

Non tradiva emozioni lui.

Silenzio inatteso. Nemmeno si udiva il battito dei cuori.

Nel momento fugace la fine si avventò su di lei.

Il nero incantatore si svelò, finalmente, e lei lo vide. Lo vide com'era. 

Un movimento veloce e volò via!...Volò, il buffo cappello di lui.

Cadde la sua maschera insulsa.

Lei udì solo delle risa tra i coriandoli, poi...Nulla.

Silenzio, silenzio assordante. 

Silenzio irreale.

Silenzio stagnante.

Fu un trucco.

Uno scherzo.

Ecco il finale che l'attendeva.

Finale senza parole.

Fine plateale.

Tra le stanche stelle filanti.

Tra gli spettatori muti.

Tra le maschere lontane e incuranti.

Lei non disse nulla, non gridò quando la fine, con gli occhi azzurri e il manto nero, le squarciò il petto.

Non c'era più nulla, solo inganno, solo morte.

Lo osservò e, prima che la morte le rapisse l'anima, tutto fu chiaro. 

Non era luce ma ombra

Non era parole ma silenzio.

Non era Amore ma illusione.

Lui fece in fretta, senza fronzoli.

Nemmeno osò guardarla mentre, sicuro, affondava la lama.

Il sortilegio era spezzato.

Non c'era più inganno.

Era finita.

Lui raccolse il cappello. Si voltò, chiudendosi nel mantello.

Sorrise, dopotutto c'era una festa.

Sprezzante, indossò la sua maschera..."Musica maestro!"... Disse. Poi, continuò la sua recita.

Le maschere, ammaliate, lo seguirono in scena.

Le aveva strappato il cuore.

I coriandoli, come nebbia, offuscavano l'aria: nessuno si accorse della morte, nessuno vide l'assassinio consumato tra le risa del carnevale.

La lasciò là, sola, tra i coriandoli sbiaditi.

  
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