Ennesimi rumori
e suoni di clacson si diffusero nell’aria. Nevicava e, come
di tradizione, quando quei piccoli fiocchi di acqua ghiacciata, morbidi
e all’apparenza asciutti, si riversavano su strade, palazzi e
giardini, la gente pare si dimentichi di aver ricevuto una patente di
guida: e New York quell’anno non era un’eccezione.
Come ogni vigilia di Natale che si rispetti, le strade erano
completamente gremite di gente indaffarata che camminava velocemente a
testa bassa per ripararsi dal freddo, alla ricerca degli ultimi regali
da donare ad amici o parenti. Ad
ogni modo, il caos e l’agitazione che incombeva nella
città non erano affatto elementi di disturbo se ti trovavi
nel cuore di Central Park, dove la neve dominava, ricoprendo terra,
sentieri e trasformando gli alberi in qualcosa di simile allo zucchero
filato. La gente per sfuggire dalla caotica vita cittadina si rifugiava
lì sin dalle prime ore del mattino. Era tardo pomeriggio, il
sole era quasi completamente scomparso all’orizzonte ed i
genitori iniziarono a richiamare i propri figli che si stavano
divertendo con il manto bianco, pronti per tornare a casa;
un’anziana signora si voltò leggermente verso una
coppia di giovani che continuavano a giocare con la neve,
raccogliendola in batuffoli di cotone e lanciandosela a vicenda, quasi
fossero ancora bambini.
«No,
Delilah, è gelata!», esclamò il
ragazzo, cercando di scrollarsi di dosso la giovane che imperterrita
cercava di infilargli una manciata di neve dietro la nuca, facendo in
modo che penetrasse fin sotto gli abiti pesanti, riuscendovi. Lui
passò i seguenti cinque minuti imprecando e cercando di
toglierla il più in fretta possibile, sentendo brividi di
freddo che gli scorrevano per tutta la schiena. Capelli ricci, non
troppo lunghi e ben curati, occhi di un castano profondo da sembrare
cioccolato fondente, viso pallido e fine: doveva avere su per
giù diciannove anni. Si passò distrattamente una
mano nei capelli prima di voltarsi verso la giovane, inseguirla ed
attirarla a sé, scompigliandole poi i capelli corvini e un
poco mossi. Sembrava più piccola del compagno, forse una
manciata di anni in meno, era leggermente più bassa di lui
ed aveva il naso e le guancie arrossate per via del freddo. Rivolse il
suo sguardo corrucciato verso il diciannovenne, puntando le iridi
azzurre in quelle castane del ragazzo, dicendo: «Sai che non
mi devi toccare i capelli, ti odio Nicholas». Di tutta
risposta lui si limitò a metterle entrambe le mani sul viso,
posando un leggero bacio a stampo sulle labbra. «Che ne dici
di andarcene? Sei infreddolita», rispose, non
calcolando minimamente la provocazione appena ricevuta. Delilah gli
tirò un pugno leggero sulla spalla e annuì,
raccogliendo la borsa abbandonata su una panchina nelle vicinanze e
infilandosi il cappellino di lana che si era tolta in precedenza per
via del caldo che aveva sentito giocando e correndo con il fidanzato.
S’incamminarono
insieme verso l’uscita mano nella mano e imboccarono la
Madison Avenue, nell’Upper West Side, alla ricerca di uno
Starbucks. Lo trovarono poco più in là, vicino
all’abitazione del riccio. Per via del sovraffollamento del
locale, Delilah restò fuori e aspettò che
Nicholas tornasse con il caffè, osservando intanto la
vetrinetta di un negozio di borse accanto. Tutto quel via vai di gente
la irritava un poco e si chiese perché mai le persone non si
sbrigassero prima a fare i regali, senza aspettare la sera stessa in
cui dovevano essere scartati. Persa nei suoi pensieri non si rese conto
del ritorno del giovane, sino a quando lui non le sfiorò un
fianco, attirando la sua attenzione e porgendole un sacchettino. «Ma è
un muffin!», fu l’esclamazione eccitata della
diciassettenne, dopo che lo ebbe aperto. «Sei quasi
più estasiata quando ti ritrovi uno di quei cosi davanti che
quando devi incontrare me», sorrise,
incurvando leggermente le labbra sottili, e prese nuovamente per mano
la ragazza, scortandola sino ad un palazzo in cui vivevano soprattutto
persone benestanti: normale, dato che si trovavano in uno dei quartieri
più in voga della Grande Mela. Delilah aveva già
finito di mangiare il dolce al cioccolato quando vennero entrambi
investiti da una vampata di aria calda, nel momento stesso in cui
aprirono il portone dell’edificio. Presero
l’ascensore per raggiungere uno dei piani più
alti, lieti di non dover più sentire il gelido vento
pungente sui propri volti. Una volta giunti nell’appartamento
del giovane – luogo piuttosto spazioso, dal parquet scuro e
le pareti rosse -, si cambiarono entrambi e Nicholas prestò
una felpa e un paio di pantaloni della tuta alla ragazza, che li
dovette arrotolare sulle caviglie. Si recarono in salotto e si
distesero sul divano, osservando per un momento il fuoco che
scoppiettava all’interno del grande caminetto, illuminato in
parte anche dalle lucine che splendevano sull’imponente
albero di Natale che capeggiava nella stanza.
«Per cena
ordiniamo cinese? Non ho voglia di cucinare»,
assentì Delilah, accovacciandosi il più
strettamente possibile a Nicholas che le passò una mano
sulla nuca, accarezzandole la guancia con il pollice. «Come
vuoi», le rispose prima di lasciare che il silenzio
padroneggiasse per qualche istante nell’appartamento.
«Sai, sono felice
di essere qui ora»,
confessò lui, il tono di voce basso, quasi volesse
sussurrare. «Siamo stati
distanti ultimamente»,
concordò lei, sospirando. Avevano iniziato a frequentarsi un
anno prima ma non si erano mai visti molto per via degli impegni del
ragazzo a Broadway o in giro per le trasmissioni televisive:
più di una volta lei era stata spinta dall’impulso
di prendere il cellulare e dire che era finita, che non riusciva
più a continuare così. Sospirò anche
Nicholas, ben cosciente che non doveva essere stato facile per lei,
come d’altro canto non lo era stato per lui. «Mi spiace di non
essere stato molto presente ultimamente, molte mi avrebbero lasciato», il diciannovenne
si issò un poco, sistemandosi meglio sul divano. «Lasciare Nick
Jonas? Dubito l’avrebbero fatto, sei l’idolo di
molte ragazzine», Delilah sghignazzò, guardando
l’espressione accigliata del fidanzato e posandogli un bacio
sul mento. «Ci ho pensato,
sai? A lasciarti intendo», la
diciassettenne si circondò le gambe con le braccia, lo
sguardo triste;
«Ma non l’hai fatto», constatò
Nicholas, pragmatico;
«Non avrei sopportato l’idea di non vederti
più».
Il fuoco si
stava lentamente spegnendo, mentre le luci dell’albero
continuavano con i loro giochi, cambiando colore e modificando la loro
velocità di tanto in tanto. Fuori la neve non cessava a
scendere impetuosa, ricoprendo tutto ciò su cui si posava
con il suo manto bianco; il terrazzo era ormai ricoperto da uno spesso
strato di cotone ghiacciato.
Si misero seduti
per bene, osservando quello spettacolo invernale in silenzio, fino a
quando Nicholas non si decise a parlare:«Senti, so che
avevamo detto che non ci saremmo fatti regali quest’anno ma
…», estrasse una piccola confezione ricoperta da
una carta blu dalla tasca e la consegnò alla giovane,
imbarazzato. Lei la prese e iniziò a scartarle il
pacchettino senza dire niente, piena di curiosità. Una volta
tolto l’involucro, bastò alzare il coperchietto
della scatolina per rivelare una catenella in acciaio in cui era
infilato un anello semplice. «Non
ti sto chiedendo di sposarmi ma pensavo fosse carino come simbolo dato
che, ecco, ce l’ho anch’io»,
farfugliò il ragazzo, prima che lei potesse porgere anche
solo una domanda. «Non sei obbligata a metterlo né
a fartelo piacere, è solo un pensiero per augurarti un
…», «Ma sta zitto, Nicholas»,
la diciassettenne gli passò un braccio attorno al collo,
avvicinandosi al suo viso;
«… Buon Natale, Delilah»,
completò il giovane, prima che lei potesse premere le labbra
sulle sue.
Il fuoco nel
caminetto smise del tutto di scoppiettare, la neve sembrava aver
ricoperto anche le urla e ogni traccia di vita frenetica udibile in
lontananza. Tutto attorno a loro scomparve.
Angolo autrice:
Ho usato questa One Shot per partecipare al progetto Natalizio del Jonas Brothers Official Italian Forum, pertanto se ne fate parte e se dal 20 dicembre in poi la troverete postatà là, sappiate che sono la stessa persona :3
Spero vi sia piaciuta, come avete visto non è niente di eccezionale e solitamente amo scrivere cose più tristi e non troppo romantiche, ma l'aria natalizia mi rende particolarmente dolce :3
Vi auguro buone feste anche se mi rendo conto che è ancora un po' presto :3
Grazie a tutti quelli che leggeranno e commenteranno (: