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Autore: Manny_chan    08/12/2011    2 recensioni
James, appena uscito da una storia di 7 anni con quello che credeva sarebbe stato il compagno della sua vita, si ritrova per una serie di intrighi -creati da lui stesso- a passare, a suo dire, una noiosissima vacanza nella baita del nonno. Appena arrivato però scopre che la vcanza potrebbe rivelarsi meno terribile del previsto. Infatti incontra per primo Diamante, un misterioso albino scorbutico e ribelle che rappresenta per lui la sfida ideale per dimenticare le sue delusioni d'amore...
Partecipante alla Challenge "Dal nome alla storia. Only Slash"
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diamante: significato Indomabile (origine greca)


“Non potremmo riposarci un attimo?”
Caroline sbuffò, gettando con malgrazia la valigia sull’erba e spostandosi i corti capelli biondi dalla fronte.
“Stammi a sentire James, è a causa tua se siamo qui! Tu e la tua stupida idea, quindi piantala di lamentarti e muoviti, non ci tengo a restare qui fuori quando farà buio”, sbuffò di nuovo, poi, senza aspettare risposta, lo lasciò indietro, percorrendo a grandi passi il sentiero e sparendo dietro una curva.
James, un bel ragazzone biondo e muscoloso, per quanto abituato alla fatica degli allenamenti di football, era talmente stremato dalla scarpinata che scartò immediatamente l’idea di correrle dietro.
Depositò il borsone accanto alla valigia di sua sorella e si buttò sull’erba del prato, per riprendere fiato.
Caroline aveva ragione, anche se non era un buon motivo per mollargli lì la valigia ed andarsene, era a causa sua se si trovavano lì…
Era cominciato tutto quando, alla festa per il suo venticinquesimo compleanno, avevano conosciuto il loro eccentrico nonno. Lo vedevano per la prima volta perché era un vecchietto arzillo, tanto eccentrico quanto ricco, sempre in viaggio intorno al mondo. James aveva visto balenare la speranza di ereditare, come uno dei suoi unici due nipoti, quella decantata ricchezza. Del resto giocava in una squadretta di football che non gli offriva alcuna speranza di avere una carriera luminosa.
Se con qualche moina fosse riuscito ad accaparrarsi la simpatia dell’energico vecchietto e la conseguente eredità si sarebbe sistemato per tutta la vita.
Così per arruffianarselo aveva mostrato un interesse spropositato per la vita di montagna quando questi aveva parlato della sua meravigliosa baita  immersa nel verde.
Talmente spropositato che, pensando di fargli piacere, il nonno li aveva invitati a passare lì l’estate. Che fare? Non poteva certo rifiutare. E con lui anche Caroline, che invece sognava le dorate coste dell’oceano.
Sbuffò, chiudendo gli occhi per un attimo. Era appena uscito da una storia durata sette anni con quello che credeva sarebbe diventato il suo compagno di vita, era stata una bella batosta. E come se non bastasse si ritrovava isolato in mezzo alle capre senza altra distrazione che non Caroline, che gli avrebbe sicuramente reso la vacanza un inferno….



Aprì gli occhi, sentendo qualcosa pungolargli un fianco, e cacciò uno strillo assai poco virile, tirandosi su di scatto.
“Non fare tanto chiasso, non mi sembra il caso.”
James si portò una mano al petto, cercando di calmarsi. Quello che a prima vista aveva scambiato per uno spettro, si rivelò in realtà un ragazzo, di una ventina d’anni, ad occhio.
Non c’era però da meravigliarsi che si fosse spaventato; il sole era calato, doveva essersi addormentato, ed il ragazzo era di un pallore spaventoso, aveva dei lunghi capelli incolori raccolti in una treccia e gli occhi rosati, come quelli dei conigli. Qualche secondo per connettere il cervello gli ci volle, poi realizzò che probabilmente il ragazzo era albino.
E anche piuttosto scorbutico, perché gli pungolò di nuovo il fianco con un bastone. “Alzati, avanti. Il modo più semplice per farti sbranare dai lupi è quello di dormire in mezzo al sentiero di notte.”
Aveva un modo di fare talmente rigido e brusco che a James venne voglia di balzare in piedi gridando signorsì, signore!
Si alzò lentamente, invece, prendendo le valige. Si voltò per ringraziare il ragazzo ma si accorse che era già lontano, lungo il sentiero.
Che tipo…
Con un sospiro si incamminò, trascinandosi dietro i bagagli.
Gli ci volle una mezz’ora buona, il cielo era ormai coperto di stelle, per arrivare alla baita.
“Jameeeeees!”
Caroline lo aspettava sulla veranda, sbracciandosi. “James, questo posto è meraviglioso!”
Stava ancora sognando?
“C’è l’acqua calda, la tv via cavo e persino la sauna e una jacuzzi!”
D’accordo, stava proprio sognando.
“Per non parlare del fusto che il nonno ha assunto come tuttofare e che ci sta preparando una grigliata sul retro!”
No, non stava sognando, era morto ed era in paradiso. E il tizio albino di prima probabilmente era l’angelo della morte.
Senz’altro.
Un fusto che cucinava carne alla griglia era quanto di più sexy potesse immaginare.
Fece gli ultimi metri fino alla baita di corsa, mollando le valige all’ingresso. “Non mi stai prendendo in giro, vero?”
Caroline scosse la testa. “No, te lo giuro! Kurt, il tuttofare, ha detto che il nonno non ha badato a spese quando ha fatto costruire questa baita, generatore di corrente autonomo, pannelli solari e altre cose che non ho capito ma… Oh, che importa! Questo posto è un paradiso!”
Be, aveva ragione allora. Era in paradiso. Ma non era morto, il che era decisamente meglio. “Credo che andrò a dare un’occhiata a questo Kurt”, disse.
Caroline gli diede un calcio. “Cerca di non accaparrarti anche questo fusto, conquistatore!”, disse divertita, facendogli una linguaccia.
James rispose con un gestaccio, raggiungendo il retro.
Scrutò attentamente il ragazzo chino sulla griglia, mentre si avvicinava. Non male. “Ehilà, che buon profumo”, disse, avvicinandosi. “Sono James, tu sei?”, domandò, anche se Caroline gli aveva già detto tutto.
“Io sono Kurt”, rispose l’altro, stringendogli la mano. Era un bel ragazzone sulla trentina, bruno, abbronzato, il tipico montanaro. “Vostro nonno mi paga per tenere in ordine tutto quanto quando non c’è, mi ha incaricato di assicurarmi che sia tutto di vostro gradimento. Prego, sarai affamato”, aggiunse, mettendo alcune salsicce su un piatto.
“A quanto mi dice Caroline, è più che di nostro gradimento”, rispose, sedendosi sui gradini della veranda e prendendo il piatto che Kurt gli porgeva. La carne aveva un profumo delizioso; il gusto non era da meno. “Fantastico”, mugugnò.
“Vi piace?”
James annuì, masticando la salsiccia di gusto. “Mh, una curiosità”, disse poi. “Salendo ho incontrato un ragazzo, sai se abita nei dintorni?”
“Un ragazzo?”
“Si, alto, magro. Penso sia albino perché era bianco dalla testa ai piedi.”
James inghiottì il boccone, ripensando al giovane. Nonostante l’espressione burbera e irritata aveva davvero un bel viso. E degli occhi davvero particolari…
“Oh! Stai parlando di Diamante”, esclamò Kurt, accigliandosi lievemente.
“Diamante?”, si intromise Caroline, che li aveva raggiunti per cenare. “E’ carino?”
“Si… Be, suppongo che si possa definire così… Ma io ci starei alla larga se fossi in voi.” Kurt era sempre più accigliato.
“E’ pericoloso?”, domandò James.
Il ragazzone scosse la testa, accennando un vago sorriso. “No, quello no. Ma non piace a nessuno, al villaggio. Quando viene a comprare o vendere capita spesso che finisca con una lite. E’ brusco, chiuso e fatto alla sua maniera, una parola sbagliata lo manda in escandescenza. Del resto, ha un lupo, come animale domestico, dovrebbe darvi un idea del suo carattere.”
Caroline perse improvvisamente ogni interesse verso il misterioso albino, dirottandolo su Kurt, che parve felice della cosa.
James invece si alzò, pensieroso. Una sfida era proprio quello che ci voleva per smettere di pensare al suo ex. E conquistare un tipo del genere poteva rivelarsi una sfida. Ribelle, burbero e apparentemente selvaggio.
“Faccio quattro passi per digerire”, annunciò, incamminandosi. Non si allontanò di molto, non era uno sprovveduto che si addentrava nella foresta di notte. Si sedette sull’erba, concedendosi finalmente un attimo per pensare.
Caroline aveva ragione. Quel posto era stupendo, e tutti i comfort di cui era dotata la baita rendevano effettivamente quella vacanza meno terribile di quanto aveva sperato. Sogghignò mentre immaginava di riuscire a convincere il misterioso albino a fare un bagno nella vasca idromassaggio con lui…
Venne distratto da quei pensieri da un riverbero argenteo; sollevò gli occhi appena in tempo per  vedere un cavallo - anche se chiamarlo cavallo era riduttivo – sfrecciare tra la boscaglia rada di fronte alla baita.
Ad un tratto si fermò, voltando il muso verso di lui. Per un istante che parve interminabile lo fissò, con gli occhi neri come la pece, dopodiché impennò, con un nitrito, e galoppò via sparendo nel folto della boscaglia.
James rimase a bocca aperta, per quanto fugace era stata un’apparizione maestosa. Quello che aveva visto era un’animale possente dal manto candido e con una grazia nel portamento che, se non fosse stato impossibile, avrebbe giurato di aver appena visto un unicorno.
“Hai fatto la conoscenza di Polvere di Stelle, a quanto vedo.”
James sobbalzò, preso alla sprovvista. “Cristo santo, Kurt! Mi hai fatto venire un colpo”, esclamò. Era la seconda volta in una giornata che prendeva uno spavento del genere, di quel passo sarebbe morto prima della fine dell’estate. “Siete sempre così silenziosi qui?”
Kurt, che aveva iniziato a ridere tanto da farsi venire le lacrime agli occhi scosse la testa. “No, no…”, disse appena fu in grado di articolare qualche parola. “Non sono stato affatto silenzioso, ma Polvere di Stelle fa questo effetto. Ti incanta.”
James doveva ammettere che aveva ragione. “A chi appartiene?”
“Solo a sé stesso.” Kurt sorrise, sedendosi accanto a lui. “E’ il nostro mostro di Loch Ness, diciamo. Mio nonno dice che fa la sua comparsa di tanto in tanto, a distanza di anni, resta per qualche tempo poi sparisce di nuovo. Inoltre giura che suo nonno, a sua volta, gli raccontava la stessa cosa quando era piccolo.”
 James fece uno sbuffo divertito. “Leggende d’alta montagna?”, chiese, scuotendo la testa.
“Forse”, ammise Kurt, alzandosi. “Però devi ammetterlo, quel cavallo ha qualcosa di magico…”
Lo lasciò da solo, per rientrare. Probabilmente per fare il filo a Caroline.
James rimase ancora un po’ seduto sull’erba. SI, doveva ammetterlo. Quel cavallo aveva qualcosa di magico…
   
 
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