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Autore: visbs88    09/12/2011    1 recensioni
Era una cosa sbagliata sognare una felicità che non avrebbe mai raggiunto?
[Scritta per la Gift Boxes Challenge, prompt Albero di Natale, "Non ci arrivo".]
[Partecipa al'iniziativa Un prompt al giorno, prompt Festa in maschera]
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DREAM

 
Iniziative: Gift Boxes Challenge, Un prompt al giorno (Fanworld.it).
Prompts: Albero di Natale, “Non ci arrivo” / Festa in maschera.
Titolo: Dream.
Introduzione: Era una cosa sbagliata sognare una felicità che non avrebbe mai raggiunto?
Rating: Verde/Per tutti.
Generi: Nonsense, Surreale, Triste.
Avvertimenti: One-shot.
Numero parole (Contatore Word): 585.
Disclaimer: i fatti descritti in questa storia sono di mia pura invenzione; i personaggi mi appartengono e sono completamente di mia fantasia. Occorre il mio permesso per citare pezzi della storia, tradurla, riprodurla altrove o trarne ispirazione.
 

Buona lettura.
 

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Le luci dell’albero di Natale scintillavano, facendo luccicare le palline d’oro che lo addobbavano.
- Metti la stella sulla punta, Jimmy.
Jimmy non aveva mai sentito quella voce, ma non si fece domande. Si alzò in punta di piedi per raggiungere la cima dell’alto abete.
- Non ci arrivo – mormorò, deluso e confuso – Non ci arrivo, non ci riesco.
Si girò per guardare chi gli avesse parlato. Nella stanza ballavano tante persone. Erano tutti adulti, vestiti con abiti ampi, antichi, pieni di pizzi e merletti. Non c’era musica, ma quelle persone volteggiavano leggiadre comunque. Molte sembravano fluttuare nell’aria, prive di peso.
A Jimmy quello spettacolo piaceva. Quelle figure non gli facevano paura, perché erano molto belle e sembravano trasmettere un messaggio di serenità. Quei vestiti erano molto strani, ma Jimmy pensò che fosse tutta una festa in maschera…
Nell’istante in cui l’idea attraversò la sua mente le maschere comparvero, coprendo i volti delle persone che continuavano a ballare. Ed entrarono nella stanza anche persone travestite da Babbo Natale, da supereroi, da scheletri, da animali.
Una gigantesca festa in maschera. E lui era vestito normalmente. Forse era perché doveva addobbare quell’immenso albero di Natale. Anche se mancavano ancora molti mesi al Natale.
Gli addobbi erano proprio tantissimi. Non li aveva messi tutti lui. Per terra erano ancora sparse delle palline rosse ed oro, insieme ad alcuni angioletti in terracotta, a pupazzetti colorati, e ad un gran numero di regali tutti infiocchettati. Jimmy sapeva che li avrebbe aperti più tardi, anche se in realtà moriva dalla voglia di farlo subito. Erano di tutti i colori, rossi, verdi, viola, rosa, blu, gialli, di tutte le dimensioni, di tutte le forme. Erano rotondi o quadrati, grandi o minuscoli. Ma tutti avevano un bel biglietto natalizio con scritto “Per Jimmy”. Erano tutti per lui.
Ora però non era il momento di occuparsi di loro. Jimmy alzò lo sguardo, cercando di scorgere la punta di quell’albero di Natale altissimo. Qualche minuto prima avrebbe potuto toccarla, ora invece era talmente in alto che pareva sfiorare il soffitto.
Jimmy strinse forte la stella dorata che teneva in mano e che doveva arrivare assolutamente sulla punta dell’albero. All’improvviso udì delle campanelle trillare. Guardò alla propria destra e si ritrovò una fatina proprio davanti al naso. Sgranò gli occhi e le sorrise. Era molto bella, aveva i capelli rossi, un vestitino azzurro ed una minuscola bacchetta magica. Disse qualche parola che Jimmy non capì, quindi con le sue manine minuscole afferrò la stella, che era grande quasi come lei, se non di più. Riuscì a sollevarla senza sforzo e volò in alto. Dopo un po’ Jimmy, che l’aveva seguita con lo sguardo, non la vide più, perché la cima dell’albero di Natale era davvero lontana. Tuttavia il bambino sorrise e tornò a guardare gli invitati alla festa in maschera, sicuro che la fatina avesse sistemato bene la stella.
Le persone continuavano a ballare, girando su se stesse in eleganti piroette. Anche i mostri più brutti sembravano aggraziati. Tutto sembrava brillare.
Era troppo bello per essere vero…
 
La mamma lo colpì con uno schiaffo. Jimmy piangeva. Si rannicchiò su se stesso. La mamma era arrabbiata perché lui fantasticava sempre troppo anziché aiutarla in qualche modo. La loro casa era grigia, quasi senza mobili. Jimmy non aveva papà.
Jimmy era un bambino molto solo, solo in una casa triste con una mamma che non lo aveva mai voluto.
Jimmy non capiva perché lei lo picchiava.
Era una cosa sbagliata sognare una felicità che non avrebbe mai raggiunto?
 
 
 

Spazio autrice:
Il nonsense non riesce a venirmi fuori allegro, mi dispiace. È parecchio che non faccio capolino in questa sezione, un po’ mi mancava. Mi è piaciuto cimentarmi di nuovo in una nonsense, anche se è un po’ diversa da quelle che ho scritto in precedenza. Spero di aver reso bene il senso di irrealtà che volevo trasmettere nella prima parte. Ovviamente è tutta una fantasticheria di Jimmy, tutto un suo sogno che vedo come un desiderio di gioia e bellezza, di vivere in un mondo di luce e felicità che purtroppo è molto lontano da lui. Spero che questa mia spiegazione sia inutile, ovvero che tutto si sia capito dalla storia e dalla sua conclusione. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va.
Un bacione, visbs88.
   
 
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