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Autore: Antiva    09/12/2011    6 recensioni
"«Le mie frasi cosa?»
«Sono sempre le stesse.»
La ragazza si bloccò, non riuscì a dire una parola.
«Sei noiosa.»
Noiosa? Era tutto quello che sapeva dire? Dove erano finite le offese, le frecciatine, gli sguardi di sfida?
«Lei mie frasi cambieranno quando tu cambierai.» Sibilò quella frase con sprezzo."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Firework:

 

«Che ci fai qui?» La ragazza lo domandò senza velare il disprezzo. La schiena del ragazzo, illuminata appena dalle lampade, le era bastata per riconoscerlo.

Il ragazzo non rispose, non si girò nemmeno, ma lei sapeva che l’aveva sentita.

«Che ci fai qui?» Ripeté stizzita.

«Quello che fai tu.» Il ragazzo non l’aveva ancora degnata di uno sguardo, guardava davanti a sé con i gomiti appoggiati alla ringhiera della terrazza della scuola e le mani sospese nel vuoto.

«E cosa faccio?»

«Attendi per lo spettacolo»

«Be’ scendi. Se vuoi vederlo devi farlo dal giardino, come tutti.»

«E perché?» Il ragazzo finalmente si girò verso di lei, attraversandola con lo sguardo.

«Sono le regole.»

«Neanche tu dovresti essere qui, allora.»

«Lo sai anche tu: sono l’organizzatrice, sono qui per supervisionare. Io mi attengo alle regole, quindi evita di accusarmi. Tu invece, non le segui le regole della scuola, ti credi forse più degli altri?»

Il ragazzo si limitò a sospirare stancamente, lasciando a mani vuote la ragazza pronta a rispondere a tutti i suoi fastidiosi commenti. «Le tue frasi…» disse il ragazzo in un soffio.

«Le mie frasi cosa?»

«Sono sempre le stesse.»

La ragazza si bloccò, non riuscì a dire una parola.

«Sei noiosa.»

Noiosa? Era tutto quello che sapeva dire? Dove erano finite le offese, le frecciatine, gli sguardi di sfida?

«Le mie frasi cambieranno quando tu cambierai.» Sibilò quella frase con sprezzo.

Il ragazzo diede un colpo secco alla ringhiera con le mani, si girò di scatto e cambiò completamente tono «Cambiare? Cambiare cosa? Cosa diavolo è che per te non andava in me, eh?»

«Ma cosa…?»

«L’anno scorso. L’anno scorso, cazzo. Lo so che lo ricordi, non fare quella faccia»

«L’anno scorso cosa?» Ma il ragazzo aveva ragione, lei ricordava tutto. Ogni parola, ed ogni attimo.

«Perché mi volevi diverso? Dicevi di amarmi, ma dicevi di non volerti far vedere con uno come me. “Uno come me”… Si può sapere che cazzo voleva dire?»

Ora la ragazza si stava arrabbiando davvero. Tra loro c’era come un patto silenzioso: non avrebbero mai parlato di quello che era successo, né fatto intendere a nessuno della loro storia. «La smetti di urlare? Vuoi che qualcuno ci senta?»

«Sono tutti in giardino, maledizione! Non ci sente nessuno! Sei uguale a com’eri l’anno scorso “pensa a cosa direbbero gli altri”, “cosa penserebbero”,…»

«Ma te l'ho spiegato il perché!»

«Be’ rispiegamelo, allora»

«Dio! Quante volte te l’ho dovuto ripetere? Ho una reputazione, lo capisci? E per quanto fosse egoista, non volevo sapessero che uscivo con “l’elemento peggiore della scuola” – sì, così ti chiamavano -. Non ho mai detto di concordare con loro, ma non potevo farlo sapere in giro. E comunque tu avevi detto che non ti importava!»

«L’ho detto perché mi piacevi, maledizione! Avevo creduto cambiassi idea!»

«Be’ non l’ho fatto! Mi spiace!» La ragazza si girò furiosa diretta alla porta. Il ragazzo sul momento non si mosse, guardò solo la schiena della ragazza che si allontanava, un piccolo passo dopo l’altro. Poi sentì uno strano fischio alle spalle. Lo seguì un botto imponente. D’un tratto il ragazzo si svegliò.

Attraversò la grandissima terrazza a lunghi passi, senza pensare. Più si avvicinava alla ragazza, più il suono dei singhiozzi smorzati di lei si faceva più chiaro. Lui, rude, l’afferrò per il polso. La tirò a sé.

«Se te ne vai anche questa volta tra noi due sarà finita davvero.»

Lei non parlò, guardò solo il cemento sotto le sue scarpe fingendo che lui non esistesse, come aveva fatto per tutto l’anno.

Il tempo però passava e i fuochi d’artificio continuavano a scoppiare alle loro spalle. Un botto più forte degli altri convinse il ragazzo a parlare.

«Guardami.» Lei non si mosse di un millimetro. «Ho detto guardami.» Le prese il mento, costringendola a guardarlo. Cercò di essere il meno rude possibile, ma per quanto si impegnasse il suo tocco rimaneva sempre troppo brusco.

Gli occhi di lei erano annebbiati dalle lacrime. Ne scendevano così tante… credeva di non riuscire più a fermarle.

«Mi dispiace...» sussurrò lei. Si svincolò dalla presa e se ne andò, lasciando al ragazzo solo la sensazione di aver di nuovo perso un pezzo di sé.

 

 

 

 

 

 

N.d.A.

È una FF piuttosto, ehm… “sempliciotta” xD, non ci sono stata su troppo… spero piaccia comunque. È  nata con l’intenzione di un bel bacio sotto i fuochi d’artificio, ma come al solito ho cambiato tutto.

È molto che non posto qualcosa, spero di non aver perso troppo la mano e di aver fatto un bel lavoro... Grazie mille per aver letto la mia storia!:) Spero sinceramente che vi sia piaciuta almeno un po', che per voi non sia stato tempo sprecato :) J

 

Giada

   
 
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