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Autore: rees    09/12/2011    6 recensioni
E se Jane risvegliasse la sensitiva dal suo stato di morte ipnotica? Se Jane dicesse a Lisbon di amarla ma lei non fosse pronta? Se Jane accettasse di uscire con Kristina Frye, arrivando a progettare il matrimonio? Se Lisbon si sentisse, ora, improvvisamente pronta? Enjoy
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'What does 'romantic' means?'
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Non è semplice, per lei, accettare quello che sta accadendo. Non è semplice rendersi conto di amare l'uomo che di lì a pochi giorni camminerà verso l'altare al braccetto con una donna che non è lei. Ancor meno semplice è sapere che dovrà stampare in volto un sorriso tirato quanto falso, mentre camminerà alle spalle della sposa che stranamente l'ha voluta in quel suo quartetto di damigelle.
È accaduto tutto così in fretta. Troppo, decisamente.
Un anno prima l'uomo che lei amava con tutta se stessa era riuscito a svegliare dall'ipnosi la futura sposa. Un anno prima, quello stesso uomo le aveva sfiorato le labbra in un bacio, sussurrandole che non avrebbero mai avuto un futuro perché lei non era pronta ad ammettere di amarlo e che non lo sarebbe mai stata. Un anno prima la futura sposa aveva chiesto all'attuale fidanzato di uscire di nuovo insieme. Senza imprevisti, questa volta, dato che il serial killer era stato catturato ed ucciso dall'agente dagli occhi verdi di cerbiatta. Un anno prima il consulente della squadra sette del Dipartimento Investigativo della California aveva accettato l'offerta. E se non era stata proprio una scintilla -dopotutto era universalmente riconosciuta la mal sopportazione di Patrick Jane nei confronti dei sensitivi- lentamente i due avevano iniziato a conoscersi ed apprezzarsi fino a giungere, tre mesi prima, alla notizia che aveva portato la mora ad ammettere che il suo biondo confidente era qualcosa -era molto- più di questo.
Per un periodo aveva pianto ogni notte. Stanca di dover vedere ogni giorno Kristina passare a salutare il suo Flick. Che razza di soprannome sia Flick per uno che si chiama Patrick, poi, ancora non lo ha capito. E continua a ripetersi che sono passati mesi dalla prima volta che lo ha sentito chiamare con quel nomignolo. Pessimo.
Però è la sua migliore amica. Accetterà tutto questo, per lui. Quel varco nel cuore non si risanerà mai più, ma quel peso opprimente potrebbe diminuire, prima o poi. Lo sa o forse lo spera. Senza contare che Patrick ha invitato al matrimonio il ricchissimo ed affascinante Walter Mashburne solo per farla svagare un po'. Le sue parole erano state “Andiamo, Rees, sono mesi che non esci con qualcuno. Tornare con Walter anche per una sola notte ti farà bene”. Che idiota. Non capisce, nonostante sia il fantastico mentalista del CBI, che non è una sola notte che vuole? E soprattutto che non è Walter? Non è mai stato Walter.
Ed ora, immersa nelle sue riflessioni, è con Kristina-si-scrive-con-la-kappa-Frye, intenta ad aiutarla con sorrisi melensi nell'ultima prova dell'abito per il fatidico giorno.
-Amo davvero Patrick, Teresa. Staremo bene insieme.
-Come?
-So che sei preoccupata per lui, ti chiedi se sia la scelta giusta, considerato che siamo usciti insieme per un anno dopo un periodo buio della sua vita. Ma saremo felici. Lo amo e lui ama me. È questo che ci farà vivere felici.
È questo che fa girare il mondo.
Non può perderlo così. Non può rischiare. Deve assolutamente uscire da quel vestito verde “Che si abbina deliziosamente con i tuoi occhi” e lasciare la sposina felice nel suo mondo di zucchero filato.
Fortunatamente il cellulare squilla. Teresa si ripromette che bacerà, prima o poi, chiunque la stia salvando da quella interminabile tortura.
-Lisbon. Si, certo. No, non preoccuparti. Arrivo subito. Fai venire anche Cho e dì a Van Pelt di indagare sulla vittima. Certo che risolveremo il caso entro tre giorni, non preoccuparti.
Chiude la chiamata e sfodera il suo miglior sguardo di scuse alla rossa prima di uscire a passo di marcia dalla porta e dirigersi verso il luogo del delitto. Non si è nemmeno cambiata, indossa ancora l'abito da cerimonia che le scivola leggero lungo i fianchi. Quello stesso abito che lo sposo non avrebbe dovuto vedere fino al matrimonio su ordine della pseudo-sensitiva. E trovarsi in equilibrio su un paio di scarpe dal tacco a spillo non è semplice.
-Jane! - Lo grida dalla macchina, appena si rende conto che non può scendere dall'auto in quello stato. Il biondo le si avvicina con il suo solito e mieloso sorriso – Non posso venire.
-Cosa? Ma sei qui?
-Grazie, idiota! Non posso scendere dall'auto. Non mi sono cambiata.
-Eri con Kris?
-No, ero con.... si, ero con Kristina.
Decisamente non è il momento per battute stupide. L'assenza di caffeina in circolo, l'aver sopportato Miss “Sono una sensitiva è ora che tu accetti questa verità, Patrick” e l'indossare quegli abiti che poco spazio lasciavano all'immaginazione (e che probabilmente avrebbero fatto evaporare l'acqua santa una volta entrati nella cappella, se non fosse che Patrick si era rifiutato di sposarsi secondo la cerimonia cristiana ma aveva optato per una chiesa sconsacrata), la fanno desistere dall'utilizzare il suo solito e tagliente sarcasmo.
Jane si affaccia all'interno dell'auto, sbirciando il suo abito e studiando il suo corpo e le sue gambe per qualche istante in un modo che, più che imbarazzarla, riesce ad eccitarla. Davvero, dovrebbe imporre ai suoi pensieri di darsi un contegno, ma è davvero difficile con Jane così vicino e così avido nell'osservare un qualsiasi dettaglio scoperto del suo corpo.
-Sai, questa cosa del matrimonio mi convince sempre di più.
-Come, scusa?
-Eh? Oh, no, nulla. Nulla.
Però lei ha sentito. Eccome se ha sentito. E non sa cosa pensarne. Patrick non è il tipo da sposarsi senza amore. O no? No. Non è possibile. Un uomo che per anni ha cercato la vendetta per la morte della moglie e della figlia non si sposa perché è divertente. Eppure... lui le aveva detto che l'amava, un anno prima. E dopo pochissimo aveva iniziato ad uscire con Kristina. Perché? Magari lui attendeva solo una sua reazione, sperava di vedere come lei l'avrebbe presa. E lei non aveva fatto nulla. E nemmeno ora ha intenzione di fare qualcosa. Non può. Gli uomini sposati non sono abbordabili. E anche se lui non è ancora sposato -di nuovo- lo sarà tra tre giorni. E lei non rovinerà il suo matrimonio. Non lo farà.
Osserva Jane che le da le spalle, intento a parlare con degli agenti locali, mentre un pensiero le attraversa la mente. Terribile e rapido. E non riesce più a cacciarlo.
“Per i prossimi tre giorni lui non sarà sposato. Hai ancora tre giorni.”
Inclina leggermente la testa di lato senza rendersi conto che è quello che Jane ha appena fatto. Ammira la sua schiena coperta dalla giacca, scendendo lentamente con lo sguardo.
Davvero non aveva mai notato il fondo schiena di quell'irritante uomo? Per tutti quegli anni si è persa davvero un bel panorama.
-Jane! - Grida di nuovo. - Non posso venire!
E lui torna, da bravo cagnolino. Sorride, anche con gli occhi, per una volta. E lei si perde in quell'azzurro. E il naufragar m'è dolce in questo mare. Naufraga davvero, lei, in quelle pozze azzurre, riprendendosi appena in tempo, prima di far notare a Jane che non riusciva a prestare attenzione ad altro che non fosse lui.
-Sto indagando anche per te, Lisbon. Poi torno e ti riassumo.
-No! Jane! Non voglio perdere il lavoro!
-Ascoltami, Teresa, la questione è semplice: o ti fidi di me, io indago e ti riassumo, oppure scendi con quel pezzo di stoffa che chiami abito e indaghi tu.
Incrocia le braccia e mette il broncio, davanti l'ovvietà di quello che il suo consulente ha detto. Non scenderà mai con quel cerchio di stoffa addosso. Sarebbe come essere nuda. E poi, l'uomo ha anche utilizzato il suo nome di battesimo, lo fa solamente quando vuole farle capire che non farà niente di stupido o compromettente. Il che avviene molto raramente.
-Ok. Vai. Ma niente piani assurdi se non appoggiati da me in persona. E quando arriverà Cho passi la palla a lui. Chiaro?
-Cristallino.
E mentre lui le volge le spalle, di nuovo, lei rimane a fissare la strada. A che serve essere poliziotta se poi una stupida falsa sensitiva non ti permette di fare il tuo lavoro per via del suo imminente matrimonio? Che poi, scegliere il vestito a tre giorni dalle nozze è da pazzi.
Il telefono squilla nella sua tasca.
-Lisbon. Capito. Passa le informazioni a Jane. È lui che sta indagando. No, no, non sono impazzita, credo. No, è tutto ok. No, davvero, solo un piccolo problema logistico. Ok, a dopo.
Passano attimi, secondi, minuti e lei è ancora in attesa di novità, dell'arrivo del suo secondo per evitare che Patrick le rovini definitivamente la vita e di un motivo valido per non fermarsi a riflettere sul loro assurdo rapporto. Perché più riflette e più si rende conto di quanto siano fatti per stare insieme, loro due. Non è una convinzione dettata dal fatto che lei lo ama con tutta se stessa ed è gelosa di quell'occhiceruleo uomo. È un dato di fatto. Lei, nonostante sia rigida sul lavoro, è ancora una donna che crede nell'amore eterno, che vuole ritrovare quell'ingenuità persa a causa della morte dei suoi genitori e solo lui può aiutarla in questo. E allo stesso tempo, tutti hanno sempre saputo che lei è l'unica ad essere in grado di tenere Patrick a bada senza far vagare il suo spirito libero nel mondo della fantasia fino a fargli perdere il senso della realtà e allo stesso tempo riesce sempre a non opprimere questo suo lato sbarazzino del carattere. Si completano, lei lo sa e anche lui. Ma nessuno, ormai, può ammetterlo. Non con quel pesante evento in bianco che è più ingombrante di un elefante.
Di nuovo attimi, secondi, minuti, ore e lei è ancora chiusa in macchina. Ma Patrick Jane non sarebbe Patrick Jane se non risolvesse i casi più semplici in un lampo. Raggiante, torna alla macchina.
-Cho ha arrestato l'assassino trovato dal sottoscritto. No, non ringraziarmi -aggiunge sorridendo quando vede la sua espressione imbronciata- Ora, se non ti dispiace, mi piacerebbe davvero essere riaccompagnato al Quartier Generale. Il mio divano mi aspetta da troppo tempo.
Sale in macchina senza troppi preamboli.
-Non stavo per ringraziarti. Non ne avevo alcuna intenzione. È il tuo lavoro.
-Veramente sarebbe il tuo, ma non capisco perché oggi non hai voluto fare nulla.
Come sempre, Lisbon rimane zitta, senza rispondere, limitandosi a mettere su quel broncio che rende gli uomini così vulnerabili. Sono la parte più sexy di quella splendida donna, le labbra. E gli occhi. Quegli occhi color smeraldo che con il sole estivo sembrano divenire verde acqua.
Prima di arrivare al Quartier Generale, però, fanno una sosta che il fantastico mentalista, preso dai suoi viaggi mentali in Lisbonlandia -viaggi che sa dovrebbe smettere di fare, per il bene di entrambi- non aveva previsto: il negozio di abiti da cerimonia in cui Kristina quel giorno avrebbe acquistato il vestito per lei ma anche per le damigelle.
-Che ci facciamo qui?
-Non crederai che io venga al CBI conciata in questo modo, vero? Non uscire, Kristina probabilmente è ancora dentro a provare e porta male vedere l'abito prima del matrimonio.
-Si, certo.
Scende in fretta dal SUV, con meno manovre possibili, in modo da non rimanere ancora più svestita di quanto già non sia, e corre verso il negozio. Kristina è ancora lì, con un abito diverso da quello che aveva provato quando lei era uscita, intenta a chiedere alle tre sorelle-damigelle se va bene quel ricamo, se l'altro fiocco non è forse troppo vistoso, se le spalline sarebbe meglio toglierle.
Improvvisamente si chiede cosa stia facendo lì, in quel negozio, con quell'abito indosso.
-Hey, Kristina, sono tornata. Mi cambio al volo che Patrick aspetta in macchina. Non l'ho fatto entrare per sicurezza.
Le tre damigelle la scrutano sospettose. Secondo loro, non si stancano mai di ripeterlo a Kristina, c'è troppa intimità tra la mora ed il biondino. Kristina, invece, si fida di entrambi -il che ha dell'assurdo, visto che la fiducia, almeno da parte di Teresa, non è corrisposta- e sorride raggiante ringraziandola della premura.
Lisbon entra nel camerino, tornando a vestire gli abiti del duro agente speciale, pronta per tornare al lavoro che, sebbene per due sole ore, le è mancato tremendamente. E si rende conto che in quell'atelier lei non vuole più mettervi piede.
-Kristina, scusami se te lo dico solo ora, ma non posso essere la tua damigella. So che ci tenevi per avere tre damigelle più una d'onore, ma in questo modo sarà molto più simmetrica la disposizione. Poi, se ci tieni particolarmente, puoi chiedere a Van Pelt, ma io non sono in grado di essere una damigella, non sapendo di avere tre donne come le tue sorelle al mio fianco che sembrano nate per questo ruolo.
Il sorriso della futura sposa si congela sulle labbra, fino ad assottigliarsi e divenire una fessura appena visibile.
-Teresa, mi sposo fra tre giorni, ho ordinato i bouquet, scelto i colori basandomi anche su colori che potessero intonarsi con la tua carnagione ed i tuoi occhi, oltre che con quelli delle mie sorelle e tu vieni a dirmi che non vuoi essere la mia damigella?
-Kristina, ti sto dicendo che non posso esserlo per più di una ragione, la prima è che non mi sento a mio agio in abiti così corti, la seconda è che non credo che verrò al matrimonio. Li ho sempre odiati e nemmeno per il mio migliore amico riesco a sforzarmi di farmi piacere l'idea.
Senza attendere ulteriore risposta, con gli occhi ricolmi di lacrime, esce dall'atelier, dirigendosi in fretta verso il SUV e pensando a tutte le scuse plausibili che può improvvisare per Jane. Anche se sa che a lui potrebbe dire qualsiasi cosa, anche che gli alieni stanno per rapirla, e lui non indagherà oltre, se lei non vuole.
Però Patrick Jane non sarebbe Patrick Jane se non manifestasse almeno un po' di curiosità e le lacrime che sgorgano rapide sulle guance arrossate della sua Stella Polare lo fanno sentir male.
La stinge tra le braccia, non appena si siede al posto di guida. La stringe mentre lei singhiozza sul suo completo migliore. Ma non è questo ad essere importante, ora. Ora è fondamentale, vitale quasi, capire come mai il suo angelo dagli occhi verdi sia in lacrime. Deve aiutarla per tutte le volte che è avvenuto il contrario, tutte quelle volte in cui era lui sull'orlo del baratro e lei era lì, per lui.
-Ehi, Rees, che succede? È colpa di Kristina o delle sorelle? - Si scansa da lei per guardarla negli occhi – Qualsiasi cosa ti dicano, qualsiasi offesa o accusa, tu sei perfetta, lo sai vero? Non dar loro ascolto, sono solamente invidiose di te, perché fra tre giorni la loro bellezza sfigurerà al tuo fianco.
-Non accadrà. Fra tre giorni, io sarò a casa mia, mentre Kristina e le sue sorelle ti verranno incontro per il giorno che entrambi ricorderete per sempre come uno dei più belli della vostra vita. Non sono fatta per essere una damigella, avresti dovuto capirlo con il matrimonio di Van Pelt ed O'Laughlin.
-In quel caso non è stata colpa tua. E vorrei aggiungere che, al contrario di quello che credi, anche in un abito rosa eri incantevole. Ma preferisco quello che indossavi stamattina. Ed ora, voglio sapere perché non verrai al mio matrimonio. Non come damigella, se non vuoi non sarò io a forzarti, ma come la donna che mi ha permesso di rimettere insieme i pezzi del mio cuore in frantumi.
Le asciuga le lacrime dal volto prima di lasciare un leggero bacio sulla sua fronte.
-Non posso. Non verrò al tuo matrimonio. Perché con tutte le donne esistenti, non dico al mondo ma almeno in California, hai scelto l'unica che credo sia per te totalmente inadatta. Lo so che avrei dovuto dirtelo prima, ma sono la tua migliore amica ed è mio compito incoraggiarti in tutto e se la ami, se la ami davvero e vuoi passare il resto della tua vita con lei, io non ti fermerò, ma sappi che non devi cercare una donna che non sia adatta a te solo per evitare di sentirti in colpa con la tua vecchia famiglia. L'hai detto tu stesso, che hai rimesso insieme i pezzi, ora puoi andare avanti ma non farlo avventatamente e non farlo temendo il passato. Tu hai un futuro, Patrick, hai tutta la vita davanti, sei giovane, sei un bell'uomo, e, anche se sei una spina nel fianco, hai una famiglia che ti vuole bene anche senza legami di sangue. E ora andiamo, che stiamo andando troppo per lo sdolcinato e non sono abituata.
Accende l'auto e mette in moto, per dirigersi verso il familiare ufficio, finché Patrick non decide di riprendere la parola.
-Sarebbe tanto sbagliato sposarsi senza amore?
-Credo sia la cosa più stupida che un uomo possa fare.
-Sapevo che c'è ancora del romanticismo in te.
-A quanto pare.
Rimangono in silenzio per qualche secondo poi, di nuovo, Patrick prende parola.
-E se l'unica donna di cui sei innamorato non corrispondesse i tuoi sentimenti? Perché non ripiegare sulla seconda scelta?
-Sarebbe ingiusto per la “seconda scelta”. Tu ragioni troppo, Patrick Jane. Smettila di pensare con la testa ed affidati, per una volta al cuore.
-Le ultime due volte sono rimasto ferito.
-Due?
-La prima con Angie, la seconda con te.
-Me?
-Che c'è? Mi rispondi a domande?
-Me?
-Te l'ho detto, un anno fa, che tu ed io non avremmo mai avuto un futuro perché tu sei troppo orgogliosa e ligia alle regole per ammettere di provare dei sentimenti. Ed ora, sono comunque arrivato quasi ai cinquant'anni e voglio tornare ad avere una famiglia. E se non avrò figli con Kristina, li adotteremo. Ma non voglio rimanere da solo.
-Non si sta con qualcuno perché non si vuole rimanere soli, credo tu lo sappia meglio di me, dopotutto. E comunque, dovresti saperlo che io non ti lascerei mai solo. Passo più tempo con te che a casa mia. Le persone che ci incontrano credono che andiamo a letto insieme, dato che non ci separiamo mai. Sono la tua migliore amica e non ti farei sprofondare di nuovo nel tuo baratro personale ricolmo di sensi di colpa.
-Non voglio tu sia solo la mia migliore amica.
Questa, per Teresa, è una dichiarazione non troppo velata. E la cosa migliore da fare, in casi come questo, è ignorare l'affermazione e rimanere in silenzio, almeno finché non avrà reso più limpidi i suoi pensieri. E non impiega troppo tempo a far chiarezza nella sua mente, anzi.
-Non dici nulla?
-Riguardo a?
-Al fatto che ti ho praticamente detto che ti amo.
-Devo andare prima a parlare con Wainwright.
-Perché?
-Chiederò un trasferimento immediato ad un'altra agenzia investigativa statale. Magari in Illinois, così da tornare dalla mia famiglia a Chicago.
-Cosa?
-Andiamo, non crederai davvero che a tre giorni dal matrimonio tu possa venire qui, dirmi che mi ami e sperare che io ti dica di lasciare Kristina? Ti amo, Dio solo sa quanto. Ti amo da così tanto tempo che ho quasi perso la cognizione del tempo, ma non sarò l'altra. Quella che distrugge i matrimoni. Non sono il tipo.
-Non ti sto chiedendo di essere l'altra. Ti sto chiedendo di essere l'unica. Una sola parola ed io vado da Kristina per dirle di annullare tutto.
-Te l'ho detto, non distruggo i matrimoni e anche se voi non siete spostati, lo sarete tra tre giorni. Sono venuta a Sacramento per fuggire da Sam, non sarà per me un problema trasferirmi di nuovo.
Scende dal SUV sbattendo la portiera, stanca di dover sostenere quella discussione ancora per solo pochi secondi. Si avvia rapidamente verso il portone d'ingresso lasciandosi dietro un Jane infuriato: perché le donne sono così complicate? Le ha detto che l'ama un'altra volta, nonostante si fosse ripromesso di non farlo perché era certo che lei non sarebbe stata pronta. Le ha detto che per lei avrebbe rinunciato ad un futuro con Kristina, che comunque a modo suo ama anche se non interamente dato che Kristina continua a credere di essere una sensitiva e lui questo, nonostante a lei ci tenga davvero, ancora non lo accetta. La realtà è che solo per Teresa farebbe di tutto. Se Teresa gli dicesse che crede di essere una sensitiva, lui inizierebbe a credere nei sensitivi. E dato che Teresa gli ha detto che non approverebbe mai un suo matrimonio con una donna che non ama, lui non sposerà Kristina. Lui vuole Teresa, che a lei piaccia o meno.
Tira fuori il cellulare e chiama Kristina. Deve assolutamente vederla per parlarle. -Kris? Possiamo vederci il prima possibile? No, non comprare l'abito. Fidati, non farlo. Kris, devo parlarti a quattrocchi.
Chiude la telefonata per salire sulla sua Citroen azzurra e partire verso un futuro cuore spezzato. Il suo, invece, prima o poi si risanerà, lo sente.

Teresa continua a lanciare occhiate verso il bullpen. Perché Patrick non è salito? Deve parlargli prima di andare da Wainwright. Ha ammesso che lo ama. Gliel'ha detto in faccia, non l'ha nascosto. E vuole sapere da lui se c'è davvero una possibilità che lui annulli il matrimonio a tre giorni dalla fatidica data.
Esce dall'ufficio per dirigersi verso l'attico, quell'attico nel quale il suo Patrick si rifugia ogni volta che vuole riflettere. Dopotutto, se non è nell'ufficio o nel cucinino si trova per forza lì.
Apre il pesante portone scorrevole per trovare la stanza vuota. Si avvicina lentamente alla scrivania e guarda fuori dall'enorme vetrata. Da lì si può vedere il parcheggio d'ingresso e nota che l'auto di Patrick non è più accanto al suo SUV. Ecco perché non l'ha visto in giro. Decide di aspettare lì. Sicuramente verrà direttamente in quella stanza. Si siede sulla brandina sgangherata, in attesa. Vorrebbe dare un'occhiata nei taccuini e nelle agende di Patrick ma non lo farà, perché non è certa di voler leggerne davvero i contenuti. Dopotutto si tratta sicuramente di pensieri riguardo la moglie e la figlia morte e sul fatto che è ancora innamorato di loro, nel profondo. Leggere cose del genere le farebbe solo male. Farebbe vacillare la sua volontà di chiedere a Patrick di rinunciare ad un matrimonio con una donna che non è incasinata come lei. Una donna che ha una situazione economica abbastanza agiata da permettere al suo amico dai ricci biondi di tornare al tenore di vita di quando fingeva di essere un sensitivo. Lei non potrebbe dargli nessuna di queste due cose. Però lei è la donna del video che aveva girato per l'agenzia di cuori solitari, anche se allora nessuno dei due lo sapeva. Lei è qualcuno di cui Jane si può fidare, lei è forte, è in pace con se stessa, forse non è migliore di lui, ma conosce il lato peggiore del suo carattere e lo ama ugualmente.
Inizia a fare avanti ed indietro per la stanza, aspettando. Più aspetta, più l'ansia aumenta, tanto che, non appena sente la porta aprirsi, i suoi nervi tesi la fanno voltare di scatto e registrare in meno di un secondo la chioma bionda, prima di saltargli addosso abbracciando l'uomo che ama.
-Scusami. Sono pessima, non avrei dovuto trattarti così.
Non sa perché ma è scoppiata in lacrime sulla sua spalla, forse a causa dello stress liberato in quell'abbraccio.
Lui la accompagna verso la brandina che costituisce il suo giaciglio più utilizzato e la fa sedere per poi mettersi al suo fianco. Nemmeno ha il tempo di tranquillizzarla che lei ritorna a parlare di getto, così velocemente che gli è impossibile fermarla.
-Non immagini quanto mi dispiace averti detto quelle cose. Non ti lascerei mai qui con quella sensitiva, nemmeno se dovessi rischiare di saltarti addosso ogni secondo della mia giornata. Sono la tua migliore amica e mi sono comportata malissimo con te. È solo che avevi ragione, come sempre. Non ero pronta ad ammettere di amarti. Però è così. Ti amo. E non riesco a pensare che tu possa sposare Kristina perché non la sopporto. Non l'ho mai sopportata ma per te ho finto fosse la donna che avrei voluto come migliore amica. Quindi ti sto per chiedere di fare una cosa che ho sempre detto mai avrei chiesto a nessun uomo. Ti sto chiedendo di non sposarla. Ti sto chiedendo di scegliere me invece di lei. Ti sto chiedendo di amare me, invece che lei. Perché non riesco ad accettare l'idea che lei possa essere la donna che dorme al tuo fianco ogni notte.
Per la prima volta Teresa alza lo sguardo verso gli occhi azzurri del suo consulente preferito che le posa una leggera carezza su di una guancia, prima di sfiorarle le labbra con un bacio.
-Ho già parlato con Kristina. Ora ci odierà, perché ho mandato a monte un matrimonio a tre giorni dalla fatidica data. Però avevi ragione, non si può sposare una donna per non rimanere soli. Quindi ho deciso che, presto o tardi, sposerò l'unica donna degna di diventare mia moglie. Mi hai detto che non è vero che sposando una donna che non amo non insulterei la memoria di Angie. Avevi ragione, perché sarebbe il contrario. È sposando una donna che amo e che sa quanto per me sia importante la mia vecchia famiglia che non rovinerei la loro memoria. Kristina non è così. Ha provato a farmi tornare quello di prima, quello che Angie voleva non fossi. Sposare Kristina sarebbe stato un insulto a mia moglie. Lei... Angie... se potesse suggerirmi chi scegliere... lei direbbe te.
-Credo... credo che dovrei parlare ugualmente con Wainwright. Sai, in teoria le relazioni tra colleghi sono vietate.
-Ti aspetto qui.

Sembrano passate ore, quando finalmente Teresa torna. Jane non può negare di essere parecchio in ansia. Non è stato facile inquadrare Wainwright e l'unica speranza che ripone in una sua “benedizione” è dovuta alla sua giovane età che gli permette di essere ancora un sognatore. Almeno spera.
-Allora?
Teresa non sa recitare. O meglio, sa recitare, ma non riesce a non sprizzare gioia da tutti i pori, quindi si limita a corrergli incontro per saltargli in braccio.
-Sei un consulente. Non valgono le stesse regole che per gli agenti. Questo però prevede che tu non possa fare domanda per diventare agente.
-Bah, non ho una gran passione per le armi. Specialmente se messe in confronto con una donna mora dagli occhi verdi di mia conoscenza.
-Oh, ma già devo essere gelosa?
Sorride maliziosa, prima di lasciarsi andare in un bacio senza precedenti. Uno di quei baci interminabili che tolgono il respiro. E non è mai stata una donna così semplice da conquistare, lei. Anzi. Però la giornata appena trascorsa sembra averla cambiata totalmente.
Se ne accorge mentre lentamente inizia a sbottonare il gilet di Patrick. Del suo Patrick. E non si limita al solo gilet. O alla camicia. Per troppo tempo ha atteso questo momento ed ora ha un solo pensiero: rendere suo Patrick Jane. Seduta stante.
E non è che Patrick sia proprio contrario, anzi. Le accarezza il profilo con le labbra, mordicchia il lobo della sua donna, la accarezza in un modo che con Kristina non aveva mai fatto. Non aveva mai sentito questo con la sensitiva. Ora i polpastrelli sembrano sprizzare elettricità, mentre, sotto il suo tocco, Teresa si inarca, avvicinandosi a lui. Ed è questione di secondi, prima che tutti i loro vestiti finiscano a terra, i loro corpi sdraiati sulla brandina, abbracciati.
Il ritmo del loro respiro aumenta sempre di più, portandoli ad avvicinare il momento in cui si sarebbero uniti per poi rallentare a godere ed assaporare la loro pelle e le loro labbra. Teresa lo accoglie dentro di se con un leggero sussulto, non appena il bisogno di diventare una sola anima diventa insopportabile.
E sentirlo così vicino le apre il cuore. Così a lungo ha atteso questo momento. Così a lungo ha desiderato che Patrick Jane l'amasse, la scegliesse e passasse con lei tutto il tempo del mondo ed ora sa che quel momento è arrivato. Quando, alla fine, si separano, ancora illanguiditi di piacere, non servono più parole. Si limitano a guardarsi negli occhi, sorridendo. E sanno di avere tutto il tempo del mondo, ora.


Spazio autrice
Allora, da quanto non mi faccio sentire? Mesi? Anni? Secoli? Non lo so, ho perso io stessa il conto. Ma questa one shot (6 pagine di word) mi ha prosciugato l'anima. Vi dico solo che ci sto su da giugno. E ora che è finita, non ne sono nemmeno soddisfatta. Il rating era previsto rosso e invece si è limitato ad un semplice arancione scarso. Bah.
Accetto ugualmente recensioni, sia chiaro, anzi, se riusciste a convincermi che questa cosa non è male come credo, mi fareste ancora più felice :D
Aoko
ps. Per la gioia di coloro che mi seguivano (taaaanto tempo fa) ho in fase di copiatura i capitoli di "Cuore in Me" e di "Forgive Me" :)
   
 
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