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Autore: UselessMManda    09/12/2011    3 recensioni
Mi schiudo come fanno i boccioli in primavera e piano mi lascio scivolare sul fondale di questa conca di ceramica e resto così, ferma, nascosta, in apnea.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non scrivo a scopo di lucro, i personaggi realmente esistenti non mi appartengono e quello che scrivo non è reale (almeno spero!) ed è in parte frutto della mia fantasia. L'altra parte è dei Subsonica, precisamente della loro canzone “Stagno” che, se volete, potete ascoltare in sottofondo mentre leggete.
[Come noterete alcune frasi sono prese paro-paro dal testo della suddetta canzone]



L'acqua è fredda.
L'ho guardata per qualche minuto prima di immergere una gamba, poi l'altra e sedermi nella vasca bianca, rannicchiandomi in quel gelo liquido che sembra scottare la pelle.
Ripenso a cosa è successo meno di un'ora fa e un velo di terrore si posa sui miei pensieri.
Le sue mani addosso a me, la polvere dell'asfalto che entra nelle narici, quel sapore dolciastro e metallico di sangue nella bocca.
Natale del cazzo.
Stringo più forte le gambe al petto e ricomincio a piangere, lasciando che le lacrime puliscano il mio corpo dalla terra prima di cadere nell'acqua stagnante.
È come se sentissi il ticchettio di un orologio e so che il tempo sta per scadere. Il tempo, in verità, continua a scadere. Scade ogni volta che la presa è più forte, che lo schiaffo è più violento. Ogni volta che finisco per diventare lo strato molle e macerato che galleggia su quest'acqua.
Respirare è sempre più difficile.
Restare con gli occhi aperti anche.
Mi schiudo come fanno i boccioli in primavera e piano mi lascio scivolare sul fondale di questa conca di ceramica e resto così, ferma, nascosta, in apnea.

L'acqua è fredda.
Finalmente sembra lenire le ferite dell'anima e spegnere il fuoco che avevo in testa.
Posso dischiudere le palpebre e immaginarmi riflessa sul filo d'acqua morta che mi separa dal resto della stanza, del mondo. Che mi separa da lui.
Ciò che invece trovo sono due occhi così simili e irrimediabilmente diversi dai miei. Talmente azzurri da sembrare grigi, talmente grandi da sembrare fari.
Ansima, è scosso, ha le mani rosse e le nocche ammaccate, come la mia pelle.
Immerge le braccia in quello stagno casalingo e mi tira fuori con tutta la forza e la gentilezza che ha in corpo. Mi appoggia sul tappeto e mi copre con quel delizioso asciugamano rosso che ho comprato pochi giorni fa sulle bancarelle del mercatino natalizio.
“Basta.” mi dice.
“Che cosa hai fatto?” gli chiedo sfiorando quelle mani malridotte.
“È il mio regalo per te.”
Sorrido tristemente a queste parole. “Questi lividi sono il suo.”
“Basta, ti prego. Ha perso completamente la testa.”
“Jared, aspettami di là. Mi vesto e vengo da te.”
Lascia la lieve presa delle mie braccia ed esce dal bagno chiudendosi la porta alle spalle.
Io mi alzo con cautela. I lividi, prima, e il freddo, poi, mi hanno intorpidito gli arti. Appoggio le mani alla vasca e, con una piccola spinta, mi metto in piedi ma rimango leggermente china a guardare lo spettacolo che mi si presenta sotto gli occhi: l'acqua, sempre pronta a specchiarmi, è ora torbida, sporca, striata di sangue. In un attimo riflette non il mio volto ma l'abisso nel quale sono caduta e che continua a trascinarmi giù, verso il centro della terra.
Decido di lasciare tutto così com'è, come una sorta di promemoria e poi d'un tratto, quel sorriso a labbra strette riaffiora sulla superficie, ricambiando il mio sguardo.
Mi volto verso di lui. “Arrivo.”

Niente più acqua, niente più freddo.
Distesa sul letto, sotto un enorme e caldo piumone con tanto di renne e slitta, penso che forse questo giorno di Natale non è poi da buttare del tutto. Osservo come Jared ha sistemato l'albero lì nell'angolo, le luci e i festoni lungo le quattro mura della stanza. Ripenso alla cena calda che è riuscito a rimediare dagli avanzi di un frigo quasi mai usato. Ascolto il lieve rumore della musica di sottofondo e gli ovattati chiacchiericci provenienti dalla strada.
Un lento e confortante torpore sale.
Adesso non esistono lividi o paure.
Jared si sdraia di fianco a me e sussurra qualcosa che non riesco ad interpretare. Non importa.
Non vedo più nessun male che mi possa ferire, almeno per stanotte non c'è nessun dolore.



Stagno – Subsonica


Resto fermo e nascosto
Nell'apnea di un fondale.
Nella cuora del tempo
Che continua a scadere
Sulla pelle ammaccata
Il mio regalo per te.
Non vedo più nessun male che mi possa ferire
Almeno per stanotte non c'è nessun dolore.
Lo stagno pronto a specchiarmi
E' un abisso per me
Che ricambia lo sguardo
Che mi parla di te.
Sulle nocche ammaccate
Il mio regalo per te.
Non vedo più nessun male che mi possa ferire
Almeno per stanotte non c'è nessun dolore.


http://www.youtube.com/watch?v=GdwdzpBVOhc

   
 
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