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Autore: Madrigal    10/12/2011    1 recensioni
«Sai bene di cosa ha bisogno Clarense per lanciare una nuova maledizione capace di fermarlo e » aggiunse Katherine distogliendo lo sguardo da Damon per posarlo sul suo interlocutore «sai bene che tu fratello non acconsentirebbe mai a sacrificarla»... Aspettando il 5 Gennaio.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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elisa

3x10 Disenchanted

 

“Sorridi Elena” consigliò a se stessa mentre entrava al Grill. Sperava che se le persone, i suoi amici, l’avessero vista ridere non le avrebbero chiesto «Come stai?» o ancora peggio «Devi andare avanti Elena, devi dimenticarti di lui», facendo chiaramente attenzione a non pronunciare il suo nome, per paura che il solo sentirlo nominare avesse potuto risvegliare in lei tutto il vuoto, l’amarezza, la disperazione che la sua partenza, per non chiamarla fuga, aveva provocato. Dopotutto doveva esserci abituata, questa non era la prima volta che Stefan spariva. Aveva passato tutta l’estate senza avere sue notizie, alla disperata ricerca di qualche indizio, di qualche traccia che l’avesse portata da lui; perché lui era stato costretto ad abbandonarla. Ora invece le cose erano diverse, lui aveva liberamente scelto di lasciarla e lei non poteva fare altro che andare avanti; quindi fece un profondo respiro e sorrise il più allegramente possibile mentre raggiungeva le sue amiche al tavolo.

 

Seduto al bancone del Grill, Damon percepì la sua presenza nello stesso istante in cui la ragazza mise piede nel locale. Non si voltò a guardarla, sapeva che era Elena. Un ghigno si disegnò sul suo viso quando riuscì a sentire la sua voce. Stava salutando le sue amiche. Probabilmente non si era accorta di lui. Piegò la testa per scacciare dalla mente l’atroce verità di quanto lui fosse invisibile ai suoi occhi “Io amo Stefan, sarà sempre Stefan”, quella frase continuava a lacerargli il cuore ora più che mai, perché ora capiva la verità di quelle parole, ora che suo fratello se ne era andato, ora che lei era sola e ancora cercava di lui.

«Tu devi essere Damon » una voce femminile pose fine a quei pensieri. Girò di poco il volto, per incontrare lo sguardo di una giovane donna.

«In carne ed ossa» rispose accennando un sorriso a labbra strette e alzando appena il sopracciglio. «Penserai che sia una pazza ma» la donna esitò un attimo prima di continuare «E’ da lungo tempo che desidero conoscerti».

Damon ritrasse un po’ la testa, cercando di avere una panoramica più completa della persona che aveva davanti. Lunghi capelli arancioni facevano da cornice a un viso perfetto, dai lineamenti delicati. Gli occhi che lo stavano osservando con interesse erano di un luminoso verde, il naso piccolino tempestato da chiarissime lentiggini suggeriva una personalità allegra e vivace, e le labbra rosa e carnose completavano il quadro: aveva il viso di un angelo ma il suo cuore aveva smesso di battere da molti, moltissimi anni.

«Damon» una voce a lui familiare lo riportò alla realtà, era lo sceriffo di Mystic Folls «abbiamo una questione di cui discutere».

«Certo» rispose il ragazzo continuando però a fissare la sconosciuta di fronte a lui.

«Ci rincontreremo presto» sussurrò allora la ragazza con voce dolce e così fioca che sembrava un fruscio lasciato dal vento e con passo leggero si allontanò da lui.

 

Alle tre ragazze al tavolo non era sfuggita quella curiosa scena. Non era questa la prima volta che una donna si avvicinava a Damon, ma sicuramente era la prima donna ad aver attirato la sua attenzione.

«Forse Damon ha trovato una nuova preda» suggerì Caroline, poi guardando Elena negli occhi aggiunse «Almeno ti lascerà un po’ di respiro».

Bonnie lanciò uno sguardo minaccioso all’amica, che per difendersi si affrettò ad aggiungere «Va bene ragazze, abbiamo tutte i nostri drammi amorosi. Io ho appena scaricato un ibrido che metteva il suo sire davanti a tutto, persino a me. Tu» aggiunse rivolta a Bonnie «hai scoperto che il fratellino di Elena ti tradiva con il fantasma della sua ex ragazza. E tu» concluse rivolta ad Elena «sei stata scaricata dal tuo fidanzato vampiro».

Bonnie accennò un sorriso; la loro vita sentimentale non si poteva di certo definire comune o banale.

«Dovete ammetterlo ragazze abbiamo bisogno di andare a caccia» azzardò la biondina, senza nascondere una certa soddisfazione per la scelta delle parole «E io conosco il posto giusto per farlo».

 

Al centro del salone di casa Lockwood, Alaric e il sindaco della città stavano discutendo animatamente quando lo sceriffo e il vampiro fecero il loro ingresso.

«Cosa succede?» domandò Damon avvicinandosi con passo deciso al mobile di liquori.

«Alcuni genitori hanno trovato morsi sui corpi dei loro figli» si affrettò a spiegare il professore.

«Pare che questi ragazzi fossero consenzienti» specificò immediatamente il sindaco.

«Andiamo Susan, questa non può essere una giustificazione» la rimproverò l’uomo.

Damon aggrottò le sopracciglia non riuscendo a capire come mai la signora Lockwood, solita a condannare ogni rappresaglia vampiresca, stesse ora minimizzando l’accaduto.

«Dopo che i genitori hanno segnalato il problema abbiamo messo sotto sorveglianza i ragazzi» iniziò a spiegare lo sceriffo leggendo lo sconcerto sul volto del vampiro «Frequentano tutti un locale, il Guilty Pleasure,[1] e abbiamo scoperto che Tyler ne è un assiduo cliente».

Liz non completò il discorso, non era necessario: il giovane ibrido si nutriva di sangue fresco proveniente da persone consenzienti e la mammina stava cercando in tutti i modi di proteggere il suo cucciolo. Un ghigno divertito si disegnò sul volto del ragazzo.

«Abbiamo somministrato ai ragazzi che frequentano il locale la verbena mischiandola alle varie bevande» continuò lo sceriffo «ma non sembra funzionare, gli ibridi continuano a nutrirsi del loro sangue».

«Quindi non ci resta che sculacciare il piccolo Tyler» suggerì il vampiro facendo un lungo sorso dal bicchiere di whisky che si era appena preparato.

«Io penserò ai ragazzi» una piccola donna di colore sui quarant’anni con il viso a cuore e gli occhi grandi e scuri come la pece fece il suo ingresso nella stanza attirando su di se gli sguardi di tutti.

«Clarence!» esclamò stupita lo sceriffo.

«Posso fare in modo che il sangue di questi ragazzi diventi veleno per quei mostri» continuò la donna guardando seriamente i suoi interlocutori «Ma tu » aggiunse rivolta a Damon «Devi far dimenticare l’accaduto ai genitori. Troppe persone in questa città hanno smesso di vivere una vita normale, compresa mia figlia».

«Oh Clarence!» esclamò premurosa Liz «Tutte noi siamo preoccupati per i nostri figli ma Bonnie è una ragazza eccezionale, forte e si è dimostrata all’altezza in molte situazioni difficili».

«Quindi lei è la strega madre» concluse Damon arricciando il naso in senso di disgusto.

 

Il locale era grande ma affollato di persone. Elena a forza riuscì a farsi largo in mezzo alla folla.

Il cantante con una curiosa capigliatura rossiccia stava sorseggiando una “noiosa Red Bull”, come lui stesso l’aveva apostrofata poco prima quando un ragazzo con insistenza aveva voluto sapere cosa stesse bevendo.[2] Poi il batterista diede il ritmo della canzone successiva e tutti i ragazzi iniziarono a saltare, muovendo braccia e teste, e a intonare insieme al cantante le prime strofe della canzone.

«For what you did to me and for what I’ll do to you, you get what everyone else gets. You get lifetime[3]

Nonostante la calca di persone, Elena riuscì a riconoscere a pochi metri da lei la ragazza che qualche ora prima aveva visto parlare con Damon al Grill. La osservò ballare, saltava e si muoveva con una grazia unica, aveva qualcosa di speciale nel modo di muoversi e una luce unica che sembrava irradiare dall’interno. Con grande sforzo Elena riuscì a distogliere lo sguardo da quella creatura incantatrice, proprio quando la fine della canzone lasciò la sala in un improvviso silenzio.

«This song is about no lovin’ somebody»[4] annunciò il cantante per presentare il brano successivo.

Le tre amiche si guardarono e scoppiarono a ridere, mentre le altre persone intorno a loro iniziarono ad urlare riconoscendo la canzone dalle prime note. Presto l’isteria generale le contagiò, si unirono così agli altri intonando le parole del testo.

«So take your gloves and get out. Better you get out while you can. When you go, would you even turn to say “I don’t love you like I did yesterday…”? Sometimes I cry so hard from pleading. So sick and tired of all the needless beating. But baby when they knock you down and out it's where you ought to stay. And after all the blood that you still owe, another dollar's just another blow. So fix your eyes and get up. Better get up while you can. Whoa, whoa. When you go, would you even turn to say "I don't love you like I did yesterday"? Well come on, come on. When you go would you have the guts to say "I don't love you like I loved you yesterday"»[5]

«Liberatorio, non è vero?» urlò Caroline per farsi sentire dalle amiche.

Le tre si abbracciarono e continuarono a saltare insieme dimenticandosi per un po’ dei loro problemi.

 

Il grimorio, circondato da lunghe candele bianche, era aperto sul tavolo del salone di casa Lockwood. Clarence teneva con la mano sinistra una coppa in cui aveva mischiato la verbena allo strozzalupo mentre l’altra mano era sospesa in aria; poi la strega iniziò il rito: la voce era quasi impercettibile, le parole incomprensibili, con movimenti alterni la mano destra si avvicinava e si allontanava dalla pozione. Improvvisamente la fiamma di ciascuna candela divampò e la donna riaprì gli occhi.

«Io ho finito» annunciò la strega porgendo la pozione allo sceriffo «Ora tocca a voi!»

 

L’insegna luminosa non lasciò loro alcun dubbio, Damon e Alaric erano arrivati al Gulty Pleasure.

Senza curarsi delle persone in attesa davanti al nastro rosso dell’ingresso, i due si avvicinarono al buttafuori. Non fu difficile per il vampiro convincere l’uomo a farli entrare così come non fu difficile convincere il barista ad aggiungere il liquido trasparente alle bevande.

La prima parte del piano era così conclusa, ora non restava loro altro da fare che aspettare che qualche ibrido sprovveduto addentasse la prima preda.

 

«Damon è qui!» furono queste tre parole di Bonnie a far sfumare il breve momento di normalità e far ripiombare le amiche nella loro strana realtà.

Elena seguì lo sguardo dell’amica fino a lui: Damon se ne stava in un angolo, non si era accorto di lei o almeno così credeva, e la ragazza dai capelli rossi gli era accanto. Stavano parlando quando lei, alzandosi delicatamente sulle punte dei piedi sfiorò con le labbra la bocca di lui. Elena non poteva crederci, era tutto così inverosimile, “Chi è questa donna?” “Da dove è sbucata?” iniziò a chiedersi la ragazza poi, per la seconda volta quel giorno, ordinò a se stessa qualcosa che non si sentiva “Non deve importarti, Elena”.

La mano che Caroline le appoggiò affettuosamente sulla spalla la fece scuotere. «Tutto bene Elena?» domandò con premura l’amica.

«Andiamo a bere» rispose Elena decisa allontanandosi verso il bancone.

Caroline guardò prima in alto poi verso Bonnie. Rimaste sole, la biondina si sentì libera di dar voce ai suoi pensieri «Cosa crede di ottenere Damon facendo così? Gli uomini, un giorno sono pronti a dichiararti il loro eterno amore e il giorno dopo…»

«Qualcosa non va» sussurrò piano Bonnie interrompendo il monologo dell’amica. Nonostante il frastuono la moretta era sicura che Caroline fosse riuscita a sentire le sue parole, così con un filo di voce aggiunse «Sento un’energia negativa in questo posto».

La vampira si guardò intorno alla ricerca di qualche indizio. Il locale era grande e gremito di persone; ragazzi bizzarri, originali, un po’ eccentrici ma nulla di strano, nulla che confermasse l’intuizione della strega.

 

«Chi sei tu?» domandò Damon alla ragazza.

«Lily» rispose lei regalandogli un ampio sorriso. I suoi occhi profondi e la sua voce armoniosa, come un canto dolce e delicato, sembravano cullarlo; il vampiro si sforzò per non arrendersi alla quiete che lei gli stava offrendo, quindi afferrò saldamente la creatura per le braccia.

«Non è questo che voglio sapere…Cosa sei tu?» chiese questa volta più deciso e diretto.

«Sono ciò di cui hai bisogno» rispose lei divincolandosi con estrema grazia dalla stretta del vampiro.

«Quello di cui ho bisogno» ripeté Damon con un sorriso beffardo «Come fai a sapere ciò di cui ho bisogno?»

La ragazza non rispose immediatamente. Si limitò invece ad appoggiare una mano sul torace dell’uomo, proprio dove un tempo aveva battuto il suo cuore, poi facendo aderire tutto il suo corpo a quello del vampiro, sussurrò «Perché io ti sento Damon».

 

«Un altro giro, Marc» ordinò Elena al barista togliendo per un attimo gli occhi da Damon e dalla sconosciuta «Questa sera voglio essere la me stessa allegra di un tempo, non siete d’accordo ragazze?»

Le due amiche si scambiarono un’occhiata complice e decisero di non condividere con Elena i sospetti della strega. Bonnie alzò il bicchiere in direzione delle altre «Alle ragazze spensierate di un tempo» brindò la ragazza. Ma subito dopo aver mandato giù un lungo sorso della bevanda scura bloccò con un movimento repentino il braccio di Caroline che stava per imitarla.

«Una di noi deve restare sobria, Caroline» spiegò Bonnie all’amica «Credo proprio che stasera sia il tuo turno».

«Andiamo a ballare!» esclamò Elena senza curarsi dello strano comportamento delle amiche, e afferrando Bonnie per un braccio la trascinò con sé. Caroline le guardò allontanarsi, contenta di rivedere un po’ di normalità nelle loro vite. Fu proprio quando stava per raggiungerle che la magia finì: un improvviso odore di sangue catturò la sua attenzione e senza lasciar tempo ad inutili spiegazioni scomparve.

 

Un piccolo soppalco sovrastava la grande sala con pista da ballo e palco; da molti anni però la scarsa manutenzione lo aveva reso inagibile al pubblico, almeno al pubblico mortale. Stefan era lì e guardò ancora una volta in direzione del fratello. «Non sarebbe tutto più semplice se Damon sapesse?» domandò con voce roca e sguardo accigliato alla sua compagna.

«Sai bene di cosa ha bisogno Clarense per lanciare una nuova maledizione capace di fermarlo e » aggiunse Katherine distogliendo lo sguardo da Damon per posarlo sul suo interlocutore «sai bene che tu fratello non acconsentirebbe mai a sacrificarla».

Stefan non riuscì a reggere lo sguardo della donna e girò la testa dall’altra parte. Era consapevole che anche lui un tempo, non molto lontano, si sarebbe opposto con tutte le sue forze a quel sacrificio ed anche ora, che aveva spento i suoi sentimenti, una strana sensazione gli impediva di agire in modo freddo e distaccato. Sacrificando la ragazza avrebbe detto addio a suo fratello e soprattutto avrebbe detto addio alla sua parte umana: senza di lei, sarebbe rimasto solo per sempre.

La vampira appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo interrompendo i suoi pensieri, poi strisciò lentamente dietro di lui lasciando che la mano scivolasse piano da una spalla all’altra indugiando un po’ sulla schiena: riconquistò così il suo sguardo e con un sorriso malizioso aggiunse «Dopotutto non credo che tuo fratello disprezzi le attenzioni di Indil».

 

Caroline seguì la scia dell’invitante odore che percepiva. Né la porta chiusa che si trovò di fronte né la scritta “ingresso riservato ai dipendenti” riuscirono a fermarla. La scena che si trovò davanti era alquanto raccapricciante. Al centro della stanza una giovane ragazza vestita con una succinta sottoveste nera, se ne stava distesa su di un divano di velluto rosso. Un rivolo di sangue le scendeva lungo il collo fino alla clavicola. Disteso a terra c’era il suo assalitore, Tyler, con il volto contratto in una smorfia di dolore.

«Stai indietro, Caroline» la esortò la voce di un uomo alle sue spalle. La vampira non ebbe bisogno di girarsi per capire a chi apparteneva quella voce. Era il suo professore di storia, Alaric Saltzman, che con una pistola in mano teneva sotto mira il suo ex ragazzo.

«Cosa sta succedendo qui?» lo interrogò la vampira materializzandosi di fronte all’ibrido, impedendo così all’uomo di sparare.

«E’ per il suo bene… fidati!» la tranquillizzò l’uomo mentre Damon, comparso alle spalle della vampira, infilzava una siringa di verbena nella schiena dell’ibrido.

La biondina guardò sconcertata la scena.

«Porta a casa Elena, la festa è finita» si limitò a dire Damon senza perdersi in inutili giustificazioni.

 

«E’ ora che tu vada» sussurrò Katherine all’orecchio di Stefan lasciando scivolare la mano lungo il braccio di lui «Allontanati il più possibile da qui e fa in modo che lui ti segua».

«Questo non sarà un problema» le rispose sicuro «Ho qualcosa che lui desidera riavere».

«Bene, ad una ad una tutte le tessere del domino cadranno e i primi a cadere saranno proprio i suoi soldatini» la vampira stava già pregustando la vittoria, dopotutto era stata lei a dare il via a quell’ingranaggio che le avrebbe restituito la libertà facendo sì che quei genitori denunciassero i morsi trovati sui corpi dei propri figli «Entro la fine del concerto il suo esercito sarà annientato e ben presto lo sarà anche Klaus».

 

Con passo pesante Elena entrò nella sua camera da letto.

«Cosa ci fai qui, Damon?» domandò all’intruso che la stava aspettando in piedi accanto alla finestra.

«Volevo assicurarmi che arrivassi a casa sana e salva» spiegò il ragazzo accennando un sorriso.

«Non sono così ubriaca» borbottò lei avvicinandosi al letto. Con la punta del piede destro contro il tallone del sinistro cercò di togliersi la scarpa, ma qualcosa non andò nel verso giusto e perse l’equilibrio.

Damon si materializzò alle sue spalle, abbracciandola da dietro e impedendole così di cadere «Non volevo insinuare niente del genere» le sussurrò lui all’orecchio nascondendole alla vista un sorriso divertito, poi tornando serio aggiunse «Mi preoccupo per te, Elena»

«Credevo che stasera avessi qualcosa di meglio da fare» insinuò lei sciogliendosi dall’abbraccio per voltarsi e guardare il suo interlocutore negli occhi. Poi quasi senza accorgersene aggiunse «Sai con la tua nuova amica…».

Damon, stupito dall’esplicita dichiarazione di gelosia della ragazza, alzò un sopracciglio e lasciò che un ghigno di soddisfazione gli si disegnasse sul viso. Elena sbuffò e si lasciò cadere senza grazia sul letto. Il vampiro le fu immediatamente accanto.

«Sto bene Damon» lo rassicurò lei esasperata «Non ho bisogno che tu mi faccia da balia»

Il ragazzo, ignorando le sue parole, si inginocchiò e iniziò a slacciarle le scarpe.

«Non hai niente di meglio da fare?» sbuffò lei irritata.

«Stai dicendo che non mi vuoi qui?» domandò a sua volta lui sfilandole le scarpe.

«Sto dicendo che forse c’è qualcuno che ti aspetta…» chiarì lei puntando i gomiti sul materasso in modo da poter alzare il busto e guardare così negli occhi il suo interlocutore.

«Hai ragione Elena, forse è meglio che io vada» così dicendo si avvicinò alla ragazza e sfiorandole la fronte con le labbra le sussurrò «Buonanotte Elena»

La ragazza fece un lungo sospiro poi con mano ferma bloccò il vampiro per un braccio «Oppure potresti rimanere per un po’…fino a quando non mi addormento…»

«Credo di poterlo fare » rispose il ragazzo regalandole il più dolce dei sorrisi.

Damon le si sdraiò accanto nel letto, mentre lei avvolta in una coperta si rannicchiò su un fianco.

«Mi avete tenuta all’oscuro di qualcosa stasera» sussurrò lei con le palpebre socchiuse «Cosa è successo, Damon?»

«Quel posto, il Gulty Pleasure, è una banca del sangue per noi vampiri e per l’esercito di Klaus» sintetizzò il vampiro «Liz finora era riuscita a tenere a freno i vampiri cattivi con la verbena, la madre di Bonnie stanotte..»

«Clarence è qui!» biascicò la ragazza in un attimo di lucidità «Strano che Bonnie non me ne abbia parlato» aggiunse poi lasciandosi sfuggire uno sbadiglio.

«Sai Elena ci sono molte cose strane che sono successe stanotte» concordò lui girando appena il viso per poterla guardare negli occhi. Ma gli occhi della ragazza erano ormai chiusi. Muovendo delicatamente il braccio, le sfiorò con mano ferma prima la guancia poi più giù la curva della spalla fino a trovare la mano di lei; la accarezzò piano poi le dita di lei si mossero a intrecciarsi con quelle di lui «Ricordi Damon?» gli bisbigliò «Hai promesso che avresti sempre scelto me»

 

 

 



[1] Guilty Pleasure è il nove del locale di Jean-Claude, personaggio delle avventure di Anita Blake.

[2] My Chemical Romance, Live in Hoboken, NJ.

[3] It's Not a Fashion Statement, It's a Deathwish, My Chemical Romance.

[4] My Chemical Romance, Live in Hoboken, NJ.

[5] I Don’t Love You, My Chemical Romance.

  
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