Fanfic su artisti musicali
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Autore: itslouverx    10/12/2011    0 recensioni
"Credi siα giusto smettere di sognαre, αnche se sαi che quel sogno non si αvererà mαi??". Sono una di quelle persone che non hα mαi smesso di 'sperαre' e di 'αmare'. PERCIO' SE SOSTIENI LA COPPIA *JEMI* QUESTA STORIA E' FATTA PER TE C:
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sto combattendo i miei demoni, ma nessuno mi sta ascoltando.

Da tempo, ormai, invano che grido aiuto...

ma sento solo il rimbombo della mia voce. Nuda, cruda.. stanca.

Sola.. ecco come sono. Sola nel buio.

Sfinita, allo stremo delle mie forze.

Dicono che quando si muore, si possa vedere tutta la propria vita.

Ma io vedo solo il tuo volto... e se incominciai a vivere solo dopo averti conosciuto?..

Se solo potessi sentire per l'ultima volta il suono dolce della tua voce,

se solo potessi vedere per l'ultima volta la luce dei tuoi occhi,

o il calore delle tue labbra carnose.. allora si, che potrei vincere.

Quello che ricordo sono i nostri corpi vicini, ad un soffio dalla morte in una stanza fredda e

poco luminosa. Credo sia stato il nostro primo incontro ricordi?

La prima volta che io venni in questo paesino sconosciuto.

Fosti la prima persona a capire realmente i miei sentimenti, come mi sentivo interiormente... spaventata e confusa. E tu, come il mio migliore amico dell'asilo nido, ed io come la tua principessa nascosta nella stanza più alta della torre, mi porgesti la tua mano come ancora di salvezza.



Stavo seduta a guardare fuori dal finestrino, con in mano uno starbucks

di 15 ore, ormai mancava poco alla fine del viaggio.

Non ne potevo più di guardare le solite montagne e i continui avanti e indietro delle hostess.

Non vedevo l'ora di sdraiarmi nel mio bel lettone e dormire almeno per le ore di quanto viaggiai...

Finora ho abitato in una città di nome 'Rocks' con mia madre e la mia gatta 'luna' finita la scuola non seppi cosa fare.. percio per una estate rimasi ad aiutare mia nonna al suo negozio tessile.

era la prima volta che venivo in questo paesino 'soundtrack' me lo consigliò mia nonna da tempo ma non la presi mai sul serio..

fino ad ora. Avevo bisogno di staccarmi, di ricominciare..

dopo quello che era successo....

....MA QUESTA E' UN'ALTRA STORIA dissi nella mia mente.

Questa estate voglio solo divertirmi e sono curiosa di sapere com'è questa casetta che la nonna teneva tanto in serbo per me.

Scesi dal treno e chiamai un taxi, erano gialli come quelli dei film!

Il signore mi aiuto con i bagagli gli diedi l'indicazione scritta in un pezzo di foglio. Avevo comprato una cartina del posto.. anche se non capivo ugualmente.. mi metteva molta di più confusione di quanto il viaggio non me lo avesse creato per sé.


Non capivo, forse il signore aveva letto male l'indirizzo e gli dissi se poteva nuovamente rileggere il biglietto. Ma lui con un gesto snob mi rispose 'prego, puo scendere'. COME PUO SCENDERE? Mi ha portato in una spiaggia sperduta del 'Soudtrack' secondo lui dovevo dormire sotto gli scogli? Senza nemmeno ribattere mi sbatte i bagagli in faccia e se ne andò di corsa.

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Rimasi lì impassibile, mentre svaniva nell'isolata stradina.

'e adesso?'. Il crepuscolo era ormai subentrato e chi sarebbe passato da qui, fino domattina?

In realtà quell'uomo non aveva sbagliato affatto, ero stata io che

arrivai alle conclusioni affrettate..

alle mie spalle era stata costruita una casetta nella spiaggia in legno.

Era la mia casetta in mezzo al nulla 'splendido'.

Ma pur per quanto fossi arrabbiata con mia nonna per avermi fatta mandare fino qui,senza un avvertimento mi sentì sollevata, ciò che volevo era tranquillità e riservatezza, e mia nonna mi conosceva troppo bene. Scesi le scale che mi portava alla spiaggia e mi incamminai anche se con molte pause a causa delle valigie pesanti che mi cadevano una dietro l'altra.

La casa era costruita da un legno lucido e duro, era posizionata in alto proprio per impedire all'alta marea di entrarmi dentro, era sorretta da pezzi di legni lunghi e retti.

Era stata creata una scaletta come quelle delle 'casette degli alberi' che facevo da piccola con mia cugina.

Entrai.

La stanza illuminata dal tramonto, dava alle pareti una leggera sfumatura di rosso e giallo e la rendeva accogliente.

Essa era composta da un letto matrimoniale e da due stanze: il bagno e una mini cucina. Piccola, comoda... 'perfetta' dissi con la gola secca.

Guardai fuori dalla porta: l'odore del mare, il vento che mi accarezzava i capelli e quella pace interiore che di trasmetteva.

'il mio piccolo paradiso' era stata la mia ultima parola. 

  
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