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Autore: Julia_Urahara    11/12/2011    3 recensioni
Fastidio. Un grande, enorme, gigantesco, assoluto fastidio. Ecco quello che provava Hibari Kyoya nel fissare, con astio mal represso, la presenza molesta che rispondeva al nome di Dino Cavallone mentre invadeva il proprio ufficio privato a Namimori.
[Dedicata a Giulia T., la mia Hibari-maniaca preferita]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Strawberry panic!
Genere: Fluff
Rating: Verde
Parole: 1016
Personaggi: Dino Cavallone, Hibari Kyoya, Tsunayoshi Sawada, Hayato Gokudera
Avvertimenti: Shonen-ai
Disclaimer: I personaggi appartengono alla magnifica Amano-sensei.

Note: Prima fan fiction che pubblico su Reborn, nata dai mei svariati deliri mentali D18 xD Adoro questi due e il loro rapporto, spero che apprezzerete la mia storia, e se avrete voglia di recensirla farete la felicità di una scrittice fallita *inchino*.
La dedico a Giulia T., mia compagna di viaggi mentali sul caro Hibari e sul povero Dino <3 e ringrazio con tutto il mio ammmmmore la mia adorata Harinezumi, che come sempre mi ha supportato nella scrittura e che mi ha trovato un titolo....grazie pulcina <3








Fastidio.
Un grande, enorme, gigantesco, assoluto fastidio.
Ecco quello che provava Hibari Kyoya nel fissare, con astio mal represso, la presenza molesta che rispondeva al nome di Dino Cavallone mentre invadeva il proprio ufficio privato a Namimori.
Non solo aveva avuto l’ardire di entrare nel SUO territorio disturbandone l’ordine e la disciplina, ma si era pure seduto senza chiedere il permesso sul SUO divano (luogo prediletto assieme al tetto della scuola per i pisolini ristoratori) starnazzando come un’oca, con l’evidente intento di fargli saltare i nervi.
L’unico motivo per cui si tratteneva dal prendere i tonfa e ridurlo in una piccola silenziosa poltiglia era che quel giorno si sentiva particolarmente di buon umore (per quanto potesse essere di buon umore il presidente del comitato disciplinare di Namimori, s’intende), dato che aveva avuto modo di sfogare i propri istinti combattivi su Sawada Tsunayoshi e il suo amico dinamitardo.
Dopotutto li ho avvisati tante, troppe volte di non osare fare casino nei corridoi della scuola, qualche livido è d’obbligo!, era stato il pensiero del moro poco prima di pestare i due che si erano fermati prima dell’inizio delle lezioni a chiacchierare qualche minuto fuori dalla porta della loro aula.
«Kyoyaaaaaaaaaaa, mi ascolti?» furono le parole che distolsero il ragazzo dai propri piacevoli ricordi dell’evento, portandolo a puntare gli occhi sul petulante biondo che lo guardava dal divano, dondolandosi leggermente.
«Che vuoi?» fu l’unica risposta sbrigativa di Hibari, che riportò quasi subito lo sguardo annoiato sulle scartoffie sopra la propria scrivania, su cui era comodamente appoggiato coi gomiti.
«Non essere così brusco, dai! Ti stavo raccontando dell’ultima volta che sono stato in Italia, ma tu continuavi a guardare il vuoto con aria inquietante…» mormorò Dino avvicinandosi a lui, poggiando la punta delle dita sul piano della scrivania.
«Stai invadendo il mio spazio vitale, Cavallone…» sibilò il più giovane fissando le sue mani come a volerle disintegrare con la forza dello sguardo.
«L’hai detto anche quando ho oltrepassato il cancello della scuola…»
«Ho uno spazio vitale molto ampio, qualcosa da ridire?» fu la rapida risposta, accompagnata da un sopracciglio leggermente sollevato.
«Sempre il solito scontroso! Dovresti imparare a sorridere più spesso sai? Saresti ancora più carino!» cinguettò il biondo, con un bel sorriso a illuminargli il viso radioso.
Peccato che la parola “carino” associata alla propria persona scatenasse in Hibari una reazione emotiva interiore paragonabile ad un piccolo tsunami. Reazione che spesso si manifestava attraverso i suoi fidati tonfa… e molto, molto sangue versato.
«E-Ehm, ti ho portato un regalino! Non mi pareva bello venirti a trovare a mani vuote!» si affrettò ad aggiungere Dino, prevedendo in un certo modo la propria dolorosa fine avvicinarsi.
Tornando sui propri passi, si chinò a recuperare una scatola rosa poggiata poco prima accanto al divano, rivelandone il contenuto: una piccola torta alla panna variegata con diverse fragole, dall’aspetto veramente delizioso.
«So che hai un debole per i dolci con le fragole, anche se fai di tutto per fingere che ti sono indifferenti!» commentò il biondo con un gran sorriso, avvicinandosi di qualche passo alla scrivania di Hibari.
In quello stesso istante accaddero diverse cose, in una reazione a catena catastrofica: Dino inciampò sui propri piedi calpestandosi un laccio di una scarpa (dato che i suoi picciotti erano assenti al momento, la sua mobilità era pari a quella di un orso ubriaco e zoppo) e la torta gli volò via di mano, mentre lui finiva lungo disteso a terra, andando a spiaccicarsi contro un incredulo –e di lì a poco furibondo- Hibari, che si ritrovò il viso, i capelli e l’uniforme cosparsi di gocciolante a appiccicosa panna.
Questa serie di funesti eventi riuscì a sorprendere il ragazzo, ormai impiastricciato da capo a piedi dalla torta, così tanto da lasciarlo paralizzato. Unico sintomo che rivelava la rabbia che gli stava montando dentro, lenta ma inesorabile, una piccola vena pulsante sulla tempia destra.
«K-K-Kyoya, scusami scusami scusami!! Mi è scivolata!» balbettò Dino alzandosi in fretta, impallidendo in maniera visibile alla vista dell’espressione da guardiano degli Inferi dell’altro, affrettandosi a recuperare un fazzoletto e una volta avvicinatosi guardingo alla sua sedia, tentando maldestro di ripulirgli la faccia.
Forse in quel preciso momento fu preso da un attacco di follia, oppure i suoi neuroni si ritrovarono in preda a un raptus suicida collettivo, ma la sua azione seguente fu un chiaro sintomo di come il masochismo fosse insito nella natura del giovane boss della famiglia Cavallone.
Con le labbra piegate in un tenero sorriso, si chinò fino a sfiorare col proprio viso quello di Hibari, prendendo in bocca una fragola che stava scivolando lentamente verso il suo colletto e lasciando sulla sua guancia appiccicosa un leggero bacio.
«Mmmh, dolce al punto giusto!» cinguettò, rialzandosi e leccandosi le labbra sporche di panna, con aria soddisfatta e leggermente beota.
L’unica risposta che ebbe dal moro fu preceduta da uno scintillio metallico nell’aria.


-Nello stesso istante, nel cortile della scuola media Namimori-
 
«Com’è possibile che quel pazzo omicida faccia ancora parte dei Suoi guardiani, Decimo?! Guardi come l’ha ridotta!» mormorò concitato Gokudera, mentre con una lattina ghiacciata cercava di alleviare il dolore alla guancia già leggermente gonfia di Tsuna.
«Non ti preoccupare Gokudera-kun… Hibari-san è fatto così, dobbiamo soltanto prestargli particolare attenzione!» rispose con un sorriso accennato il giovane boss, facendogli segno di lasciar perdere.
«Lei è troppo buono! Fossi io al Suo posto lo avrei già sbattuto fuori, altro che guardiano della Nuvol-ehi, cos’è stato quel rumore?» interruppe il suo sproloquio il dinamitardo, voltandosi verso la fonte di quel rumore.
«Guarda, è andata in pezzi una finestra al secondo piano. Ma… sbaglio, o è quella dell’ufficio di Hibari-san?»
«Ha ragione! La stessa da cui è appena volata fuori una persona, sembra…»
«M-M-Ma quello è… DINO-SAAAAAAAAAAAAAAAAN!!!» fu l’ultimo strillo isterico di Tsuna, prima che si precipitasse, con il fido braccio destro alle calcagna, in soccorso del povero Dino, finito a spalmarsi contro un albero nel cortile.
Dalla finestra in frantumi del secondo piano, un soddisfatto Hibari si gustava la scena, riponendo i fidi tonfa accanto a sé.
Anche quel giorno la pace, l’ordine e la disciplina erano stati riportarti a Namimori.





  
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