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Autore: FranciStewart    11/12/2011    4 recensioni
You never want what is easy to obtain.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV Robert




Londra, 7 Febbraio 2010.





«Andiamo Pattz, dobbiamo muoverci, la gente inizia ad arrivare.» 
«Aspetta devo accordare la chitarra.»
«Che cosa? Porca troia Rob muoviti, dobbiamo fare l'ultima prova!» il tono arrabbiato di Marcus mi irrita. Il concerto sta per iniziare lo so, ma che cazzo non mi lascia respirare neanche un attimo -afferro la chitarra e gli lancio un'occhiataccia. 
Prima di ogni "concerto", se così posso chiamarlo, esco fuori e prendo un pò d'aria. Il vento gelido di Londra mi aiuta a concentrarmi e mi rilassa. - scendo dal palco e mi avvio verso l'uscita del bar. Marcus mi prende bruscamente per il braccio.
«Dove cazzo stai andando?»
«Sai che devo uscire sempre prima di un "concerto".» sottolineo sarcastico la parola "concerto". Noi suoniamo per la gente quattro volte la settimana, il Lunedì, il Mercoledì, Venerdì e il Sabato. Ci facciamo il culo per sette ore e ci pagano di merda. Motivo per cui ironizzo su quella fottuta parola.
«Va bene Pattz, ma muoviti okay? Abbiamo una paga del cazzo, non possiamo farci licenziare.» dice serio mollandomi il braccio.
«Certo, lo so.» Mi allontano velocemente ed esco sbattendo la porta. Ovviamente è un locale talmente tanto vecchio e brutto che se non si sbatte forte la porta d'entrata, rimane aperta, che merda. Marcus è il mio migliore amico. Viviamo a Londra da un pezzo e facciamo questo lavoro ormai da quattro anni. Mi stupisco come ancora non ci abbiano mandati via; o come mai noi non li abbiamo ancora mollati. Per me è come un fratello, proprio per questo siamo amici da così tanto tempo, riesce a farmi capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. - mi avvio verso il bar accanto.
«Ciao Charlie puoi darmi per favore un caffeè bollente da portare via?»
«Subito, Rob.» le sorrido.
«Come mai oggi sei venuto così presto?»
«Oggi è Sabato, la gente arriva prima, quindi devo bere il mio caffeè caldo prima delle otto.» mi fissa sorpresa.
«E oggi a che ora finisci?» 
«Verso le cinque.» - cazzo sono così stanco, e ancora devo suonare quella cazzo di roba per altre nove fottute ore.
«Quando ti deciderai a mollare tutto?»
«E' quello che mi chiedo ogni giorno, Charlie.»  afferro il caffeè e chiudo sbattendo la porta - questa cazzo di abitudine - attraverso la strada e con un sospiro rientro nel bar. Con forza giro la maniglia gelata e richiudo accuratamente la porta.
«Rob! Dove cazzo eri? Stiamo per cominciare e non abbiamo potuto aspettarti per la prova finale.» è agitato, gli si legge in faccia. Lo seguo senza dire una parola. Afferro la mia chitarra, Jackson e Adam ci aspettano "dietro le quinte" . 
«Ragazzi. Ci hanno già detto di entrare?» chiede Marcus.
«Si, siamo in ritardo di mezz'ora. Sono tutti scazzati e urlano da un quarto d'ora.» 
«Dobbiamo andare, adesso.» propongo. Poi mi dirigo verso il palco, gli altri sono dietro di me. Una folla di ragazzi e ragazze ci acclama. Urlano, bevono e ridono, altri applaudono. La musica di sottofondo si ferma e la batteria di Jackson inizia a suonare. Lo accompagno con la mia chitarra e Adam accende la sua elettrica. La voce di Marcus, infine, completa il tutto. Il pubblico applaude, urla, canta. Le luci colorano i nostri volti di viola, rosso, verde, giallo e blu. Le casse ai lati sembrano scoppiare. I ragazzi in prima fila saltano e ballano. Chiudo gli occhi. Il suono della mia chitarra prevale su tutto. La voce di Marcus, così melodiosa ed emozionante accompagna i miei suoni. Mi isolo in un mondo in cui esiste solo la musica.





POV. Kristen






- "Si Cherie, ho capito. Passami a prendere tra mezz'ora. Non me ne fotte un cazzo se non sai cosa indossare, muovi il culo che ti sto aspettando." - 

Le chiudo il telefono e lo lancio nel letto. Mi passo una mano tra i capelli sospirando. Perchè ho degli amici così coglioni? Perchè? 
Afferro i jeans, le Converse, una maglia con lo scollo a V nera e una felpa. La mia valigia è praticamente formata da questi indumenti: felpe, converse e jeans. In realtà ho due gonne, ma hanno ancora l'etichetta. Apro la porta del bagno ed entro nella doccia. Figuriamoci se Cherie sarebbe arrivata in orario, ma dai. L'acqua è ustionante, ma fuori fa un freddo incredibile e cerco di riscaldarmi più che posso. A Los Angeles non è così. Lo sbalzo di temperatura è davvero spaventoso. Lì c'è sempre il sole, c'è il mare e l'aria è fresca. Qui, a Londra il tempo è sempre cattivo; il cielo è perennemente grigio e triste e fa un freddo inverosimile. Tutto sommato però è una città meravigliosa. Purtroppo sono qui solo per una settimana, un viaggio di vacanza con gli amici, e pensandoci mi dispiace lasciare questa città per tornare alle solite monotone abitudini.
Esco dalla doccia, dopo il lungo e interminabile paragone tra Londra e LA e indosso i vestiti che avevo già preparato. Mi asciugo velocemente i capelli e afferro il telefono. "Cinque chiamate perse da Cherie" cazzo. 

- "Cherie, scusami, ma ero sotto la doccia, dove sei?" -
- "Scusami? Cazzo Kristen sono davanti l'hotel da un quarto d'ora." - 
- "Dio, scusa, arrivo subito." - 


Prendo la chiave della camera, il telefono e chiudo velocemente la porta. Scendo le incessanti scale, inciampando più di una volta, ed esco dalla porta d'ingresso consegnando le chiavi al portiere. Correndo più velocemente che posso, apro la portiera e salgo in macchina sfinita.
«Sc.. scusa Cherie, scusa per il ritardo.» non avrei mai pensato di dovere essere io quella che si scusava per non essere stata in orario.
«In realtà sono appena arrivata. Ti ho chiamato un quarto d'ora fa dicendoti che ero già arrivata, solo per farti uscire più velocemente e per sentire queste magnifiche scuse.» dice facendomi l'occhiolino.
«Che cosa? Sei una stronza, oh.» dico ansimando.
«Si chiama vendetta, cara.» risponde ridendo, mentre accende l'auto.
«Lasciamo perdere, mh? Dove andiamo stasera?» domando.
«Ho visto al computer un pub non molto lontano da qui. Il locale non è molto accogliente, ma dicono che c'è musica dal vivo.» 
«Ah, va bene. Dobbiamo passare a prendere Mike?»
«Sì, con lui ci sono anche Paris e Jen.»
«Okay.» mi passo una mano tra i capelli e sorrido.
«Che c'è?» domanda Cherie.
«C'è Mike..» le faccio l'occhiolino.
«Aw, si non vedi che gonna che ho messo?» mi abbasso per vederla.
«Se avessi indossato solo gli slip saresti stata più coperta, giuro.» mi scappa una risata.
«Ah ah ah, davvero simpatica. L'ho messa apposta, non credi?»
«Questo l'avevo intuito.» continuo a ridere, ma smetto di ironizzare sulla sua minigonna.
Arriviamo all'hotel di Mike, di Paris e di Jen e Cherie inizia a comporre il numero. E' così stupido che siamo tutti sparsi per gli hotel di Londra. Siamo arrivati questa mattina e giunti in un hotel, ci hanno detto che erano disponibili solo tre posti, così Paris, Jen e Mike si sono fermati lì. Poi io e Cherie abbiamo girovagato per Londra, finchè non abbiamo trovato un hotel in cui era disponibile solo un posto e lì mi sono fermata io, perchè poi Cherie ha continuato con la macchina fino ad arrivare in un hotel non so dove. 
«Arriva, arriva, arriva!» 
«ArrivaNO, Cherie.» mi scappa un'altra risata.
«Sisi, certo.» l'ho persa, è ufficiale.
«Ciao ragazze.» Jen, Paris e Mike entrano in macchina. Decido di scendere e di lasciare il posto anteriore a Mike. 
«Non ringraziarmi.» sussurro all'orecchio di Cherie, che scoppia in una risata fragorosa.
«Okay, dove si va?» domanda Jen.
«Oh bhe, Cherie ha scelto un locale dove fanno musica dal vivo, è qui vicino.» rispondo.
«Ah okay, perfetto.» risponde Paris. D'un tratto mi fermo a osservare la mano di Mike nella gamba nuda di Cherie. Cazzo starà morendo, conoscendola.
«A.. arrivati!» scendiamo dall'auto. Il locale non è tanto male, forse un pò troppo piccolo, ma vabbè è la prima sera. Ci dirigiamo verso l'entrata, avvolgo con la mia piccola mano calda la maniglia congelata - vittima del freddo chissà da quanto tempo - e apro la porta. Una musica gradevole ci avvolge e spingendo tutta la folla di ragazzi e ragazze che ballano, cantano, urlano e saltano, ci sediamo in un tavolo. Mi guardo intorno. Il locale è molto piccolo e vecchio. La folla di gente non mi permette di osservare bene il palco e chi ci sta sopra, così decido di alzarmi. Ci sono quattro ragazzi. Uno alla batteria, uno con la chitarra elettrica, uno che canta e un'altro che suona la chitarra classica. Quest'ultimo da molto a riflettere. E' alla destra del cantante e tiene gli occhi chiusi. E' concentrato sulla sua musica, sulla sua chitarra. Indossa dei jeans, delle sneakers, una maglia marrone con lo scollo a V e una felpa blu aperta. Alla fine della canzone, i quattro ragazzi ringraziano la folla mandando baci e alzando le mani. Lui finalmente apre gli occhi e con un gran sorriso da un colpetto sulla spalla del cantante. I suoi occhi sono di un azzurro profondo, quasi blu. E' impossibile riuscire a vedere la bellezza e la gioia che emanano, data la lontananza da cui li osservo. Il suo sorriso è spontaneo e trasparente, le luci potrebbero anche essere spente, perchè quel sorriso potrebbe illuminare ancora di più l'intero locale. Il cantante afferra il microfono e urla:
«Grazie per essere qui, gente!» la folla è in delirio, poi continua - «Io sono Marcus, questo è Robert e loro sono Jackson e Adam e siamo felici e onorati di cantare qui per voi.» Robert. Si chiama Robert. Continua a sorridere, finchè non so come, quando nè perchè, il mio sguardo incontra il suo. Lui si fa serio, e mi guarda storto. Non capisce il motivo per cui io lo sto fissando in quel modo, da così tanto tempo. In realtà nemmeno io lo capisco. I suoi occhi pungenti continuano a fissare i miei.
«Ecco le vostre birre.» la ragazza del bar mi distrae e afferrando la mia birra cerco nuovamente il suo sguardo, ma lui li ha già chiusi e ha cominciato una nuova canzone. 
«Che succede, Kristen?» 
«Niente Jen, tutto okay.» prendo un sorso della mia birra.
«Uhm.. hai visto che carini quei ragazzi?» Cazzo, anche lei.
«Sisi, davvero carini.» altro sorso.
«Ma dove sono Mike e Cherie?» chiedo per sviare l'argomento.
«Oh, sono chiusi in bagno da almeno mezz'ora. »
«Chiu.. chiusi in bagno?»
«Si, stanno.. si insomma stanno scopando.» Oh certo, che stupida, come posso non aver capito? Prendo un altro sorso.
«Ah, okay e Paris?»
«E' lì in mezzo che cerca di farsi notare dal cantante.» scoppia a ridere e io la seguo, prendiamo un goccio entrambe e ne ordiniamo un'altra. Poi è successo tutto in fretta, non so come. Mi guardo intorno e noto sette bottiglie di birra nel tavolo e Jen che bacia un ragazzo del tutto sconosciuto. La mia vista si fa pesante e gli occhi mi bruciano. Mi sento confusa, mi gira la testa. Ho esagerato.
«Jen, ehi, Jen!» lei si volta a guardarmi con aria divertita.
«Aspetta Kristen, sono impegnata non vedi?» poi riprende a baciare il tipo che rideva accanto a lei. Devo chiamare qualcuno, devo assolutamente chiamare qualcuno. Mi avvio nel bagno delle ragazze e inizio a bussare a ogni porta, finchè dei lamenti non catturano la mia attenzione.
«Cherie! Cherie dove sei?» la voce diventa roca e il tono inizia a diminuire, la vista peggiora sempre di più e le forze mi abbandonano.
«Kristen, sono qui, che c'è?» Cherie apre la porta del bagno e si sistema, per quello che può fare, la minigonna ormai del tutto alzata. Mike esce dal bagno sistemandosi la maglietta e poi si precipitano tutti e due verso di me.
«Stew, parla, che succede? Che hai?»  Io e Jen abbiamo bevuto sette birre l'uno. Lei è nel tavolo che tra poco scopa con un tizio che nemmeno conosce e io sono abbastanza forte da reggermi in piedi.. per adesso. 
«Non preoccuparti, vuoi ritornare in hotel?» sono entrambi preoccupati. Anche se la vista lascia a desiderare, lo sento dal tono di voce ansioso e angosciato.
«No, no devo sol..» non riesco a finire la frase che mi piombo in uno dei tanti bagni e vomito. Due, tre, quattro volte. Mike a Cherie mi aspettano inquieti e turbati. 
Mi alzo e apro la porta del bagno, mi guardo allo specchio. Ho due occhiaie lunghe kilometri, il trucco sbavato e gli occhi persi. Mi sciacquo la bocca ed esco da quella merda. 
«Come stai?» mi chiede Cherie appena mi vede.
«Meglio.»
«Vuoi comunque ritornare in camera?»
«Si, ma prima vediamo come sta Jen.» ritorniamo di corsa dentro e vediamo Jen sdraiata nel divanetto circondata da ragazzi che le scattano foto divertiti.
«Andate via, via, coglioni.» urla Cherie ai tizi che la circondano.
«Jen, svegliati. Jen, porca troia.» la musica è più alta. La canzone da alla testa. Lui è sempre nello stesso punto, alla destra del cantante, pur essendo passate più di due ore. Questa volta i suoi occhi sono aperti ed è visibilmente stanco. Il suo sguardo è spento ed è serio, non sorride più. Continuo a fissarlo mordendomi il labbro inferiore. Le urla di Cherie e di Mike mi distraggono e richiamano la mia attenzione. Paris arriva stravolta e Jen riprende i sensi. 
«Ragazze, ma porca puttana, cosa vi è preso, mh?» le urla di Paris mi provocano mal di testa.
«Non urlare, cazzo.» sbotto.
«Non urlare cazzo? Ma hai visto come vi siete ridotte? Adesso andiamo in hotel, subito. E me ne sbatto se non volete o se "state bene".» 
«Io sto bene.» interviene Jen con un fil di voce.
«Sta zitta tu che appena ti reggi in piedi.» Jen scoppia a ridere e io la seguo facendo un "no" con la testa.
«Usciamo immediatamente da qui.» Interviene Mike. Tutte lo seguiamo verso l'uscita. Do un'ultima occhiata a Robert che ormai suona la sua chitarra perso nel vuoto. Il suo sguardo non è più significativo, non esprime più gioia, è.. distratto. Mi isolo nuovamente a guardarlo, lui incontra ancora il mio sguardo. Oh ma come cazzo fa? Non è più serio come prima, nè vuoto. Mi guarda come se mi conoscesse da anni. Poi prende il microfono e canta una canzone. La sua voce è magnifica, emozionante e intensa. All'improvviso sposta lo sguardo, io lo abbasso, mi volto e seguo Cherie che mi ha afferrato il braccio da circa dieci minuti, ma che io non ho assolutamente sentito. 




POV Robert




Finalmente sono le cinque del mattino ed è ora di ritornare a casa. Le cinque del mattino perchè non trovo nulla di strano in questa frase? Poggio la mia chitarra nella sua custodia e mi avvio verso lo studio del proprierario del locale, per ritirare i miei soldi. Busso alla porta.
«Salve, vorrei ritirare i soldi di oggi.»
«Quali soldi, scusi?» risponde stupito.
«Come quali soldi? I soldi del concerto di oggi.» 
«Oh, emh, guardi Signor. Pattinson, non posso darle la sua paga questa volta, perchè il locale ha subito un totale calo di incassi questa notte, mi dispiace. Spero di rimediare per la prossima settimana.» CHE COSA? Cerco di mantenere la calma.
«Scusi, cosa? Lei mi paga meno di quanto dovrebbe e quelle poche fottute sterline che mi da di solito, non può procurarmele?» 
«Si calmi per favore. Le ho spiegato come stanno le cose.» 
«COME STANNO LE COSE? Ma io.. io.. ma vaffanculo, lei è solo un pezzo di merda.»  non riesco a trattenermi, potrei anche spaccargli la faccia.
«Mantenga la calma o richierà grosso.» 
«Rischiare grosso? Ma si rende conto di quello che dice? Come dovrei vivere secondo lei questa settimana? Come? Non posso nemmeno comprare da mangiare.»
«Le ripeto di calmarsi, non sono affari miei, questo è solo un suo problema. Ci vediamo la prossima settimana.»
«Ma vada a farsi fottere.» esco dalla porta dando un pugno forte alla vetrata di fronte a me, che va in mille pezzi. In quel momento la rabbia è talmente tanta che non sento nemmeno dolore, solo un lieve bruciore dovuto al taglio alla mano. L'avrei sbattuto contro il muro, sto coglione. Perchè non l'hai mandato a fare in culo una volta e per tutte Robert? Perchè? Forse perchè è l'unico lavoro che ho. L'unica cosa che mi permette di guadagnare qualcosa che mi permette di mangiare. Vaffanculo. 
Marcus, Adam e Jackson sono già andati via da un pezzo e non li ho nemmeno salutati. Mi dirigo verso la porta d'uscita correndo per il nervosismo, apro la porta. Piove. Anche questa porca troia, anche questa. Tiro su il cappuccio della felpa, - no Rob, non portare mai un giubbotto - e con la chitarra attraverso tre marciapiedi fino ad arrivare alla macchina. Tolgo la felpa totalmente zuppa e la poggio nel sedile affianco. Metto in moto la macchina e mi avvio verso casa. Durante la strada penso a tutto il mio pubblico. Tutta quella gente che impazzisce per la nostra musica. E' una cosa così soddisfacente vedere che gli altri apprezzano quello che componi. Mi soffermo a ricordare una ragazza. Indossava una felpa, dei jeans.. era davvero carina. Era timida e affascinante. L'ho guardata per tutto il tempo, cazzo. L'avrei voluta osservare più da vicino, per vedere meglio il suo viso, il suo corpo, ma vabbè chi la rivedrà più?


















  
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