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Autore: poison_pen    11/12/2011    5 recensioni
Poi, ecco che accadde. Un tocco che non sapeva di possessività maniacale o desiderio incontrollato di massacrare la gente. Non era dolce, tantomeno romantico. Quei due aggettivi non si addicevano a Kazuya Mishima. Nemmeno a Jun Kazama, in fin dei conti.
[...]
Il viso arcigno di lui e quello angelico di lei sono l'antitesi di un amore impossibile. Il motivo per cui nasce la loro storia è sconosciuto. Si saranno davvero amati? A voi, la mia versione dei fatti.
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jun Kazama, Kazuya Mishima
Note: AU, Lime, Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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«E dando un calcio ad un sasso

residuo d'Inferno e farlo rotolar giù.

E noi ancora ancor più su.»

Lucio Battisti, maestro di vita.

 

 

 

 

NEANCHE una pioggia così fitta riusciva ad abbassare quella chioma corvina, perennemente pettinata all'indietro. Gli occhi puntarono in alto, incuranti dei goccioloni che capricciosamente volevano impedire di osservare il cielo.

 Un lampo sfilacciò le nuvole di stoffa, aprendo uno squarcio tanto grande, da occupare l'intero orizzonte celeste. La foresta, per un momento, fu inondata di luce, manco fosse giorno.

Il tempo tiranno sembrava essere foriero di cambiamenti importanti. Perfino l'aria sembrava elettrizzata da un'insolita tensione.

Kazuya ignorò tutto ciò.

C'era un dettaglio che aveva attirato la sua attenzione: in mezzo a quel copioso ammasso di nubi, un lembo di cielo era rimasto perfettamente limpido. Le stelle erano facilmente individuabili, anche con tutto il temporale.

 

“Perfetto.” pensò e subito dopo si chiese il motivo di tanta soddisfazione.

 

Riabbassò lo sguardo con fare remissivo. Un'altro fulmine frustò il cielo e, stavolta, l'uomo si accorse della sua luce rifratta sulla terra. Una nuova ombra, così diversa da quella proiettata dal fogliame intorno a lui, si stagliava sul terreno, seguendone i movimenti irregolari, guastando quelle che erano le curve di una figura femminile.

Kazuya sbuffò e oscillò leggermente il capo in segno di dissenso.

 

«Sei testarda.» sentenziò, ponendo più rabbia di quanta ne provasse realmente.

“Duro e spietato.” ripeté con cadenza ipnotica a sé stesso.

 

Le dita affusolate di lei sfiorarono la spalla nuda con un gesto molto simile ad una carezza. Lui scostò il gesto con leggerezza, digrignando i denti. Continuava a darle le spalle.

 

«Lasciami.» ringhiò.

 

Lei ritirò la mano d'un colpo e si portò al suo fianco, sospirando.

 

«Cosa vuoi fare, Mishima?» chiese, il tono quasi singhiozzante.

 

Gli occhi scuri dell'uomo non osavano spostarsi su di lei. Incrociò le braccia, concentrandosi sul rumore scrosciante della pioggia che batteva ovunque.

 

«I Kazama non piangono.»

 

Lei si lasciò sfuggire un gemito che soffocò immediatamente con un colpo di tosse.

 

«Non sto piangendo.»

 

La voce era più controllata. Lui aveva ancora lo sguardo anchilosato a chissà quale orizzonte.

 

«E, anche se fosse, sarebbe lecito, visto che...»

 

Jun Kazama si zittì. Fremette sotto il suo tocco deciso. Ancora. Kazuya, impassibile, le stava stringendo il braccio. E, per la prima volta, lei fu sicura che non aveva intenzione di ucciderla.

 

«Non morirò.»

 

Suonava come una rassicurazione, detta con quel tono pacato, inflesso, calmo. Un comportamento così aberrante, che sicuramente non sfuggì all'attenzione della giovane Kazama.

Infatti rilassò le spalle, continuando a guardare il suo viso. Una cicatrice solcava la guancia destra. Perdeva ancora sangue.

 

«E se accadesse?» chiese, incurante della sua reazione.

 

Kazuya fece prendere aria ai polmoni ancora una volta. Un'odore di terra bagnata inondò le sue narici e, ad esso, si aggiunse anche il profumo dello shampoo al cocco della ragazza.

 

“Le avevo detto che quest'odore mi da' alla testa.”

 

«Questo non è più un semplice torneo, Kazama. Qui è in gioco la mia Mishima Zaibasu.»

«Sei in gioco anche tu.» gli rispose, seguendo il tono basso dell'uomo.

 

Kazuya abbassò gli occhi di scatto. La frangia della ragazza aveva perso completamente la piega. Le lasciò il braccio, per scostarle i capelli davanti agli occhi. Quegli occhi inevitabilmente umidi, anche senza quella pioggia incessante.

Lei evitò il suo sguardo, spostandolo verso il buio della foresta. Stava visibilmente guardando nel vuoto.

 

«Guardami, Kazama.» sibilò, irrigidendosi.

 

Lei non lo fece. La sua bocca fece una smorfia insofferente.

 

«Per favore, Kazama.» disse ammorbidendo il tono.

 

Non poté credere ai suoi stessi orecchi. Aveva appena pronunciato quelle parole? Lui, che finora si era considerato di filiazione diabolica, non poteva averlo detto sul serio.

La mano incontrollata – Incontrollata...? Magari... - di lui le catturò il mento e, senza forzarla, lei tornò a guardarlo dritto negli occhi.

 

«Vincerà il migliore.»

 

Le sue labbra non flessero il solito ghigno, così fiero e tracotante. L'orgoglio tiranno gli proibì di farne parola, ma perfino Kazuya, in cuor suo – semmai ne fosse rimasto un briciolo –, non era certo del suo trionfo.

 

“Stupida ragazzina. Mi stai facendo venire i complessi.”

 

L'ennesimo lampo illuminò il viso cereo della ragazza. Gli occhi scuri, gonfi di lacrime, furono i primi a catturare l'interesse dell'uomo. I capelli, bagnati fradici, erano attaccati al collo e alle guance, sfilacciati, come se fossero in movimento. In quell'istante sembravano addirittura più lucidi del solito.

Jun afferrò il polso della mano che le sosteneva il mento e lo strinse in una morsa colma di rabbia.

 

«Sarai tu il migliore? Ne sei davvero convinto? Sei un idiota, Kazuya Mishima! Pensi che non importerebbe  a nessuno della tua morte? Il tuo orgoglio ti ucciderà, bastardo!»

 

Ansimò visibilmente, come se avesse compiuto uno sforzo immane. Come se quello che avevano vissuto fino a quel momento non fosse nulla in confronto. Si era appena liberata da una zavorra di almeno un quintale.

Kazuya non le voleva rispondere. La sua espressione non cambiò di una virgola. Nella sua mente si susseguirono una serie di fulminei flashback.

Il burrone.

Mishima Zaibatsu.

Il torneo.

Jun.

Heihachi.

Jun.

 

“Jun.” ripeté nella sua testa, al sicuro da ogni fraintendimento.

 

Con un unico scatto del braccio, Kazuya si liberò dalla presa della ragazza. Lei emise un flebile gemito, continuando a guardare sottecchi l'uomo.

 

«Non capisci?» ringhiò lui, alzando le braccia.

 

Jun rimase annichilita dalla paura. Era tornato. Quel Kazuya diabolico, che aveva pregato rimanesse assopito ancora per qualche minuto, era lì.

Avanzò verso di lei, ostentando sicurezza. La ragazza chiuse gli occhi, avvertendo il suo cuore martellarle il petto. La gola rinsecchì all'improvviso. I condotti lacrimali strariparono incontrollati. I suoi piedi, invece, rimasero piantati sul pavimento. Non volevano muoversi. Jun non voleva muoversi.

 

Per amore della pseudo-carezza di poco prima, in onore di quel “per favore”, in memoria di quella notte, non si sarebbe mossa di un millimetro.

 

Immaginò sangue ovunque, le sue budella sparse sui tronchi dei tre salici che li circondavano, le risate sadiche ed insensate di lui, mentre avvertiva una presenza sconosciuta vicino al suo viso. Alle sue labbra.

 

«E' troppo tardi, Kazama.»

 

Respirò con il naso lentamente, per paura di sprecare fiato prezioso. Lui avrebbe potuto stringere il suo torace in una morsa letale in qualsiasi istante.

Poi, ecco che accadde. Un tocco che non sapeva di possessività maniacale o desiderio incontrollato di massacrare la gente. Non era dolce, tantomeno romantico. Quei due aggettivi non si addicevano a Kazuya Mishima. Nemmeno a Jun Kazama, in fin dei conti.

Era un contatto che non aveva bisogno di essere definito. Era il semplice risultato di ciò che provocava l'incertezza. Un gesto che affrancava temporaneamente da tutte quelle inutili previsioni che Jun aveva elaborato con tanta angoscia. Qualcosa che suonava come un “Tornerò, non preoccuparti.”.

Il respiro di lui arrivava forte e chiaro sulle sue labbra. Non era un bacio rubato, ne era sicura. Solo un saluto.

La pioggia diminuì la sua portata. Sembrava essere in simbiosi con l'animo della ragazza.

 

«Se fossi arrivata prima...» soffiò ancora Kazuya, solleticandole il viso.

 

Lui la vide spalancare gli occhi di scatto. Anche al buio notò le pupille dilatarsi e lo sguardo perdere rapidamente intensità. Le gambe le cedettero prima di quanto Kazuya pensasse. L'afferrò saldamente per le braccia. Il capo cadde all'indietro, con un colpo di frusta: era andata.

Strinse a sé il suo corpo privo di sensi. Non era un abbraccio, cercava solo di sollevarla. Non poté evitare di sporcarle le gambe e gli avambracci di fango, quando l'appoggiò al salice vicino.

L'uomo fece un passo indietro. Gettò a terra la siringa, un minuto prima stracolma del tranquillante con il quale, più volte, Jun l'aveva minacciato.

 

“Alla fine sono riuscito a prendertelo, Kazama.”

 

Kazuya scrutò ancora una volta il crinale della montagna dove Heihachi lo stava aspettando impaziente. Poi ricominciò a guardare lei, a terra. Per l'ultima volta.

 

«Se fossi arrivata prima, forse... avrei potuto essere un uomo migliore, Jun.» mormorò.

 

Le staccò gli occhi di dosso con violenza, si girò e corse a rotta di collo.

La pioggia ricominciò a battere forte. I fulmini sembravano strepitare ad ogni suo passo, accompagnandolo nella sua corsa.

A metà percorso, si ritrovò a dare una rapida occhiata al cielo. Quel pezzo, così limpido e stellato, così avulso da quel temporale, era scomparso.

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO SCLERO PRESENTAZIONE AUTRICE: Buonasera, gente di EFP. Mi accingo ad appestare anche questo fandom, naturalmente. Tekken è sempre stato uno dei miei videogiochi preferiti e, a mio parere, i personaggi, così poco approfonditi, possono dare molti spunti per storie interessanti nel mio caso illeggibili (vedasi, ad esempio: King, Dragunov, Nina, Steve... tutti, insomma).

Ad ogni modo, l'ispirazione stavolta mi ha fatto scrivere su una coppia davvero particolare. Come Kazuya sia riuscito a ingravidare Jun resta un mistero della Fede, per colpa della Namco, ma ciò non vuol dire che la gente non possa fantasticarci sopra. Ognuno ha la sua versione dei fatti: c'è chi dice che il demonietto la violentasse, altri ci scrivono cose zuccherosissime sulla prima volta di Kazuya (verginello, poverino) e altri ancora scrivono di una Jun Kazama ingenua, possessiva fino al midollo, convinta di essere amata da suddetto soggetto.
Personalmente, mi piace pensare questo fatidico incontro come qualcosa di inaspettato. Romantico, certo, ma con qualche sprizzo di drammaticità e violenza.

Ok, basta OT inutili. Passiamo alle cose serie.

Un grazie a tutti quelli che hanno letto. Le recensioni sono ben accette. Diciamo pure che non aspetto altro. (Conoscendomi, nelle prossime ventiquattrore premerò convulsamente “Gestisci le tue storie”, finché non vedrò un numeretto diverso da 0 in corrispondenza di “Recensioni”)

 

NOTE: Inizialmente, questa storia era nata come One Shot, ma mentre scrivevo... beh, mi sono venute in mente delle idee, che, associate insieme, potrebbero tirare fuori una orrenda Long. Fatemi sapere se una eventuale dilatazione della storia potrebbe interessarvi.

Per paura di aver mancato completamente l'IC, aggiungerò anche OOC tra le note, onde evitare mazzate ç_ç.

 

Grazie ancora a tutti,

poison_pen

  
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