Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: Bluemoon Desire    11/12/2011    3 recensioni
Un duplice omicidio apparentemente casuale che nasconde una verità raccapricciante...su questo sfondo si muovono i personaggi di questa storia, tra sentimenti nascosti, mezze verità ed enigmi insoluti...mentre il destino attende il momento giusto per scagliare la sua mossa!
Genere: Commedia, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Secondo
                                                                                         
                                        Killing Loneliness

 
                         
Cooper's Ville
Staten Island (NY) ore 9.40

Immobile davanti al vialetto di casa Cooper, la schiena appoggiata contro l’alta muraglia che

delimitava l’entrata della proprietà e lo sguardo che vagava come rapito da un angolo all’altro della

villa, Castle rimase ad aspettare che Beckett parcheggiasse l'automobile e lo raggiungesse.

Aveva viaggiato parecchio in vita sua, seguendo la madre in giro per il mondo o promuovendo i suoi

bestseller in territori internazionali, e uno dei suoi principali vezzi da star, come li chiamava

scherzosamente sua figlia Alexis, era quello di cambiare spesso stanza d’albergo o appartamento,

per il semplice gusto di provare qualsiasi alternativa a disposizione.

Suo malgrado però, doveva ammettere che l’eleganza e la raffinatezza di quella villa tanto maestosa

non aveva eguali.

Era una di quelle costruzioni dall’aria antica e quasi fiabesca che ti rapiscono al primo sguardo.

“Fa piuttosto freddo stamattina o la mia temperatura corporea è pericolosamente scesa sotto zero?

soggiunse Beckett, arrivandogli improvvisamente alle spalle.

Castle si riscosse bruscamente dai suoi pensieri.

"Sicura di non avere la febbre?” le domandò con fare sospettoso, appoggiandole il

palmo della mano sulla fronte.

“Sto benissimo” borbottò Beckett con il suo solito modo di fare un po’ scontroso.

“Io non credo proprio…”

“Davvero, sto bene“ ribadì fermamente lei, scostandosi forse troppo rudemente.

Castle rimase per qualche istante con il braccio sollevato a mezz’aria e un’espressione profondamente

imbarazzata stampata in volto.

Magari aveva osato troppo ma, in fondo, non gli sembrava di aver fatto nulla di male.

Evidentemente lei la pensava diversamente.

“Ok scusami” fece sottovoce, senza guardarla negli occhi.

“E’ tutto ok” replicò lei, rivolgendogli un timido sorriso. Il suo tono si era nuovamente addolcito. Non

voleva certamente prendersela con lui per una simile sciocchezza, ma il punto era che odiava l’idea di

sentirsi così vulnerabile. Era la cosa che detestava di più al mondo. Essere malata e dover dipendere

dagli altri ”Da queste parti se la passano proprio bene, eh?" si affrettò ad aggiungere, cercando di

stemperare per quanto possibile quell’insopportabile tensione che si era venuta a creare.

"Già" convenne Castle.

La signora Cooper doveva averli visti arrivare dalla finestra del soggiorno, poiché si fece trovare

sull'uscio, prima ancora che i due mettessero piede sui gradini della scalinata di marmo che

conduceva direttamente al porticato.

Era un’ ultracinquantenne dall'aspetto giovanile, assai gradevole.

I suoi occhi castani, leggermente ambrati, risultavano perfettamente in tinta con i suoi capelli

artificialmente ramati e le conferivano un'aria elegante e molto raffinata.

"Vi sono estremamente grata per essere venuti!" li accolse radiosamente.

"Abbiamo fatto il prima possibile" disse Beckett, ricambiando il sorriso “Io sono il detective Kate Beckett e lui è un

consulente della mia squadra, Rick Castle… “

“E’ un vero piacere conoscervi…”

La donna li fece accomodare entrambi in casa.

Dando un'occhiata in giro, riuscirono a stento a trattenere la loro meraviglia.

La sala da pranzo, grande almeno due volte l’intero distretto di polizia, era stata interamente arredata

con mobili antichi, dell'epoca vittoriana a giudicare dagli splendidi ornamenti, un enorme tavolo di

legno massiccio troneggiava nel bel mezzo della stanza, circondato da non meno di una dozzina di

sedie e, attraverso delle maestose porte scorrevoli di vetro, si accedeva alla balconata esterna, la

quale regalava una panoramica mozzafiato della città di New York.

"E' molto spaziosa, vero?" soggiunse d’un tratto la signora Cooper, seguendo lo sguardo dei due.

"Esageratamente spaziosa, oserei dire" commentò Castle.

"Non potrei essere più d'accordo con lei" affermò la donna, con un velo di tristezza negli occhi "Posso offrirvi qualcosa da

bere, cari? Un caffè? Un thè?" aggiunse poi, più allegra.

"No, grazie" le rispose gentilmente Beckett "Vogliamo solo farle qualche domanda veloce su suo

marito...se la sente di rispondere?"

"Certo, chiedete pure…"

Presero comodamente posto in sala da pranzo.

"Sappiamo che suo marito è originario dell'Arizona, lo è anche lei?" cominciò Beckett.

"No, io sono nata e cresciuta a Chicago" rispose la donna "Io e mio fratello Brian ci siamo trasferiti qui

a New York appena compiuti i vent'anni, per frequentare l'università di Yale, ed è stato proprio

durante il mio secondo anno che ho incontrato Michael..."

"Frequentavate la stessa facoltà?"

"No, lui era uno studente al quarto anno di Medicina, mentre io studiavo Lettere e Filosofia. Ci

conoscemmo durante una di quelle festicciole che si organizzavano tra i membri delle confraternite e

da quella sera diventammo praticamente inseparabili. Non era facile districarsi tra i miei impegni

scolastici e quelli di Michael, eppure malgrado questo, riuscivamo sempre a trovare del tempo da

trascorrere insieme...bastavano anche solo dieci minuti..."

"Cosa può dirci della famiglia di suo marito?” domandò Castle “Siete rimasti in buoni rapporti?"

"I suoi parenti non mi hanno mai veramente accettato nella loro famiglia, anche se a distanza di tanti

anni continuano ancora a fingere di averlo fatto. Non abbiamo mai avuto un rapporto particolarmente

affettuoso con loro, né io, né mio marito...nonostante questo però, li abbiamo sempre portato grande

rispetto, anche quando facevano o dicevano qualcosa che non condividevamo..."

"Che lei sappia, suo marito in passato ha mai ricevuto delle telefonate minatorie o minacce di altro

tipo?” aggiunse Beckett “Ha mai avuto qualche acceso diverbio con un collega, con un paziente o

magari con il parente di un paziente?"

"Assolutamente no, Michael me ne avrebbe parlato" rispose la signora Cooper, abbassando di colpo

lo sguardo.

Castle e Beckett si scambiarono un'occhiata complice.

Quella donna stava decisamente nascondendo qualcosa.


 
Metropolitan Hospital
New York ore 10.00

Il giovane infermiere che si trovava al centralino indirizzò i detective Ryan ed Esposito sino all'ufficio

del vice primario Oswald, temporaneo sostituto del titolare Michael Cooper.

"Parker Oswald, molto piacere" si presentò affabilmente l'uomo.

"Detective Ryan ed Esposito della Squadra Omicidi di New York…" fece Esposito, stringendogli la mano

"Stiamo indagando sulla scomparsa del suo collega Michael Cooper...penso che ne sia già

al corrente..."

"Sì, diciamo che ne ho sentito parlare…da stamattina è diventato il principale argomento di discussione qui

dentro…"

"Bene, allora non le dispiacerà discuterne un po’ anche con noi” disse Ryan “Conosce bene il signor

Cooper?"

"Abbastanza" rispose Oswald "Lavoriamo insieme da sei anni e abbiamo viaggiato molto in giro per il

mondo...sapete...convegni, stage, manifestazioni internazionali e roba del genere..."

"Il suo collega è un chirurgo molto stimato nell'ambiente, dico bene?"

"Sì, direi uno dei migliori in circolazione"

"Pensa che qualcuno tra i suoi colleghi, possa avercela con lui per questo motivo?"

Oswald assunse un'espressione indignata.

"Neanche per sogno" sbottò, contrariato "Se non vi dispiace, preferirei che queste sciocchezze non

venissero diffuse in pubblico. I giornalisti ci sguazzerebbero e, dopo la scomparsa del nostro primario,

non possiamo permetterci altri scandali!"

"L'invidia è uno dei sette peccati capitali, signor Oswald, ma non per questo dobbiamo ignorarne l'esistenza"

commentò Esposito con fare allusivo.

Oswald si pose immediatamente sulla difensiva.

"Posso assicurarle che non ho mai aspirato al posto di Michael" dichiarò con freddezza "Mi trovo più che bene

nel mio piccolo ufficio da vice primario, lontano dagli amministratori di questo ospedale e dalla loro follia …"

"E' a conoscenza di qualche litigio avvenuto tra il personale di questo stabile e il signor Cooper?" proseguì

Ryan, senza commentare in alcun modo le affermazioni dell'uomo.

"No, niente che io sappia"

"E con qualcuno al di fuori dell'ospedale?" domandò Esposito.

Oswald tirò un lungo sospiro.

"Beh, in effetti...ecco...qualcosa c'è stato..."

"Cioè?"

"Circa un paio di mesi fa, Michael ha scoperto per caso che sua moglie Gillian...insomma....aveva una relazione

extraconiugale...si vedeva di nascosto con il loro nuovo vicino di casa, un certo Jordan Myers, un tizio molto più

giovane di lei, di almeno vent'anni..."

"Cooper come ha reagito quando lo ha scoperto?" chiese Esposito.

"Ne è rimasto sconvolto, naturalmente. Si è recato da Myers e gli ha intimato di lasciar perdere sua moglie e da

quel giorno Michael e Gillian hanno fatto di tutto per ristabilire di nuovo l'equilibrio perduto e, prima della

scomparsa di Michael, sembrava proprio che ce l'avessero fatta…”

"Myers si è più fatto vivo da allora?"

"No. Si trasferì in un nuovo quartiere pochi giorni dopo lo scontro con Michael e per quanto ne so non ha più

contattato i Cooper...né Michael, né Gillian..."

"Ha mai notato dei cambiamenti nel comportamento del suo amico?" intervenne Esposito.

"Naturale. Comunque...nonostante ciò che stava accadendo alla sua vita, Michael non ha mai rinunciato

neppure ad un'ora di lavoro. A volte ha avuto delle piccole crisi, certo, ma d'altronde chi poteva biasimarlo? Era

ammirevole il solo fatto che riuscisse a stare in piedi, poveretto. Amava profondamente Gillian, non si aspettava

un simile tradimento da parte sua...in tanti anni di amicizia, non l'avevo mai visto in quelle condizioni. Mi faceva

una pena immensa, credetemi..."
 
 

Cooper's Ville
Staten Island (NY) ore 10.35

Il cellulare di Beckett squillò.

"Beckett" rispose lei, allontanandosi momentaneamente dalla sala da pranzo.

"Sono Esposito...abbiamo scoperto delle cose interessanti circa un tizio con cui la signora Cooper

aveva una relazione, un certo Jordan Myers, un vicino di casa...vi ha raccontato qualcosa a riguardo?"

"Niente di niente"

"Non mi sorprende viste le circostanze. Potete provare a farle capire indirettamente che sapete la

verità circa la sua relazione con Myers, vedete cosa viene fuori..."

"D'accordo, ci proviamo"

Beckett ripose il cellulare nella tasca interna della giacca e ritornò da Castle e dalla signora Cooper.

"Tutto a posto?" le domandò subito Castle.

"Devo parlarti un momento in privato" rispose lei.

Lo afferrò con decisione per un braccio e lo trascinò con sé in un angolo nascosto della casa, lontano

da orecchie indiscrete.

“In altre circostanze, questo gesto così rude ed eccitante allo stesso tempo, mi avrebbe entusiasmato

in modo indescrivibile!” commentò Castle con la sua solita aria beffarda.

Beckett gli scoccò un'occhiataccia.

"Ti sembra questo il momento di scherzare?" lo riprese seccamente “Abbiamo poco tempo, perciò chiudi il

becco e stammi a sentire" e, in pochi minuti, lo mise al corrente della situazione.

Tornati in sala da pranzo, entrambi cercarono di comportarsi con la massima naturalezza.

La signora Cooper non doveva sospettare nulla.

"Allora..." esordì Beckett, dopo aver riconquistato il suo posto sul divano "...ci stava parlando del

rapporto tra suo marito e i suoi figli..."

"Sì, come le ho già detto, Michael è sempre stato un padre poco presente, ma quelle rare volte che si

trovava a casa, ne approfittava per trascorrere del tempo con i ragazzi. Era affettuoso e amava molto

viziarli. Non ho mai visto mio marito così felice come il giorno in cui nostro figlio Johnny ha deciso di

intraprendere la carriera in Medicina...ricordo che pianse come un bambino quando ricevette la

telefonata di Johnny..."

"Suo figlio ha intrapreso la stessa carriera di suo marito?"

"Sì, ma si è specializzato in un diverso ambito. Michael è un neurochirurgo mentre Johnny è un

oncologo. Lavora a Seattle."

Beckett fece un cenno d’intesa a Castle.

Era giunto il momento di affrontare l'argomento "taboo".

"Mi scusi la franchezza..." esordì con cautela "...deve essere stato terribile per lei vivere tutti questi

anni in una casa immensa, tutta sola, senza poter contare sulla presenza e sul sostegno della sua

famiglia..."

"In effetti non è stato facile"

"Non le è mai venuta la voglia di coltivare un interesse che fosse solo suo?" azzardò Castle.

La donna abbassò leggermente lo sguardo.

"Amo ascoltare la musica classica e talvolta mi diletto con il ricamo" disse, dopo una breve pausa di

silenzio "Michael non mi ha mai fatto mancare nulla nella vita, ma se volete la sincera verità, avrei

preferito di gran lunga qualche abito da sera in meno nell'armadio e più ricordi di momenti felici nel

cuore. So che forse è un po’ egoista da parte mia, ma purtroppo questo è ciò che sento..."

Né Castle, né Beckett se la sentirono di replicare.

Era quasi scioccante veder soffrire in tal modo una donna come la signora Cooper.

Aveva avuto praticamente ogni cosa dalla vita: un marito ricco, affascinante, con una brillante

carriera, degli eredi invidiabili, una casa da sogno...eppure non aveva mai ricevuto ciò che realmente

desiderava...un po’ d'amore.

"Volete chiedermi altro o abbiamo finito?"

Beckett esitò.

Era più forte di lei, non ce la faceva a sbattere in faccia la verità a quella poveretta.

Lanciò un'occhiata eloquente a Castle, il quale afferrò al volo la situazione e si fece avanti.

"Un'ultima cosa, signora Cooper“ disse ”Un nostro collega, ha parlato con un

collega di suo marito che gli ha raccontato ciò che è accaduto qualche mese fa tra lei e

Michael...capisce a cosa mi riferisco?"

La donna annuì.

"E' durata solo qualche mese, non c'è stato niente di serio tra noi" mormorò con voce rotta di pianto

"Un pomeriggio ero da sola in casa e stavo guardando una soap opera in televisione, quando sentii

suonare il campanello...immaginate la mia sorpresa...andai ad aprire la porta e mi ritrovai di fronte un

prestante giovanotto sui trent'anni, alto, moro, occhi chiari. Mi disse che si era da poco trasferito nel

quartiere e che stava facendo il giro degli appartamenti per fare conoscenza con i vicini, così lo accolsi

in casa e gli offrì una tazza di caffè. Chiacchierammo per quasi tre ore di fila e quando se ne andò,

provai una strana sensazione, come d'abbandono. Da quel giorno, io e Jordan ci frequentammo

sempre più assiduamente, fino a quando lui mi confessò di provare qualcosa nei miei confronti, un

sentimento più profondo dell'amicizia. La nostra relazione iniziò così...per caso...io mi sentivo sola e

infelice e lui era lì, accanto a me, disposto ad ascoltare i miei sfoghi, a consolarmi, a coccolarmi. Non si

è trattato di una storia di sesso, ma di profondo affetto reciproco. Mio marito non si accorse della

nostra storia, fino a quando qualcuno del quartiere non glielo spifferò e, anche se non ho mai saputo

chi fosse stato, non lo ringrazierò mai abbastanza. Da quel giorno infatti, Michael cambiò totalmente il

suo atteggiamento verso di me. Parlammo per notti intere di ciò che era accaduto, del perchè era

accaduto e, alla fine, lui decise di prendersi una decina di giorni di ferie arretrate per passare del

tempo con me...partimmo per il Canada e trascorremmo insieme una meravigliosa settimana in una

baita in montagna, nel Vermont...come ai vecchi tempi…"

"E del suo amante ebbe più notizie?"

"No"

"Pensa che Jordan Myers possa nutrire ancora del risentimento verso suo marito?"

La donna fece un profondo respiro, cercando di mantenere la calma.

"Io...io non lo so...forse..." bisbigliò, scuotendo il capo "Pensate che Jordan possa essere responsabile della

scomparsa di Michael?"

Castle e Beckett si scambiarono un'occhiata eloquente.

Evidentemente la donna interpretò i loro sguardi come dei cenni d'assenso, perchè scoppiò in un pianto

disperato.




E finalmente anche il secondo capitolo ha visto la luce...spero vi piaccia...aspetto con ansia i vostri pareri!
Il terzo capitolo arriverà a breve...è già sulla via della pubblicazione ;D
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Bluemoon Desire