DISCLAIMER:
Mobile Suite Gundam, Gundam z e Char’s
Countractack, Char Aznable, Noah Bright, Amuro Rey e tutti gli altri personaggi
appartengono a Yoshiyuki Tomino e aventi diritto a pubblicazione e
distribuzione.
Questa fanfictions è creata
asculsivamente per il piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla, senza
alcun fine di lucro.
Nessuna violazione del
copyright si ritiene pertanto intesa.
GELIDA PASSIONE
By Aresian
Il cielo aritificiale, sino a pochi
istanti prima oscurato da pesanti nuvole cariche di pioggia, era ora rischiarato
da un pallido sole. L’odore dell’erba bagnata impregnava l’aria, mentre una
giovane donna sostava, silente, sulla veranda di una rustica abitazione. Seduta
su una sedia a dondolo di vimini, il volto assorto e gli occhi socchiusi, come
ad assaporare la quiete dopo la tempesta. Lunghi capelli, sottili come delicati
fili di seta, dall’insolito colore della pervinca, le ricadevano morbidi sulle
spalle, mentre la pelle d’ambra si lasciava accarezzare dal tessuto, di leggero
lino, dell’abito color avorio. Tutto contribuiva a dare l’impressione di
pacatezza e traquillità, ma era la dolcezza che emanava dalla sua persona ad
impressionare, favorevolmente, il nuovo venuto.
La macchina sportiva, rosso fuoco, si era
arrestata con una brusca frenata, innanzi al portone principale, schizzando di
fango un povero cactus nano. Un giovane uomo, dal fisico asciutto ed elegante,
vestito di un’impeccabile divisa militare, era sceso dalla vettura ed ora, con
un’espressione indecifrabile sul volto, celato dietro una quanto mai bizzarra
maschera, i biondi capelli mossi dalla lieve brezza serale, sostava innanzi alla
giovane, una mano appoggiata sul fianco e l’altra contro il legno ruvido dello
steccato di un vecchio recinto per animali.
Un lieve sorriso increspò le labbra della donna, che tuttavia non levò il
viso verso l’uomo ma si limitò a dire, con voce melodiosa e delicata, come il
raso.
"Ben tornato,
Colonnello".
L’ufficiale sorrise a quel
saluto formale, un sorriso un po’ freddo anche se cortese.
"E’ andato tutto bene durante la mia assenza?" chiese poi,
allontanandosi dallo steccato ed andandosi a sedere accanto alla
ragazza.
"Sì".
La solita laconica risposta. Era difficile riuscire a comprendere,
esattamente, che cosa passasse per la testa di Lalah.
"Dov’è la governante?" chiese poi, tornando a fissare il
volto delicato della giovane.
Un sorriso
spontaneo e gioioso si diffuse sul volto delicato di Lalah, mentre gli occhi
verdi scintillavano, pieni di vitalità.
"E’
diventata nonna due giorni fa. Era talmente entusiasta che non ho avuto cuore di
farla stare qui e le ho detto che poteva raggiungere il figlio in città. Tornerà
per la fine della settimana" disse semplicemente.
"Così tu sei rimasta sola "constatò l’uomo, dopo un
istante.
Lalah lo fissò in volto, gli occhi
verdi seri e pacati.
"Però ora ci siete voi
Colonnello. Non sono più sola".
Quelle
parole parvero turbarlo, giacchè l’uomo si alzò di scatto e si mise ad osservare
il cielo, senza in realtà vederlo.
"Non
resterò a lungo Lalah, sono venuto solo per sincerarmi che andasse tutto bene.
La guerra è sempre più una realtà pressante, e presto tutti i soldati saranno
coinvolti in prima linea. Partirò appena la mia nave sarà stata riparata"
soggiunse poi in tono freddo, prima di voltarsi a guardarla "E questa volta,
potrei essere costretto a portarti con me".
Un lampo deluso balenò, per un istante, negli occhi di giada della donna.
Eppure doveva aspettarselo. Per quanto fosse sempre stato gentile, disponibile a
venire incontro ad ogni sua necessità, lui era un militare e il suo interesse
per lei era legato, esclusivamente, alle sue speciali facoltà di newtype e a
quanto avrebbero potuto essere sfruttate in battaglia.
"Capisco. Volete che vi segua alla vostra nave?" chiese in
tono dimesso. In fondo era pur sempre un suo sottoposto.
L’uomo, per quanto non lo mostrasse, era comunque
interessato alle mutevoli reazioni della giovane. Qualcosa aveva turbato Lalah,
lo sentiva. Era come se si fosse nuovamente chiusa a riccio. Cosa che era usueta
fare i primi tempi della loro conoscenza. Forse era stato troppo brusco con
lei.
"Preferisci restare ancora un po’ qui?"
le chiese, pertanto, in tono calmo e cortese.
"Sì".
Di nuovo quel monosillabo, ad
essere onesto cominciava a detestarlo. Quando Lalah voleva isolarsi dal mondo,
tenere tutti a distanza, lui compreso si
trincerava dietro quella parolina
irritante.
"Lalah. C’è qualcosa che non va?"
le chiese, deciso a mettere fine a quella sorta di dialogo a
metà.
La ragazza sospirò lievemente, prima
di abbassare il viso a studiare il volo delicato di una farfalla dai vividi
colori.
"No, Colonnello
Char".
"Eppure c’è qualcosa che ti turba.
Forse perché ti ho detto che potresti dover prendere servizio e combattere? E’
questo?" insistè l’uomo. Sentiva che l’aveva turbata in qualche modo e voleva
comprendere le ragioni di tale emotività improvvisa.
Lalah si alzò in piedi a sua volta poi, passandogli accanto,
uscì dalla veranda e si avviò verso il prato fiorito che faceva mostra di sé,
oltre lo steccato.
"Ho timore di deluderla,
Colonnello." sussurrò alfine, sollevando una mano a scostare una ciocca di
serici capelli dal viso.
Una mano guantata
di bianco, si posò delicatamente sulla sua spalla. Un gesto piuttosto inusueto
da parte dell’uomo, che conosceva da più di un anno, e che la sorprese alquanto,
portandola a voltarsi verso di lui, istintivamente.
"Tu non puoi deludermi, Lalah. E’ impossibile" fu l’incredibile
affermazione che sfuggì dalle labbra dell’ufficiale, mentre la rigida
compostezza militare cedeva, per un istante, il posto alla delicatezza. Gli
occhi verdi di Lalah si dilatarono per la genuina sorpresa. Un lieve rossore si
profuse sulle sue guance, mentre, chinando la sguardo
rispondeva.
"Vi ringrazio, Colonnello" per
poi affrettarsi ad aggiungere "Sarete stanco, vi preparo una tazza di
tè?".
Char si concesse un breve sorriso,
prima di annuire e seguirla all’interno della casa.
Mentre Lalah si infaccendava, leggera
come una piuma, tra i fornelli dell’attrezzata cucina, Char si accomodò sulla
poltrona del soggiorno, riflettendo sugli nuovi sviluppi che il confronto, tra
l’Esercito Federale e le Armate di Zeon, stava assumendo. Da quando Kyciria lo
aveva richiamato in servizio alla Mobile Assault Force, le cose per il
Principato di Zeon si erano messe alquanto male. Lo scontro era ormai giunto al
culmine e il fatto che i Federali fossero riusciti a fare decollare diverse navi
da Jaburo, gli fece supporre che lo scontro diretto sarebbe inziato molto
presto. Con tutta probabilità, Solomon sarebbe stato il loro primo
bersaglio.
"Ecco il tè" disse all’improvviso
la dolce voce di Lalah, strappandolo a quelle riflessioni.
"Ti ringrazio" rispose meccanicamente, prendendo la tazza
dalle mani della giovane, sfiorandone accidentalmente le dita, provando una
alquanto curiosa sensazione di calore e serenità. Sicuramente i poteri di Lalah,
in qualche modo, riuscivano a influenzare anche le sue percezioni sensoriali.
Lalah era il più potente newtype che avesse mai incotrato, l’esempio vivente che
le teorie di Zeon Daikun erano quanto mai fondate. Era tuttavia consapevole che
le medesime facoltà, la rendevano vulnerabile e fragile, sotto moltli aspetti.
Probabilmente era proprio per isolarsi dal mondo esterno e non soffrire che la
giovane tendeva ad ergere una sorta di muro impenetrabile, celando sentimenti ed
emozioni dietro quei suoi enigmatici occhi verdi. Lui, in qualche modo, aveva
imparato a leggere le sfumature smeraldine di quelle iridi e ad interpretarle,
ma era consapevole che la vera Lalah ancora gli sfuggiva.
La giovane si sedette di fronte a lui, gli occhi verdi
meditabondi, era certo che avesse percepito la sua indecisione di poco prima e
si domandava se stava cercando di sondare le sue emozioni, proprio in
quell’istante. Poco male, anche se così fosse stato lei era l’unica alla quale
avrebbe concesso di conoscere le sue più intime riflessioni. Sapeva di poter
ritrovare in lei una fedelta incondizionata.
"Ho visto il risultato dei tuoi ultimi test con lo Psycommu. Li ho
trovati eccellenti" disse poi, portando nuovamente la conversazioni su argomenti
convenzionali.
"Mi trovo abbastanza a mio
agio. I bit non sono troppo difficili da gestire, però quando faccio le
simulazioni spesso, a fine test, mi ritrovo un fastidioso mal di testa" rispose
prontamente Lalah. Sapeva che quello era un argomento molto importante per Char
e pertanto cercò di essere il più esauriente possibile.
L’uomo posò la tazzina sul tavolino di legno, innanzi a lui,
per tornare a guardare la giovane.
"Dei mal
di testa? Ne hai discusso con il Dott. Flanaghan?" le chiese
serio.
"Sì, sostiene che è legato al
Psycommu ma che presto risolverà il problema".
"Capisco".
"Colonnello, pensate di
rientrare alla vostra nave o desiderate trascorrere la notte qui?" chiese poi la
giovane, con praticità.
Char sorrise
debolmente, prevenendo i desideri della ragazza e, una volta, tanto, decidendo
di assecondarli.
"Scommetto che se ti
dicessi che ho intenzione di tornare alla Zanzibar ci rimarresti male" la
stuzzicò vagamente divertito.
Lalah,
tuttavia, dimostrò una volta di più di essere estremamente
ricettiva.
"Avete già deciso di restare,
Colonnelo, altrimenti non vi divertireste a prendermi in giro" disse infatti
tranquilla, prima di scoppiare a ridere innanzi alla smorfia di disappunto
dell’uomo. Una risata cristalllina e contagiosa.
"Essia, Lalah. Ho deciso di prendermi qualche ora di riposo anch’io. Per
la guerra c’è tempo" concluse Char, alzandosi in piedi prima di proseguire in
tono deciso "Su, vai a cambiarti, stasera ti porto a cena in
città".
Lalah non manifestò né sorpresa né
entusiasmo a quell’invito, semplicemente sorrise prima di salire al piano di
sopra, obbedendo al suo comandante in capo.
Il ristorante, posto nel quartiere
ovest del Side, era piuttosto affollato, ma abbastanza tranquillo. Char l’aveva
lasciata libera di ordinare tutto quello che le passava per la testa mentre
studiava la reazione di molti degli uomini presenti nella sala. Era consapevole
che l’avvenenza della giovane attirasse sguardi ammirati, cosa che tuttavia
Lalah pareva ignorare completamente, quello che lo infastidiva, tuttavia era il
riscoprirsi geloso per quelle attenzioni, specie per quegli sguardi un po’
troppo insistenti da parte di un ufficiale seduto al lato opposto della sala.
Geloso? Essere geloso di Lalah non rientrava nei suoi programmi giacchè
implilcava un coinvolgimento un po’ troppo… pericoloso, ma dovette ammettere con
se stesso che la razionalità non aveva molto da spartire con la sensazione di
benessere e tranquillità, come di completezza, che provava ogni qual volta era
in compagnia della giovane. Forse era proprio per questo che a volte era
sconstante e brusco con lei. Era talmente ricevttiva e perspicace che temeva, ad
ogni istante di lasciar trasparire quell’interesse personale che esulava
l’interesse professionale per un potente newtype.
"Siete particolarmente silenzioso, Colonnello. Qualcosa vi preoccupa?"
chiese dolcemente Lalah, quando giunsero al secondo.
Quell’osservazione lo riscosse al punto che si dette
mentalmente dell’idiota. Dov’era finita la gelida razionalità che gli aveva
permesso di diventare la leggendaria "Cometa Rossa"?
"Hai ragione, ero sovra pensiero. Come cavaliere valgo ben
poco" ironizzò, portandosi il bicchiere di vino alle labbra.
"Io non credo, Colonnello. Ci sono almeno una dozzina di
donne qui dentro che farebbero volentieri il cambio con me" ribattè divertita
Lalah, gli occhi verdi che sorridevano.
Un
sorriso sardonico si delineò sulle labbra dell’uomo mentre rispondeva "Il
fascino della divisa".
Lalah chinò la testa
di lato, come a valutare l’affermazione dell’uomo.
"Forse" concesse dopo un attimo. Ma intimamente era d’un altro avviso.
Almeno per quanto la riguardava la divisa non c’entrava proprio un bel niente.
Tristemente considerò che tutto sommato, benchè fosse al suo stesso tavolo, lei
aveva le medesime possibilità di quelle donne di conquistare il cuore di
ghiaccio dell’inarrivabile Char Aznable.
"Gli uomini invece invidiamo me. Se uno sguardo potesse uccidere sarei
già caduto morto un paio di volte" fu l’inaspettato commento del Colonnello che
la spiazzò. Irrigidendosi immediatamente, Lalah chinò lo sguardo sul proprio
piatto, a disagio. Era la cosa più vicina ad un complimento personale che le
avesse mai rivolto in più di un anno. Non doveva, tuttavia, permettersi
d’illudersi. Stava solo giocando.
Char notò
la reazione della giovane donna e rimase perplesso. Generalmente simili
complimenti facevano piacere alle donne, per quanto aveva sperimentato sin dai
tempi dell’Accademia.
"Ti ho messa in
imbarazzo?" le chiese dopo un istante di silenzio.
"No" fu la pronta risposta di Lalah. "Solo che non sono abituata ad
apprezzamenti di questo tipo".
Char credette
d’intuire cosa ci fosse dietro il discorso stringato della
ragazza.
"Suppongo che nei laboratori del
Dott. Flanagan sia alquanto improbabile riceverne" concesse infatti. "Mi spiace,
Lalah. Non ho pensato che potessi sentirti così sola e a disagio. Avrei dovuto
interessarmi di più a te" disse poi, cercando di rimediare in qualche modo alla
gaffs commessa.
Le ragioni del turbamento di
Lalah avevano altra origine, tuttavia le sue scuse le fecero bene al
cuore.
"Non importa, Colonnello. Siete
sempre stato molto gentile con me. Senza di voi io…" iniziò a dire la ragazza,
salvo bloccarsi di colpo quando la mano dell’uomo sfiorò la sua, posata sul
tavolo.
"Non dire altro, Lalah. Non è
necessario. Su finisci la cena, si sta facendo tardi e vorrei passare la
barriera cittadina prima del coprifuoco" disse deciso Char, per troncare quel
discorso che lo sapeva, avrebbe finito col farlo sentire tremendamente in
imbarazzo. Quando l’aveva salvata, da morte quasi certa, non aveva certo
considerato l’opportunità di sfruttarla come newtype, era stata una reazione
istintiva, il calcolo era subentrato solo in seguito, un calcolo che lo faceva
sentire in colpa ogni giorno di più.
Lalah
non fece commenti e si limitò a terminare la cena, rispettando l’improvviso
silenzio che Char aveva imposto. Conclusero la cena rapidamente, senza
scambiarsi una sola parola sino a quando Char non pagò il conto e non la scortò
sino alla macchina, parcheggiata lungo il viale.
Mentre la vettura sfrecciava verso il
ranch, sito a circa una ventina di chilometri dalla città, innoltrandosi nella
quiete del paesaggio privo di luci, Char iniziò a rilassarsi. Quella cena era
stata un mezzo disastro. In presenza di Lalah, quando non doveva discutere di
armi, sistemi di pilotaggio e campagne militari, finiva sempre con il trovarsi a
disagio.
Lalah, che percepiva chiaramente
l’irritazione dell’uomo, pur non riuscendo a carpirne le ragioni, decise
prudentemente di non indagare. Il Colonnello era tremendamente riservato e non
accettava di buon grado l’intrusione nella sua vita privata. Forse aveva detto o
fatto qualcosa che lo aveva urtato, anche se non riusciva a comprendere… cosa.
Come la macchina si fermò, davanti al ranch, la giovane donna scese dalla
vettura e si affrettò ad entrare in casa. Iniziava a fare fresco, del resto il
temporale pomeridiano aveva abbassato un po’ la temperatura. Senza fermarsi nel
soggiorno, salì direttamente al piano superiore, doveva controllare che la
stanza di Char fosse completamente in ordine. La luce soffusa della abatjour in
mezzo alla stanza, infondeva un che di intimo all’ambiente circostante, con un
gesto istintivo la giovane passò la mano sulla calda coperta di lana color
sabbia del letto. Quella notte Char sarebbe rimasto al rach, ma lo sentiva così
distante e irraggiungibile come se si fosse trovato sulla più lontana colonia di
Zeon. Una solitaria lacrima solcò il volto della giovane, che si affrettò ad
asciugarla con un gesto rapido della mano. Doveva uscire da quella stanza, o si
sarebbe lasciata trasportare da un sentimentalismo fuori luogo. Con un gesto
brusco si voltò di scatto finendo direttamente tra le braccia dell’uomo che,
dopo avere chiuso la porta d’ingresso, l’aveva seguita al piano
superiore.
"Attenta" le disse sorreggendola
delicatamente per le spalle.
Il turbamento
della ragazza era palese. Nessun velo a mascherare l’emozione vivida da quelle
iridi di giada. Char si sentì annegare in quel mare di dolcezza e passione
mentre, inconsapevoli, le sue mani salivano ad accarezzare il volto della
giovane.
"Lalah…" quel nome, sussurrato a
fior di labbra, con un tono carico di emozione.
Il cuore della giovane a battere accellerato, mentre il calore
sprigionato dalle mani dell’uomo la pervadeva sconvolgendola.
L’incapacità di resistere all’invito di quelle labbra
socchiuse, perdersi sulla loro morbidezza, modellando la propria bocca avida a
quella dolcemente cedevole della ragazza. Char sentì il cuore pulsare violento
in mezzo al petto, mentre il sapore delle sue labbra di fragola lo inebriavano.
Da quanto, in realtà, desiderava farlo pur nascondendolo a se stesso dietro
mille scuse e contraddizioni? Eppure, ancora una volta la passione, appena
emersa, venne raggelata dalla consapevolezza di sé e dei troppi scheletri da
nascondere. Con un rantolo sommesso, si stacco bruscamente da lei, tanto
bruscamente da farle quasi perdere l’equilibrio.
"Esci da questa stanza, Lalah. Prima che possa farti più male di quanto
non te ne abbia già fatto".
Sofferta quella
frase, ma era l’unica via per salvare se stesso e lei dalla rovina di una
passione che non li avrebbe condotti a nulla.
"Perché?".
Una parola sola,
pronunciata con un un tono carico di dolore e confusione.
Char sussultò.
"Non sai
quello che dici, Lalah. Tu credi di conoscermi ma ti sbagli. Dietro questa
maschera" disse l’uomo togliendosela di scatto, con un gesto rabbioso, mostrando
un volto giovane e virile in cui spiccavano due profondi, e in quel momento
adombrati, occhi azzurri "c’è più di un volto da nascondere. C’è un passato che
non posso cancellare ed una missione che debbo portare a termine da
solo".
Il volto di Lalah si inumidì di
perlacee lacrime, mentre con una mano, con un gesto infinitamente gentile,
carezzava il volto scoperto dell’uomo, riuscendo a vedere, finalmente, nella
profondità di quelle iridi gelide e sofferte.
"Ti sbagli,Colonnello. Io ti conosco meglio di chiunque altro, te ne
prego non lasciare che l’odio ti annienti" sussurrò dolcemente.
La consapevolezza di lei nei suoi pensieri, nella sua mente
lo scosse e lo rassicurò al contempo, un connubio così differente di emozioni da
stordirlo.
"Se resto, sarà solo passione
Lalah. Gelida passione, nel mio cuore ora non ho spazio per altro" la brusca
risposta che alla fine si decise a dare, per staccarla, allontanarla da sé. Ma
ancora una volta Lalah lo sorprese.
"Io
saprò amare per entrambi" mentre le sue labbra di fragola cercavano, timide, le
sue.
Perché lottare ancora, perché ostinarsi
a combattere contro i mulini a vento della propria razionalità? Con un gemito
sommesso la cinse per la vita stringendola, rudemente, a sé, mentre la sua
lingua si insinuava con prepotenza nella bocca della giovane che, generosamente,
si aprì per dargli ristoro. L’urgenza del desiderio che sentiva salire dentro di
sé, lo indusse a sollevare di peso la giovane e a stenderla sul letto, staccando
le labbra dalle sue solo il tempo necessario per privarsi della blusa
dell’uniforme. Cielo, era così morbida e arrendevole, così appassionata tra le
sue braccia. Aveva trovato un porto dove far sostare le proprie insicurezze e
paure e dove sentirsi ancora vivo. Le delicate mani di lei che lo accarezzavano,
infilandosi sotto la stoffa della camicia, incendiandolo di desiderio. Senza più
remore, senza più freni, le sfilò l’abito dalla testa, per poi scendere a
tracciare un sentiero di fuoco, con le labbra, tra il solco dei seni e più in
giù sino al delicato ombelico, stuzzacandolo e godendo dei gemiti sommessi di
piacere della giovane.
Lalah assaporava ogni
istante con genuina sorpresa e gioia. Lo sentiva annegare il proprio tormentato
animo nel piacere fisico di quell’unione che stava per diventare, per quanto lui
si rifiutasse di ammetterlo, una fusione di due anime che si cercavano e
bramavano di divenire una sola. Cercò le sue labbra, gli concesse il proprio
corpo, aprendosi alle sue carezze audaci e possessive, donandogli il suo cuore e
tutto l’amore che custodiva dentro di sé. Con un grido di gioia lo accolse
dentro di sé, mentre lo sentiva ricolmarla completamente e portarla verso le
vette del piacere. Gelida passione, amore travolgente. Sì, a dispetto di tutto,
lei gli avrebbe insegnato ad amare, a non avere paura di perdersi in lei, lo
avrebbe allontanato dalla spirale di veleno e dolore che lo stava trasciando
verso l’abisso. Il suo amore li avrebbe salvati, non solo gelida
passione…
Qualche settimana dopo, un destino beffardo si prese gioco del suo amore e della chance che lei aveva voluto concedere ad entrambi, lei sarebbe morta per salvarlo, dannandolo per sempre.
FINE