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Autore: Seline    13/12/2011    1 recensioni
È da quando sono piccola che continuo a sognare lo stesso volto, quegli occhi così verdi, quel sorriso così...ammaliante...ma ogni volta che mi avvicino a lui, il suo viso sbiadisce e, quando cerco di toccarlo, lui scompare nelle tenebre.
È in quel momento che mi sveglio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con una nuova storia. L'ho scritta di getto, l'ispirazione è venuta a trovarmi oggi! XD In ogni caso, spero che vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne pensate. Un bacio e buona lettura!



CAPITOLO 1



Sono lì che mi fissano: due occhi verdi, penetranti e dolci. Mi scrutano, sembrano attraversarmi l'anima, come se potessero vedermi dentro.
È sempre lo stesso viso, quel sorriso così luminoso, così ammaliante, quel sorriso che credo sia solo per me. Mi avvicino, come ogni volta. Voglio accarezzare quella pelle, sentirne la morbidezza e il profumo ma, non appena faccio un passo in avanti, il viso inizia a sbiadire; allora inizio a correre, ma più mi avvicino più lui scompare e l'ultima cosa che vedo sono quegli smeraldi che scompaiono nel nulla.


Driiin, driiin. È successo di nuovo, mi sono svegliata, come tutte le altre volte; è da quando ero piccola che rivivo, ogni notte, lo stesso sogno, la stessa scena, ma il finale non è mai mutato. Decido di alzarmi dal letto e di preparare un caffè per svegliarmi. Scendo in cucina e prendo il telefono, compongo il numero e aspetto che mi rispondano.

Pronto?”- dice una voce assonnata.

Ehi, Meg...dormivi?”-chiedo, conoscendo già la risposta.

Prova a indovinare! Comunque, dimmi tutto ladra di sogni!”- dice ridendo la mia amica.

L'ho sognato di nuovo, non ce la faccio più, mi sembra di impazzire!”- dico al telefono, disperata.

Mel, ti rendi conto che facciamo questo discorso almeno cinque volte alla settimana??!!”- dice sbuffando.

Si, hai ragione, però cerca di capirmi...Dopo posso passare da te? Sono iniziate le vacanze all'università e non ho niente da fare.”- le chiedo.

Va bene, ma hai già avvisato tua madre?”- mi chiede.

Si, le ho detto che parto domani mattina.”- sbuffo.

Va bene, allora ti aspetto qui, a dopo”- dice riattaccando.

Mi siedo sul bordo della finestra e appoggio la testa contro il vetro, bevo il caffè godendomi il calore che i pochi raggi di sole concedono. Qui in Svizzera non è sempre bel tempo e quel poco di sole che abbiamo è una piacevole consolazione; lascio vagare lo sguardo sul prato che si estende di fronte casa, è uno spettacolo di colori: i fiori, gli alberi, tutto urla estate, anche se non sembra. Mi alzo e mi preparo con calma, controllo di aver messo tutto ciò che mi serve in valigia e, poi, mi cambio ed esco. Prendo la macchina, non voglio aspettare l'autobus e, in dieci minuti, sono a casa di Megan, che mi apre la porta ancora in pigiama.

Buongiorno, bella addormentata!”- le dico ridendo ed entrando in casa.

È facile per te svegliarti presto! Non hai nessuno a cui badare la notte!”- mi dice sbadigliando e salendo al piano di sopra a controllare che sia tutto a posto.

Dio, Meg, diventa sempre più bella e sembra un angelo mentre dorme”- dico mentre accarezzo il piccolo viso di Emily.

Già, la mia amica venticinquenne è già felicemente sposata ed ha una bellissima bambina che a breve compirà due anni. Abbiamo la stessa età e qualche mese fa pensavo che una volta conclusa l'università avrei avuto una vita simile, ma mi sbagliavo di grosso. Esattamente tre mesi fa io e Daniel, il mio ragazzo, ci siamo lasciati; entrambi dovevamo partire a causa dell'università: io dovevo andare in Germania per tre mesi e lui in Australia per sei. Certo, per noi non è stato facile, ma dopo sette anni di fidanzamento ero tranquilla, mi fidavo di lui; ovviamente sbagliavo anche su questo. Il mio viaggio in Germania era stato meraviglioso, avevo conosciuto persone fantastiche, con cui continuavo a mantenere i rapporti e spesso facevo visita alla famiglia che mi aveva ospitata. I tre mesi senza di lui furono difficili da sopportare, ma quando passarono ero felicissima di poterlo rivedere, finché un giorno mi chiamò e mi disse che si sarebbe trattenuto più a lungo; quando gli chiesi quanto intendeva trattenersi non seppe darmi una risposta. Cercai di non pensarci troppo e, nel frattempo, passarono altri tre mesi. La sera del mio compleanno mi chiamò, era ubriaco, ma ero felice che si fosse ricordato; avevo torto, di nuovo. Non mi aveva chiamata per farmi gli auguri, ma per dirmi che mi stava tradendo con una biondina australiana e che non aveva avuto il coraggio di dirmelo prima. Fu il mio peggior compleanno, e i mesi successivi non furono migliori. Per questo avevo deciso di partire per trascorrere le vacanze estive a Lisbona. I miei genitori erano venuti a vivere in Svizzera, ma erano di origini portoghesi e avevano deciso di tornare a vivere a Lisbona dove c'erano tutti i nostri parenti. Io avevo preferito rimanere in Svizzera, la consideravo casa mia, ero nata e cresciuta qui, non potevo abbandonare tutti i miei amici, né Daniel. Studiavo per diventare un avvocato e, per mantenermi agli studi, lavoravo in un pub quasi tutte le sere.

Allora? Hai già sistemato tutto?”- mi chiede Meg, risvegliandomi dai miei pensieri.

Eh? Ah, si. Ti lascio le chiavi di casa, ti occupi tu di Chu, vero?”- le chiedo speranzosa.

Si, si. Non ti preoccupare, la tua micina è in buone mani.”- mi sorride.

Il tempo passa veloce, tra chiacchiere e risate. Devo tornare a casa per sistemare le ultime cose e Megan deve portare la bambina dal pediatra per farle fare una visita di controllo. Ci salutiamo, salgo in macchina e torno a casa. Chiudo il garage ed apro la porta di casa, quasi inciampo quando Chu si infila tra i piedi. Si stende a terra e inizia a fare le fusa, la coccolo e, prendendola in braccio, mi dirigo in cucina dove le do da mangiare, mentre cerco in frigo qualcosa per saziare anche la mia fame. Passo l'intero pomeriggio a pulire casa, non voglio trovarla in disordine al mio rientro, poi mi stendo sul divano di velluto, con Chu sulla pancia e mi addormento guardando la televisione. Mi risveglio quando fuori è già buio e mi accorgo che sono le otto di sera. Ho dormito tantissimo! Mentre preparo la cena, sfrutto il tempo per prendere i libri di diritto e sfogliarli un po' e ripassare dei concetti poco chiari. Ormai stanca e sazia salgo su, punto la sveglia e mi stendo sotto le coperte.


Eccoli di nuovo quei due smeraldi che mi fissano. Cerco di rimanere ferma per potermi beare di quella visione per più tempo, ma succede qualcosa di strano. Questa volta sono davvero immobile, paralizzata, non posso muovermi e vedo il suo viso avvicinarsi senza sbiadire; ad ogni passo si avvicina sempre di più, ma questa volta sono io che vengo avvolta dalle tenebre. Non posso fare niente, vorrei urlare per la paura, ma sono bloccata. Sento un tepore sulla guancia: sono le sue dita. Sta toccando con la punta delle dita il mio viso. Sento il suo calore e, più lo sento, più io gelo. Non vedo più con i miei occhi, osservo la scena al di fuori. Vedo lui avvolto dalla luce ed io incastrata tra le tenebre, quando mi accorgo che il suo viso si sta avvicinando al mio, smetto di respirare e, prima che le nostre labbra possano toccarsi, mi frantumo in mille pezzi, mille schegge di ghiaccio e urlo.


Mi alzo di scatto, completamente sveglia, ansimante e sudata. Non era mai successo prima, è la prima volta che il mio sogno cambia e la cosa mi spaventa. Osservo l'ora e mi rendo conto che la sveglia suonerà a minuti; la disattivo e vado a fare una doccia. Una volta pronta, dopo aver bevuto una sostanziosa dose di caffè, prendo la valigia, saluto la mia gatta e mi dirigo all'aeroporto. Faccio il check-in e salgo a bordo. Dopo due ore e mezza passate a leggere, finalmente sono arrivata a Lisbona. Trascino la valigia e mi sento chiamare.

Melanie! Melanie, sono qui!”- dice un uomo e mi giro.

Papà! Sei venuto a prendermi!”- dico, correndo ad abbracciarlo.

Pensavi che te l'avrei fatta fare in taxi?”- dice ridendo. “Allora, che mi racconti?”

Oh, papà, le solite cose...ne parliamo meglio a casa, così racconto le novità anche alla mamma.”- rispondo sorridendo, mentre lui afferra la valigia e la mette nel bagagliaio.

Continuiamo a chiacchierare mentre ci dirigiamo verso casa e dopo una mezz'oretta arriviamo di fronte alla villetta. È bianca, con il tetto rossiccio ed è circondata dai colori dei fiori, vedo mia madre e mio fratello salutarmi dalla porta. Quando scendo quel piccolo uragano di Tom corre ad abbracciarmi, gli sono mancata come lui è mancato a me. Mia madre in lacrime mi abbraccia e inizia a dire che devo mangiare, che sono dimagrita troppo...insomma tutte le cose che dice una mamma quando da troppo tempo non si prende cura di te.

Oh, mamma, non esagerare!”- dico ridendo.

Mio fratello mi accompagna nella mia stanza ed inizio a disfare la valigia, mentre lui mi riempie di domande, finché non inizio a chiedergli io un po' di cose sulla sua vita. Decide che è meglio non parlare e mi lascia da sola a disfare i bagagli. Mi cambio ed infilo un paio di pantaloncini di jeans e un toppino giallo, metto le infradito e lego i miei lunghi capelli castani in una coda. Sento mia madre chiamarmi dal piano di sotto, dicendomi che è pronto il pranzo. Ovviamente il pranzo sembra quello di Natale! Sono tornata a casa e si deve festeggiare, ha preparato tutti i miei piatti preferiti; le sorrido e la ringrazio. Inizio a raccontare come procedono le cose a casa mia, come va l'università e come stanno Megan e la bimba. Finito di pranzare vanno a riposare, mentre mio fratello si attacca alla playstation e mi dimentica completamente. Scuoto la testa e decido di portare Sasha fuori casa a fare una passeggiata; Sasha è il cane di mio padre, uno splendido labrador color beige. È felicissima quando mi vede prendere il guinzaglio e scodinzola ininterrottamente. Usciamo e decido di portarla sulla spiaggia, è da troppo tempo che non vedo l'oceano; mi è mancato, mi sono mancati i suoi colori, gli odori, la brezza, il sole caldo sulla pelle. Sciolgo il guinzaglio e Sasha parte a razzo, iniziando a correre sul bagnasciuga e tornando poi da me, bagnandomi intenzionalmente. Inizio a ridere quando mi butta a terra e mi lecca la gamba, mi fa un solletico incredibile! Decido che è meglio farla distrarre un po'. Dalla borsa afferro una pallina da tennis, la sua preferita e gliela lancio, dopo nemmeno due secondi è di nuovo da me, scodinzolante, che mi prega di continuare a giocare. La vedo correre felice ogni volta che lancio quella pallina; questa volta l'ho lanciata più lontana e, mentre aspetto, la figura di un ragazzo mi attira. Ha i capelli chiari, le spalle larghe e i jeans arrotolati a mo' di bermuda per poter tenere i piedi in acqua. Quando si volta mi giro, forse lo fissavo troppo e se ne è accorto! Che figura! Ho come la sensazione che mi stia fissando, mi sento osservata, è non posso fare a meno di girarmi, rimanendo sconvolta.


Vedo quegli occhi, quegli occhi verdi che hanno perseguitato i miei sogni, che mi hanno letto dentro, incatenarsi ai miei.










  
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