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Autore: Camelia Jay    13/12/2011    2 recensioni
Ora direte: "Oh, Dio, la solita one-shot natalizia!"
E invece no, perché qui dentro non troverete la solita calda atmosfera natalizia, niente regali, niente albero, niente di tutto ciò, solo un album fotografico, e tutto quello che una donna sola ha "perduto".
Una donna, i suoi rimorsi.
E una scritta: "Merry Christmas".
Genere: Dark, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lost chances's Christmas





Nel tenue tepore di una modesta dimora stretta tutt’intorno dalla fredda morsa di dicembre, s’innalza flebile e fragrante, da una pirofila appena uscita dal forno e posata in cucina, il profumo di un piatto natalizio troppo povero per sfamare gli ospiti di un cenone, ma perfetto per me, me e basta, in questa notte di un Natale senza neve.
Prima di consumare il pasto, mi dirigo nel salotto dal cui camino strepita leggermente il fuoco e brucia la legna cinta dalle fiamme. La stanza, semibuia e con un velo di lume proiettato e diffuso dal focolare, accoglie solo una poltrona rossa di pelle sulle mattonelle color avana, davanti al funzionante caminetto.
Sul freddo pavimento giace un album fotografico svuotato completamente, dalla copertina ruvida e blu che ha visto trascorrere più anni di quanti ne ricordi. Sopra, a caratteri dorati in rilievo, c’è scritto “Merry Christmas” in un corsivo ricco di ghirigori.
Seduta sulla poltrona, con le gambe penzoloni che non toccano terra, vi è una bambina dall’aria macilenta, infilata in un vestitino rosso con la gonna che si ferma alle ginocchia, mostrando appena il bordo della sottogonna di pizzo sottostante. I capelli, di boccoli di un biondo paglia spento e smorto, danzano sulla sua schiena mentre lei si sporge verso le fiamme. In grembo, ha una mazzetta di foto, tutte estratte dall’album fotografico.
La bambina ne prende una e la getta nel fuoco, che ne rattrappisce gli angoli, facendoli arricciare su se stessi, e annerendola irreversibilmente.
«Che cosa stai facendo?» esclamo, fiondandomi su di lei, le cui braccia fragili e ossute spuntavano dalle maniche del vestitino e continuavano a buttare le foto, una per volta.
Le sfilo le fotografie dalle mani, quelle dei Natali passati della mia vita. A cinquantacinque anni suonati, fa piacere ogni tanto riprenderle e riguardarle. La prima che vedo è quella del Natale dell’anno scorso, ci sono io vicino all’albero in un maglione rosa caldo e di lana, con in braccio Brittany, neonata di poche settimane, mia nipote, avuta da mia figlia Sarah, che è accanto a me e che mi avvolge con un braccio. I capelli di quest’ultima, una criniera folta di boccoli d’oro, scende libera giù per le spalle. Appena alla sua sinistra, c’è suo marito William, alto e slanciato che insieme a mia figlia può portare avanti la sua famiglia felice. A scattare la foto è stato mio marito John, per questo non c’è.
«Questa è mia» dice la bambina prima di strapparmi la foto dalle mani e lanciarla nelle fiamme. «E anche queste» conclude, prendendomi anche le altre.
Io, basita, rimango a guardare. La bimba comincia a farmi vedere, una alla volta, tutte le foto prima di lasciarle al loro crudele destino.
Mi mostra la prima, allungandola verso di me. «25 dicembre dell’anno 2001, dieci anni fa» sussurra appena. «Ti ricordi?» mi chiede.
Nel 2001 Sarah era ancora una ragazzina. Aveva diciassette anni ed era bellissima. Ancora non conosceva William, perciò nella foto non appare. C’è però John, che mi abbraccia nella foto, mentre siamo in cucina, una foto a sorpresa scattata da mia figlia senza che nessuno se ne accorgesse. È sempre stata una ragazza buonissima e legata alla famiglia, e aveva scattato tanti piccoli momenti quella sera, e ora la bimba bionda e smagrita sta bruciando tutto quanto. E non so perché non la sto fermando.
«E questa qui, te la ricordi?» me ne mostra un’altra.
«Natale del 1991» constato. La piccola Sarah era in braccio al papà John, e indossava un abito rosso cremisi. I suoi ricci splendevano e le contornavano il viso mentre il suo sorriso aveva ammaliato persino me, quando l’avevo fotografata.
Ma perché questa bambina ha un aspetto così malmesso e denutrito, invece?
«Questa, invece?» continua poi.
«Natale 1984» dico. Mia madre, che purtroppo sarebbe venuta a mancare pochi anni più tardi, aveva fotografato me e John seduti sul divano con un grosso pacco regalo che s’inframmezzava tra noi. Io accarezzavo il mio pancione già al settimo mese mentre mio marito apriva il regalo, che conteneva dei vestitini rosa da far indossare alla piccola quando sarebbe nata. Sarah, avevamo già deciso il nome. Il nostro sorriso non aveva eguali, eravamo belli e giovani, speranzosi e innamorati.
«E questa?»
«Natale del 1979.» Un’altra foto insieme a John, ma stavolta con tutti i miei parenti intorno. Era l’anno in cui ci eravamo sposati.
«E questa?»
«Natale del 1974.»
«Cosa c’è di strano in questa?»
«Sono da sola.» Ero io, a diciotto anni, inginocchiata sotto l’albero a scartare i miei regali. In quel momento tra le mani avevo una sciarpa fatta a maglia dalla mia vecchia nonna Mary. Erano più o meno tutti regali di quel tipo, siccome all’epoca non eravamo nelle condizioni economiche di poterci permettere nulla di troppo costoso.
«No, è un’altra la cosa strana.»
Ispeziono l’immagine, in cerca di un particolare insolito. Alla fine, con un sorriso stampato sulle labbra, lo trovo. «Indosso la collanina d’argento che mi ha regalato John.»
«Già» risponde la bambina, con voce debole. «Era così innamorato di te che te la regalò già al primo appuntamento.»
«È vero» confermo. «Mi ricordo, quando ci andai.»
La bambina mi guardò sbigottita. «Oh, no» mi contraddice. «No, ti sbagli: tu non ci andasti mai, mamma, all’appuntamento» mi corregge poi.
La bimba getta nel camino anche l’ultima foto, si tira su in piedi sulle gambe secche e fragili, e ci finisce dentro anche lei. In pochi secondi viene inghiottita dalle fiamme.
Ai miei piedi rimane solo l’album fotografico dalla copertina blu, totalmente vuoto, e una scritta, composta da due parole che riverberano come un'eco nelle mie orecchie: “Merry Christmas”.
 
 
 
Jade’s place:
One-shot concepita durante l’ora di inglese, con tanto di Across the Univese che sbirciava per poter leggere e mistress_chocolate che di certo non era più calma. Eccola qui, la mia one-shot natalizia, niente alberi di Natale, niente allegre festicciole, niente di tutta quell’atmosfera che ci circonda durante questo periodo. Ho voluto fare altro, qui. Ho voluto anche qualcos’altro, i rimorsi, i ricordi e… il Natale delle occasioni perse.
Hope you liked it ;D
Jade

   
 
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