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Autore: Helen Lance    02/08/2006    4 recensioni
Studio sui personaggi, niente di più. Un esperimento, insomma, su un personaggio che ho adorato.
La vita non valeva il risutato, nè la carta spiegazzata su cui è scritta.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greed, Martel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: Helen Lance
Serie: Full Metal Alchemist
Genere: Introspettivo, lievemente Dark.
Rating: PG13 solo per lievi accenni di violenza.
One Shot, Spoiler.
Disclaimer: Full Metal Alchemist e i suoi personaggi non mi appartengono, purtroppo. Questa fanfiction non è a scopo di lucro, è scritta solo per mio psicopatico diletto.
Buona lettura.





Buio Fuoco Luce Nero Rosso Sangue Luna.
-Lui!- urla, urla! No, sussurra! Non devi farti sentire…
Bang!
È morto. Un altro. Buio.
Via! Ci avranno sentito, non dobbiamo, non dobbiamo!
Via! Quel che andava fatto è fatto! Ma ora silenzio… Inizierà…
Via!
Inizierà…


E poi il vero buio, quello che, pesante e denso, ricopriva il letto sgangherato.
Alzandosi la testa le rimandò una fitta e il parquet era freddo e scricchiolante sotto i piedi nudi. Ma lei era silenziosa.
Così tanto che…

Il sibilo di un coltello freddo, poi caldo di rosso.
Silenzio.


Niente. Era così lontano… ma le alitava sul collo, lupo affamato, toro furioso, serpente in caccia.
Scese le scale, pensando che di essere silenziosa non ce n’era più bisogno. Il legno scricchiolava.
Al bancone la solita vecchia lampada sempre accesa che, arrugginita, mandava riflessi giallo cupo sul bancone, riluceva sugli erogatori di birra e gettava ombre sulle bottiglie dei superalcolici nelle mensole, le ferì gli occhi, costringendola a coprirseli per un attimo con la manica del pigiama pesante.
Aprendo l’anta del frigo, la luce mesta della lampadina interna le circondò il viso. Prese il cartone del latte. Era l’unica che lo beveva, lì dentro, che lo preferiva a un sorso di birra.
L’alcool annebbiava il cervello, ma il latte era bianco e candido, e puro, e dolce. Morbido e dolce, sì.
Aprì una credenza di legno scuro, ne tirò fuori un bicchiere, e osservò il latte che dal cartone violento scivolava nel vetro un po’ rovinato. Era un bar di periferia, infondo, ed era perfetto per l’uso, così com’era, come dicevano in giro, malfamato.
-Sveglia a quest’ora?- il bicchiere quasi le scivolò di mano. Nel buio, nell’angolo fra i divani fuori dal raggio della vecchia lampada, specchi viola baluginavano nel buio.

Seguitemi. Seguimi.
Sempre. Grazie.
È per me, è per me, chissà, forse per te.


-Greed.- sospirò lei, sciogliendo la paura che le aveva attorcigliato i polmoni e, per un secondo, tolto il respiro. La presa tornò salda sul vetro freddo. -Mi hai spaventata.-
La risposta fu un cenno ad avvicinarsi, a cui lei obbedì, docile, raggiungendo l’angolo formato dai due divani.
In uno lui stava seduto con un braccio sullo schienale e un bicchiere in mano, le gambe distese pigramente sotto il tavolino e la testa girata a guardarla.

Vieni, vieni.
Aspettami.
Certo.


Lei si sedette al centro dell’altro divano, il bicchiere di latte stretto nella mano destra.
-Allora, come mai sveglia a quest’ora, Martel?- chiese lui, col suo solito sorriso da squalo.
Lei si strinse nelle spalle -Mi sono svegliata, non riuscivo più a dormire, ho pensato che magari, con un bicchiere di latte…- la frase si perse nell’aria, un morbido silenzio la sostituì, accompagnato dallo sguardo assente di lui.
Martel bevve metà del suo bicchiere. –E tu che ci fai qui?-
Lui sorrise di nuovo, i denti appuntiti sembrarono scintillare –sono tornato da poco, e non ho sonno.- il suo sorriso era quasi feroce, ma gentile nel buio.
Ci fu qualche altro momento di silenzio, che lei ruppe per prima.
-Greed, posso chiederti una cosa?-
-A tua disposizione.-
-Cosa significa il simbolo sulla tua mano sinistra?-

Guarda, guarda, bevi la mia gioia e dannazione.
Scusa.
Non c’è bisogno. Sei tu.


Greed inchiodò i suoi occhi viola su quelli scuri di lei.
-L’eternità.-

Guardami e dimmi cosa vedi. Mangia la mia vita, non è eterna, non è eterna! Non lo è…
Mangiala, rompila, strappala!
Ma può esserlo.
È mia. È avidità.
Sei tu.


Al silenzio di Martel, lui rispose bevendo un sorso di vodka dal suo bicchiere.
-Il serpente che si mangia la coda, si uccide e si rigenera da solo.- chiuse gli occhi.
-L’eternità…- ripeté lei, rigirandosi il bicchiere ormai vuoto nel palmo della mano.
Si alzò, facendo per tornare a letto, ma Greed le afferrò un polso tirandola sul divano di fianco al lui, la stretta delle sue dita forte e calda sulla sua pelle.

Prendila, prendila, è qui, è lei.
È mia, sei mia.


Martel si ritrovò seduta di fianco a lui, la sua mano ancora stretta intorno al polso, il suo respiro caldo sulla tempia.
-Aspetta.-
Lei si girò verso Greed, un muta domanda nei suoi occhi, un tamburo battente nel petto.
-Aspetta…-ripeté lui, piano, distendendosi di nuovo contro lo schienale, chiudendo gli occhi. Lei rimase lì, temendo che se rifosse mossa il battito del suo cuore sarebbe rimbombato nella stanza, chiaro, veloce. Ma c’era silenzio, pieno solo dei loro respiri, quello di lei un po’ più veloce di quello di lui.
-Centoquaranta anni. Fuori dal mondo, in un sigillo. Sai cosa vuol dire?-
Martel alzò la testa, e ancora gli occhi di Greed parevano due pezzi di metallo viola. –No.-
Il suo sorriso era magnetico. –Si diventa pazzi.- un brivido –Tu sei lì, e non puoi fare niente, ma il mondo, fuori, vive, chissà, forse muore. Sopra di te. Senza di te.-

Si apriranno le viscere dell’inferno alla mia caduta, il fuoco non sarà mai troppo caldo per sciogliere il mio peccato.
E brucierà.
Ma non abbastanza.
No, mai.


Il bicchiere di Greed era vuoto. Lo appoggiò sul tavolino, insieme a quello di Martel, che le tolse gentilmente dalle mani.
-Volevo tutto quello che questa vita poteva offrirmi. Tutto.- continuò lui, lo sguardo acceso di scintille metalliche. Lei lo ascoltava, immobile.
-E così la vegliarda mi ha fermato.- rise. Risata fredda, sguaiata ma inumana. Lui non era umano, Martel lo sapeva bene. Ma non aveva neanche mai capito esattamente cosa fosse.
Poi, la sua voce divenne una lama. –Vecchia pazza… Vogliono sigillarmi di nuovo. Lei e Envy, fottuto bastardo.-
Di nuovo, un sussurro. –Non glielo permetterò.-

Non farmi sapere quando aprirai la porta, pugnalami nel buio, fammi scomparire. Ricordi che svolazzano come pipistrelli impazziti
Ti accoltellano dalle guglie della città.*
Il tempo non asciugherà il mio veleno.


-Ti prego resta.- sussurrò lei, senza alcun motivo apparente. Greed sorrise, i denti da squalo luccicarono.
-Certo.-
Ma era una menzogna. Martel lo sapeva.

Non strappare le verità, non so niente di te. Non ancora.
Per ora, non ancora.
Per ora.


-Mi seguite, ma non sono umano.-
Fu il turno di Martel di sorridere. Caldo, il suo sorriso, non freddo da squalo artico come quello di Greed. –Neanche noi lo siamo.-
-Dimenticavo.- Il buio solcava i suoi lineamenti appuntiti.
-Anche noi vorremmo dimenticarlo.-

C’è qualcosa in me, che è sbagliato e non ha limiti
e c’è qualcosa in te, che è sbagliato, e ci rende simili.**
La vita giace muta sui suoi eroi.
Noi arranchiamo sulle sue ferite, cercando di rendere fiero qualcuno.
Ti prego, resta.


Lui per qualche strana ragione annuì, più a se stesso che a Martel che, assorta, fissava la pelle color ruggine che, nera nella notte, ricopriva il divano.
Greed prese una bottiglia che Martel prima non aveva notato da dietro il divano, e si versò un altro bicchiere di vodka. Fuori si udì il rombo di un motore sfumare in lontananza, poi di nuovo nulla.
-Cosa sei?-
La domanda colse Greed di sorpresa. Deglutì il sorso che gli era quasi andato di traverso, poi fece un altro sorriso feroce. Martel sentì vibrare un brivido lungo la spina dorsale.

Apriti fuoco, inghiottimi. Fallire non porterà mai niente, niente siamo noi!
Aggrappati al limite, cerchiamo di tirarci in piedi, ma in ginocchio è il nostro posto, i sassi contro la pelle, sangue morto fra le dita.


-Sono un errore, talmente sbagliato da essere invincibile. Conosci l’alchimia, Martel?-
-Poco.-
-Ma sai cos’è la trasmutazione umana, vero?-
-Sì. È… proibita.-
-Esatto. Ma gli umani… sono stupidi, sai? Sono disperati.- il suo sorriso scintillava nel buio, i suoi occhi brillavano febbrili.
-E commettono errori. Enormi errori, che poi sono così grandi e incontrollabili che li sovrastano, annientandoli. Quando una trasmutazione umana fallisce, il prodotto è un mostro. Veniamo chiamati Homunculi.-
Martel tacque, mentre Greed finiva un altro bicchiere di vodka.
-Tanto tempo fa, come in una favola, qualcuno ha provato a resuscitare una persona che aveva questa mia stessa faccia. Ma non è una favola, perché al posto di colui che doveva tornare, sono nato io. È un incubo, perché non ho memoria, non ho idea di chi una volta dovevo essere. Sono un Homuncolo, e noi non abbiamo anima.-

L’inferno sarà il mio parco giochi.

Poi, però, Martel finalmente parlò. –Che importa se hai anima o no? Cos’è l’anima, Greed?-
Il suo silenzio, a quel punto, la fece quasi sorridere. –Le memorie che ti servono sono quelle della tua nuova vita, bastano.-
Lui rise –Già.-
Lei si chiese se quella frase per lui avesse significato qualcosa. Probabilmente no. L’anima, a lui non serviva.
Per qualche minuto stettero lì, e lui chiuse gli occhi, sollevando appena gli angoli della bocca in un sorriso abbozzato che Martel non gli aveva mai visto.
-Greed?-
-Mh?-
-Sei immortale?-
Per qualche secondo Martel credette che quella domanda le sarebbe costata una risposta che probabilmente non voleva sentire, o che lui avrebbe preferito non dare. Ma Greed si limitò a scuotere la testa, e lei credette che approfondire sarebbe stato superfluo, e avrebbe rotto quella statica pace che galleggiava pigra intorno a lui.

Scappa, scappa, più a lungo e più lontano se ti prenderà sarà la tua nuova casa. Mordila, mordila, sarà la tua casa! Ricordi che svolazzano come pipistrelli impazziti, ti stringeranno la gola.

-Sono sveglia per un incubo.- disse improvvisamente Martel, mettendosi più comoda e fissando il pavimento di assi scure. Anche così riusciva a sentire lo sguardo di Greed solleticarle una guancia.
-A Ishbal faceva caldo, è in mezzo al deserto. Siamo stati noi della squadra speciale a provocare la guerra, ce l’hanno ordinato. Inizierà, dicevano. Poi iniziò a fare ancora più caldo, il caldo della polvere da sparo, delle bombe, del fronte. Il caldo dell’alchimia del Generale Gran, l’alchimista di Ferro e Sangue, del fuoco del Colonnello Mustang, le bombe di Kimblee e gli ultimi respiri bollenti di tanti, tanti altri. Il caldo degli spari dei fucili, il fumo annebbiava la vista.-
Greed ascoltava in silenzio.
-Ma era guerra, e lo sapevo. Al tempo, infondo, riuscivo a passarci sopra. Se ci ripenso ora…-

Luna, guardami, Luna, perdonami. Diventerai rossa, Luna, il sangue scorre al contrario, e dalla terra a te arriverà.

Poi si era interrotta perché Greed il resto lo sapeva. Il laboratorio, gli esperimenti. Lui si alzò in piedi, e le tese la mano.
Lei lo guardò dritta negli occhi. -Moriremo con te.-
-Lo so.-

Potevamo ballare, attraversando il fuoco.
Mi avevi promesso che la fine sarebbe stata chiara, che mi avresti detto quando il momento sarebbe arrivato.
Te lo dirò.


-Ti prego resta.-
-Non mi farò sigillare di nuovo. Piuttosto, la morte.-

La vita non valeva il risultato, né la carta spiegazzata su cui è scritta.
Presto non rimarrà più niente di me, non rimarrà niente da far uscire.***
L’inferno sarà casa mia.
Non ti resta che raggiungermi, quando la vorrai.
L’inferno sarà casa mia.
Forse, là ci rivedremo.
L’inferno sarà casa mia.
Sta arrivando.


Le viscere della Terra accoglieranno la mia caduta, l’inferno sarà il mio parco giochi. La vita non valeva il risultato, né la carta spiegazzata su cui è scritta.







*= Citazione tradotta tratta da “Bring Me Yhe Disco King”, di David Bowie.
**= Citazione tratta da “La Vedova Bianca”, degli Afterhours.
***= Citazione tradotta ancora da “Bring Me The Disco King”, di David Bowie.
Ovviamente, le sopraccitate canzoni non mi appartengono.

Spazio dell'Autrice (dicesi: Giusto Per Spiegare Cosa Diavolo Mi È Saltato In Testa)
Ecco qua, una One Shot su Full Metal Alchemist, come volevo farla da tempo, su uno dei miei personaggi preferiti: Greed.
Dedicata a lui, perché è lui e perché è sparito troppo presto.
Quanto a Martel, anche lei mi piace veramente molto, ma non so se vederla con Greed. Fedele certo, ma coppia? Boh. Forse sì, forse no.
Lo so che sono strani personaggi. E lo so che la fanficiton è strana. Fra l'altro, ci ho messo dei secoli per sistemare l'HTML, che mi ha ufficialmente dichiarato guerra, totalmente corrisposto.
Ma pazienza, la follia è il profumo della vita, Gianni. Altrochè ottimismo.




  
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