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Autore: Giallo4ver    14/12/2011    2 recensioni
[Personaggi: Tiberio Remo Romanus/ nonno Roma, Impero Romano
Clelia Romolo Romana/Città di Roma, Caput mundi
Virigetorige/Gallia]
(...)sghignazzò per l’ennesima volta - Vae victis.- sibilò, e poi uscì.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Antica Roma, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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d Personaggi: Tiberio Remo Romanus/ nonno Roma, Impero Romano
Clelia Romolo Romana/Città di Roma, Caput mundi
Virigetorige/Gallia
Note: Nel 390 a.C., i Galli Senoni, guidati da Brenno, sbaragliata l'ultima difesa romana presso l'Allia, penetrano in città, ne uccidono i Senatori e fanno razzia, mettendola a ferro e fuoco, gli abitanti si rifugiano sul Palatino.
I due fratelli sembrano avere poco più di dieci anni, perché Roma all'epoca non era ancora potente e prestigiosa, aveva appena sottomesso Veio e popoli del Lazio, insomma, li ho immaginati non ancora 'completi', per cui ancora 'ragazzi'.
Se Tiberio vi sembrerà più debole di Clelia, è perché, per l'appunto, l'entità imperiale di Roma non era ancora forte e consolidata, mentre la città di Roma era un'esistenza certa sulla carta geografica, l'impero era più in assestamento, ecco tutto.
 
La sua ultima difesa schierata presso l’Allia, sbaragliata.
Il suo popolo fuggito sul Palatino.
I soli senatori rimasti lì con lei in Senato, in un eroico atto di coraggio e di estrema difesa dell’onore.
E suo fratello, seduto tra loro.
Aveva sperato, sì, lei aveva sperato che i Galli, colpiti dal coraggio romano, li avrebbero risparmiati e non avrebbero fatto altri danni.
Lei e suo fratello erano solo ragazzini di dieci anni, come dicevano tutti.
Invece…invece no, niente.
Li aveva visti entrare, la loro comparsa preceduta da risate e rumori di cocci che cadevano a terra, e una volta dentro, lui, Gallia, un uomo alto e muscoloso, con voluminosi capelli biondi e scarmigliati, gli occhi malsanamente azzurri, sporco del sangue di mille romani, aveva osato ridere.
Ridere e ricoprire di insulti i suoi Senatori, dando a suo fratello dello ‘scemo’ e appellando i Senatori ‘Stupidi vecchi rincretiniti dalle troppe ciance’
E poi, non contento, li aveva massacrati uno ad uno, e tutti in modo diverso, a chi tagliò la testa, ad altri squarciò il petto, oppure un colpo al ventre…
Si era nascosta, si era acquattata dietro una sedia rovesciata, ascoltando i colpi e le derisioni che suo fratello stava subendo.
- Non ce n’era un altro di moccioso?- sentì ringhiare a un gallo
- Sì, dov’è il tuo compare?- aveva assentito Gallia
Suo fratello non rispose.
Se lui scopre che sono una ragazza…no, non voglio essere violata da uno come lui!
Sfilò dal fodero il pugnale che le aveva regalato Etruria e che lei portava sempre con sé e, chiudendo gli occhi quasi si stesse amputando un dito, tagliò di netto i lunghi capelli.
- Ah, eccoti.-
Clelia si voltò.
Gallia era così alto da oscurarle la luce.
- Che sei? Suo fratello minore?- chiese agguantandola per i capelli appena tagliati.
Clelia non disse niente, timorosa di essere riconosciuta come donna.
Gallia non notò i capelli sparsi a terra, e quando si allontanò da quel nascondiglio oramai scoperto, lei tirò un sospiro di sollievo.
- Entrambi di poche chiacchiere, vedo.- commentò il barbaro lasciandole i capelli e afferrandole il collo, sollevandola alla sua altezza, affinché potessero guardarsi in faccia.
- Vi ammazzo entrambi, oppure vi trascino a casa con me e vi uso come poggia piedi?-
Clelia socchiuse gli occhi, e lo vide ghignare.
Istintivamente sputò.
Il volto di Gallia smise di ghignare e si aprì in un ringhio feroce.
- Razza di moccioso.- sibilò scaraventandola a terra e colpendole lo stomaco con un calcio.- Ho cambiato idea. Senti se ti piace questa: il tuo fratellino inutile creperà ora, e tu lo raggiungerai dopo un viaggio in Gallia. Patirai il freddo, la fame, ma credimi, non ti farò morire di stenti, o che divertimento ci sarebbe?-
Romanus guardava e sentiva tutto, steso a terra, senza potersi muovere, senza poter difendere sua sorella.
Sentiva in bocca il sapore del sangue, aveva il naso intasato di quel caldo liquido rosso, gli faceva male tutto, anche il cervello, gli rimbombavano nelle orecchie i pensieri dei Senatori deceduti, la paura dei civili rintanati sul Palatino…la rabbia che sua sorella tratteneva, Clelia odiava non poter nulla contro chi l’attaccava, odiava essere vulnerabile, dover subire senza poter contrattaccare.
E lui? Lui odiava vederla così, costretta da quel barbaro rozzo e schifoso a fingere di essere un uomo, si era tagliata i capelli solo per scampargli, stava zitta solo per  non essere scoperta, sopportava tutti quegli insulti e quelle percosse solo per il suo onore.
No…anche per il mio…se Gallia sapesse che a proteggermi è mia sorella, se sapesse che chi si è rialzato dopo il suo calcio è una lei e non un lui…cosa penserebbe di me? Constatò amaramente stringendo lentamente i pugni Clelia si sta fingendo mio fratello perché non si dica che lei è l’uomo e io la donna…lacrime di rabbia gli rigarono le guance coperte di sangue e di ferite.
Chiuse gli occhi per non guardare.
Sentiva il rumore di colluttazioni, di ossa che scricchiolavano, ma non un lamento.
Clelia non emise fiato, ogni volta che un colpo di Gallia la buttava giù, lei si rialzava.
- Sei forte, ragazzino, molto più di quel tuo stupido fratello.-
Gli occhi di Romana lo fulminarono, come avrebbe voluto riempirlo di schiaffi…solo lei poteva dare dello ‘stupido’ a Tiberio, ma in quel momento a stento si reggeva in piedi e respirava.
- Sai cosa? Per dimostrarti che apprezzo la tua forza d’animo, ammazzerò te e il tuo fratellino una volta stanata tutta la vostra gente. Vedrete, sarà come giocare al gatto e al topo.- sghignazzò per l’ennesima volta- Vae victis.- sibilò, e poi uscì.
Rimasero soli, in quanto le truppe di Gallia erano uscite già da tempo dal Senato, ed erano intente a fare razzia in città.
Clelia barcollò verso suo fratello e cadde in ginocchio vicino a lui.
- Non piangere…- rantolò esausta- Manlio non fallirà ed i topi mangeranno i gatti.-
- Ti prometto…- biascicò in tono deciso- Che questa sarà l’ultima volta che uno straniero metterà piede armato a Roma, ti giurò che non la saccheggeranno più…e, hai la mia parola, questa sarà la prima ed ultima volta che dovrai tagliarti i capelli per sembrare un ragazzo.-
Romana lo guardò, gli occhi gonfi e violacei, tuttavia quel gonfiore non sembrava offuscare quel verde sporco dell’iride, dietro cui si celava il fuoco della vendetta.
Tiberio sorrise, non seppe mai neanche lui dove trovò la forza di sorridere lì, in quel Senato dove i cadaveri erano disseminati mutilati a destra e a manca, ma sorrise, sorrise a Clelia, sua sorella, il suo mondo, l’unica ‘donna’ per la quale avrebbe dato la vita, e lei gli prese la mano, stringendogliela nella propria.
- Anch’io ti prometto…che questa sarà l’ultima volta che qualcuno che non sono io ti da dello ‘stupido’ in mia presenza senza uscirne con la lingua tagliata.-
- Ah…d’accordo, è andata, sorellina.-
Si scambiarono uno sguardo tristemente allegro, poi Clelia lo aiutò ad alzarsi e uscirono dal Senato, dirigendosi verso il Palatino.   
 
Averno dell'autrice:
Clades Gallica: il nome che i romani diedero a questa traumatica esperienza di devastazione ad opera dei Galli.
Vae victis: 'Guai ai vinti!' si dice che Brenno, il capo dei Galli che saccheggiarono Roma nel 390 a. C., pronunciò questa frase mentre si faceva pesare l'oro da portare in Gallia come premio, a tale esclamazione rispose Marco Furio Camillo, conquistatore di Veio, che, si narra, abbia urlato ' Non auro, sed ferro, recuperanda est patria!' 'Non con l'oro, ma col ferro, si riscatta la patria'.

Grazie per aver letto, spero vi sia piaciuta.
  
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